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Autore: 1rebeccam    13/09/2013    17 recensioni
Sento la tua mano sulla mia e mi volto a guardarti sicura di vederti sveglio, invece continui a dormire.
L’hai presa inconsciamente, mi hai cercata d’istinto...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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La brezza leggera ti accarezza i capelli di tanto in tanto, il tuo respiro è lento e ritmato e anche da questa distanza riesco a capire che dormi tranquillo; meno male che ti sei sistemato sotto l’ombrellone, sennò saresti già un’aragosta!
Sei davvero stanco, lo avevo notato a New York, ma pochi minuti fa ho capito che sei proprio KO, quando sistemando la nostra roba nell’armadio non ti sei offerto di aiutarmi. Di solito cerchi di farmi fare il meno possibile, invece ti sei seduto sul letto, con lo sguardo stanco, muovendo gli occhi su di me in maniera meccanica, fino a quando ti ho convinto ad andare avanti ed aspettarmi in spiaggia.
Mi hai lasciato un bacio sulla guancia e sorridendo hai sussurrato  ‘grazie per avermi accontentato’.
Il viaggio in macchina per arrivare fin qui è stato la stangata finale di queste ultime tre settimane intense.
Quindici giorni in giro per il paese per promuovere il tuo ultimo libro sono stati davvero pesanti. Ho seguito i tuoi spostamenti sui giornali e su internet e mi chiedo come tu ci riesca. Un albergo nuovo ogni due giorni, un aereo ogni ventiquattro ore e nel lasso di tempo tra l’uno e l’altro, una marea di gente da incontrare, firme da apporre, rigorosamente sulle copertine, interviste su interviste e una paralisi facciale per elargire sorrisi a tutti, anche quando non ne hai voglia. Fuori dal contesto sono sicura che chiunque pensa che il tuo, più che un lavoro, è solo qualcosa di divertente, lo ammetto, anch’io l’ho pensato per parecchio tempo, invece è davvero impegnativo.
‘Non credo di avere ancora l’età per questi ritmi, non li reggo più… e poi mi sei mancata terribilmente…’ hai detto appena entrato in casa, stringendomi a te e non contento… ‘non voglio più stare lontano da te nemmeno un attimo…’ per recuperare il tempo trascorso lontani, mi sei rimasto accanto per risolvere il caso intricato in cui la nostra squadra si è trovata coinvolta nell’ultima settimana.  Non ti sei fermato un momento.
Mi distendo sul telo accanto a te, non te ne accorgi e ti lascio dormire.
In cielo poche nuvole disegnano piccoli animaletti stilizzati e sorrido al pensiero di te, che non solo immagini quale animale possa essere, ma gli dai anche un nome, improponibile come al tuo solito e il giorno dopo guardi in alto trovando solo il coccodrillo Dampsey e cercando freneticamente il panda Jasper preoccupato che si sia volatilizzato nel vento.
Sento la tua mano sulla mia e mi volto a guardarti sicura di vederti sveglio, invece continui a dormire.
L’hai presa  inconsciamente, mi hai cercata d’istinto.
Una strana emozione sale dallo stomaco fino in gola e deglutisco, perché sento gli occhi farsi lucidi.
Intreccio le dita alle tue e tu, sempre istintivamente le stringi, senza cambiare posizione o aprire gli occhi.
Sei davvero avvolto tra le braccia di Morfeo e nonostante tutto cerchi un contatto con me.
Resto a guardarti e mi rendo conto che il sorriso sulla mia faccia deve essere proprio da ebete, così cerco di ricompormi e, guardandomi intorno, ringrazio il cielo che hai una spiaggia privata… o quasi… visto che comunque confina con le altre ville accanto e qualcuno si sta godendo il sole proprio come noi.
Continui a tenermi la mano, come fosse la cosa più normale del mondo dormire ed avere un’appendice che continua dalla tua mano alla mia.
Ieri pomeriggio abbiamo chiuso il caso e tu hai aspettato in silenzio che finissi di compilare il rapporto. Sentivo i  tuoi occhi addosso, vedevo di sottecchi quello sguardo da cucciolo che sfoderi quando hai qualcosa in mente e sai già che la risposta che riceverai da me sarà negativa.
