Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: AllePanda    11/09/2013    3 recensioni
Questa è una domanda che certamente ci siamo fatti tutti: cosa sarebbe successo se Peeta Mellark avesse "osato" un po' di più con Katniss, fosse corso sotto la pioggia per porgerle il pane, le avesse poi rivolto la parola e lei a poco a poco si fosse innamorata di lui? Vuole essere una storia breve, di pochi capitoli ma intensi (almeno spero). Buona lettura :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
What if: E se Peeta fosse uscito sotto la pioggia?
 
"The rain has stopped" - storia del ragazzo che regalò il pane


Fuori sta piovendo a dirotto e fa un freddo cane. Me ne sono accorto poco fa mentre buttavo la spazzatura. In casa invece c’è un bel tepore. Che scherzo del destino! Se solo avessi tardato almeno cinque o dieci minuti l’avrei incontrata… Invece ecco lì, zuppa dalla testa ai piedi, pallida come un lenzuolo, appoggiata al vecchio melo accanto al recinto dei maiali. Mia madre l’ha trovata per prima e l’ha minacciata con un bastone. Provo vergogna per questo suo gesto. Se anche non si fosse trattato di lei, l’avrei provata. Non credo che avere fame o essere disperati siano crimini. Nemmeno frugare nell’immondizia, che tanto verrebbe comunque gettata. A maggior ragione però, visto che si tratta di quella ragazza, qualcosa dentro di me insiste nel ripetere che è sbagliato. Vorrei correre là fuori, da lei. Katniss Everdeen sarà un povera ragazza qualunque del Giacimento, forse per mia madre, ma non per me. Non che tra me e lei ci sia niente. Nemmeno una amicizia. Nemmeno una semplice conoscenza. Io e lei non ci siamo mai parlati ma, da che mi ricordo, ho passato parecchio tempo ad osservarla. Sicuramente non è un tipo socievole, ma è una che si fa notare. E’ bella, misteriosa e soprattutto, è una degli sfortunati ragazzi ai quali il padre è morto in miniera. Mi osservo le mani ancora sporche di farina. Il pane è appena stato infornato, vedo la crosta croccante formarsi tutta attorno alla tenera mollica dentro al forno rovente. Mia madre è rientrata in casa e ha lasciato me da solo nella stanza del forno. Il calore che si sprigiona davanti al mio viso è piacevole in questa giornata fredda, ma lo stomaco mi si contorce… Il cuore mi si ferma all’idea di quella pioggia gelida lungo la schiena. Le guance scavate di Katniss ancora davanti agli occhi. Così lo faccio. Aspetto che il pane cuocia. E aspetto troppo, di proposito. So già cosa succederà perché è capitato altre volte. E’ sempre lo stesso rituale. Mia madre avverte la puzza di bruciato, mi raggiunge e me le dà di santa ragione inveendo contro di me, dopodiché il pane finisce nel recinto dei maiali. “Nessun cliente rispettabile potrebbe comprare del pane bruciato e duro come il marmo” … Così succede anche stavolta. Solo che non avevo previsto che avrebbe usato un mattarello. Mia madre me lo scarica dritto contro il viso. Lo zigomo destro comincia a pulsare e l’occhio mi si gonfia. E’ un dolore pungente, seguito da frasi umilianti, ma non mi importa. E’ già capitato e capiterà ancora. Lei però non può aspettare. Attendo che mia madre mi ordini di gettare il pane nel porcile, dopodiché esco, sotto la pioggia, incurante di tutto, con le due pagnotte di pane strette al petto. Mi avvicino a lei così in fretta che quasi non mi rendo conto di essere già praticamente zuppo quando il suo sguardo e il mio finalmente si incrociano. Katniss sembra riuscire a tenere la testa alzata a fatica. Quando mi mette a fuoco sgrana gli occhi e sembra terrorizzata. Crede forse che sarei capace di scacciarla con le maniere forti?  - Ehi…tranquilla…voglio aiutarti – dico in modo goffo mostrandole il pane che tengo tra le braccia. Lei lo vede e il suo sguardo da spaventato si fa perplesso. Visto che comunque non dice nulla, continuo io. – Tieni. E’ un po’ bruciato ma dentro dovrebbe essere ancora buono -. Ciò detto le allungo il pane in grembo e senza attendere una risposta mi volto e faccio ritorno in casa, di corsa. Quando raggiungo la soglia d’ingresso e faccio per voltarmi, noto subito Katniss con la coda dell’occhio che se ne va di corsa verso casa. Sospiro mentre sgocciolo dappertutto e rientro al forno. Lo sbalzo di temperatura è così forte da farmi star male. Comincio a tremare per a causa dei vestiti ghiacciati e senza smettere di pensare a cosa ne sarà adesso di Katniss e se ho fatto abbastanza per lei, mi libero della maglietta e stringendomi le braccia al petto mi affretto a salire di sopra.
