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Autore: Francine    14/09/2013    4 recensioni
«Splendida serata, dico bene Ariete?»
«Davvero bellissima.»
Mu e Death Mask sono ritti come le colonne dei templi a fissare la luna splendere pallida nel cielo, le mani sui fianchi il Cancro, e le braccia ai lati del busto eretto l’Ariete. Se non sapesse che quei due si detestano cordialmente, Aldebaran giurerebbe di aver assistito ad una chiacchierata tra amici.
Prima pubblicazione: 27.02.2007
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Cancer DeathMask, Gemini Saga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Notti attiche'
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Falce di Luna




Il piccolo emporio di Rodrio annaspa soffocato da scatoloni di varia grandezza, tutti accatastati contro le scansie metalliche lungo le pareti. Il centro del negozio, invece, vede il viavai di tre persone calpestare frenetiche il pavimento. Fagioli in scatola, carbone, sale, sapone per il bucato…
Agathê trotterella avanti e indietro, con un occhio alla piccola Anna che dorme nella sua culla, mentre posiziona la merce sugli scaffali aiutata da suo figlio Alexandros, e suo marito Andreas svuota gli scatoloni che ha trascinato di peso dal magazzino.
Hanno passato una mattinata di fuoco; non appena si è sparsa la notizia che il Grande Sacerdote ha richiamato tutti i Gold Saint al Santuario, la gente che abita al di là del muro rosso ha pensato bene di fare provviste, e se da un lato questa corsa all’acquisto ha fatto lievitare gli incassi dell’emporio, dall’altro Agathê è preoccupata.
Dietro un Chrysos Synagein non c’è mai niente di buono, e lei ne ha già visti due per sapere che questa diceria corrisponde a realtà. Durante il primo di questi, tredici anni avanti, era una ragazza molto giovane e molto innamorata che sgattaiolava dalla finestra del bagno per incontrare il suo Andreas all’ombra di un sicomoro, in barba al divieto di mettere il naso fuori di casa se non per motivi strettamente necessari. Fu quando il Sagittario impazzì e il Capricorno lo fermò; si visse per dei mesi in uno stato di tensione e allerta che non trovavano una giustificazione adeguata, e questa vita continuò fino alla partenza dell’Ariete per il Tibet.
Il secondo appello la trovò mamma da pochi mesi. Stava allattando quando il nemico colpì, e lo spavento fu tale che il bambino rifiutò il seno e che le tornò indietro il latte.
Che ci aspetta questa volta?, si chiede con una confezione di zucchero tra le mani. Ha costretto Andreas a svuotare il magazzino ed ha fatto una bella scorta per sé, prima di mettere il resto in vendita. Non si immagina mai che cosa può mancare in una casa, e non si sa quanto durerà questo stato di coprifuoco. Quando anche l’ultimo Gold Saint avrà attraversato il passaggio segreto, le porte del Santuario si chiuderanno fino a nuovo ordine. Chi è dentro è dentro, chi è fuori, è fuori.
L’ultimo a passare è stato il Toro, un’ora fa, e Agathê aspetta che da un momento all’altro giunga qualcuno a darle l’ordine di serrare il passaggio. Tuttavia, non s’è ancora vista anima viva.
Strano, pensa lei, eppure mancano soltanto i soliti tre, e non fa in tempo a concludere la frase che entrano dei clienti.
«Siamo chiusi!», dice Andreas senza voltarsi alle due persone che hanno fatto tintinnare il campanello. Agathê si gira.
Sono in due, un ragazzino spaesato, otto anni al massimo, con i capelli rossi sparati in alto e l’aria stanca, e un uomo sulla ventina con dei lunghi capelli lucenti senza l’ombra di una doppia punta. Porta una cassa, sulle spalle, vagamente familiare.
In un primo momento, Agathê si chiede chi possano essere quei due. Pelle chiarissima, fisico slanciato e sorriso gentile. Si concentra sul più alto, quello con i capelli da donna e il fisico da uomo. Dove l’ho già visto?, si chiede richiamando alla mente tutti i cantanti rock che conosce. Nessun uomo va in giro con una chioma come quella se non fa parte dell’eccentrico mondo dello spettacolo, o di quello ancor più variopinto dei Santi di Athena.
Poi, quando nota gli aloni sulle fronti di entrambi i ragazzi, lei capisce e spera in cuor suo che le scorte siano sufficienti. I due non hanno smesso di sorridere un solo momento.
«Kaliméra », dice il ventenne con un accento esotico.
«Kaliméra », risponde Agathê mentre la sua mano corre a scovare il pulsante segreto tra lo zucchero e i fiocchi di patate. 
Il muro si apre, Andreas alza di scatto la testa verso sua moglie e poi verso i clienti inopportuni. E capisce anche lui. È arrivato l’ultimo Gold Saint.
I due ragazzi scompaiono dietro al muro che si richiude, mentre marito e moglie li osservano come farebbero con dei fantasmi.
«Se persino lui è sceso da quelle montagne, c’è davvero in ballo qualcosa di grosso…», commenta Andreas e lei si ritrova a dargli ragione. I grandi assenti sono loro due, l’Ariete e la Bilancia; il primo, non s’allontana mai dalle armature che ripara per vivere, mentre il secondo ha una fama leggendaria, e lei non ricorda di averlo mai visto. Anche se, a dire il vero, c’è anche un altro grande assente.
«Manca solo il Gold Saint dei Gemelli», pensa a voce alta.
«Ancora con questa storia? Ti ho detto che il Nobile Saga è già qui. È arrivato per primo», replica Andreas posando il taglierino lontano dalle mani di Alexandros e dalla culla di Anna.
