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Autore: Tix    13/09/2013    8 recensioni
Derek Hale ama leggere.
A Derek Hale sarebbe piaciuto laurearsi in storia.
Stiles Stilinski ha sofferto di attacchi di panico fino all’età di 14 anni.
Stiles Stilinski non ha più sofferto di attacchi di panico finché non si è accorto di essere innamorato di Derek Hale.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutte le cose che non sai di lui.
 
                                                                                                                  Is he dark enough,
                                                                                                         enough to see your light?

 
Derek Hale ama leggere.
A Derek Hale sarebbe piaciuto laurearsi in storia.

Stiles Stilinski ha sofferto di attacchi di panico fino all’età di 14 anni.
Stiles Stilinski non ha più sofferto di attacchi di panico finché non si è accorto di essere innamorato di Derek Hale.


Derek Hale non era mai stato un tipo socievole. Già da prima dell’incendio che uccise gran parte della sua famiglia era un tipo restio ad aprirsi con gli altri e diffidente: quell’evento non aveva fatto altro che renderlo ancora più chiuso. Passando il tempo in isolamento forzato, Derek aveva imparato ad amare i libri e a vivere attraverso questi ultimi. I suoi genitori gli avevano spiegato che era un bambino speciale, diverso dagli altri. Che doveva imparare a moderare la forza per non fare del male agli altri, ad abituarsi all’autocontrollo, a trovare un’ancora che gli permettesse di dominare il lupo che era in lui e rimanere attaccato al suo lato umano.

Era cresciuto nel terrore di far del male agli altri. L’esperienza avuta con Paige l’aveva segnato, rendendolo scostante, rigido e riluttante al contatto umano. Da qui ne era derivato l’isolamento. Ogni tanto scriveva a sua sorella Laura, rimasta a Bacon Hills per accudire suo zio Peter, raccontandogli della sua vita e dei progressi che stava facendo. Si era iscritto alla facoltà di storia, gli era sempre piaciuta.
Quando ad un certo punto la comunicazione si interruppe e Derek non trovò nessun altro modo di mettersi in contatto con la sorella decise di tornare a Bacon Hills per provare a indagare, scoprendo così che sua sorella era stata assassinata. C’era un altro licantropo in giro per Bacon Hills. Un altro licantropo che aveva trasformato un adolescente e lo aveva lasciato senza alcun tipo di freno.

Era iniziata così quella bizzarra storia che coinvolgeva Stiles e Derek che, senza accorgersene, si ritrovarono legati da quello che si è soliti chiamare destino.

Stiles era entrato nella vita di Derek facendo rumore. Era una cosa che mancava da parecchio nella vita di Derek, abituato alla solitudine e al silenzio. Fu un disastro inizialmente, disastro che di solito trovava il giovane umano sbattuto contro qualche superficie dura che gli provocava un verso di dolore, un disastro segnato da minacce e sbuffi. Con il passare del tempo però, riuscirono a trovare un equilibrio, precario, ma pur sempre di equilibrio di trattava.
Derek aveva accettato Stiles come componente umana del branco, era ancora diffidente ma aveva ammesso la sua utilità. La sua mente veloce nell’apprendimento e la capacità di fare ricerche accurate e approfondite gli era tornata utile. Certo, le minacce dell’Alpha ancora non erano del tutto scomparse ma erano diminuite notevolmente, cosa che aveva fatto rilassare anche l’adolescente iperattivo.  

Nessuno può dire quando avvenne con certezza il cambiamento di sentimenti che il giovane Stilinski provava per il suo Alpha. Era certo di provare terrore, ma poi, dopo l’episodio in piscina, il suo stringere spasmodico il corpo muscoloso di Derek, la paura che aveva provato quando lo aveva visto affondare, lo aveva impensierito nei giorni seguenti.
 
Stiles presenziava alla maggior parte degli allenamenti, stava in disparte, a fare qualche ricerca o semplicemente studiava. A volte però si ritrovava a fissare Derek con una strana sensazione alla bocca dello stomaco, una morsa che si stringeva quando doveva battersi con Peter e lo vedeva in difficoltà, una morsa che si allentava quando lo vedeva rialzasi e scrollare le spalle tranquillo. Negli ultimi tempi si era soffermato a fare più attenzione del solito ai dettagli: i muscoli che guizzavano quando faceva delle flessioni, la strana aria imbronciata quando non approvava alcuni comportamenti dei membri del branco, il leggero sorriso incredulo quando guardava sua sorella, lo guardo stregato dalle parole del libro che stava leggendo. Iniziò ad osservarlo attentamente e ad apprezzarlo per quei lati umani che raramente mostrava.

