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Autore: Rota    12/09/2013    3 recensioni
-Jongdae, mi passeresti il bagnoschiuma? Mi sono dimenticato di prenderlo!
-Dove si trova?
-Nel cassetto sotto il lavandino.
-Quello con l'etichetta rossa?
-Sì, proprio quello!
-Tieni.
-Jongdae, devi venire più vicino. Lì non ci arrivo! Non voglio uscire dal getto dell'acqua. Prendo freddo!
-... tieni.
-Jongdae, non ci arrivo ancora!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chen, Chen, Tao, Tao
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota
*Titolo: 淋浴 – Doccia
*Fandom: RPF Cantanti – Exo
*Avvertimenti: Slash, What if...?, One shot
*Rating: Giallo
*Generi: Commedia, Sentimentale
*Note autore: Per la mia bellissima figlia (L)
“Doccia” si legge “Linyu”, per chi è interessato (L)
Spero possa essere di vostro gradimento (L)

 

 

 





 

 

 

 

-Jongdae, mi passeresti il bagnoschiuma? Mi sono dimenticato di prenderlo!

-Dove si trova?

-Nel cassetto sotto il lavandino.

-Quello con l'etichetta rossa?

-Sì, proprio quello!

-Tieni.

-Jongdae, devi venire più vicino. Lì non ci arrivo! Non voglio uscire dal getto dell'acqua. Prendo freddo!

-... tieni.

-Jongdae, non ci arrivo ancora!


 

Jongdae non sa se trovare irritante il tono lamentoso e addolorato di Zitao o la stessa sua pretesa di farlo, non letteralmente ma forse anche sì, entrare nella doccia con lui per passargli quel maledetto affare. È risaputo come il minore pretenda di non fare la doccia da solo per una folle paura di non riuscire a controllare il tempo impiegato per concludere tutto quello che deve concludere – ansie che possono venire soltanto a persone particolarmente sensibili o con una spiccata fantasia, Jongdae non saprebbe spiegarlo altrimenti – ma mai nessuno gli ha detto quante attenzioni pretendesse, nella mezz'ora che dedica alla cura del proprio corpo.

Quella è la terza richiesta che gli fa, nel giro di dieci minuti, tra il tappetino da mettere sotto i piedi e il rasoio che non vuole assolutamente sapere per quale scopo lo voglia usare, e Jongdae ha tutto il braccio bagnato e sulla maglia un alone scuro che gli arriva ben oltre l'ascella.

Il coreano sbuffa e soffia via la tenda di plastica del piccolo box per non ritrovarselo più sul naso, e si spinge più dentro quella piccola serra di calore e vapore. Ma Zitao si lamenta ancora, aggiungendo che l'altro ha le braccia corte e il getto della doccia così piccolo e mirato.

Jongdae si volta e finalmente rivolge lo sguardo all'interno della doccia, giusto per constatare che Zitao è un maledetto bugiardo e ci sono solo due centimetri a dividerli. E anche che lui è, com'è ovvio, nudo. Completamente nudo. E pure bagnato.

Deve avere un colpo di genio quando si piega appena in avanti e recupera il bagnoschiuma dalla sua mano.

-Grazie, Jongdae! Gentilissimo!

Il coreano si ritira prima di vederlo spargersi il gel rossastro sulla pelle con le sue mani, facendo tutta quella schiuma biancastra e tutte quelle carezze tra glutei, petto e cosce. Sarebbe decisamente troppo – anche se il profumo del bagnoschiuma gli arriva dritto dritto al cervello.

È quasi tentato di mettergli fretta, ma questo implicherebbe che l'altro, nudo, esca dalla doccia e vada a prendere l'asciugamano per iniziare a asciugarsi, nudo, o al massimo si lagnerebbe che non ci arriva e non vuole camminare sul pavimento freddo. Sempre nudo.

Deve dire a qualcuno di ricordargli che essere il più piccolo non significa farsi viziare a quel modo, né tanto meno credere che ripetere a quella maniera il suo nome abbia come conseguenza l'obbedienza assoluta.

Forse il girargli attorno nudo sì, ma quello è un altro discorso.

-Jongdae!