«Io non l’ho visto passare, e nemmeno tu», ribatte Agathê aggrottando le sopracciglia.
«E io ti dico che c’è! Hanno già richiesto alcune cose dalla Terza Casa, chi vuoi che sia stato se non gli attendenti? I fantasmi?»
« Perché no?», risponde lei. «I fantasmi appaiono e scompaiono a loro piacimento e hanno il grande vantaggio di passare attraverso i muri.»
«Ti dico che il Nobile Saga è al suo posto!», e quando sente quel tono di voce basso, simile ad un ringhio, lei sa che è meglio lasciar perdere.
Però, si chiede riprendendo a sistemare barattoli di varia grandezza sugli scaffali, da dov’è entrato se non dall’emporio? Il passaggio tra i monti è chiuso da più di dieci anni…


§§§
 
Le statue s’illuminano non appena il rispettivo Gold Saint vi si avvicina. Toro e Vergine, sempre i primi ad arrivare. Poi lo Scorpione, insieme al suo amico Acquario. Il Leone. Arriva l’Ariete, e i presenti restano di stucco. E infine i tre alfieri del Sacerdote, Cancro, Capricorno e Pesci. La Bilancia ha mandato a dire che anche stavolta non potrà abbandonare il compito assegnatogli da Athena in persona. È stato l’Ariete a recapitare il suo messaggio, e la sua presenza è vissuta con sorpresa e preoccupazione.
Aldebaran del Toro è andato a chiamare Mu. S’è arrampicato su per i picchi inaccessibili del Pamir e ha riferito all’Ariete il messaggio del Sacerdote senza mezzi termini. «È scoppiata una guerra civile al Santuario. O stai con noi, o stai contro di noi.» 
E l’Ariete ha deciso di scendere a valle.
Gli altri Gold Saint fissano Mu con sospetto. Che si sia deciso a muoversi adesso che le cose si fanno serie?, pensa ciascuno dei suoi compagni, tutti tranne lui. Perché lui sa che il futuro, ormai, sta arrivando su di loro come un treno lanciato a folle velocità, e che i proverbiali nodi stanno per raggiungere il proverbiale pettine.
Rivolge uno sguardo a Death Mask, che non gli ha staccato gli occhi di dosso da quando è entrato; non deve aver gradito la sua presenza alla cascata di Goro-ho. Ingenuo. Credevi forse di poter arrivare a prendere un altro paio di teste per la tua collezione? Dall’espressione che aveva il Cancro due giorni avanti, Mu sa di averci preso in pieno. Data la sua fedeltà al Sacerdote, l’impostore che ha preso il posto del suo amato maestro, il Sommo Sion, Death Mask avrà avuto ordine di eliminare, più che avvisare, il Gold Saint della Bilancia e chiunque avesse avuto tanto coraggio o incoscienza da difenderlo. Mu immagina che quando ha visto ben quattro persone sotto la cascata, abbia fatto i salti di gioia.
Quattro teste! Quattro teste nuove di zecca per la mia collezione!, deve aver pensato mentre riferiva il messaggio del Sacerdote per pura formalità: probabilmente stava decidendo dove piazzare tutto quel ben di Dio, magari organizzandolo in un diorama di suo gusto.
Idiota!, pensa Mu ricordando quel che gli ripeteva sempre il vero Sion. Nessuno è più pericoloso di un pazzo armato, e le mani di Mask sono armi sporche di troppo sangue innocente.
Sorride, facendo sembrare lo sguardo del Cancro fisso su di sé una premura di cui è grato; tuttavia, e questo lo aiuta a sorridere, lui sa che se fossero faccia a faccia, Mask non ci penserebbe due volte a sfoderare gli artigli e a pretendere la sua testa per piazzarla al centro esatto di una parete, scalzando qualche vecchio cimelio.
Mask sorride all’altro, ma all’improvviso la sua premura non è più ricambiata: il Grande Sacerdote ha appena fatto il suo ingresso nella stanza e gli occhi neri di Mu si sono catapultati sulla veste candida e l’elmo rosso lacca. Che ti succede, agnellino? Hai visto il lupo e te la fai sotto? Oppure hai la fregola di prenderlo a cornate? Ma come? Sei già stanco di vivere? Vuoi finire come Aiolos?
Mask si dice che sarebbe proprio un bello spettacolo: l’Ariete che scatta furioso verso Saga gridando: « Impostore! Assassino!» nel puerile tentativo di togliergli l’elmo. I suoi compagni che fissano la scena tra l’attonito e lo stupefatto, magari cercando anche d’intervenire, mentre il Sacerdote urla: « Il Daimon! È qui!». E scoppierebbe il caos.
E a quel punto, quando Mu sarebbe ad un soffio dallo stringere le mani attorno al collo del Sacerdote, chi salverebbe il sant’uomo?
Aphrodite e le sue rose puzzolenti?
Shura e la sua- dice lui- spada infallibile?
Nossignore! Lui stesso, Death Mask, colui che detiene le chiavi del Regno dell’Ade, si frapporrebbe tra la minaccia e la vittima e prenderebbe la testa del traditore con le sue stesse mani.
Sì, sarebbe un piacevole intermezzo, pensa chinando la testa per ascoltare le stesse parole che Saga ha sciorinato in separata sede una mezzora avanti.
«Ringrazio tutti voi per aver risposto all’appello di Athena. Viviamo in tempi cupi, purtroppo, in cui non ci si può fidare della propria ombra.» E quando il Sacerdote – o chi per lui – inizia a parlare con quel tono c’è ben poco da stare allegri. « Il momento della Grande Battaglia s’avvicina: Saori Kido ha dichiarato guerra al Santuario.»