Iniziò a recarsi nella tenuta degli Hale frequentemente, sfruttando le più banali scuse, solo per vedere come se la passasse e per riferirgli qualcosa che secondo lui potesse essere interessante.
La notte faticava ad addormentarsi, preoccupato dalla quantità crescente di sensazioni positive che provava quando il moro era vicino a lui. Questo lo fece diventare più taciturno e pensieroso, stava cambiando. Sembrava diventare sempre più insicuro, una volta gli capitò di balbettare. Scappò via il più velocemente possibile, montò sulla sua jeep e guidò il più rapidamente possibile verso casa. Scott non si preoccupò del comportamento strano dell’amico, lo aveva notato e vedeva che da un po’ di tempo a questa parte c’era qualcosa di diverso in lui, era sicuro che quando ne avesse avuto bisogno sarebbe stato Stiles stesso ad andare a cercarlo per confidarsi come succedeva sempre, e poi Stiles e le stranezze andavano a braccetto, sarebbe stato l’ennesimo comportamento passeggero.

Derek aveva notato che c’era qualcosa che non andava in Stiles. Odiava ammetterlo ma lo aveva osservato spesso ultimamente, notandolo assente. Gli capitava spesso durante gli allenamenti di guardarlo e gli era successo diverse volte di trovarlo con la schiena abbandonata sul tronco di un albero massiccio. Le mani che gli ricadevano mollemente in grembo e lo sguardo perso nel vuoto. Non riusciva più a tenergli testa, ogni volta che Derek lo rimproverava, l’adolescente abbassava la testa e piegava le spalle come ad incassare un colpo appena ricevuto. Era distratto, durante le riunioni per eventuali aggiornamenti sedeva e si ammutoliva per tutto il resto del tempo. Aveva delle pensanti occhiaie violacee che contornavano quegli occhi, facendoli sembrare ancora più grandi. Dopo tanto tempo Derek si riscoprì preoccupato per un'altra persona. E non aveva idea di come fare, perché non interagiva civilmente con qualcuno da un sacco di tempo, pensava di aver smesso di sapere come si facesse. Si diede un po’ di tempo per trovare la maniera giusta di affrontarlo.
 
Stiles si rese conto che il suo comportamento non era più quello di prima. L’intera faccenda sembrava star condizionando la sua vita. A scuola i suoi voti iniziavano a calare, non prestava più particolare attenzione a nessuno dei suoi amici. Decise di prendere la situazione in mano. Sapeva che il lupo non provava nessun tipo di sentimento per lui che non fosse la ripugnanza ma non riusciva ad andare avanti, era come bloccato. Tutto quello di cui aveva bisogno era essere ferito da Derek stesso, aveva bisogno di sentirlo dire la quelle stesse labbra che tanto agognava.



Pioveva quando arrivò a casa Hale. Derek lo aveva sentito molti chilometri prima, aveva sentito il battito frenetico del cuore di Stiles, avrebbe potuto distinguere quel suono tra altri mille. Si alzò dal divano leggermente bruciacchiato che si trovava in soggiorno e si posizionò sotto il portico, a braccia conserte e la postura rigida. Non c’era stato bisogno di pensare, Stiles era andato da lui, sperò che la faccenda potesse risolversi una volta per tutte.
Stiles scese lentamente dalla sua macchina, poggiò saldamente i piedi per terra e si mise in piedi. Con lo sguardo basso si voltò e chiuse la portiera della macchina, appoggiandoci subito dopo la fronte. Si sentiva accaldato e la carrozzeria fresca e le gocce di pioggia gli diedero un momentaneo sollievo. Respirava affannosamente, come se avesse qualcosa incastrato in gola; provò a fare dei respiri profondi. Provava delle fitte allo stomaco, seguite da spasmi muscolari, le orecchie gli fischiavano. Riconosceva i sintomi, ne aveva sofferto qualche anno prima, riconosceva che stava avendo un attacco di panico. Era stato da uno psicologo dopo la morte di sua madre, quando gli attacchi di panico erano più frequenti. All’epoca gli suggerì di provare a controllare il respiro, provò anche ora e sembrò funzionare. Lentamente sentiva che gli spasmi diminuivano e il calore iniziava a defluire lentamente.

