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Autore: dilpa93    11/09/2013    8 recensioni
"Il mondo è pieno di sofferenze, ma è altrettanto pieno di persone che le hanno superate".
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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"Il mondo è pieno di sofferenze, ma è altrettanto pieno di persone che le hanno superate".
Helen Keller



Lascia cadere il piccolo maglioncino di cotone a righe colorate nella borsa appena preparata, poi, dal mezzo dei loro cuscini, raccoglie il coniglietto di pezza appoggiato alla testata. Si siede sul letto lisciandogli le lunghe orecchie prima di riporlo con cura insieme al maglione. Un lieve ronzio la raggiunge debole accompagnato da leggere voci ovattate.
Scende dal letto camminando piano fino alla porta della camera semplicemente accostata. Aprendola sente i suoni farsi decisamente più alti.
Percorre il corridoio in direzione del salone e non può fare a meno di sostare qualche secondo davanti alla camera della figlia. I polpastrelli accarezzano le lettere in legno che compongono il suo nome sulla porta. Scivolano lungo i bordi spigolosi della M, sfiorano la curva dolce della D e alla fine li lascia cadere nel vuoto prima di portare le dita sotto gli occhi sfiorando le occhiaie che da giorni le tengono compagnia insieme a quel cerchio alla testa.
Scuote il capo riprendendo a camminare; dal soggiorno arriva una luce tenue e sente indistinte la sua voce e quella di Rick.
 
“Corri forza, vieni qui amore! Oh, la mia bellissima bambina.”
 
Aveva esclamato sollevandola da terra mentre l’abbracciava teneramente.
 
“Ecco le mie ragazze! Avanti, fate un bel saluto.”
“Cosa dici Maddie, lo facciamo un bel sorriso a papà, mh?”
“Saluta la telecamera tesoro mio.”
 
All’incitazione del padre la bimba aveva nascosto il viso nell’incavo del collo di Kate, che le sussurrava all’orecchio tentando di convincerla ad accontentare il loro uomo.
 
“Ora so da chi ha preso, vergognosa come lo era la mamma. Somiglia in tutto a te, sicura sia io il padre?”
“Rick, devo ricordarti che stai registrando?”
“Hai paura che si scopra che hai tradito questo bellissimo, fantastico ed affascinante uomo?”
 
Aveva risposto con un sorrisetto furbo sul viso. Lei aveva arricciato le labbra in quella classica smorfia di disappunto, mimando poi semplicemente quell’insulto giocoso.
 
“Scemo.”
 
“Cosa stai facendo?” La sua voce lo avvolge come un caldo abbraccio e ruotando il capo all’indietro la vede fare il giro del divano facendo scorrere la mano lungo lo schienale andando a sedersi al suo fianco. Il video viene messo in pausa lasciando il viso di tutti e tre inquadrato maldestramente da Richard quando aveva voltato la videocamera.
“Niente io... io stavo guardando...” Non riesce a finire di parlare senza che le lacrime comincino ad uscire, esattamente come silenziose sono scivolate lungo il suo viso per molte sere dopo che Kate si è addormentata accanto a lui. Ha tentato invano anche ora di trattenerle, sentendo gli occhi bruciargli come fossero in fiamme, ma il male quando hanno cominciato a scendere è ancora più grande e pungente. “Scusami, è solo c-che non ce la faccio. È così piccola.”
“Rick, ce la farà, è forte e tornerà ad essere la bambina solare che era in quel video, d’accordo? Te lo prometto.”
“No, non farlo, lo hanno promesso tutti Kate, tutti! Prima la chemioterapia, poi la radioterapia e ogni volta erano delle promesse che non venivano mantenute.”
“Rick...”
“No, niente Rick. Perché non ce ne siamo accorti prima, siamo i suoi genitori, avremmo dovuto proteggerla. È colpa nostra, è colpa mia!”
La detective lo accoglie nel suo abbraccio, cullandolo a ridosso del suo petto. Sa che non riesce a darsi pace, che ogni giorno da quando hanno scoperto, poco dopo il rientro da quella vacanza, che Madison è affetta da leucemia, ormai quasi due anni fa, continua a tormentarsi domandandosi come possa non essersene accorto prima. E anche lei non può fare a meno di chiederselo. Aveva notato un po’ di affaticamento, ma con Castle era un gioco continuo, ogni giorno, non aveva pensato ad una possibile dispnea. Dio, fa quasi fatica a pronunciarla come parola. Il pallore non l’aveva minimamente insospettita, le guance belle rosee non le ha mai avute neanche lei da bambina e se si guarda dalla parte di Richard anche Alexis è sempre stata di carnagione piuttosto chiara.
Sentendolo singhiozzare il cuore le si spezza lasciandola senza fiato, ma è orgogliosa di come sia riuscito a tenersi quel macigno dentro per così tanto tempo e del modo in cui sia in grado di nascondere tutto alla loro bambina, riuscendo a strapparle un sorriso anche nei giorni peggiori, anche quando nel letto dell’ospedale sembra stia per mollare.
Gli prende il volto tra le mani costringendolo a guardarla, con i pollici asciuga quelle lacrime che improvvisamente cessano di scorrere.
“Ascoltami bene adesso. Io ti prometto, ti prometto che ne uscirà. Domani andrà bene, andrà tutto bene. Il trapianto funzionerà e quando si sveglierà voglio che la prima cosa che veda siano i nostri sorrisi.”
“Mi dispiace...”
“Di cosa?”
“Che sia tu a doverlo fare.”
 
Ancora ricorda quando sono arrivati i risultati delle analisi. Quel ‘compatibile’ ha riportato speranza. Kate aveva cominciato a piangere felice stringendogli le mani tanto forte da fargli quasi male.
Il trapianto è l’ultima spiaggia, la loro unica possibilità, l’ultima possibilità della loro piccola guerriera.

“Non mi accadrà nulla e lo sai, non è di me che ti devi preoccupare. Per tanti anni sei stato tu a fare sacrifici, a prenderti cura di noi. Tu hai salvato me, lascia ora che sia io a salvare la nostra famiglia, ad aiutare nostra figlia.”
“Vorrei solo tornare ad essere come eravamo qui.”
“Succederà, tra poche ore.” Lo vede annuire debole, con quella fragilità negli occhi che in solo poche occasioni gli ha visto. Gli sfiora la bocca in un bacio intenso e deciso, cercando, attraverso quel contatto, di potersi fare carico anche della sua ansia. Le labbra calde e salate rispondono lente al movimento delle sue e quando i loro visi si allontanano gli occhi azzurri di lui si posano nei suoi, ad illuminarli il rammarico di non essere riuscito a darle di più in quel bacio, a farle sentire quel calore di cui anche lei ha bisogno. “Adesso dobbiamo andare, so che c’è Alexis con lei, ma voglio essere in ospedale prima che si addormenti.”
“D’accordo.” Le risponde atono lasciandosi andare sul sofà.
“Prendo la borsa. Spegni la tv, ritorno subito.”
Annuisce seguendola con lo sguardo, poi guarda per un’ultima volta i loro visi sorridenti sullo schermo prima che diventi nero.
Con lentezza quasi innaturale si alza andando ad aprire la porta, aiutando poi Kate ad uscire posandole con delicatezza un braccio intorno alla vita.
Deve avere fiducia in lei.
“Tutto andrà bene”, ripete a sé stesso in quel moto di convincimento prima di spegnere la luce di quella casa da tempo senza gioia.



Diletta's coroner:
Ci provo, ci provo davvero a scrivere cose allegre, ma non riesco, non ora almeno.
Perdonatemi!
  
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