 
-Che c’è!?-
Ti ho chiesto senza distogliere lo sguardo dal computer.
-Non sei stanca?-
Ho smesso di digitare sulla tastiera e ti ho guardato.
-Certo che sono stanca, sono le dieci di sera e sono anche affamata. Ti avevo detto di aspettarmi a casa, ma tu sei di coccio!-
Hai scosso la testa.
-Non intendevo stasera… volevo dire… non sei stanca in generale?-
Hai messo i gomiti sulla scrivania appoggiando il viso tra i pugni chiusi, sollevando le spalle quando ti sei reso conto che avevo perso il senso del discorso.
-Io sono sfinito, stanco proprio a livello cerebrale, ho bisogno si staccare la spina, tu no? E poi fa troppo caldo!-
Ti sei girato verso l’ufficio della Gates e hai sospirato.
-Lo so che sei una stacanovista e che lasciare il lavoro in mezzo alla settimana non è da te, ma visto che il caso è chiuso… se potessi chiedere anche solo due giorni… ci facciamo un fine settimana prolungato, da giovedì a domenica…-
Hai aspettato una mia reazione, anche solo un minimo movimento del viso che ti desse qualche indizio, ma non vedendolo arrivare ti sei avvicinato di più a me e hai inclinato la testa.
-Quattro giorni di sole e di silenzio, niente telefonate e niente cadaveri che piovono giù dal cielo come stelle cadenti.-
Ho sollevato un sopracciglio e tu ti sei allontanato di un paio di centimetri, la mia espressione non ti è evidentemente piaciuta.
-Sole e silenzio, vuoi andare negli Hamptons?-
Ti ho chiesto e il tuo sguardo si è illuminato per un attimo.
-Vorrei ricordarti Castle, che nel nostro primo fine settimana nella tua villa al mare, un cadavere ci è proprio piovuto dentro la  piscina… altro che riposo e silenzio!-
I tuoi occhi si sono spenti all’istante, ho ottenuto quello che volevo, ti ho smontato. Ho riso dentro di me, mentre stampavo il rapporto, mi sono alzata dopo averlo firmato e senza aggiungere altro, mi sono diretta verso l’ufficio del capitano per consegnarglielo. Tu, per tutta risposta, hai battuto di peso la testa sulle braccia incrociate sopra la scrivania ed io ho continuato a divertirmi della tua espressione… mi sono sentita proprio orgogliosa della mia cattiveria e tu sei un bambinone tenero e dolcissimo.
-Dieci giorni bastano?-
Ti ho sussurrato all’orecchio dopo essere tornata al mio posto e tu hai sollevato la testa, guardandomi confuso.
-Dieci giorni per cosa?-
-Per riposarti, prendere il sole e goderti il silenzio lontano dalla città!-
-Non ho nessuna intenzione di andare al mare da solo, non vuoi venire? Bene… vorrà dire che mi avrai sulla coscienza quando stramazzerò al suolo dalla stanchezza…-
Hai abbassato la voce guardandoti intorno e poi mi hai fissata con uno sguardo birichino.
-…o quando le mie prestazioni avranno un calo, non per colpa mia, e tu non avrai il diritto di lamentarti per questo… potrei anche soffrire di emicrania in queste sere…-
Lasci la frase a metà, io scoppio a ridere e tu sbuffi.
-Non ho mica detto che voglio spedirti al mare da solo, ti ho solo chiesto se ti bastano dieci giorni… la Gates mi ha detto che potevo prendermi due settimane, ma a me è sembrato un po’ esagerato visto che siamo solo a fine giugno… voglio tenermi un po’ di ferie per quando il caldo sarà  insopportabile!-
Mi sono alzata, mi sono sistemata i capelli dietro l’orecchio e ho preso la borsa.
-…ma se non vuoi partire, posso sempre dirle che domani saremo in ufficio per le otto.-
Sei scattato in piedi come una molla e mi hai rincorso verso l’ascensore, hai bloccato le porte e con un salto mi hai raggiunta.