Qualche giorno dopo, davanti alla scuola i nostri sguardi si incrociano. Lei è lì con la sorella minore, sorride. Era da tanto che non la vedevo incurvare le labbra in quel modo, ma la cosa più strana è che quel sorriso sembra rivolto anche a me. Distolgo lo sguardo velocemente, sono troppo imbarazzato per continuare a guardarla. Noto solamente che si ferma a raccogliere un dente di leone e poi vola verso casa.
Il giorno dopo a scuola la vedo di nuovo. Il tempo è cambiato, sembra quasi arrivata la primavera. Rispetto al giorno di pioggia in cui l’ho trovata sfinita davanti al forno, la Katniss che vedo passeggiare davanti a me adesso sembra un’altra persona. E’ come se avesse ritrovato la speranza.
Non lo faccio nemmeno apposta, quando lei passa mi cadono dalle braccia i libri e lei senza battere ciglio si china a raccogliermeli. Quando i suoi enormi occhi grigi si fissano nei miei, un sorriso si stampa sulle sue labbra. – Grazie – mi sussurra timidamente e le sue guance si tingono  impercettibilmente di rosso. – Grazie a te – rispondo io più sorpreso che imbarazzato. Poi la vedo sfrecciare via lesta come una lepre. Sorrido mentre il mio cuore tenta di rallentare i battiti.
Trascorrono diverse settimane in cui io e Katniss Everdeen ci scambiamo di tanto in tanto qualche occhiata ma niente di più. Io però non distolgo più lo sguardo da quando lei mi ha ringraziato porgendomi i libri. E così fa anche lei. Sosteniamo reciprocamente i nostri sguardi, quando ci capita di incrociarci a scuola o nel giardino. Solo per pochi secondi. Poi tutto sembra tornare come prima, ognuno riprende la propria vita di sempre. In realtà però sento che qualcosa è cambiato davvero. E’ come se un muro si fosse rotto.
Un giorno, mentre sono intento a bere da una fontanella, nel giardino antistante la scuola, un mio amico comincia a parlarmi di quanto sia fortunato un certo Gale Hawthrone, un ragazzo di un anno più grande,  con le ragazze del nostro anno. La sua lo ha appena lasciato per sbaciucchiarsi con lui dietro i cumuli di macerie nel cortile sul retro della scuola. Patetico, dice. A me importa poco, anche se un po’ mi dispiace per lui. Mi importa poco almeno finché non noto Katniss allontanarsi con lui verso casa. Che ci fa con Gale? Il mio cuore sembra contrarsi in una morsa quando la mia testa formula un semplice ed ovvio pensiero: “che vuoi che ci faccia, Peeta? Se lo sbaciucchierà dietro la scuola”. Poi però ci metto un secondo a dirmi che Katniss non può essere come quelle ragazze, che anzi, probabilmente sono addirittura cugini visto quanto si somigliano. Vengono entrambi dal Giacimento. Già…Devono essere per forza cugini. E’ questa la conclusiona alla quale arriva il mio cervello per mettersi almeno un poco in pace con sé stesso. Il mio stomaco però comincia ad accusare strani malesseri. La sera quando torno a casa non ho affatto fame e non tocco cibo, lamentando di avere l’influenza. Mia madre e i miei fratelli non fanno domande. Lei si lamenta solo di quanto sono bravo ad inventare scuse pur di battere la fiacca. Mio padre mi allunga di nascosto un pezzo di pane e mi invita a mettere comunque qualcosa sotto i denti, mentre lei e i miei fratelli sono già ben contenti di spartirsi la mia cena.