Derek lo guardava sbigottito. Senza essersene accorto si era teso automaticamente verso di lui, tendendo una mano, come a volerlo afferrare per la spalla e scuoterlo. Il cuore di Stiles batteva furiosamente nel petto, quel rumore assordava Derek, talmente era forte. Si corrucciò, Stiles stava davvero male; a vederlo improvvisamente così piccolo e fragile, la nausea lo colpì prepotentemente. Si appoggiò alla balaustra del portico e osservò Stiles che lentamente riprendeva il controllo di sé.

Derek si staccò dal porticato e riprese la tua postura rigida nonostante le sensazioni che aveva provato in precedenza non lo avessero abbandonato. Stiles si girò velocemente, e altrettanto velocemente raggiunse casa Hale, posizionandosi davanti gli scalini, davanti a Derek.
 
“Cosa sei venuto a fare Stiles?” disse Derek muovendo impercettibilmente le labbra e studiandolo con lo sguardo. Stiles aveva gli occhi lucidi, sembrava rassegnato, stanco e visibilmente provato.


“De-Derek, io ho bisogno di parlarti e preferirei farlo senza orecchie indiscrete che possano sentire quello che sto per dirti.” Rispose Stiles balbettando. Si sentiva spossato, l’attacco di panico lo aveva stancato, ora gli facevano male tutte le ossa, aveva solo bisogno di sbrigare la faccenda il prima possibile e tornare a casa per riposarsi un po’.


Derek annuì con un cenno della testa “Non c’è nessuno in casa, non possono sentirti.”

Stiles prese un profondo respiro, le mani iniziarono a sudare, le mosse nervosamente. Alzò lo sguardo e puntò il suo, triste, negli occhi verdi nell’Alpha. Parlò di getto, probabilmente non avrebbe ricordato niente di quello che aveva detto. “ Derek, tu mi piaci. Non so quando e come sia successo, ma mi piaci. E lo so che non sono decisamente il tuo tipo, questo è il motivo di tutte le mie stranezze, nel caso in cui le avessi notate. So che tra noi non ci sarà mai niente se non un rapporto di odio, beh da parte tua, e lo accetto. Sono venuto qui solo per dirtelo ed andare avanti con la mia vita. Detto questo ti ringrazio per avermi ascoltato.”
Determinato, si voltò è iniziò a camminare verso la jeep. Non seppe dire se si sentì meglio, era ancora stordito. Appena poggiò la mano sullo sportello, Derek parlò.

“Spero tu non abbia la malsana idea che io ti venga dietro Stiles. E’ la vita reale, non corro dietro nessuno, tantomeno te.” Disse con una voce seria e distaccata. Derek non era abituato a sentirsi dire cose del genere, se non sapeva cosa fare diventava cattivo di solito, e questo ne era un caso lampante.

Stiles strinse convulsamente lo sportello, le nocche diventarono talmente bianche che sembrava quasi che l’osso potesse sbucare fuori e perforare la pelle. Un respiro tremulo abbandonò le sue labbra e un sorriso triste fece capolino sul suo viso. La cattiveria gratuita nei suoi confronti era qualcosa che non accennava a passare evidentemente. “Sta tranquillo Derek, non vedrai più la mia brutta faccia in giro, non mi aspetto niente. Beh, buona vita.” Tossì infine salendo velocemente sulla jeep e partendo a tutta velocità, allontanandosi dalla riserva e lasciando indietro quell’attaccamento malsano nei confronti del più grande.


 
                                                                                                                    *
 
 
Stiles non arrivò all’allenamento programmato tre giorni dopo la piccola discussione che avevano avuto. Derek scrollò le spalle incurante, quello stupido ragazzino non era affar suo.
 
Passarono due settimane e nessuno vide più Stiles. Derek non osava domandare a nessuno come stesse, non vederlo per così tanto tempo gli aveva causato una strana reazione. Sentì Isaac che, preoccupato per l’assenza del suo amico, aveva chiesto a Scott come stesse e che fine avesse fatto. Tese le orecchie in attesa di una risposta; Scott semplicemente rivolse uno sguardo di sottecchi a Derek e scrollò le spalle.