Un brusio scandalizzato sale a commentare quelle parole. Dichiarare guerra al Santuario equivale a dichiarare guerra ad Athena stessa.
«Come alcuni di voi sapranno», prosegue il Sacerdote mentre l’Acquario e lo Scorpione sentono il suo sguardo rosso rubino posarsi su di loro, « quella ragazza è riuscita a convincere la casta di Bronzo a passare dalla sua parte, promettendo le vestigia del Sagittario al vincitore di un torneo. Ho inviato contro di loro il Cigno, ma anch’egli ci ha tradito, ed è passato dalla sua parte.»
Il Gold Saint dell’Acquario resta impassibile a sostenere lo sguardo inespressivo della maschera. La delusione provata nel sapere il proprio pupillo un traditore, pronto a seguire la prima gonnella che passa, ha lasciato il posto ad una muta rassegnazione. Dura Lex, sed Lex dicevano i latini, e lui deve seguire scrupolosamente questo motto. Hyoga ha tradito, e poco importa che l’abbia fatto per denaro o per il bisogno di avere una figura femminile accanto a sé: ha sbagliato e pagherà, ma l’Acquario si chiede se avrà la forza di vedere il proprio allievo massacrato da Aldebaran. Forse potrei ancora salvarlo, pensa, mentre il Sacerdote prosegue il suo discorso.
«Ho inviato contro quegli eretici i Silver Saint, ma anche loro sono stati spazzati via. Shaina dell’Ofiuco ha infranto più volte il mio volere pur di portarmi la testa di Pegaso. Aiolia, inviato a mettere fine a questo scempio, è riuscito a riportarla indietro gravemente ferita.»
Gli sguardi dei Gold Saint corrono a posarsi sulla figura granitica del Leone, che annuisce con lo sguardo vacuo. Sembra avere la febbre, pensa Aldebaran, ma la voce del Sacerdote cattura di nuovo la sua attenzione.
«Come se ciò non bastasse, quei ribelli posseggono anche l’Armatura del Sagittario.»
«Cosa?», domanda il Toro dimenticando dove si trovi e il tono che dovrebbe usare per rivolgersi al Sommo Sion.
L’Armatura del Sagittario? Ma non era custodita al Santuario?, si chiede ogni Gold Saint escluso Shura del Capricorno. Lui sa che quella che era esposta all’interno della Nona Casa non era che una copia creata per non permettere al daimon che aveva stregato Aiolos di portare confusione nel Santuario e mietere una nuova vittima in Aiolia.
Dunque, sono quei ribelli ad avere l’Armatura di Aiolos, si dice il giovane spagnolo serrando i pugni. Ecco un motivo in più per decimare personalmente quei traditori: riportare in Grecia l’Armatura del suo modello è già di per sé una motivazione più che sufficiente per agire, senza contare la tracotanza con cui quella ragazza ha dichiarato guerra ad Athena.
«Seiya di Pegaso, il traditore, la vipera che abbiamo allevato in seno l’ha trafugata quando ha lasciato il Santuario. Sospetto che Marin dell’Aquila l’abbia aiutato nell’impresa, e il fatto che abbia ucciso con le proprie mani Asterione del Segugio e Moses della Balena, la rende, di fatto, una loro complice.»
Un sentimento di rabbia serpeggia tra i presenti. Il tradimento non è mai qualcosa di piacevole, specie quando proviene da un compagno, qualcuno con cui si lotta fianco a fianco e cui si affida la propria vita. È qualcosa che brucia.
Brucia sapere di aver allevato un traditore.
Brucia sapere che l’amico di sempre, magari quello che si riteneva il più debole ed innocuo, ci ha piazzato una coltellata al centro della schiena.
Brucia il non potersi fidare ciecamente di chi ci sta accanto.
Ma più di tutto, più di qualsiasi altra protesta che muove l’orgoglio ferito, brucia sapere la verità e non poterla dire; e mentre il Sacerdote spiega ai Gold Saint dell’esistenza di un daimon – Ares o Poseidone – che trama alle spalle di Athena, la coscienza di Aiolia urla, soffocata dal torpore indotto in cui l’ha catapultata il colpo di Saga.
Aiolia sa; sa perché ha visto Athena e la sua luce, ha sentito il potere del suo Cosmo divino lambirgli il cuore e ha toccato con mano la verità. Aiolos, che un tempo lo sosteneva con le sue ali d’oro, era alle spalle di Seiya e di quella ragazza dai lunghi capelli lisci e l’aria fragile, con indosso la sua Armatura, lo sguardo cupo e non più sorridente come lo ricordava. 
Il mio Cosmo sarà sempre con te per proteggerti, gli aveva sussurrato suo fratello anni addietro, quando ancora sentiva il suo potere sostenerlo e dargli fiducia.
Quanto tempo era che non percepiva più Aiolos? Perché non s’era chiesto il motivo di quel silenzio? C’è voluto un moccioso di tredici anni per rammentargli da che parte fosse il giusto e da quale l’errore, e Aiolia se ne rammarica profondamente, ma adesso che potrebbe parlare e dire come stanno realmente le cose, non può far altro che tacere, e rivivere l’incontro con Athena come fosse un incubo. Incubo che gli fiacca lo spirito già provato dal colpo di Saga.
Quanto vorrebbe poter urlare che la ragazza che il Sacerdote dipinge come una nemica è in realtà la più dolce delle creature, la stessa dea Athena cui hanno dedicato le loro vite!
Quanto vorrebbe poter smascherare Saga e i suoi tredici anni di menzogne, terrore ed omicidi che hanno mietuto suo fratello come prima vittima!
