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Autore: Ra_in    13/09/2013    2 recensioni
Mi tengono rinchiusa qui, è un posto orribile.
Eludono le mie domande, provano a non farmi agitare, sono sotto sedativi per la maggior parte del tempo.
Sono tutti pazzi, dal primo all’ultimo. Come ci sono finita, qui?
Provano a prevedere le mie reazioni, a darmi delle pillole.
Ma io continuo a vederla.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi tengono rinchiusa qui, è un posto orribile.
Eludono le mie domande, provano a non farmi agitare, sono sotto sedativi per la maggior parte del tempo.
Mi hanno tolto tutte le mie cose, ho solo una vestaglia azzurra e un paio di scarpe.
Non ci sono finestre, c’è solo una porta da cui una volta al giorno entra una donna bionda in camice bianco.
Prova a parlarmi, ma non le rispondo, guardo un punto imprecisato sulla sua spalla.
Mi ha tolto i miei bambini, lei e quelli come lei.
Sono tutti pazzi, dal primo all’ultimo. Come ci sono finita, qui?
Provano a prevedere le mie reazioni, a darmi delle pillole.
Ma io continuo a vederla.

Si aggira per la stanza, gli occhi incredibilmente verdi e la pelle trasparente, come acqua. Quando si siede, riesco a vedere le trame della coperta patchwork dal suo stomaco. Se solo smettesse di fissarmi…

Devo proteggere i miei bambini. Dove li hanno portati?
Stavo preparando loro da mangiare quando mi hanno strappata via. Io non ricordo niente e i camici bianchi non rispondono alle mie domande.
Era una vita perfetta.
Una casa bellissima, una famiglia felice. Denis, nato dal primo matrimonio e Beatrice, adottata, ma così simile al fratello. Un’altra bambina in arrivo, quasi la sento, ma so che è ancora troppo piccola. Un marito eccezionale.
Fin quando non mi ha tradita.
Ma l’ho perdonato, per amore si perdona tutto.
Non è ancora venuto a trovarmi, non ha permesso ai bambini di farmi visita. ‘La mamma non sta bene, tornerà presto’, con la sua voce rauca, consumata dalle troppe sigarette, è così che me lo immagino. Non riuscirei a capire perché non sia qui, altrimenti.
Ma gli perdonerò anche questo.

Devo tornare dai miei bambini.
Li vedo, dalla finestra. Mi sembra quasi di sentire il profumo del loro bagnoschiuma, ma sono ancora troppo lontani. Denis, mi vedi? Beatrice, ti sto salutando. Non piangete, piccoli miei. La mamma verrà presto a prendervi.


Oggi sono stata brava. Ho preso tutte le pillole, ho sorriso alla donna bionda quando ha detto di voler essere mia amica e che è qui per aiutarmi. Ho provato ad avvertirla quando la Presenza si è chinata su di lei, stringendole le mani alla gola, ma sapevo che non mi avrebbe creduta. Mi ha dato un’altra pillola, che ho fatto finta di mandare giù, insieme alle altre dieci. Sono tutte nel reggiseno, quello ancora mi è permesso portarlo.
Le ho chiesto il permesso di fare un giro fuori dalla stanza. (Al di là della finestra ci sono i miei bambini sul tavolo per il pranzo, ma questo non gliel’ho detto.)
Nel parco? Mi ha chiesto
Perché dovrei posizionare  fornelli, il tavolo e le sedie nel parco? ma le ho detto di si. Bisogna assecondarli, i pazzi.


Sono fuori. Li vedo. Così piccoli, così indifesi.
Avete freddo, piccoli miei? La mamma adesso vi riscalda. Ma devo fare piano, o i carcerieri mi scopriranno e mi porteranno di nuovo via.
Siete così pallidi, forse la Presenza vi mette paura.
Provo a mandarla via ma non se ne va. Mi segue come un’ombra, con quegli occhi verdi e le mani piccole.
Vai via, Celeste, vai via, li spaventi.
E’ così che ha detto di chiamarsi, l’unica volta in cui mi ha parlato. Forse chiamando la Presenza per nome riuscirò a convincerla.
Mi fai paura, Celeste. Perché mi fissi? Perché?
Perché non mi sorridi, Denis? Perché non alzi le braccia verso di me, Beatrice?
Adesso ti abbraccio, bambino mio, un centimetro ancora e ti potrò toccare.

La Presenza si para davanti a lui spalancando le braccia, emettendo un urlo assordante. Alzo gli occhi su di lei, sta’ zitta Celeste, ti sentiranno! Sei spaventosa, gli occhi troppo grandi, le mani piccole e nervose, ti avventi su di me.
Lascia il mio collo, quei denti mi fanno male, sento il sangue colare sulla schiena, sta diventando tutto buio.
Sento urla disumane mentre vado giù, sono stupita nel rendermi conto che la padrona di quella voce sono io, non me la ricordavo così.
I miei bambini… I MIEI BAMBINI!

E poi, il buio.



Sento odore di sangue, di muffa e sudore, di paura.
L’odore della paura è terribile, si insinua nei polmoni e non ti lascia più.
Mi hanno riportata dentro, questi maledetti pazzi.
Ce ne sono due di loro sulla porta, e una vecchia dai capelli bianchi. Forse la conoscevo, tanto tempo fa.
La Presenza è dietro di lei, non è minacciosa adesso. Le tocca la spalla, confortante, guardandomi con rimprovero.
Sono riuscita a portare i miei piccoli con me. Sono anche loro vicino alla vecchia. Venite qui, dalla mamma.
Denis sulle mie gambe, Beatrice tra le braccia. Non ho i tuoi biscotti Beatrice, non piangere.
Abbracciatemi, tenetevi stretti.
La mamma vi protegge.



‘Era una così brava ragazza’. Singhiozzò l’anziana donna sulla sua sedia, mentre un’infermiera chiudeva delle cinghie che tenevano il corpo della ragazza fisso sul letto. ‘Raccontatemi di nuovo cosa è successo.’

La dottoressa Ferri portò una mano ai lunghi capelli biondi, incapace di trovare le parole adatte.
‘Sua figlia Veronica ha ucciso il marito, signora, dopo aver scoperto del suo tradimento. L’ha sezionato con precisione chirurgica, asportando il suo cuore. Non abbiamo ancora ritrovato i resti dell’uomo.
Ha preparato da mangiare per i bambini. Ha lasciato il gas aperto e li ha chiusi in cucina, sistemandosi su una sedia a dondolo fuori dalla porta.
Quando hanno sfondato la porta della sala, lei, dalla sua sedia a dondolo, cantava una ninna nanna e rideva, rideva e cantava, chiedendo l’assoluto silenzio. I suoi bambini stavano dormendo.’

La donna alzò gli occhi rossi sul viso della dottoressa, capace di una dignità incrollabile.

‘E’ incinta, penso lo sappiate’

La dottoressa Ferri sospirò.

‘Lo era.’

L’anziana portò le mani al viso, non aveva più lacrime.

‘Avevano già scelto il nome, sa, dottoressa? L’avrebbero chiamata Celeste.’

Dall’altro lato della stanza, Veronica sbarrò gli occhi.
  
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