Derek aveva colto il segnale lanciatogli da Scott. Era colpa sua se Stiles non frequentava più il branco. Si era allontanato da tutti, da lui. Cos’altro altrimenti? Era davvero stato crudele quel giorno, si meravigliò quando si scoprì ferito. L’assenza di Stiles non gli aveva recato il sollievo che pensava, anzi, si ritrovò dispiaciuto, colpito dall’assenza che percepiva e riecheggiava all’interno della sua testa.
Sembrava che Stiles gli mancasse sul serio. Quella sera stessa si recò a casa Stilinski, si arrampicò sul tetto e, seguendo l’odore di Stiles arrivò alla sua camera. Lo osservò mentre dormiva pacificamente: le coperte giacevano per terra, come se avesse avuto un sonno agitato e fossero finite sulla moquette, i lunghi pantaloni del pigiama erano arrivati fino alle ginocchia, scoprendo i polpacci, e la maglietta a maniche corte scopriva una porzione di pelle. Dormiva steso a pancia in giù, entrambe che braccia piegate sotto il cuscino e con il viso rivolto verso la finestra. Dormiva così tranquillamente che a Derek sembrò di rivedere il ragazzino logorroico e iperattivo che era stato un tempo, per nulla turbato e senza quelle spaventose occhiaie. Si rese conto che era difficile entrare nella testa di Stiles, raramente diceva se c’era qualcosa che lo preoccupava o lo intimoriva, si rendeva sempre disponibile e aperto con tutti, persino con lui, che lo trattava così male. Due settimane prima aveva visto uno Stiles debole, fragile, un’altra versione del ragazzo che effettivamente era, e questo lo affascinava ed intimoriva. Si rese conto di non conoscere per niente l’adolescente, che era diventato ingordo di informazioni.
Tornò a casa poco dopo le tre.
 
Stiles mancò anche la settimana successiva, provocando un nodo alla gola di Derek che, prontamente, lo andava a trovare ogni notte. E ogni notte si avvicinava un po’ di più. Una volta riuscì anche ad entrare nella camera di Stiles, l’odore era ovunque, e lo stordì talmente tanto che dovette sedersi un momento, era così tanto Stiles tutto in una volta!
E semplicemente stava lì delle ore a guardarlo muoversi nel sonno, pensieroso e desideroso di fare qualcosa. La situazione diventava pesante con il passare dei giorni e odiava ammetterlo, ma quel ragazzo gli mancava sul serio. Si era fatto spazio nella sua vita nel peggior modo possibile, con violenza e lì era rimasto, per tutto quel tempo. Non sapeva se lo amasse, non aveva idea di cosa avrebbe fatto, la sua unica certezza era quella di volerlo accanto, voleva sapere tutto di lui, imparare le più piccole cose, le smorfie, conoscere ogni cosa gli passasse per la testa; voleva che Stiles gli insegnasse ad amare di nuovo. Voleva iniziare a sorridere, desiderava lasciarsi andare e abbandonare quell’espressione corrucciata almeno con lui. Ma sarebbe stata la scelta migliore? A vederlo dormire così beatamente, Stiles sembrava innocuo, e Derek nel profondo sapeva che l’adolescente non avrebbe mai potuto fargli del male, ma se c’era una cosa che aveva imparato dalle relazioni precedenti era che bisognava stare attenti, e proseguire piano.
Forse per loro ci sarebbe stato un futuro.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso il letto. Con la mano accarezzò gli delicatamente i capelli, beandosi della loro consistenza tra le dita; fu una carezza infinita che partì dalla nuca fino ad arrivare al collo. Con una dolcezza che non sembrava appartenergli sfiorò la guancia dell’adolescente, piano, con la punta dei polpastrelli. Lentamente accarezzò anche una porzione di pelle del collo lasciata scoperta dallo scollo della maglietta. Trattenne il fiato quando Stiles si mosse per andare incontro alla mano. Si tirò su rapidamente e con un balzo uscì fuori dalla finestra.


 

Stiles camminava tranquillamente per i corridoi della Bacon Hills High School dirigendosi verso l’uscita, quando Danny lo raggiunse. Iniziarono a parlare di una relazione per casa che dovevano consegnare il giorno dopo quando improvvisamente Danny si parò davanti a lui, aprendogli gentilmente la porta. Stiles passò avanti e si voltò per sorridergli leggermente.
Si stavano dirigendo verso la macchina di Stiles quando improvvisamente la notò: nera, tirata a lucido e con i finestrini abbassati. Derek lo squadrava, appoggiato alla sua Camaro, la mascella contratta, le braccia intrecciate e gli immancabili occhiali da sole.
Stiles spalancò gli occhi un attimo e boccheggiò. Perse per un attimo il contatto con la realtà e si appoggiò alla jeep. Non lo vedeva da mesi, inizialmente vederlo lì era stato uno shock, poi pensò che magari era lì per parlare con Scott, ma lo sentivapercepiva che era lì per lui, sentiva il suo sguardo bruciargli la pelle. Improvvisamente Derek con un cenno del capo gli indicò la Camaro, segno che volesse parlargli. Stiles salutò frettolosamente Danny, liquidandolo con un “Ciao” e un “Ci si vede in giro”.
Attraversò velocemente il parcheggio della scuola e finalmente arrivo di fronte al moro. Abbassò la testa e arrossì, ricordando che l’ultima volta che l’aveva avuto così vicino gli aveva confessato i suoi sentimenti.