E invece può solo sentire la sua voce arrivare a lambirgli un preciso punto dell’encefalo per costringere la sua mente a fargli rivivere l’incontro con la dea sotto una lente deformata, come se fosse un film dell’orrore.
Lei, così bella e aggraziata, lo raggiunge danzando tra le pieghe del suo peplo candido, quasi senza fare alcun rumore; ma quando arriva vicinissima a lui, così vicina che se solo volesse, potrebbe allungare un dito e sfiorarle l’orlo della veste, ecco che quell’essere di luce si trasforma in un demonio dagli occhi spiritati e la bocca contorta in un sorriso osceno, carico di malvagità e depravazione.
La coscienza di Aiolia piange, grida, soffre nel tentativo di liberarsi da quel giogo e avvisare i compagni dell’errore imperdonabile che stanno per commettere in assoluta buonafede.
Il Sacerdote parla per bocca di Athena. 
Come non credere che le parole del Sommo Sion rappresentino il volere della dea?
Athena è sempre lì, dietro quei drappi rossi, seduta sul suo trono candido. Lei ci ascolta, ma ci parlerà solo quando sarà giunto il momento della battaglia decisiva, ha sempre raccontato loro il Sacerdote, aggiungendo che è sempre stato così sin dall’alba dei tempi. E loro… loro si sono bevuti quelle menzogne come fossero acqua fresca in un giorno di canicola.
Eppure, è mai possibile che in un momento così delicato non vi sia nessuno che sollevi la legittima richiesta di sentire la voce della dea? Fortunatamente per me, sembra di no, pensa Saga prima di proseguire con la sua filippica. « Ecco fino a che punto è giunta la loro follia!», e con un ampio svolazzare delle maniche, la mano forte del Sacerdote porge ad Aphrodite una lettera che il bellissimo guerriero legge ad alta voce con quel suo accento duro che il tempo non è riuscito a mitigare.
«È mia premura informarla che tra una settimana esatta verrò a reclamare quanto mi spetta di diritto. Saori Kido.»
Poi passa il foglio al compagno più prossimo, tenendolo in punta di dita come se fosse qualcosa di sudicio con cui rischierebbe di insozzare il proprio aspetto immacolato e splendente. La lettera passa di mano in mano sino a fermarsi tra quelle screpolate di Mu.
Athena conosce il greco, pensa, mentre aggiunge un sentito grazie per la premura con cui Kido ha allevato la dea. La grafia tondeggiante della ragazza spicca su un foglio bianco, immacolato e lindo, ma che ha un difetto che nessuno sembra aver notato, mentre a lui, così avvezzo ai colpi impercettibili dati con lo scalpello sulle corazze dorate, è balzato subito all’occhio. O meglio, al tatto: i bordi superiori del foglio sono stati tagliati.
Molto strano che nessuno si sia accorto di questo particolare, eppure si sentono ancora i lembi seghettati che si lascia dietro un coltello… E sì che le mie mani sono parecchio rovinate, pensa l’Ariete mentre qualcosa entra nel suo campo di vista periferico. La mano di Death Mask.
«Se hai finito…», e gli fa un cenno con la punta delle dita, come a chiedergli quel foglio per poterlo esaminare a sua volta.
Ecco chi è stato, decide Mu leggendo il sorriso del Cancro. E, in effetti, è stato proprio Mask a consigliare a Saga d’inquinare le prove per mostrare agli altri Saint la sfida di Saori Kido come un’onta montata ad uso e consumo del Santo dei Gemelli. La legittima pretesa di Athena è diventata così un atto di forza e un sopruso ai danni del pio sacerdote che da due secoli e mezzo veglia sul Santuario.
«Mi duole chiamarvi a questo compito, ma lo scontro è ormai inevitabile. Domani saranno qui.» La sala risplende come se fosse pieno giorno: i Cosmi d’Oro avvolgono i legittimi possessori e le Statue amplificano il richiamo. «Ricordate il vostro giuramento! Siate la luce della Speranza che rischiara un mondo avvolto dalle tenebre», e la casta più alta risponde all’appello.
Bravi fantocci. Liberatemi da quella mocciosa e vi darò un mondo da soggiogare. Sarò pari a Zeus, Poseidone e Ade, e voi, patetiche nullità, avrete l’onore di raccogliere le briciole che cadranno dalla mia mensa, pensa la parte malvagia di Saga, convinta che la devozione cieca che quei ragazzi nutrono per il Sacerdote funzionerà a meraviglia anche questa volta. Tirando le somme, può disporre del fior fiore dell’esercito di Athena, nove baldi e forti uomini pronti a massacrare una decina di ragazzini ed una smorfiosa vestita come una torta alla panna. Ho già vinto.
Tu dici?
Ed eccola, puntuale come un orologio svizzero, la sua metà giusta emergere dai recessi della sua coscienza. La sua parte proba. Quella che da qualche tempo lo canzona senza sosta, ricordandogli che Saori Kido diventa sempre più forte e conscia del proprio potere e del proprio ruolo. Non lo lascia in pace un solo istante, di giorno come di notte, mentre è in udienza o si rilassa immerso nell’acqua fino al collo. 
Anzi, è proprio in quei momenti che si ritaglia tutti per sé che la parte buona emerge con prepotenza e lo distrae dai propri pensieri. Si è fatta arrogante, e questo non lo tollera.
All’inizio, quando non faceva che piangere per il triste destino toccato ad Aiolos e alla neonata, allora gli piaceva sentire quel lamento in sottofondo perché gli dava l’esatta percezione della sua potenza e gli faceva capire che era tutto vero, che c’era finalmente riuscito a togliersi dai piedi quei due seccatori e a relegare in posizione di caduta quella patetica nullità buona solo per discorsi pieni di paroloni come giustizia, lealtà e dovere che gli procuravano un travaso di bile. Ammesso che un’identità schizofrenica possegga una propria bile.