Un paio di giorni dopo mi rendo conto di non poter controllare più il mio stomaco. Ogni volta che la vedo arrivare e poi andarsene con Gale, finisco per ripetermi sempre più intensamente che sono cugini, tanto che alla fine quasi mi dimentico che non si tratta affatto di una certezza, ma solo di una supposizione. Nel frattempo gli occhi di Katniss non hanno più incrociato i miei. La notte sogno il suo sorriso e il suo “grazie”. Mi do mentalmente dello stupido, per non aver saputo intavolare un discorso qualsiasi, per non aver nemmeno tentato di parlarle, né prima, né dopo. Sono un codardo.
Trascorre un altro mese senza che io sia riuscito a trovare un’occasione per parlarle o avvicinarla. Una mattina, quando ormai sto pensando al compito di scienze più che a qualsiasi altra cosa, eccola. All’entrata della scuola c’è Katniss. Le passo accanto, così vicino che per forza i suoi occhi incrociano i miei. – Ciao – le dico. La cosa sembra sorprenderla un po’, quasi fosse stupita che mi ricordassi di lei. E come potrei non ricordarla? La noto da sempre. – Ciao – risponde. Ed eccola lì, la mia occasione. Manca ancora un po’ di tempo prima dell’inizio delle lezioni. Qui fuori c’è il solito via vai di ragazzi e ragazze, ma di Gale nemmeno l’ombra.  Lei sembra indecisa se parlare o no, come me d’altronde. Sono io a rompere il ghiaccio. E tra le tante cose che mi ero immaginato di poterle dire, quella che poi effettivamente le dico è davvero stupida, ma sembra stupirla. – Hai visto laggiù? – e indico il giardino antistante. – Ho sempre trovato questo edificio molto deprimente ma quella piccola aiuola è sempre bellissima con i suoi denti di leone…Sai, ho visto che ne coglievi uno qualche tempo fa e il tuo sguardo è cambiato…Piacciono anche a te vero? – dico. Lei sorride. – Si… - è la sua laconica risposta, ma dentro questa c’è tutto. – Ah…io sono Peeta – faccio subito il vago fingendomi disinteressato, allungando il braccio verso di lei per presentarmi. – Katniss -  risponde.
Il giorno dopo a scuola la rivedo. La saluto con la mano da lontano, mentre i miei amici mi prendono in giro, sfottendomi, ma a me non importa, anzi. Quando lei a sua volta mi saluta, non potrei essere più felice.
Trascorrono altri giorni dove Katniss non viene a scuola. Sono un po’ preoccupato ma quando la rivedo finalmente tiro un sospiro di sollievo, ameno finché non noto che è in compagnia di Gale. “Saranno cugini molto attaccati tra loro” mi ripeto, ma chi voglio prendere in giro?! Ad ogni modo una certezza che non lo siano ancora non ce l’ho.
Tutto trascorre così, per molto tempo. Tanto che arriva il giorno della mietitura. La prima. Sono terrorizzato. Chissà se anche Katniss lo è? Lei sembra sempre così coraggiosa. Anche adesso che la osservo sfilare tra le ragazze della sua età, davanti al palco di fronte al palazzo di giustizia, sembra una persona totalmente diversa da qualche mese fa. Le sue guance sono meno scavate, anche se ancora magre. Il viso ha un bel colorito e non quel bianco pallido della notte in cui le ho dato il pane. Le sue forme stanno cominciando ad uscire… Questo pensiero mi rimpie di imbarazzo nonostante la situazione. E’ un’agonia essere un potenziale tributo. Per fortuna per quest’anno va tutto bene. La passiamo tutti liscia. Tutti… Io e i miei fratelli, Katniss, i miei amici, quel Gale Hawthrone… Ma non i due ragazzi di 15 e 16 anni estratti da Effie Trinket che tra pochi giorni andranno incontro a morte certa là a Capitol City.
L’inverno arriva rapido ma negli occhi ho ancora l’orrore delle morti degli ultimi tributi estratti qui al Distretto 12. Al tributo maschio la testa è stata staccata di netto da uno strano ibrido. Se penso che avrei potuto esserci io al suo posto, mi sento male. E la parte peggiore deve ancora arrivare perché di mietiture davanti ne ho ancora troppe…Il lavoro alla panetteria non manca, mia madre è sempre più severa e mio padre sempre più stanco. Io però non ma la passo troppo male. Il mio lavoro mi piace e a scuola vedo Katniss. D’inverno purtroppo lei non frequenta molto spesso, adesso per sopravvivere va a caccia nei boschi. Lei e Gale sono venuti un giorno qui da mio padre per vendere degli scoiattoli. La sorpresa per me è stata enorme. Sono compagni di caccia. Beh, compagni di caccia è meglio che fidanzati, ma forse è peggio di cugini? Non lo so. Vorrei parlarle…così mi ripropongo di farlo, non appena la vedrò fare ritorno a scuola.