“Facciamo un giro.” La voce brusca di Derek lo risvegliò dai suoi pensieri. Sotto quell’affermazione, ne era sicuro, c’era un ordine velato.

“Ti seguo con la jeep” mormorò Stiles a bassa voce, improvvisamente timido.

“No, sali con me sulla Camaro, lascia le chiavi a Scott, la andremo a prendere da lui dopo.” Rispose perentorio. Aggirò la macchina e gli aprì lo sportello dal lato del passeggero. “Sali.”

“Prepotente come al solito.” Borbottò Stiles. Salì velocemente posizionando lo zaino tra le gambe e sbuffando innervosito.

“Dammi le chiavi della jeep, sta arrivando Scott” disse Derek allungando un braccio fin dentro la macchina. Stiles prese le chiavi e gliele porse in silenzio.

L’Alpha le lanciò a uno Scott incredulo. Disse qualcosa rivolto a quest’ultimo e lo congedò con un cenno del capo. Fece il giro della macchina e Stiles lo osservò affascinato mentre, con una mossa fluida entrava in macchina e si sistemava sul sedile di guida.

“Allaccia la cintura” sussurrò Derek guardando Stiles da dietro le lenti scure.

La guida di Derek era abbastanza tranquilla, cambiava marcia con una fluidità e una rapidità invidiabile. Il motore sembrava fare le fusa e l’adolescente finalmente si abbandonò contro il sedile sospirando tranquillo. Si sorprese vedendo che erano esattamente davanti casa sua. Il suo cuore iniziò a battere più velocemente, sperò vivamente che non si trattasse di un altro attacco di panico. Scese dalla macchina lentamente e si avviò verso la porta. Quando sentii distintamente il rumore della chiusura centralizzata della macchina si irrigidì.

“Che fai?” chiede scandalizzato voltandosi verso il più grande.

“Ti devo parlare e casa tua è un posto tranquillo, tuo padre non c’è” ripose l’altro tranquillo.

Stiles aprii la porta di casa con non poca difficoltà, mentre il licantropo lo fissava da dietro, aspettando pazientemente. Posò le chiavi sul mobiletto e abbandonò lo zaino lì vicino. Corse in cucina per prendere un bicchiere d’acqua.
Derek nel frattempo dava un’occhiata in giro, non era mai stato in quella casa, se non contava la camera del ragazzo; quando sentì il cuore di Stiles accelerare sempre di più decise di seguirlo in cucina.
Lo trovo con le mani appoggiate al bancone e la testa bassa, faceva dei respiri brevi e veloci. Subito la sua mente tornò a quel giorno di un paio di mesi prima; immediatamente attraversò la cucina a grandi falcate e posò una mano sulla spalla del ragazzo. Lo fece voltare lentamente e gli posò due dita sotto il mento così da poterlo guardare negli occhi.

“Stiles, guardami, guardami e respira profondamente. Segui me.” Sussurrò Derek parlando tranquillamente ma mantenendo comunque una voce ferma e autoritaria. Rimasero così per diversi minuti, finché il respiro di Stiles iniziò a sembrare più normale. Derek sospirò sollevato, iniziando a guardarsi in giro imbarazzato. Fece sedere Stiles al tavolo della cucina e gli diede un bicchiere pieno di succo, così che potesse assimilare un po’ di zuccheri. L’adolescente giaceva abbandonato sulla sedia, pallido, mentre Derek continuava a percorrere la cucina Stilinski a grandi falcate. Si arrestò all’improvviso.

“Siamo uomini, possiamo parlare civilmente. Si è sentita parecchio la tua assenza Stiles, io l’ho percepita parecchio. Non avevo capito che mi importassi finché non hai deciso di evitare tutti, di evitare ME. Sono qui per provare a sistemare le cose nel miglior modo possibile, ma sono venuto anche per chiederti di provare una cosa.” Mormorò a disagio. Dopo che ricevette un lento cenno del capo da Stiles si avvicinò al tavolo e si rannicchiò davanti la sedia dove si trovava l’adolescente. Stiles, sentendo uno spostamento d’aria aprì pigramente un occhio per poi spalancarli tutti e due, sorpreso dalla vicinanza del lupo.