Il getto dell'acqua viene spento all'improvviso e nella stanza dalle pareti bianche non c'è il minimo rumore. Il coreano ha paura persino di deglutire e no, non guarda verso quella maledettissima tendina a pois e verso quel maledettissimo cinese marpione.

-Ho finito. Mi prendi l'asciugamano?

Il ragazzo si alza prontamente dalla tazza del water dove si è appollaiato, in attesa, e prima che la tenda venga brutalmente aperta da un Zitao in ansia che vuole finire il più in fretta possibile, lui ha già gli occhi puntati altrove e nient'altro riesce a catturare la sua attenzione.

È tornare indietro con l'accappatoio giallo il problema, ma sembra cavarsela fino al bordo del box, lì dove c'è un bel tappetino bianchiccio e le pantofole a forma di panda di Zitao. Rimane così preso da quella visione carina, per qualche istante, che abbassa la guardia fin troppo, e quando il cinese gli sfiora i polsi, nel prendere l'accappatoio dalle sue mani, lui alza lo sguardo all'improvviso e lo posa sul suo viso.

C'è un momento di stasi, e un lampo di consapevolezza attraversa gli occhi di Zitao – più o meno come il brivido freddo che passa lungo l'intera schiena dell'altro – ma quando il cinese sorride affabile, riacquistando l'innocenza di sempre, sembra quasi che l'equilibrio di ogni cosa si sia ristabilito.

-Grazie.

Jongdae riesce a non guardare il suo corpo quando esce dal box, apre l'accappatoio e se lo mette sulle spalle, non fissa le sue cosce i suoi polpacci e davvero evita, evita di vedere, anche in maniera distratta, la curva precisa del suo collo bianco. Non sarebbe certo la prima volta ma farlo così spudoratamente non è educato, né moralmente irreprensibile.

E lui non può certo attaccare al muro Zitao perché gli sta nudo di fronte da venti minuti circa, forse non poi così inconsapevole di quanto lo stia mangiando con gli occhi; ma piuttosto che lasciarsi tentare dal dubbio e quindi sbagliare, Jongdae resta al proprio posto e riceve come ricompensa della sua pazienza alcune occhiate di sfuggita.

-Jongdae!

Il coreano viene scosso dai propri pensieri e lo guarda, un poco stralunato. Ha un sorriso meraviglioso, a conti fatti, e due occhi vispi e attentissimi.

-Non ti fai la doccia tu, ora?

Il coreano non avverte i messaggi di pericolo nelle curve del suo sorriso, anche perché a ben vedere è decisamente più innocente dell'altro – e gli è davvero impossibile pensare così tanto male di lui, in qualsiasi via la malizia lo voglia spingere. Quindi asserisce e comincia a spogliarsi, prima della maglietta e poi della canottiera. Arrivando ai pantaloni, nota un particolare.

-Zitao, tu resti qui?

Il cinese sta ancora sorridendo, seduto com'è sulla tazza del water, precisamente dove prima è stato seduto l'altro.

-Ti faccio compagnia, così non ti senti solo.

Un altro brivido percorre la schiena di Jongdae, anche se la forma vera del terrore lo prende completamente quando, nudo e abbastanza esposto, cerca di rifugiarsi nella doccia e vede Zitao che scosta i bordi della tendina di plastica e la lascia aperta, assolutamente incurante del pericolo che tutti gli schizzi d'acqua vadano ovunque sul pavimento.

-Posso sentirti meglio quando parli, così!

Il coreano è diviso tra l'assoluta convinzione che tutto ciò che Zitao dice è verità – anche la più terribile, come quella che lo spinge a cercare coccole da Minseok in piena notte solo perché è triste dormire in un letto tutto solo – è quel maledettissimo tarlo della malizia che invece gli suggerisce che, suvvia, mica è normale che qualcuno voglia vederlo nudo. Anche se è Zitao.

Poi giunge alla conclusione più semplice e capisce dove stia il vero errore. Così la vergogna scivola via e lui riesce finalmente a guardarlo in volto senza più farsi stupide domande.

In compenso, per tutta la durata della doccia rivolge le proprie attenzioni al muro che ha dietro di sè.

   
 
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