Adesso, invece, quando entra nell’acqua che profuma di mirra e gli rinfresca tempie e idee, ecco che quell’arrogante, vigliacca zavorra che si porta dietro inizia a canzonarlo, costringendolo a pensare al problema di tre chili scarsi che credeva finito nella pancia dei lupi di montagna.
Quanto avrà resistito Aiolos, sanguinante come un capretto sgozzato, prima che qualche animale affamato gli sia balzato alla gola e abbia banchettato con la bambina? In tutti quegli anni, Saga ha sognato la scena molte volte, provando anche un discreto piacere nell’immaginare la resistenza del Sagittario, le urla di dolore e il pianto della bambina che moriva strozzato tra le fauci di qualche grossa bestia affamata, mentre la sua coscienza proba s’accodava ai lamenti e al dolore dei protagonisti del sogno.
E invece no, mio caro, non è andata così. Athena è viva e vegeta e adesso viene a chiedere il saldo delle tue azioni.
L’io malvagio di Saga decide di lasciarlo perdere. Che parli pure, come un bambino indisponente che cerca solo di infastidire il prossimo. Che si diverta pure, adesso che può; domani, quando il corpo di Saori Kido giacerà a terra, trafitto da una freccia, si godrà i suoi lamenti perdersi nel nulla e nell’angoscia sconfinata.
«Quali sono gli ordini, Sacerdote?»
Shura e il suo modo pratico di risolvere le cose. Ha davvero così tanta voglia di passare a fil di spada quella ragazza?, pensa il Sacerdote.
Ah ah, Saga, Saga… Non è una ragazza qualunque. È Athena. Athena. Ripensaci, e pentiti, prima che sia troppo tardi.
«Tramy della Freccia ha chiesto e ottenuto di potersi cimentare con quei traditori», risponde Saga, ignorando la parte proba urlare quando i suoi occhi incrociano quelli neri del Capricorno. «Dovevo concederglielo, e immagino comprendiate i suoi sentimenti.» Tu che parli di lealtà? Che faccia di bronzo… «Se anche Tramy dovesse cadere, allora entrerete in azione voi, ma non nella maniera che sperano quei traditori. S’aspettano uno scontro in campo aperto, e data la mancanza di onore che regna nelle loro fila, questo potrebbe risultare svantaggioso per noi. Dobbiamo giocare d’astuzia, non ricorrere alla forza bruta. Ricordate Odisseo che sconfisse da solo Polifemo. Vogliono il trono di Athena? Che vengano a prenderselo, allora!»
Verranno, verranno. Spalancheranno le porte di tutte e dodici le Case dello Zodiaco e ti trascineranno in ginocchio ai suoi piedi. E non potrai fare nulla per impedirlo.
«Li aspetterete all’interno dei vostri templi, ma non temete: sono più che convinto che basterà un cenno del primo custode per farli volare via come coriandoli. Dico bene, Ariete?»
Anche la sua coscienza tace. Perché? Trattiene il fiato per l’ansia che la presenza di Ariete sia dovuta ad un repentino voltagabbana, oppure non aspetta che di esplodere in un a-ah! canzonatorio alla risposta di Mu?
Questi alza lo sguardo per incrociare gli occhi inespressivi della maschera. «La mia vita e il mio braccio sono consacrati alla dea Athena», e liquida con poche parole la questione.
Poco male, pensa Saga, comprendendo che in quel modo spiccio il gentile e pacato allievo di Sion ha inteso ribadirgli che non sarà una sua marionetta. Vuoi proseguire con questa follia, Mu? Perché insisti nello scegliere la parte sbagliata in cui militare? Quanto pensi che impiegherò a farti giustiziare come traditore non appena il Toro mi porterà le loro teste?
«Conoscete gli ordini. Andate, ora. La Luna è già sorta. Confido in voi e nella vostra devozione alla dea.»
« Sacerdote… »
La voce di Mu batte sul tempo lo schiocco all’unisono di nove paia di talloni.
«Dì pure, Ariete.»
« Saga di Gemini dov’è? Ancora a Capo Sounion?»
«Saga riposa. È giunto provato dal suo incarico e ho ritenuto più opportuno spiegargli la missione faccia a faccia e lasciarlo dormire prima della battaglia di domani. Se le cose andranno come sperato, non ci sarà neppure bisogno che scenda in campo, pur tuttavia è sempre meglio non sottovalutare il proprio avversario, dico bene?»
Mu tace, rimanendo a fissare perplesso la maschera cobalto.
«Il venerabile Libra, piuttosto… ha mandato ancora una volta a dire che non si muoverà dal suo posto.»
L’Ariete annuisce. «Il venerabile Libra s’è piuttosto stupito che voi l’abbiate mandato a chiamare», prosegue con una calma ed una indifferenza che stupiscono lui per primo. «Se la cosa non vi arreca noia, Sacerdote, potreste metterci a parte dei motivi che trattengono il Gold Saint di Libra all’ombra di Goro-ho?»
«Si tratta di un compito che il Venerabile Libra ha ricevuto per bocca della dea stessa alla fine dell’ultima Guerra Sacra», replica Saga vincendo l’impulso di prendere l’Ariete per i capelli ed incassarlo nel pavimento di marmo.  Da quando sei così spavaldo, Mu? Te ne sei sempre lavato le mani pur sospettando che il tuo amato maestro fosse stato ammazzato e sostituito da qualcun altro di più risoluto, e adesso giochi a fare il dispettoso? «Desideri sapere altro, Ariete?»
«No, Sacerdote, la ringrazio.»
