Prima fic nel fandom The
Avengers e Marvel in
generale. Siate clementi, ma lasciatemi il vostro parere.
Odio et Cupiditas
Primo
tentativo
“Ha
osato defenestrarmi! Quel Piccolo Cervo, semi-dio norreno e tutto
quello che è, me ne fotto!!! Ma ha osato
defenestrarmi!” A Stark bruciava, oh
sì! Che Loki fosse riuscito a buttare giù dalla
finestra della Stark Tower il
grande Iron Man, gli sembrava un fatto impossibile, fantascientifico,
sovrannaturale… Ok, sovrannaturale, no! Era un dio,
dopotutto.
Avevano
vinto e tutto il resto, ma a due anni dalla battaglia che
aveva distrutto ben tre, forse anche quattro, quinti di New York, Tony
non
riusciva a togliersi di testa quella scena, se non fosse stato per
Jarvis
sarebbe diventato un mucchietto d’ossa, ovvio che avrebbe
avuto il suo fascino
anche in quella forma. Però si sarebbe sfracellato.
“
Tony calmati! È successo due anni fa…”
Rispose Pepper esasperata,
entrando nel laboratorio. La loro storia non era durata, a dire il vero
Tony
cominciava a chiedersi cosa ci avesse trovato in lei, bah! Ormoni
impazziti in
un periodo buio, molto buio!
Non
ribatté, stava costruendo una nuova armatura, gliela avrebbe
fatta
pagare a Loki, lo avrebbe defenestrato lui, possibilmente con i vetri
aperti.
Gli era costato un occhio della testa ricostruire il tutto.
Da
lì a due giorni i due Asgardiani, beh non proprio due, ma
facciamo
finta, sarebbero tornati sulla Terra per firmare l’annuale
contratto di pace
con lo S.H.I.E.L.D. e lui aveva organizzato una festicciola alla Tower.
Niente
di che s’intende: super addobbi, super invitati, supermodelle
e superalcolici,
insomma tutto ordinario per lui. Alla fine dei festeggiamenti avrebbe
colpito
nel segno. Allontanare Thor sarebbe stata una passeggiata, gli avrebbe
offerto
del cibo al piano inferiore e poi… Sbam: defenestrazione.
Già vedeva Loki
precipitare, non morire ovviamente, ma sarebbe stato divertente.
Il
problema stava nel non farsi scoprire da quella mente subdola e
geniale, sperava che l’alcool facesse il suo dovere.
Strinse
l’ultimo bullone, lucidò la gamba inferiore e poi
esalò un
”Perfetto” Mark 123 era pronto ed era di un blu
sgargiante con inserti in
argento: gli piaceva e poi aveva la funzione
“capta-esseri-anormali” avviata al
suo interno, insomma una specie di radar gigante. Si chiedeva
perché non ci
avesse pensato prima, che stesse perdendo colpi?
Ghignò
entusiasta, finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.
T&L
Aveva
fatto addobbare la sala principale ad arte, le modelle erano
arrivate subito dopo, stranamente le aveva ignorate tutte quante. Uno a
uno, gli
invitati cominciarono ad arrivare. Le due divinità giunsero
in ritardo, tanto
che a Tony era venuto un tic all’occhio destro per il
nervosismo.
Quattro
ore di ritardo, ma se erano già sulla Terra. Alcuni degli
invitanti, come Banner o Clint e Natasha se ne erano già
andati.
Thor
si mise ad abbracciare o meglio stritolare i commensali uno per
uno, mentre Loki si guardava intorno con sufficienza, l’aria
di chi voleva
essere da qualunque altra parte tranne che lì.
Tony
rise, avvicinandolo con un uno Scotch doppio in mano.
“Ti
va un drink, Piccolo Cervo!” Lo guardò meglio,
accorgendosi che non
indossava più quel copricapo ridicolo e la tunica, pur
essendo verde, non era
la stessa.
Loki
lo guardò con un’espressione neutra, dicendo:
“Non è la frase che
hai detto prima di elencarmi il perché e il come mi avreste
sconfitto…”
Tony
rise, appoggiandosi al bancone: “Sì, è
vero! Ti minacciavo, anche
se tu pensavi che io stessi cercando di prendere tempo. Tu avevi
l’esercito,
noi Hulk e…”
“Sì,
me lo ricordo anch’io, stupido umano!” Lo
interruppe bruscamente,
guardandolo con astio. “ Se non sbaglio poi sei volato fuori
dalla finestra…”
Sorrise, con aria saccente e vittoriosa. Gli fece un segno con la mano
e poi si
riavvicinò a Thor, che gli diede una pacca sulla spalla,
ricevendo
un’occhiataccia in risposta.
Stark
digrignò i denti: era lui il genio , non quel tizio
psicopatico,
perché non riusciva ad avere l’ultima parola con
lui, ci riusciva con tutti.
La
festa andò avanti tranquilla, ci fu un momento in cui
persino Fury
sembrò divertirsi, il che lasciò interdetti tutti
i vendicatori. Thor come
previsto aveva divorato l’intera dispensa e lamentava ancora
un languorino.
