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Autore: slytherin ele    13/09/2013    1 recensioni
Dal testo: "Strinse l’ultimo bullone, lucidò la gamba inferiore e poi esalò un ”Perfetto” Mark 123 era pronto ed era di un blu sgargiante con inserti in argento: gli piaceva e poi aveva la funzione “capta-esseri-anormali” avviata al suo interno, insomma una specie di radar gigante. Si chiedeva perché non ci avesse pensato prima, che stesse perdendo colpi?
Ghignò entusiasta, finalmente avrebbe avuto la sua vendetta."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: Lemon, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Prima fic nel fandom The Avengers e Marvel in generale. Siate clementi, ma lasciatemi il vostro parere.

 

Odio et Cupiditas

Primo tentativo

 

 

“Ha osato defenestrarmi! Quel Piccolo Cervo, semi-dio norreno e tutto quello che è, me ne fotto!!! Ma ha osato defenestrarmi!” A Stark bruciava, oh sì! Che Loki fosse riuscito a buttare giù dalla finestra della Stark Tower il grande Iron Man, gli sembrava un fatto impossibile, fantascientifico, sovrannaturale… Ok, sovrannaturale, no! Era un dio, dopotutto.

Avevano vinto e tutto il resto, ma a due anni dalla battaglia che aveva distrutto ben tre, forse anche quattro, quinti di New York, Tony non riusciva a togliersi di testa quella scena, se non fosse stato per Jarvis sarebbe diventato un mucchietto d’ossa, ovvio che avrebbe avuto il suo fascino anche in quella forma. Però si sarebbe sfracellato.

“ Tony calmati! È successo due anni fa…” Rispose Pepper esasperata, entrando nel laboratorio. La loro storia non era durata, a dire il vero Tony cominciava a chiedersi cosa ci avesse trovato in lei, bah! Ormoni impazziti in un periodo buio, molto buio!

Non ribatté, stava costruendo una nuova armatura, gliela avrebbe fatta pagare a Loki, lo avrebbe defenestrato lui, possibilmente con i vetri aperti. Gli era costato un occhio della testa ricostruire il tutto.

Da lì a due giorni i due Asgardiani, beh non proprio due, ma facciamo finta, sarebbero tornati sulla Terra per firmare l’annuale contratto di pace con lo S.H.I.E.L.D. e lui aveva organizzato una festicciola alla Tower. Niente di che s’intende: super addobbi, super invitati, supermodelle e superalcolici, insomma tutto ordinario per lui. Alla fine dei festeggiamenti avrebbe colpito nel segno. Allontanare Thor sarebbe stata una passeggiata, gli avrebbe offerto del cibo al piano inferiore e poi… Sbam: defenestrazione. Già vedeva Loki precipitare, non morire ovviamente, ma sarebbe stato divertente.

Il problema stava nel non farsi scoprire da quella mente subdola e geniale, sperava che l’alcool facesse il suo dovere.

Strinse l’ultimo bullone, lucidò la gamba inferiore e poi esalò un ”Perfetto” Mark 123 era pronto ed era di un blu sgargiante con inserti in argento: gli piaceva e poi aveva la funzione “capta-esseri-anormali” avviata al suo interno, insomma una specie di radar gigante. Si chiedeva perché non ci avesse pensato prima, che stesse perdendo colpi?

Ghignò entusiasta, finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.

 

 

T&L

 

Aveva fatto addobbare la sala principale ad arte, le modelle erano arrivate subito dopo, stranamente le aveva ignorate tutte quante. Uno a uno, gli invitati cominciarono ad arrivare. Le due divinità giunsero in ritardo, tanto che a Tony era venuto un tic all’occhio destro per il nervosismo.

Quattro ore di ritardo, ma se erano già sulla Terra. Alcuni degli invitanti, come Banner o Clint e Natasha se ne erano già andati.

Thor si mise ad abbracciare o meglio stritolare i commensali uno per uno, mentre Loki si guardava intorno con sufficienza, l’aria di chi voleva essere da qualunque altra parte tranne che lì.

Tony rise, avvicinandolo con un uno Scotch doppio in mano.

“Ti va un drink, Piccolo Cervo!” Lo guardò meglio, accorgendosi che non indossava più quel copricapo ridicolo e la tunica, pur essendo verde, non era la stessa.

Loki lo guardò con un’espressione neutra, dicendo: “Non è la frase che hai detto prima di elencarmi il perché e il come mi avreste sconfitto…”

Tony rise, appoggiandosi al bancone: “Sì, è vero! Ti minacciavo, anche se tu pensavi che io stessi cercando di prendere tempo. Tu avevi l’esercito, noi Hulk e…”

“Sì, me lo ricordo anch’io, stupido umano!” Lo interruppe bruscamente, guardandolo con astio. “ Se non sbaglio poi sei volato fuori dalla finestra…” Sorrise, con aria saccente e vittoriosa. Gli fece un segno con la mano e poi si riavvicinò a Thor, che gli diede una pacca sulla spalla, ricevendo un’occhiataccia in risposta.