La voce di Mu era schifata mentre pronunciava il tuo nome, oppure si tratta solo una mia impressione? 
«Andate, ora. La luna è sorta e domani vi attende una grande battaglia.»
Nove paia di talloni schioccano all’unisono rispondendo alle sue parole. I Gold Saint lasciano la sala in silenzio, trattenendo dentro di loro dubbi, domande e parole inadatte. È tempo di combattere.
In cuor suo, lo Scorpione spera che la furia di Aldebaran – su Mu non fa alcun affidamento – risparmi almeno un paio di quei traditori per poterli interrogare come dice lui e togliersi la soddisfazione di sentire con le proprie orecchie quel che dicono sul Sacerdote e sul Santuario.
Affermano di agire nel nome di Athena come si mormora e che quella Saori Kido sia Athena? Lo dimostrino! Ho sempre sognato di punire un apostata…
Camus dell’Acquario cammina al suo fianco, silenzioso come sempre. Sa che domani una mano reciderà la vita di Hyoga, e che quella mano non sarà la sua. Questo pensiero non gli dà pace. Anche ammesso che riesca a mettergli le mani addosso prima dei suoi compagni, ipotesi che ha il sapore della fantascienza per come si sono messe le cose, che cosa farà? Riuscirà a giustiziare Hyoga? No, si dice stringendo i denti. E allora, lo chiuderà nella Bara di Ghiaccio, e aspetterà. Hyoga uscirà da lì se e quando sarà forte a sufficienza ed in grado di tenere testa ad un Gold Saint. Ma adesso… adesso no. 
In cuor suo l’Acquario vede l’ordine del Sacerdote come un sadico divertimento. È vero, i Bronze Saint hanno l’Armatura del Sagittario, ma è anche vero che un conto è possedere una corazza, mentre un altro paio di maniche è essere un Gold Saint. E anche ammettendo che tra di loro vi sia qualcuno capace di gestire un tale potere, si tratterebbe comunque di un Gold Saint – due se l’Ariete dovesse tradire – contro otto o nove. Tanto varrebbe prenderli e ucciderli sul posto, senza sfiancarli in una corsa alle stanze del Sacerdote che non ha motivo d’essere.
, si dice Camus, pretenderò di giustiziare Hyoga con le mie mani. Lo rinchiuderò nel ghiaccio fin quando non avrà la forza necessaria per pretendere un regolare processo, non una burla!
I guerrieri scendono pian piano le scale incassate nella roccia, sparendo nei templi che hanno giurato di presidiare. Aiolia rientra nel proprio barcollando, quasi scosso dai brividi della febbre.
Speriamo si riprenda, pensa il Toro poco prima di sentire uno scambio di battute impensato.
«Splendida serata, dico bene Ariete?»
«Davvero bellissima.»
Mu e Death Mask sono ritti come le colonne dei templi a fissare la luna splendere pallida nel cielo, le mani sui fianchi il Cancro, e le braccia ai lati del busto eretto l’Ariete. Se non sapesse che quei due si detestano cordialmente, Aldebaran giurerebbe di aver assistito ad una chiacchierata tra amici.
Decide che non sono fatti suoi, e si allontana facendo loro un cenno con la mano.
«Fa una certa impressione vederti qui», esordisce il Cancro non appena il Toro è fuori portata uditiva. «A cosa dobbiamo l’onore?»
«Il Sacerdote ha convocato un Chrysos Synagein, Death Mask.»
«Oh, avanti! Evitiamo di nasconderci dietro un dito », replica chiudendo gli occhi. Sa che l’Ariete non attaccherà mai per primo, al contrario suo. «Sei dalla loro parte, sì o no?»
«Sono dalla parte di Athena.»
«E Athena parla per bocca del Grande Sacerdote.»
Adesso è Mu a sorridere. «Vedo che le parole del Maestro ti sono scivolate addosso come acqua fresca…»
L’altro fa spallucce. «Per il semplice motivo che ho scelto da che parte stare tanto tempo fa.»
«E nonostante tutto, vuoi continuare…»
«Senti», l’interrompe il Cancro, mani sui fianchi «non perdere il tuo tempo a farmi la morale su cosa si deve o non si deve fare. Hai scelto di non intervenire e mi sta bene, ma adesso non cercare alleati tra i fedeli al Sacerdote.»
«Tu conosci la verità sul conto del Sacerdote, non è vero? Sai chi si nasconde dietro quella maschera, giusto?»
«Il Sommo Sion, Grande Sacerdote di Athena.»
«Il Sommo Sion», replica l’Ariete scaldandosi «è morto tredici anni fa, quando Saga l’ha assassinato e ha preso il suo posto.»
«E allora perché te ne sei stato zitto e buono per tutto questo tempo?», domanda il Cancro a braccia conserte. «Perché non hai detto a tutti cosa pensavi fosse successo?»
Già, perché?, si domanda Mu prima di rispondere con qualcosa che non suoni come una scusa patetica. «Perché non sapevo ancora chi avesse preso il suo posto.» Avanza scendendo i gradini che conducono alla Quarta Casa, immobile nel silenzio della notte e bianca sotto il cielo nero. «Sapevo che il mio maestro era stato assassinato. Ho sentito il suo Cosmo spegnersi così, puff, come la fiamma di una candela. Era l’identità dell’assassino che non sapevo, anche se a pensarci era tutto così ovvio…»
«E adesso che sai tutto, mi spieghi perché te ne sei rimasto in silenzio? Perché non hai detto nulla?»
«Non mi avrebbero creduto. Mi avrebbero ucciso su due piedi, senza lasciarmi il tempo di spiegare alcunché.»