Rogers cercava di togliersi dai piedi una modella, poiché non era interessato a storie prive di qualsivoglia
sentimento, come
lui stesso aveva affermato.
Insomma,
era quasi tutto nella norma e Tony si poteva considerare
soddisfatto. Aveva ancora tre polli, due tacchini e persino un fagiano
in
frigo, più una svariata quantità di dolci,
provenienti dal mondo intero nel
refrigeratore con cui tenere a bada il
biondo-tutto-muscoli-pozzo-senza-fondo e
di lì a poc avrebbe cacciato tutti gli altri fuori, in modo
molto gentile, vale
a dire con l’ausilio delle varie armature, se non se ne
fossero andati. Erano
quasi le due, era difficile che volessero restare, le missioni diurne
li
aspettavano, cosìcome i lavori statali che alcuni di loro
ancora svolgevano
L&T
Come
aveva previsto entro le tre, se ne erano andati tutti, tranne le
divinità, secondo sua precisa richiesta. Fury non aveva
fatto domande, gli
altri nemmeno. Thor era stato ben felice, quando tutto quel cibo gli
era parso
davanti. Loki era sembrato sospettoso, ma non aveva commentato, anzi lo
aveva
seguito all’ultimo piano in tutta tranquillità e
si era seduto su uno dei
divanetti, aspettando la mossa seguente.
Quando,
dietro le spalle di Stark aveva visto comparire Mark
che-cavolo-di numero-sarà, aveva intuito che qualcosa non
andava, che Tony
aveva qualcosa in mente e che per lui sarebbe stato poco piacevole.
Aveva
ghignato e detto: “ Non ci riuscirai, Midgardiano! Non
pensare
che basti una semplice armatura per uccidermi, neanche una delle
tue.” Aveva
riso dopo, una risata bassa e maligna delle sue.
“Ma
non voglio ucciderti, sai per il fatto della pace fra i nostri mondi
e tutte quelle cazzate richieste da Fury… Finirei nei casini
e non mi va,
Semi-Dio… Sarebbe uno spreco delle mie
capacità… Io voglio defenestrarti!”
Loki
lo guardò, chiedendosi se fosse serio: aveva costruito una
nuova
armatura per quello. Ok, doveva trovare dei motivi validi per farlo,
dato che
di ore libere ne aveva a valanghe e la
sua vita sociale sembrava essere calata a picco, dopo che
aveva lasciato
Potts, però c’era un limite a tutto e quello era
troppo! Lui mica si metteva ad
inventare incantesimi per vendicarsi di Hulk, che lo aveva sbattuto
contro il
pavimento, eppure il ricordo e alcune cicatrici erano ancora
lì.
Volle
stare al suo gioco, vedere sin dove poteva spingersi la natura
suicida di quell’individuo.
Si
alzò, ghignando Si fermò soltanto , quando fu a
pochi centimetri da
lui e poi disse, sarcastico: Tu pensi di poter competere con me,
nessuno può!”
“Lo
pensi tu… Ti sto minacciando, dovresti prendere la cosa sul
serio,
hai già fatto l’errore una
volta…”
“Anche
tu, Stark, pensando di poter battermi senza armatura!” La
mano
si strinse sul suo collo, proprio come prima della battaglia contro
l’esercito
dei Chitauri. “Non sei nulla, senza quell’armatura,
Stark, neanche così geniale
come pensi… Solo un semplice, indifeso, povero
umano!” Lo buttò a terra,
lisciandosi poi il mantello con fare altezzoso.
Tony
tossicchiò un attimo, cercando di riprendere fiato e lo
guardò dal
basso.
Forse
aveva ragione, così non poteva farlo, non combattevano ad
armi
pari, per niente. Ma se lo avesse portato a giocare in un campo che lui
conosceva
fin troppo bene, come si sarebbero concluse le cose.
Ora
il gioco cambiava, non era più Iron Man, mentre si rimetteva
in
piedi, no! Era Anthony Edward Stark, il playboy, cui nessuno resisteva.
Non ci
sarebbe riuscito neanche il Dio degli Inganni e delle Malefatte.
Camminò
fino al bancone per servirsi qualcosa di forte, pur credendo
appieno nelle sue capacità, si rendeva conto che sarebbe
stata un’impresa
titanica.
“Non
mi offrirai ancora da bere, spero? Non ti sembra monotona come
scena.”Loki ghignò nella sua direzione. Gli occhi
azzurri seguivano ogni suo
movimento e lo studiavano. Non sarebbe stato facile coglierlo di
sorpresa, ma
non era detto che dovesse farlo. Sarebbe stato il più
sfacciato e diretto
possibile.
“Una
tregua sarebbe d’obbligo, Piccolo Cervo. Insomma, se ci
riescono
due pianeti, perché non noi?”
Dentro
di sé, pregò, beh più che altro,
sperò che abboccasse. Era una
speranza vana, ma nessuno gli poteva impedire di illudersi.
“Disse
quello che fino a due minuti fa!” Lo sguardo derisorio che
ricevette, lo fece imprecare interiormente, proprio contro Loki doveva
vendicarsi, perché non una divinità un
po’ meno saccente e ingannatrice. A
volte, se le cercava, doveva ammetterlo.