Un giorno la vedo. – Katniss – le mie labbra si muovono prima dei miei pensieri. Senza riflettere l’ho chiamata davvero. Lei però non pare infastidita, ma quasi intimorita. – Ciao..- dice timidamente lisciandosi la treccia di capelli con le mani, nervosa. – Mi chiamo Peeta, Peeta Mellark…ricordi? Tu porti gli scoiattoli a mio padre – dico. Le sorrido. -  Già… Non sono in molti ad apprezzare certi tipi di prede – risponde imbarazzata. Poi un silenzio teso cade tra di noi. – Sai, mi piacerebbe vedere come fai – dico. La cosa sembra spiazzarla. In realtà è vero. Vorrei davvero vederla. – Dovresti infrangere un bel po’ di regole. Non mi sembri il tipo che va in cerca di guai tu – è la sua risposta secca. – Se mi guidassi tu lo farei -. La mia è una risposta coraggiosa, in realtà al solo pensiero di inoltrarmi oltre la recinzione, mi salgono i brividi lungo la schiena. Katniss sembra leggermelo negli occhi. – Si, certo – mi schernisce. – Facciamo una prova? –
Due giorni dopo, non l’avrei mai creduto, ma eccomi nel bosco assieme a Katniss. Lei è bella, nonostante la sua giovane età sembra già una donna. Io sono un po’ goffo accanto a lei e salto per ogni minimo rumore mentre lei mi prende in giro. Poi però aggiunge che anche lei all’inizio si teneva ben vicina alla recinzione. Non ci inoltriamo troppo infatti. Sicuramente lo fa per me, per non terrorizzarmi del tutto, o forse perché di prede non ce ne sono davvero molte in giro. Il pomeriggio trascorre spensierato. E’ una bella giornata nonostante il freddo, c’è un pallido sole che ci aiuta a non congelare. Katniss si lamenta dicendo che a causa mia le prede se ne stanno alla larga. Con Gale invece è tutta un’altra cosa dice. Ancora lui. – Gale…? E’ quello con cui di tanto in tanto torni a casa? – domando senza rendermi conto dell’implicazione della mia domanda. Lei infatti resta perplessa – e tu come fai a sapere che torno a casa con lui ogni tanto? -. Balbetto imbarazzato: - beh, io osservo – taglio corto. Lei comunque alla fine, risponde che sì, è lui Gale. Lo sapevo, anche se la vera domanda che mi assilla è un’altra. – Siete cugini? – mi sento il cuore in gola. Lei scoppia a ridere – no, non siamo parenti, anche se forse per te, noi del Giacimento siamo tutti uguali – e nel suo commento noto una punta di amarezza. Non rispondo e lei non aggiunge altro. Intanto dentro di me è come se una fiammella si fosse spenta. Quando è ormai pomeriggio inoltrato ci avviciniamo di nuovo alla recinzione. Sto già per attraversare quando Katniss mi ferma con un grido: - aspetta! -. Vedo Katniss che tende l’orecchio per vedere se c’è corrente elettrica, e meno male perché effettivamente la rete è elettrificata. – Ok…allora che si fa adesso? – domando nervoso. Lei sbuffa imbronciata, poi si allontana dalla recinzione e mi invita a fare altrettanto. – Si aspetta – risponde in fine. Quando la vedo scrutare in alto verso i rami degli alberi comincio seriamente a preoccuparmi. Il cielo intanto si sta facendo sempre più scuro. – Quanto bisogna aspettare di preciso? – mi azzardo a chiedere in fine. Katniss sembra soppesare mentalmente la risposta per qualche secondo, quasi avesse paura di sconvolgermi. E in effetti la sua replica mi sconvolge davvero. – Direi che per domattina di sicuro l’avranno tolta… -
E così mi preparo a trascorre la mia prima notte fuori dal Distretto 12, fuori dal mio letto, ma soprattutto, in compagnia della ragazza che mi piace da sempre: Katniss Everdeen.  
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: AllePanda