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Autore: Luce Bianca    14/09/2013    0 recensioni
'Le grandi avventure iniziano spesso dopo una notte in cui tutto cambia.'
Qualche volta si ha solo bisogno di allontanarsi da se stessi, e Bianca lo sa bene.
Una nuova esperienza in una nuova città sembra la soluzione ideale, ma i mostri del passato non vanno via con la distanza. I cambiamenti avvengono dentro.
Qualche volta, però, la soluzione la trovi solo aprendo la porta e ricominciando a vivere.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Bianca mi porterà fortuna, lo so.
 
Uno
 
Le grandi avventure iniziano spesso dopo una notte in cui tutto cambia.
Una notte d’autunno inoltrato, quella di Bianca, in cui il vento flette i rami degli alberi e li spoglia delle ultime foglie rimaste.
Una notte come tante e come poche.
Bianca aveva sentito i suoi sogni infrangersi come cristallo sul marmo. Aveva sentito il rumore dei cocci, ed anche il dolore bruciante del vetro aguzzo contro le mani di seta.
Aveva deciso che non poteva prendersi in giro, che se le soddisfazioni non c’erano mai state in diciannove anni, probabilmente non ci sarebbero mai state. Non lì, non per lei.
Illudersi che le cose sarebbero state più semplici andava bene per i ragazzini, ma lei non lo era più.
Quell’estate l’aveva cambiata più di quanto non lo avessero fatto tutti gli anni vissuti. Le gabbie d’oro non fanno crescere quanto le spine.
 
Seduta sulla panchina, in attesa del treno, non faceva altro che subire passivamente la sequenza di immagini che la sua mente riproponeva. L’ultima lite con i suoi genitori per la sua scelta di lasciare l’università e la sua vita, quella che aveva ripreso tra le mani così faticosamente. Gli occhi lucidi di suo padre, quelli gonfi di pianto di sua madre, sulla porta di casa. Il suo unico borsone nel vialetto, le ultime parole.
‘Pensaci, ti prego. Puoi farcela, anzi, ce l’hai già fatta.’
‘Non ce l’ho fatta, non ce la faccio così!’
‘Ma stava andando tutto bene, Bianca. Cosa ti è successo? Chi ti a messo in testa..’
‘Papà, nessuno mi ha messo nulla in testa. Io non sto bene, è ora di capirlo. Non sto bene per niente, e ogni ora, ogni minuto.. Contano per me come passi verso quel baratro..’ Voce spezzata.
‘Ma possiamo affrontarlo insieme. Lo abbiamo fatto una volta, noi..’
‘E non abbiamo risolto.’
‘Non è vero.’
‘Si che è vero. Non sarei qui..’
‘Non posso lasciarti partire sapendoti in queste condizioni. Hai bisogno d’aiuto.’
‘Non ho più bisogno di quell’aiuto. Devo fare a modo mio.’
‘Hai bisogno di noi. Ce la faremo, tesoro.’
‘Lasciami andare, ti prego. E’ già difficile così..’
‘Non posso.’
‘Non puoi costringermi.’
La mano tesa di suo padre era rimasta a mezz’aria mentre lei voltava le spalle a lui e a se stessa.
‘Non risolvi niente così, Bianca..’ Aveva urlato nonostante la voce strozzata.
‘Mi dispiace. Tornerò, lo prometto.’
L’aveva fatto. E dove aveva trovato il coraggio non lo sapeva nemmeno.
Come aveva potuto fare questo? Soprattutto dopo la morte di Paul.
Si sentiva senza cuore, senz’anima. O forse era da quello che scappava. Era verso quello che correva.
L’anima la stava perdendo per davvero, ed era ora di riprendersela.
 
Il fischio del treno la fece tornare alla realtà.
Si alzo in piedi un po’ stordita, in parte per le preoccupazioni, in parte per il sonno continuamente interrotto della notte precedente, passata sull’autobus che l’aveva portata alla stazione di Bergamo.
Il numero del binario che indicava il treno per Milano era finalmente apparso. Tolse velocemente le mani dalle tasche del cappotto e rabbrividì a contatto con l’aria fredda. Tirò fuori dalla tasca del borsone il biglietto, poi prese la borsa e le poche cose che aveva deciso di portare con sé e si avviò lungo il piazzale che la separava dai treni.
Chiunque in quell’istante avesse posato gli occhi su di lei avrebbe potuto apprezzare la sua figura alta e snella, i lunghi capelli castani le cui onde sulle punte accarezzavano dolcemente la schiena troppo magra, coperta da una giacca di pelle color cognac. Qualche osservatore più attento avrebbe notato l’insicurezza con cui i suoi piedi si muovevano l’uno avanti all’altro, avvolti nelle ballerine scure, e le caviglie fragili sotto i jeans.
Ciascuno di loro avrebbe visto una comune ragazza obliterare il biglietto alla macchinetta di fianco al binario. Ma non avrebbe visto bene.
Quel che stava timbrando era un nuovo inizio, un piccolo gesto verso la libertà.
Libera da se stessa.
  
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