Erano le due di notte e Simon era in piedi davanti alla finestra, incapace di dormire.
Osservava la luna, pensieroso, mentre veniva afflitto da molteplici sensi di colpa.
Si girò verso il letto e vide una figura coperta fino alla vita da un lenzuolo bianco di seta.
Era Jace.
Dormiva beato; sembrava davvero un angelo se non fosse per il suo sarcasmo eccessivo e per altri piccoli particolari.
I suoi capelli biondi erano sparsi sul cuscino e la bocca era leggermente socchiusa.
Era la creatura più bella che lui avesse mai visto, ma non gliel'aveva mai detto per non alimentare il suo ego smisurato.
La notte precedente Jace e Simon avevano fatto l'amore tutta la notte, famelici di baci rubati e incontrollabilmente attratti l'uno dal corpo dell'altro.
Per la prima volta nella sua vita, Simon, era riuscito a sentirsi parte di qualcosa, come l'ultimo e importante pezzo di un puzzle incompleto.
Simon non sapeva bene come aveva fatto a finire in quella situazione pericolosa, in quel circolo vizioso fatto di segreti e bugie, eppure se fosse potuto tornare indietro avrebbe fatto le stesse identiche cose.
Jace emise un mugolio e allungò il braccio nella parte vuota e fredda del letto, probabilmente in cerca del ragazzo.
Simon sorrise a quel gesto e si avvicinò al letto, per poi scostargli una bionda ciocca ribelle dal viso.
Era bello da far male, quasi surreale. Se fosse stato ancora umano avrebbe sentito il respiro venire a mancargli.
—Simon?— biascicò il biondo con voce impastata dal sonno, tenendo gli occhi ancora chiusi.
—Sono qui.—
Simon si distese nel letto e gli avvolse le braccia attorno al corpo, stringendolo al suo petto.
In altri casi sarebbe stato Jace a stringerlo al suo petto ma in questo no, Simon non aveva saputo resistere a tanta tenerezza.
Jace gli cinse la vita e affondò il viso nell'incavo del suo collo, come era solito fare.
—Ti amo, Jace.— sussurrò mentre gli accarezzava la schiena con le sue lunghe dita fredde.
Era sbagliata questa loro 'relazione', e il solo pensiero che qualcuno lo venisse a scoprire, soprattutto Clary e Isabelle, lo facevano sentire in colpa, quasi distruggendolo, ma era troppo tardi uscirne illesi, senza il cuore infranto.
Da egoisti innamorati, Simon e Jace avevano preferito continuare la loro relazione pensando al loro bene piuttosto che a quello degli altri.
Sentì il fiato di Jace sul collo, come se stesse ridendo in silenzio, e un flebile 'ti amo anch'io, stupido vampiro'.
Simon sorrise e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal dolce suono del cuore di Jace.