«Paura di morire?» domanda sorpreso Death Mask. Ma come, l’ineffabile e misterioso Mu è rimasto in disparte per tutto questo tempo solo per paura di tirare le cuoia?,pensa con una punta di delusione. Trova sia più divertente ammazzare le persone spavalde e sicure di sé, quelle che passano alla storia come martiri ed eroi, piuttosto che i codardi, anche se Mask è costretto ad ammettere che apprezza i lamenti di questi ultimi, più del coraggio e della determinazione dei primi. Gonfiano il suo delirante senso di grandezza, di onnipotenza che gli fa guardare il prossimo con una punta di disprezzo.
«Se temessi la morte non sarei mai diventato un Gold Saint, tu non credi?», risponde Mu mentre un refolo d’aria gioca con la sua chioma, e Mask si domanda perché mai un uomo debba portare i capelli come una scolaretta. Inutile sperare che Saga obblighi tutti i Saint rimasti ad avere un taglio più virile, pensa il Cancro con una punta di rassegnazione. «La verità non ha mai paura; ma a volte necessita di avere modo di essere rivelata.»
Restano in silenzio a fissare la sottile falce di luna che li osserva curiosa.
«Sai perché il Venerabile Libra è sempre seduto di fronte alla cascata di Goro-ho?»
«No. Vuoi illuminarmi tu, visto che il Sacerdote non ha voluto sbottonarsi?»
L’Ariete non raccoglie e prosegue: «Tiene sotto stretta sorveglianza il Sigillo che Athena ha apposto alla Torre in cui ha rinchiuso l’anima di Ade e delle sue schiere.»
Silenzio. Mu si chiede se le sue parole abbiano trovato terreno fertile in Mask, che tace per qualche minuto; poi, quando il vento smette di danzare con i loro mantelli e i lunghi capelli dell’Ariete, il Cancro si limita ad inarcare un sopracciglio e a rispondere: «E allora? Guarda che so contro chi dovrò combattere… »
«Se è vero», replica l’altro, «come puoi restare ancora dalla parte di Saga? Non capisci che solo e soltanto Athena può sconfiggere Ade? Perché hai lasciato che Saga decimasse il nostro esercito e ci mettesse l’uno contro l’altro?»
«Per lo stesso motivo per cui tu non hai aperto bocca, mio caro ipocrita», risponde Mask con un tono di voce alquanto ostile; evidentemente dev’essersi seccato di ribadire l’ovvio. «Ho scelto da che parte stare, io. Ho scelto di servire il più forte, perché solo il più forte è in grado di amministrare la Giustizia.»
Stai scherzando?, gli vorrebbe chiedere Mu, ma tace: i suoi occhi sono seri e ben determinati a proseguire in quella follia. Possibile che tu sia così ottuso?, pensa l’Ariete conscio del fatto che non si tratta di una zuffa tra monelli nel vicolo dietro casa, ma della salvezza dell’umanità.
«E non ricominciare con quella solfa della Giustizia che non può sporcarsi le mani», aggiunge Mask alzando lo sguardo alla luna. Il tono di voce calmo e pacato, come se stesse parlando del più e del meno, fa scorrere un brivido freddo lungo la pelle candida di Mu. «Siamo realisti. Combattere per la pace è come fottere per la verginità…»
«Prego?»
«Hai capito. Al mio paese si dice che non si può fare la frittata senza rompere le uova.»
«La pace va difesa.»
«E la miglior difesa è l’attacco!», replica Mask. «S’è fatto tardi, io m’avvio alla Quarta Casa; vieni anche tu?»
Mu annuisce, non ha molte scelte. Scendono assieme i gradini. Mask non gli torcerà un capello, non adesso almeno; aspetterà che sia conclusa la battaglia di domani per dare sfogo alla propria crudeltà. Ma sei sicuro che uscirai vivo dallo scontro?, vorrebbe chiedergli Mu. Lui non si muoverà dalla sua posizione, il Venerabile Libra è stato sin troppo chiaro a riguardo.
«Questa è una prova a cui Athena dovrà sottostare. Sin dall’alba dei tempi, Zeus sottopone alla propria figlia degli ostacoli da superare, per dimostrare ai suoi seguaci di essere la vera Athena, e non un daimon che si spaccia per lei. È stato così durante la scorsa Guerra Sacra e sarà così anche adesso.» Mu ricorda di aver guardato Shiryu con la coda dell’occhio mentre il Maestro aggiungeva:«Non darti pena per loro: la vita è piena di prove ed ostacoli da superare, e solo il più forte sopravvive. Se non saranno in grado di superare questa difficoltà, tanto vale che muoiano ora.» 
Parole dure, le sue; tuttavia lui è sicuro di aver sentito l’ansia appesantire il vecchio cuore di Doko della Bilancia.
È in pena per Athena così come lo sono io, pensa; entrambi sanno che Saga è pronto ad usare ogni mezzo per raggiungere il proprio scopo, e se non s’è fatto scrupoli quando la dea era una neonata indifesa, figuriamoci ora.
 
§§§

Uscire all’aperto, sul sagrato della Quarta Casa è come tornare alla vita. Si lascia alle spalle quel mondo di morte e oscurità e avanza verso una Casa che sa essere vuota, quando la voce di Mask lo trattiene. «Aspetta un istante. Guarda che bella luna c’è stasera, così sottile.»
Sembra la falce della Morte. Che sia un presagio di vittoria? Mask sta stupendo se stesso: non pensava di riuscire a trattenersi così a lungo – lui così rapido a montare in collera per la minima sciocchezza – al contrario del pacato Ariete, che inizia a dar segni d’impazienza. Mai far incazzare una pecora, gli ripeteva il suo maestro, e a distanza di quasi vent’anni il Cancro tocca con mano il significato di quel detto popolare. Tutto sommato è divertente aizzare Mu. Quanto resisterà?, si chiede, sapendo che a breve lui stesso perderà quella calma olimpica che non gli appartiene.