Stark digrignò i denti: era lui il genio , non quel tizio psicopatico, perché non riusciva ad avere l’ultima parola con lui, ci riusciva con tutti.

La festa andò avanti tranquilla, ci fu un momento in cui persino Fury sembrò divertirsi, il che lasciò interdetti tutti i vendicatori. Thor come previsto aveva divorato l’intera dispensa e lamentava ancora un languorino. Rogers cercava di togliersi dai piedi una modella, poiché non era interessato a storie prive di qualsivoglia sentimento, come lui stesso aveva affermato.

Insomma, era quasi tutto nella norma e Tony si poteva considerare soddisfatto. Aveva ancora tre polli, due tacchini e persino un fagiano in frigo, più una svariata quantità di dolci, provenienti dal mondo intero nel refrigeratore con cui tenere a bada il biondo-tutto-muscoli-pozzo-senza-fondo e di lì a poc avrebbe cacciato tutti gli altri fuori, in modo molto gentile, vale a dire con l’ausilio delle varie armature, se non se ne fossero andati. Erano quasi le due, era difficile che volessero restare, le missioni diurne li aspettavano, cosìcome i lavori statali che alcuni di loro ancora svolgevano

 

L&T

 

Come aveva previsto entro le tre, se ne erano andati tutti, tranne le divinità, secondo sua precisa richiesta. Fury non aveva fatto domande, gli altri nemmeno. Thor era stato ben felice, quando tutto quel cibo gli era parso davanti. Loki era sembrato sospettoso, ma non aveva commentato, anzi lo aveva seguito all’ultimo piano in tutta tranquillità e si era seduto su uno dei divanetti, aspettando la mossa seguente.

Quando, dietro le spalle di Stark aveva visto comparire Mark che-cavolo-di numero-sarà, aveva intuito che qualcosa non andava, che Tony aveva qualcosa in mente e che per lui sarebbe stato poco piacevole.

Aveva ghignato e detto: “ Non ci riuscirai, Midgardiano! Non pensare che basti una semplice armatura per uccidermi, neanche una delle tue.” Aveva riso dopo, una risata bassa e maligna delle sue.

“Ma non voglio ucciderti, sai per il fatto della pace fra i nostri mondi e tutte quelle cazzate richieste da Fury… Finirei nei casini e non mi va, Semi-Dio… Sarebbe uno spreco delle mie capacità… Io voglio defenestrarti!”

Loki lo guardò, chiedendosi se fosse serio: aveva costruito una nuova armatura per quello. Ok, doveva trovare dei motivi validi per farlo, dato che di ore libere ne aveva a valanghe e la  sua vita sociale sembrava essere calata a picco, dopo che aveva lasciato Potts, però c’era un limite a tutto e quello era troppo! Lui mica si metteva ad inventare incantesimi per vendicarsi di Hulk, che lo aveva sbattuto contro il pavimento, eppure il ricordo e alcune cicatrici erano ancora lì.

Volle stare al suo gioco, vedere sin dove poteva spingersi la natura suicida di quell’individuo.

Si alzò, ghignando Si fermò soltanto , quando fu a pochi centimetri da lui e poi disse, sarcastico: Tu pensi di poter competere con me, nessuno può!”

“Lo pensi tu… Ti sto minacciando, dovresti prendere la cosa sul serio, hai già fatto l’errore una volta…”

“Anche tu, Stark, pensando di poter battermi senza armatura!” La mano si strinse sul suo collo, proprio come prima della battaglia contro l’esercito dei Chitauri. “Non sei nulla, senza quell’armatura, Stark, neanche così geniale come pensi… Solo un semplice, indifeso, povero umano!” Lo buttò a terra, lisciandosi poi il mantello con fare altezzoso.

Tony tossicchiò un attimo, cercando di riprendere fiato e lo guardò dal basso.

Forse aveva ragione, così non poteva farlo, non combattevano ad armi pari, per niente. Ma se lo avesse portato a giocare in un campo che lui conosceva fin troppo bene, come si sarebbero concluse le cose.

Ora il gioco cambiava, non era più Iron Man, mentre si rimetteva in piedi, no! Era Anthony Edward Stark, il playboy, cui nessuno resisteva. Non ci sarebbe riuscito neanche il Dio degli Inganni e delle Malefatte.

Camminò fino al bancone per servirsi qualcosa di forte, pur credendo appieno nelle sue capacità, si rendeva conto che sarebbe stata un’impresa titanica.

“Non mi offrirai ancora da bere, spero? Non ti sembra monotona come scena.”Loki ghignò nella sua direzione. Gli occhi azzurri seguivano ogni suo movimento e lo studiavano. Non sarebbe stato facile coglierlo di sorpresa, ma non era detto che dovesse farlo. Sarebbe stato il più sfacciato e diretto possibile.

“Una tregua sarebbe d’obbligo, Piccolo Cervo. Insomma, se ci riescono due pianeti, perché non noi?”

Dentro di sé, pregò, beh più che altro, sperò che abboccasse. Era una speranza vana, ma nessuno gli poteva impedire di illudersi.