Occhieggiò
“Mark 123” dall’altra parte della stanza
e per un momento
pensò di usarlo in modo innovativo: per sbatterlo in testa
al semi-dio! Espirò,
tornando in sé.
“Non
trovi sia uno spreco… Due menti come le nostre unite,
potrebbero
fare o avere qualunque cosa… Non pensi?”
Aggirò Loki, andandosi a sedere sul
divanetto nero, guardando fuori dalla finestra.
“Io
posso già tutto, Stark!” Digrignò i
denti l’altro, facendo una
smorfia.
Tony
sorrise: punto debole beccato! Ci avrebbe giocato un po’.
“Si
è visto, più volte, oserei dire! Non ti
dà sui nervi, che Thor
vinca sempre! Insomma, lui ha solo i tuoni e beh, il martello dalla
sua… Tu
dovresti avere le capacità magiche ed
intellettive… Come mai, perdi… sempre?”
sussurrò soltanto l’ultima
parola, ma arrivò alle orecchie di Loki come una stilettata
dritta in petto.
Non gli piaceva quello che stava facendo l’umano, qualunque
cosa fosse, perché ci
stava riuscendo.
“Loki,
parliamoci chiaro… Io so perché non riesci a
sconfiggerlo!”
disse sicuro, alzandosi e fronteggiando lo sguardo stupito che la
divinità
esibiva. “Sono tutti contro di te…”
aggiunse, ormai abbastanza vicino da
sfiorarlo, non lo fece. Era ancora troppo presto. Non aveva ancora
abbassato
del tutto la guardia.
“Odino,
Frigga ti hanno ingannato, ti hanno fatto credere di essere uno
di loro, ti hanno fatto assaporare il potere per poi donarlo a Thor,
tuo padre,
quello vero: Laufey ti ha abbondonato, voleva che morissi, non eri
degno per
lui, il tuo popolo autentico ti disprezza, quello che consideravi tuo,
ti teme,
ma non abbastanza da inginocchiarsi al tuo
volere…” La maschera di Loki si
stava inclinando, ci stava riuscendo, ancora poche frasi, dette nel
modo
giusto, che colpissero il punto giusto e avrebbe vinto.
“Ti
capisco, Loki… Tu sei meglio di tutti loro, dico sul serio!
Loro
invidiano la tua forza, la tua bravura, la tua arte magica…
Hanno paura di te
per questo cercano di frenarti!”
“Ci sei stato anche tu fra i tanti che volevano fermarmi,
perché dovrei
crederti?!” Il tono voleva essere arrabbiato e risoluto, ma
uscì meno sicuro
del previsto.
“Sai,
credo sia stato… Perché mi piace dove e come
vivo… Le abitudini
sono dure a morire: salviamo la Terra e quasi una mia prerogativa,
ormai!”
disse con fare ovvio.
Loki
lo squadrò dubbioso.
Tony
decise di dargli il colpo di grazia: era crudele colpirlo in quel
modo, ma era il modo più sicuro.
“E
i tuoi figli, che fine gli hanno fatto fare, eh?”
Gli
sembrò che per un attimo, Loki fosse diventato triste,
pensando
alla sua prole, condannata quanto e, forse, persino di più
di lui: Fenrir,
Jörmungandr e Hel. Tutti e tre, anche se in diversi modi,
avevano pagato per le
sue colpe.
Si
riprese in fretta, indossando nuovamente la sua maschera fredda.
“Sei
meglio di loro… Saresti stato un re migliore di Thor, lo
sappiamo
entrambi.”
“Mi
sembra incredibile da dire ma hai ragione, Stark! Assolutamente,
ragione!”
Tony
sorrise, sfiorandogli una guancia.
Loki
sorrise, ma poi la sua espressione cambiò, diventando un
ghigno.
“Sei
stato bravo, ma non ci riuscirai, neanche così!”
Concluse, poi
prendendolo per la gola e sollevandolo da terra.
“Spero
che tu abbia i bracciali di metallo con cui chiamare
l’armatura,
se no… incontrerai Hel: salutamela!”
Poi
lo lanciò dalla finestra, mentre vedeva Mark 123 partire al
suo
inseguimento.
Prese
l’ascensore, raggiungendo Thor nella cucina: come
prevedibile, mangiava
ancora.
“Dobbiamo
andare, fratello!”
Thor
annuì e insieme uscirono dalla Stark Tower.
Quando
Tony riuscì a risalire con la nuova armatura, se ne erano
già
andati.
Ci riuscirò un giorno, Loki!
Avrò
la mia vendetta! Pensò Stark, mentre atterrava
sulla terrazza e guardava i
danni alla finestra. Quel giorno, non
solo cadrai da questa, maledetta finestra, ma ti arrenderai anche al
mio
fascino! Nessuno mi resiste!
Erano
diventati due i motivi per vendicarsi e non si sarebbe arreso.
A.A.
Ok, è una
cavolata! Lo ammetto! Non l’avevo
pensata così, all’inizio! Ma penso che
farò un seguito in cui succederà,
realmente qualcosa!
s.e.