-Vedo che la stanchezza ti ha abbandonato di colpo Castle!-
Mi hai spinto verso la parete e i tuoi occhi sono diventati scuri come la notte, mi sono persa completamente, non riesco più a contrastare questi sguardi, è diventato davvero difficile!
-Stai cercando di dirmi che hai preso dieci giorni di ferie?-
Ti sei avvicinato, lasciando un paio di centimetri tra le nostre labbra.
-…e che possiamo partire anche domattina…-
Hai appoggiato la fronte alla mia e io non ho potuto fare a meno di guardarti le labbra.
-…e che non ci saranno telefonate e che hai imprigionato e imbavagliato il detective Beckett dentro lo sgabuzzino del distretto?-
Mi hai sfiorato le labbra con le tue e sei rimasto a fissarmi.
-Perché questa è l’unica spiegazione che riesco a trovare alla tua decisione…-
 Credo di avere smesso di respirare fino a quando il campanello dell’ascensore non ci ha avvertiti che eravamo arrivati al piano terra, è stato allora che mi sono spostata a forza da te, ho raggiunto il pannello e ho schiacciato il pulsante dell’ultimo piano.
Le porte si sono richiuse velocemente ed altrettanto velocemente ho invertito i ruoli. Ti ho imprigionato contro la parete e mi sono impossessata delle tue labbra. Per un attimo sei rimasto stranito, ma poi mi hai divorato anche tu. Il campanello ha suonato ancora e, senza staccarci, hai allungato la mano fino al pulsante del piano terra e siamo ripartiti…
 
Chiudo gli occhi e sospiro assaporando quel bacio e non posso fare a meno di sorridere, pensando alla faccia perplessa del detective Rowlins, che aspettava l’ascensore da un paio di minuti e che vedeva i numeri lampeggiare dall’alto  in basso e viceversa.
Ci ha guardato in modo strano effettivamente!
Le nostre mani sono ancora intrecciate…
Seguo ogni incastro delle dita, guardo la tua mano che racchiude la mia.
I nostri anni insieme scorrono nella mia mente e mi rendo conto che quell’intreccio è stato il filo conduttore della nostra storia.
Quante volte mi hai preso la mano, in senso figurato, da quando mi conosci Castle?
Mi hai sempre tenuta per mano, dal primo giorno che hai incatenato gli occhi ai miei, guardandomi con quella sfacciataggine da ragazzino e sfidandomi con la tua irriverenza.
Hai capito che nella mia vita era successo qualcosa che mi aveva reso quello che vedevi, nascondendo  invece tutto quello che avresti voluto scoprire e mi hai presa per mano per rimettermi sulla strada che avevo perso.
Mi hai tenuta per mano ogni volta che mi sono sentita persa.
Ogni volta che il mio cuore ha sussultato per il dolore, la tua mano è stata pronta a stringere la mia.
Mi hai tenuta per mano senza neanche sfiorarmi, tranne qualche sporadico tocco, mentre mi porgevi il caffè la mattina, un tocco che cercavamo entrambi, ma che evitavamo con attenzione.
Mi hai presa per mano quando ti sei scusato per aver riaperto il caso di mia madre, mentre io ti avevo esplicitamente detto di non farlo.
Mi hai presa per mano arrabbiandoti per le mie scelte insensate, per tutte le volte che ho messo in pericolo la mia vita, senza pensare alla sofferenza di chi mi stava vicino.
Mi hai preso per mano davanti alla bomba sporca che stava per distruggere New York e i nostri sogni e non hai lasciato la mia mano nemmeno quando sono rimasta immobile, ad aspettare che una bomba esplodesse sotto di me.
Mi hai presa per mano mentre un proiettile mi spegneva lentamente, le tue parole disperate sono state una stretta potente che mi ha tenuto in vita.
Mi tenevi la mano anche quando mi sono allontanata da tutti… da te… non hai mollato la presa nemmeno quella volta, nonostante la tua sofferenza fosse uguale alla mia… e questo mi ha permesso di guarire.
Mi hai preso la mano quel giorno alle altalene. Eri arrabbiato, ma non hai potuto fare a meno di mettere ancora la tua mano sulla mia, chiedendomi di poter continuare a camminare insieme a me.