“Disse quello che fino a due minuti fa!” Lo sguardo derisorio che ricevette, lo fece imprecare interiormente, proprio contro Loki doveva vendicarsi, perché non una divinità un po’ meno saccente e ingannatrice. A volte, se le cercava, doveva ammetterlo.

Occhieggiò “Mark 123” dall’altra parte della stanza e per un momento pensò di usarlo in modo innovativo: per sbatterlo in testa al semi-dio! Espirò, tornando in sé.

“Non trovi sia uno spreco… Due menti come le nostre unite, potrebbero fare o avere qualunque cosa… Non pensi?” Aggirò Loki, andandosi a sedere sul divanetto nero, guardando fuori dalla finestra.

“Io posso già tutto, Stark!” Digrignò i denti l’altro, facendo una smorfia.

Tony sorrise: punto debole beccato! Ci avrebbe giocato un po’.

“Si è visto, più volte, oserei dire! Non ti dà sui nervi, che Thor vinca sempre! Insomma, lui ha solo i tuoni e beh, il martello dalla sua… Tu dovresti avere le capacità magiche ed intellettive… Come mai, perdi… sempre?” sussurrò soltanto l’ultima parola, ma arrivò alle orecchie di Loki come una stilettata dritta in petto. Non gli piaceva quello che stava facendo l’umano, qualunque cosa fosse, perché ci stava riuscendo.

“Loki, parliamoci chiaro… Io so perché non riesci a sconfiggerlo!” disse sicuro, alzandosi e fronteggiando lo sguardo stupito che la divinità esibiva. “Sono tutti contro di te…” aggiunse, ormai abbastanza vicino da sfiorarlo, non lo fece. Era ancora troppo presto. Non aveva ancora abbassato del tutto la guardia.

“Odino, Frigga ti hanno ingannato, ti hanno fatto credere di essere uno di loro, ti hanno fatto assaporare il potere per poi donarlo a Thor, tuo padre, quello vero: Laufey ti ha abbondonato, voleva che morissi, non eri degno per lui, il tuo popolo autentico ti disprezza, quello che consideravi tuo, ti teme, ma non abbastanza da inginocchiarsi al tuo volere…” La maschera di Loki si stava inclinando, ci stava riuscendo, ancora poche frasi, dette nel modo giusto, che colpissero il punto giusto e avrebbe vinto.

“Ti capisco, Loki… Tu sei meglio di tutti loro, dico sul serio! Loro invidiano la tua forza, la tua bravura, la tua arte magica… Hanno paura di te per questo cercano di frenarti!”
“Ci sei stato anche tu fra i tanti che volevano fermarmi, perché dovrei crederti?!” Il tono voleva essere arrabbiato e risoluto, ma uscì meno sicuro del previsto.

“Sai, credo sia stato… Perché mi piace dove e come vivo… Le abitudini sono dure a morire: salviamo la Terra e quasi una mia prerogativa, ormai!” disse con fare ovvio.

Loki lo squadrò dubbioso.

Tony decise di dargli il colpo di grazia: era crudele colpirlo in quel modo, ma era il modo più sicuro.

“E i tuoi figli, che fine gli hanno fatto fare, eh?”

Gli sembrò che per un attimo, Loki fosse diventato triste, pensando alla sua prole, condannata quanto e, forse, persino di più di lui: Fenrir, Jörmungandr e Hel. Tutti e tre, anche se in diversi modi, avevano pagato per le sue colpe.

Si riprese in fretta, indossando nuovamente la sua maschera fredda.

“Sei meglio di loro… Saresti stato un re migliore di Thor, lo sappiamo entrambi.”

“Mi sembra incredibile da dire ma hai ragione, Stark! Assolutamente, ragione!”

Tony sorrise, sfiorandogli una guancia.

Loki sorrise, ma poi la sua espressione cambiò, diventando un ghigno.

“Sei stato bravo, ma non ci riuscirai, neanche così!” Concluse, poi prendendolo per la gola e sollevandolo da terra.

“Spero che tu abbia i bracciali di metallo con cui chiamare l’armatura, se no… incontrerai Hel: salutamela!”

Poi lo lanciò dalla finestra, mentre vedeva Mark 123 partire al suo inseguimento.

Prese l’ascensore, raggiungendo Thor nella cucina: come prevedibile, mangiava ancora.

“Dobbiamo andare, fratello!”

Thor annuì e insieme uscirono dalla Stark Tower.

 

Quando Tony riuscì a risalire con la nuova armatura, se ne erano già andati.

Ci riuscirò un giorno, Loki! Avrò la mia vendetta! Pensò Stark, mentre atterrava sulla terrazza e guardava i danni alla finestra. Quel giorno, non solo cadrai da questa, maledetta finestra, ma ti arrenderai anche al mio fascino! Nessuno mi resiste!

Erano diventati due i motivi per vendicarsi e non si sarebbe arreso.

 

 

 

 

A.A.

Ok, è una cavolata! Lo ammetto! Non l’avevo pensata così, all’inizio! Ma penso che farò un seguito in cui succederà, realmente qualcosa!

s.e.

 

 

 

   
 
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