“Calmati, respira e non ti muovere” ordinò Derek.

Stiles annuì leggermente e Derek prese ad avvicinarsi sempre di più. Involontariamente Stiles chiuse gli occhi, inumidendosi le labbra, pensando ad un ipotetico bacio. Improvvisamente sentì il respiro caldo di Derek sul viso. Rimasero così per un po’, Stiles con le labbra leggermente schiuse e Derek che cercava di mantenere un respiro normale. L’alpha si avvicino un po’ di più finchè non superò anche le labbra dell’adolescente. Stiles mugugnò contrariato.

“Sssh, stai tranquillo” mormorò l’Alpha.

Delicatamente posò la sua guancia contro quella di Stiles, facendo su e giù lentamente, attento a non fargli troppo male con la barba. Sembrava che stesse facendo le fusa. Stiles espirò violentemente dal naso, mostrando il suo gradimento per la situazione. Dopo un po’ Derek si ritrasse e tornò a respirare sul viso di Stiles.

“Ho controllato come mi avrebbe fatto reagire la tua vicinanza” mormorò impercettibilmente Derek.

“E com’è andata?” sussurrò Stiles strascicando le parole. Aveva ancora gli occhi chiusi e dondolava leggermente. L’azione di poco prima lo aveva visibilmente rilassato.

“Beh, non è andata come mi aspettavo”

“Uhm…” mormorò l’adolescente, ormai in balia delle sue emozioni.

Derek si avvicinò un altro po’. La punta del suo naso passava lenta su tutto il viso del più giovane, accarezzandolo delicatamente, provocando a Stiles diversi brividi.
Leggero come il battito di ali di una farfalla, sfiorò le labbra di Stiles con le sue. Derek respirava lentamente, respiro che si infrangeva sulle labbra di Stiles, ancora schiuse.

“Respira Stiles.” Ordinò Derek senza staccarsi. La consistenza delle labbra di Derek che si muovevano sulle sue provocò al giovane una scarica di eccitazione che lo costrinse ad ispirare bruscamente dal naso.
 
L’Alpha strofinò delicatamente le sue labbra contro quelle di Stiles, poi, con la punta della sua lingua, gli bagnò leggermente il labbro superiore e si allontanò.
Si rimise in piedi e riaprì gli occhi. Sorrise divertito nel vedere Stiles con gli occhi ancora chiusi, leggermente teso in avanti, con le mani sulle ginocchia, come se avesse bisogno di sostenersi.

“Ci possiamo provare Stiles, non ti assicuro niente, sarà difficile, ci saranno le giornate no e la luna piena, ma voglio imparare. Voglio imparare a volere bene, a fidarmi, voglio imparare tutte le cose che non so di te.”


Derek Hale ha imparato ad amare grazie a Stiles Stilinski.
Derek Hale è riuscito a laurearsi in storia grazie all’appoggio del suo ragazzo.

Stiles Stilinski non ha mai più sofferto di attacchi di panico.
Stiles Stilinski ha insegnato a Derek Hale a vivere.



 
 


Note Autrice: Se siete arrivati fin qui vi meritate un GRAZIE gigantesco. Non è stato facile scriverla, l’avevo in testa da tempo e non voleva andare via, l’unica cosa che mi rimaneva da fare era scriverla e beh, questo è quello che è venuto fuori. La mia prima storia, è strano anche solo pensarlo.


Un grazie speciale va a IsabeauPhantomhive, la ragazza straordinaria che ha betato la storia e con molta pazienza ha sopportato la mia follia e le mie insicurezze. Se vi è piaciuta, lei è quella che mi ha spinto a pubblicarla, quindi GRAZIE.
 
Jessica, Matteo e Valentina, che mi hanno sempre sostenuta e non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto, nonostante la distanza, le differenze e le difficoltà. È la cosa più importante che qualcuno abbia mai fatto per me, è merito vostro se sono finalmente giunta a questo punto. Vi amo.

La storia è stata scritta ascoltando Accidental Babies, di Damien Rice, che personalmente adoro immensamente, se siete talmente folli curiosi di ascoltarla, beh qui vi incollo il link da youtube. Spero vi sia piaciuta un abbraccio e a presto!



 

Accidental Babies, Damien Rice.

http://www.youtube.com/watch?v=aPbcXiSSLg4
  
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