Non avevo scuse, se avessi fatto tu una cosa del genere non so se sarei stata capace di venirti incontro… tu invece sei sempre stato lì, pronto, con la mano tesa…
Quando mi hai detto che meritavi di più dalla nostra storia ero sicura che avrei perso quell’appiglio che mi teneva in piedi, invece… mi hai stupita per l’ennesima volta.
‘Qualunque cosa accada… qualunque sarà la tua decisione…’
Mi hai spiazzata di nuovo, in ginocchio con l’anello tra le dita e lo sguardo serio e quasi intimorito dalla mia decisione.
Ancora adesso continuo a non capacitarmi di quello che è successo, credevo che mi avresti mollata, con ragione. Tremavo al pensiero, ma ero consapevole che non potevo fartene una colpa, invece tu eri lì, davanti a me ed io riuscivo solo a pensare ‘cavolo… lo sta facendo davvero, mi sta davvero chiedendo di diventare sua moglie…’
Scuoto la testa al pensiero di quel giorno e non posso fare a meno di sorridere.
Mi metto a sedere e stacco con delicatezza la mano dalla tua, che resta semi aperta, mentre continui a dormire.
Incrocio le braccia alle ginocchia e guardo l’immensa distesa azzurra davanti a me. Il sussurro del mare che s’infrange sulla riva è leggero come il dondolio quasi inesistente delle altalene mentre mi chiedevi di unire la mia vita alla tua.
Guardo la mia mano, la pietra sull’anulare sinistro luccica come il mare alla luce del sole e come i tuoi occhi quando aspettavi una mia risposta.
Ci ho messo un po’ ad assimilare la tua voce che pronunciava quelle poche parole.
Guarda dentro di te e cerca di capire cosa vuoi davvero…
A questa affermazione ho risposto a mio padre che era il lavoro a Washington che volevo… ma davanti ai tuoi occhi…
Sollevo la testa e chiudo gli occhi, lasciandomi accarezzare dal vento.
Avevo paura.
Un’insensata paura di me, di te, di noi… di quel noi che poteva sgretolarsi in ogni momento, perciò era più facile scappare invece di viverlo, ma mi è bastato guardarti ancora negli occhi per sentire la tua mano nella mia.
Guardo il mare e una strana sensazione mi assale. Mi è tornata in mente l’unica volta in quattro anni in cui non mi hai presa per mano, l’unica volta in cui avresti dovuto afferrarmi letteralmente tu non eri lì, la tua mano non c’era, la tua stretta non mi ha salvata…
Abbasso lo sguardo sulla tua mano e la sfioro cercando di non svegliarti.
E’ stato proprio questo che mi ha fatto capire quanto tu mi mancassi, quanto fossi ormai parte di me. E’ stato questo che mi ha fatto correre da te, pronta a tutto per sentire ancora la tua stretta.
Sorrido e mi tocco le labbra, sento il tuono che rimbomba nel mio cuore e la tua mano che finalmente stringe la mia nella realtà.
Sospiro, mi alzo di colpo, corro verso il mare e mi tuffo sott’acqua. Riemergo dopo un paio di bracciate e ti guardo. D’accordo che siamo qui per riposare, ma comincio a pensare che hai dormito abbastanza.
Mi avvicino senza fare rumore, mi abbasso piano e mi spalmo completamente su di te.
-Ah… ah… ahhh… ahhhhhh…-
Spalanchi gli occhi e ti ritrovi davanti i miei.
-Si può… sa… sapere che stai facendo? Sei… sei gelata!-
Hai la faccia stralunata, gli occhi ancora presi dal sonno e arricciati per il sole e ho una voglia matta di ridere per quanto sembri buffo, una voglia che si trasforma in altro quando mi soffermo sulle tue labbra.
Il tuo corpo è caldo per il sole, bruci sotto di me e il contrasto con la mia pelle fresca e bagnata, fa il resto.
Mi avvento sulle tue labbra e tu spalanchi gli occhi, restando immobile per un attimo, poi sento finalmente le tue mani sulla schiena e la tua lingua litigare con la mia.
Ci baciamo a lungo, anche troppo intimamente, con le mani che corrono leggere a cercare un contatto.