L’altro tace e lo fissa, lo vede con la coda dell’occhio, mentre il suo sguardo è incatenato al pallore lunare; è vero, non guardare in faccia il proprio interlocutore innervosisce. Mu che farà? Risponderà a tono o attaccherà, dandogli così il pretesto per ammazzarlo?
Così non c’è gusto, pensa, e quel gioco gli va in uggia all’improvviso.
«Ti piacciono le scommesse?», domanda, e l’Ariete resta spiazzato, lo vede dagli occhi grandi dilatati dalla sorpresa. «Chi tace acconsente. Visto che tu e quella mummia rinsecchita siete così convinti che quella masnada di marmocchi siano dalla parte del giusto e noi da quella del torto, non ti sembrerà poi così assurda l’idea che possano battere otto Gold Saint. Dico bene?»
Mu tace. Dove vuoi arrivare, pazzo che non sei altro?
«Facciamo una scommessa. Io dico che quei ragazzini usciranno da questa storia con… le ossa rotte», prosegue il Cancro cercando un linguaggio meno volgare per le orecchie dell’altro, «e non mi stupirei se almeno un paio di loro se la dessero a gambe per la paura. Sincerità per sincerità, io spero che il Dragone arrivi alla Quarta Casa, così da poter continuare a quattr’occhi il discorso che hai interrotto tu.»
«Di’ piuttosto che lo vuoi massacrare», sibila l’Ariete cercando di restare calmo. Quei due si scontreranno, c’è poco da fare; anche ammesso che Shiryu riesca a svicolare lo scontro, sarà il Cancro stesso a costringerlo alla lotta.
«Che terminologia poco elegante…», replica Mask sorpreso, e se fino ad un secondo prima Mu non l’avesse odiato con tutta l’anima, ci sarebbe addirittura da ridere. «Comunque sia, il succo del discorso è quello. Ma torniamo alla scommessa, e non interrompermi, per piacere, o perdo il filo. Scommetto, dicevo, che quei ragazzini saranno spazzati via, mentre tu prevedi che saremo spazzati via noi seguaci del Sacerdote. La scommessa è la seguente: se avrai ragione tu, potrai fare di me tutto quello che vuoi. Scommetto che in caso vincesse Saori Kido, non ci metterebbe molto a pretendere le nostre teste su un piatto d’argento, dico bene?»
No, lei vi darebbe un’occasione di salvezza!, pensa Mu, ben sapendo che è tutto fiato sprecato.
«Ma se le cose dovessero andare come dico io», e sul volto di Mask appare un’ombra scura, molto scenografica, forse frutto di una nuvola passeggera, «prenderò la tua testa. Personalmente, con queste stesse mani. Ci stai?»
Mu se l’aspettava. «Immagino avrai già scelto dove posizionarmi…»
«Ma sicuro! Sono soltanto in forse tra due angoli. A te piace la luce del Sole al mattino?», e la domanda si perde in una risata sadica che gli ghiaccia il sangue. Sembra un bambino che parla della propria collezione di biglie, e Mu teme che voglia mostrargliele e che possa uscirsene con frasi allucinate come: quella l’ho presa durante una missione in Ecuador, quell’altra in Birmania, quell’altra ancora in Nuova Zelanda… O era in Sud Africa?
«Allora?», e Mask gli porge la mano per sancire la scommessa. «Ci stai? O forse… forse hai paura di non essere dalla parte giusta della barricata?»
Ennesima risata satanica, e Mu si ritrova a fare qualcosa che stupisce lui per primo: stringe la mano a Death Mask e risponde con un «Ci sto!», forte e chiaro.
«Molto bene», replica l’altro trattenendo la mano sottile e screpolata di Mu, «domani vedremo chi scriverà la Storia, se tu od io. »
«La Storia è un fatto oggettivo, Mask.»
«Errore, Mu», risponde il Cancro con un ghigno e la mano destra dell’altro nella sua. «Oggi la lingua più parlata al mondo è l’inglese, ma se i tedeschi avessero vinto la Seconda Guerra Mondiale, le mamme canterebbero Ein, Zwei, Polizei ai loro pargoletti per farli addormentare la sera…»
Mu sa che si tratta di una battaglia persa in partenza, ma ci prova lo stesso. «Proprio per questo dobbiamo far vincere il Bene.»
«Non ricominciare, te ne prego! Per me Forza e Giustizia vanno di pari passo. Argomento chiuso.»
«Argomento chiuso.» Mu getta la spugna. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Mask lascia la sua mano e ritorna a guardare la luna splendente nel cielo scuro.
«Allora, buonanotte», lo saluta Mu avviandosi verso la Prima Casa.
«Buonanotte», lo raggiunge la voce di Mask, che l’ha salutato con un cenno distratto. Vai, Mu. Vai pure. Dove vuoi scappare? Goditi questa notte, perché sarà l’ultima della tua vita.
Quando abbassa la testa scorge la sagoma di Mu entrare nella Terza Casa, e le sue mani pregustano già il momento in cui caleranno sul collo del temerario Ariete. E quella falce di luna, che se ne resta sola e pensosa ad osservare la Terra girare attorno al Sole, gli suggerisce il modo in cui portare il colpo mortale. Sorride. Alzerà il braccio destro, la mano di taglio, e lo spingerà all’indietro per poi rilasciarlo di colpo.
«Zac!», mormora Mask. E nel suo cuore, non vede l'ora che sia già domani.
 
 
   
 
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