Ti stacchi da me ansimando, sposti la testa di lato ed io ne approfitto per morderti il collo, cosa che ti fa ansimare ancora di più.
-Kate…-
Cerchi di dire qualcosa, ma ti blocco nuovamente con un bacio, rispondi sospirando e ti allontani subito.
-Kate… siamo in spiaggia…-
Ti guardi intorno. In lontananza il tuo vicino di casa si sta godendo il sole in riva al mare e dall’altra parte qualcuno sta facendo il bagno.
-Kate… possono vederci… insomma, non m’importa molto dei vicini, ma siamo negli Hamptons. Qui i paparazzi sono sempre in agguato!-
-Hai paura di finire a pagina sei?-
Ti sussurro all’orecchio, mordendoti il lobo e tu sospiri di nuovo.
-Con te finirò sicuramente all’inferno, ma la cosa non mi spaventa.-
Ti bacio di nuovo, mi scosti i capelli che ti gocciolano addosso, mi accarezzi le braccia e poi le spalle, portando via con te le goccioline di acqua salata che ancora non si sono asciugate.
D’improvviso mi stringi le mani gemendo ed io sorrido sulle tue labbra.
-Sesta pagina eh?-
Dico sollevando un sopraciglio e guardando verso il basso, mentre tu deglutisci vistosamente.
-Io direi che ci meritiamo una prima pagina a questo punto!-
-Io direi che lo sceriffo Brady ci arresterà sicuramente e stavolta butterà via la chiave…-
Arriccio il naso al pensiero e mi struscio ancora di più su di te, sento il tuo cuore trottare sotto al mio petto, ti stai eccitando fin troppo e resti immobile aspettando che io la smetta, invece ti bacio di nuovo.
Hai il respiro affannato perché cerchi di trattenerti, siamo riparati dall’ombrellone, ma sentiamo delle voci sempre più vicine.
-Si può sapere che ti prende?-
Mi chiedi prendendomi il viso tra le mani per fermarmi.
-Non che mi dispiaccia, ma potremmo andare a casa… cioè… davvero finiamo in prima pagina…-
-Meglio così!-
Ti rispondo baciandoti la punta del naso e tu corrucci la fronte.
-D’accordo, hai lasciato Beckett legata e imbavagliata nello sgabuzzino al distretto, ma comincio a pensare che Kate sia rimasta a farle compagnia… chi diavolo sei tu?-
Sorrido e struscio il naso contro il tuo.
-Sono la tua musa… e non è vero che non mi fa piacere esserlo e al diavolo se lo viene a sapere il mondo intero o solo le persone che leggono la famosa pagina sei.-
Continui a guardarmi confuso, mente i nostri corpi sono completamente attaccati.
-Ho detto si, Castle! Quel giorno accanto alle altalene ti ho detto si. Ho indossato il tuo anello… ed è ora che lo sappiano tutti, fan compresi!-
Esclamo seria, impossessandomi di nuovo delle tue labbra.
Mentre ti bacio non puoi fare a meno di sorridere, sei felice per quello che ho detto, ho appena fatto un altro passo avanti verso di te.
Credo sia stato a questo punto che hai dimenticato di essere in spiaggia e dopo esserti tanto trattenuto, mi stringi forte, rispondi al mio bacio con passione passando le mani su tutto il mio corpo.
Le voci di prima sono sempre più vicine, qualcuno sta arrivando nella nostra linea d’azione e tu sei troppo su di giri. Mi stacco a forza io stavolta, respiriamo a fatica e sorrido.
-Magari sarebbe più carino che ci fotografassero a spasso per la città, mano nella mano, non in queste condizioni.-
Sorridi malizioso, alla fine sono coricata su di te e non si vede nulla, magari non ci notano nemmeno sotto l’ombrellone, ma io sono più maliziosa di te.
-Sai Castle? Dovresti comprare dei costumi meno attillati…-
Ti sussurro all’orecchio, mentre adocchio due uomini ed una donna passeggiare a qualche metro da noi.
-Perché? Non mi stanno bene?-
Chiedi ignaro senza capire quanto sono cattiva dentro.
-No, no… anzi… ti stanno da dio… ma…-
Tu sollevi un sopracciglio.
-Ma!?-
-Ma con un costume stile hawaiano riusciresti a non dare nell’occhio in situazioni del genere…-
Mi alzo di colpo e corro verso il mare, proprio mentre i tre amici passano vicino a noi. Abbassi lo sguardo sul tuo costume e ti giri di scatto a pancia in giù, imprecando qualcosa che non sono riuscita a capire… ma posso bene immaginare…
-Dovrai uscire prima o poi… sei una strega!-
Urli in mezzo alle mie risate mentre sguazzo in acqua e mi guardi truce per averti lasciato praticamente ‘nudo’ agli occhi del mondo. Fai il libertino e poi t’imbarazzi per nulla, quei tre erano troppo lontani per notarti davvero. Ti strofini la faccia, come a volerti riprendere, dopo un paio di minuti ti alzi e vieni lentamente verso l’acqua con lo sguardo cattivo.
In effetti il costume attillato ti sta veramente bene, sei bellissimo, specie con lo sguardo torvo. Dovrei scappare, ma non ne ho nessuna intenzione, credo che mi lascerò prendere.
Ti avvicini lentamente a me, hai l’acqua a metà coscia ed io comincio a spruzzarti, ti butti a pesce su me e mi mandi sott’acqua.
Non so per quanto tempo giochiamo e ci rincorriamo come bambini, sguazzando in acqua e facendoci scherzi stupidi, so solo che ad un tratto ci siamo ritrovati sdraiati uno sull’altra sulla riva e tu smetti di ridere all'improvviso. Mi stringi a te e mi perdo nei tuoi occhi. Mi sfiori le labbra con le tue e percorri il mio braccio con il palmo della tua mano, fino ad incrociare le dita con le mie, mentre l’acqua ci accarezza entrambi.
-Andiamo a casa?-
Sussurri sulle mie labbra. Le gocce salate scivolano dalla tua bocca alla mia ed io annuisco.
Usciamo dall’acqua correndo e ti prendo per mano.
Credo sia la prima volta che lo faccio io, d’istinto e tu passi lo sguardo dalle nostre mani intrecciate ai miei occhi e mi sorridi.
Entriamo in casa di corsa e ci ritroviamo avvinghiati.
Come siamo arrivati in camera da letto è un mistero, ricordo solo che le tue mani vagavano su di me e non ho capito più niente.
Sei peggio di una colossale sbronza Castle!
Una meravigliosa, passionale e lussuriosa sbronza…
 
Quando mi sveglio, dalla veranda si allungano ombre colorate di arancio.
Il sole è una palla di fuoco che si sta per spegnere dentro l’acqua.
Abbiamo fatto l’amore. Ci siamo amati senza riserve, assaporando quel gusto salato della pelle, ancora impregnata del mare. Siamo rimasti abbracciati a lungo ed in silenzio, per goderci il momento e alla fine credo di essermi addormentata prima di te.
Ti guardo dormire e sorrido, perché la tua mano è ancora stretta alla mia.
Quel giorno avrei potuto perderti.
Avresti avuto tutte le ragioni per essere stanco di me.
Avresti potuto smettere di tenermi la mano… invece lo fai inconsciamente anche mentre dormi e credo che questa sia la dichiarazione d’amore più bella.
Sollevo la tua mano nella mia e la bacio, la tengo stretta e mi godo quell’intreccio perfetto.
Mano nella mano mi hai accompagnata nel buio, mi hai messo davanti ad uno spiraglio di luce e mi hai incoraggiato ad andare avanti per raggiungerlo e toccarlo.
Mano nella mano siamo arrivati fino a qui, affrontando il dolore, la paura e il pericolo e mano nella mano affronteremo qualunque cosa ci riserverà il futuro. Ora ne sono sicura.
Questo siamo stati, siamo e saremo.
Due mani che si cercano, dal primo giorno all’ultimo.
Uno scrittore e la sua musa… mano nella mano…



Angolo di Rebecca:

Ciao *-* non ci si legge da un po'!
Nelle brutte giornate ho bisogno di docezza... e quando ho scritto questa cosa smielata doveva essere proprio una giornata nera nera :p

Un bacio a tutte e buona premiere <3

 
  
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