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Autore: Shirokuro    14/09/2013    2 recensioni
{ genderbender!ferriswheelshipping | one-shot di 1945 parole circa | au | romantico }
Era l'ultima settimana di Agosto, Antonio si era finalmente deciso: si avvicinò cautamente allo scoglio nero, mentre il suo sguardo era fisso su di lei, di cui non conosceva nemmeno il nome. Finalmente era dietro a lei, che se n'era accorta e lo osservava con la coda dell'occhio, incuriosita dalla figura del ragazzo a lei totalmente nuova, era molto sorpresa dal fatto che qualcuno si fosse avvicinata a lei e perdipiù sfoderando quel gran sorriso che poteva vedere dipinto sul volto niveo del diciasettenne.
«Ti serve qualcosa?» chiese ingenuamente la verde, mentre si girava per poterlo scorgere meglio. Il castano si sedette accanto a lei, poi si girò verso di lei: «Nulla. E' che ho notato che passi le tue giornate qui, volevo sapere se avresti gradito la mia compagnia» mentì, osservando gli occhi della ragazza: erano verdi come i capelli.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Videogioco
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Gender Bender FerrisWheel. Cavolo da quanto tempo era in programmazione! Da fine Luglio se non sbaglio, forse poco dopo. Diciamo che è il mio modo di dire ufficialmente addio alle vacanze estive, che spero abbiate passato nel migliore dei modi a mio discapito. Inizialmente la storia si doveva svolgere su uno scoglio, un innamoramento graduale e sviluppato in sette giorni in modo dettagliato e infine il titolo originale "Pegno d'amore". Ma è bastata una piccola variazione per cambiare tutta la trama e temo tantissimo. Perché il rating arancione? Lime. Poche effusioni poco descritte alla fine, diciamo che il mio OTP ne aveva bisogno, inoltre è la prima volta che vado oltre il giallo scrovendo da sola. Vi assicuro, il cambiamento radicale mi ha spiazzata e ho paura di aver scritto un panettone al salame {per dire}. Oltre ai due amori di Sara e Suprema ho variato anche altri due personaggi nel loro genere e trovo d'obbligo dirvi a chi equivale, anche se ci potete arrivare da soli: Rina/Rino, Alcide/Algida {HO FAME}. Adesso prendete un profondo respiro e chiudete gli occhi, richiamate tutto il vostro coraggio e cominciate a leggere. Gradite recensioni critiche e se non mi segnalate nulla non crederò a una parola. Buona lettura.

Antonio passava le sue mere giornate estive ad osservare quella strana ragazza dai lunghi capelli verdi. Era carina, glielo doveva concedere, ed era così mite: se ne stava seduta sullo scoglio più distante dalla riva raggiungibile a nuoto a fissare il nulla, concentrata, senza fiatare o mormorare tra sè. Dalla riva era come un piccolo disegnino su carta, un disegno meraviglioso secondo il castano.

Domenica, 25 Agosto, ore 16:23
Era l'ultima settimana di Agosto, Antonio si era finalmente deciso: si avvicinò cautamente allo scoglio nero, mentre il suo sguardo era fisso su di lei, di cui non conosceva nemmeno il nome. Finalmente le era dietro, che se n'era accorta e lo osservava con la coda dell'occhio, incuriosita dalla figura del ragazzo a lei totalmente nuova, era molto sorpresa dal fatto che qualcuno si fosse avvicinata a lei e perdipiù sfoderando quel gran sorriso che poteva vedere dipinto sul volto niveo del diciassettenne. 
«Ti serve qualcosa?» chiese ingenuamente la verde, mentre si girava per poterlo scorgere meglio. Il castano si sedette accanto a lei, poi si girò nella sua direzione: «Nulla. E' che ho notato che passi le tue giornate qui, volevo sapere se avresti gradito la mia compagnia» mentì, osservando gli occhi della ragazza: erano verdi come i capelli. 
«Stai sprecando il tuo prezioso tempo con me» comiciò a parlare lei «Non ci guadagneresti nulla a passarlo qui» ad Antonio piaceva quella voce delicata, non badò troppo alle parole che pronunciava.
«Qual'è il tuo nome, bellissima?» domandò cercando di rimanere il più naturale possibile, mentre la ragazza si meravigliava. «B-bellissima?» ripetè incerta scrutando Antonio «Comunque sono Natural Harmonia Gropius, N per abbreviare. Penso.» poi tornò ad osservare il solito punto ignoto.
«Cosa fissi?» chiese nuovamente il ragazzo, cercando di intravedere qualcosa di vagamente interessante nella direzione in cui puntava lo sguardo di N: non riusciva a concepire nulla capace di suscitare tanto interesse. «La Germania, la mia terra. Lì, a nord di quest'isola, oltre le Alpi e la Svizzera, molto più in là c'è la mia casa» esalò infine.
«Sei qui in vacanza?» chiese posando lo sguardo di nuovo su di lei. «In un certo senso: mia madre ha del lavoro da svolgere qui sull'Isola d'Elba, poi ce ne torneremo nel nostro paese».
«Per quanto?» chiese a bruciapelo il ragazzo.
«Non so, penso fino alla prossima estate» rispose illuminandosi. Nove mesi di scuola le andavano bene, bastava non passare il suo tempo a rimuginare sulla vacanza: rivoleva solo i suoi due unici amici. «Quando te ne andrai?».
«Non sono affari tuoi!» si rivolse più rude di prima al ragazzo «Perché tutte queste domande? Mi stai scocciando!» poi si portò una mano alla bocca come per impedirle di esalare altre parole: ma come aveva fatto a parlare con quel tono? Poteva giurare di non averlo mai fatto, eppure ora ricordava perfettamente il contrario. Abbassò lo sguardo poi lo rialzò per vedere come l'aveva preso Antonio: la fissava con un sorriso derisorio, l'aveva capito che non era da lei. «Devo forse intuire di essere riuscito a farti arrabbiare?»
«Sì»
«Allora ho un talento naturale!»
«Cioè?» chiese incuriosita N «Parla» il castano sospirò e distolse lentamente lo sguardo. «Diciamo... che non vengo spesso preso bene dagli altri quando parlo»

Martedì, 27 Agosto, ore 9:07
N si era finalmente sciolta con il ragazzo: aveva capito che in fondo erano molto simili e mantenere i contatti anche dopo la partenza della verde era bene. La quota di amici era salita a tre, poco ma già un ottimo segno. Finalmente sorrideva in quella vacanza tanto solitaria fino a due giorni prima. Ricordava bene quando gli parlò dei due parenti comunemente definiti "gemella e fratellino" e lei dei suoi fratelli, aveva addirittura riso e si erano imposti che prima della sua partenza doveva andare nell'appartamento di lui vicino alla spiaggia per parlare fuori dall'ambito della spiaggia.
«Natural! Vieni qui!» si sentì chiamare da dietro. Erano Antonio e le sue sorelle: Algida la riconobbe immediatamente essendo la sua gemella, erano dannatamente uguali in tutto e per tutto escludendo il sesso - nessuno riusciva a spiegarsi come due gemelli monozigoti potessero esser nati di diverso genere - e Rino non era da meno, anche se era più piccolo dei due. 
«Arrivo!» sorrise di gusto correndo verso i tre. «Volevo farti conoscere Algida, la rompiscatole per eccellenza,» e l'interessata sorrise compiaciuta sapendo che era la verità se si parlava del caro e vecchio Antonio «e lui è il mio eterno complice, Rino» lui rise divertito, anche questo era maledettamente vero. «E io sono N Harmonia, piacere» salutò, i due le sorrisero intuendo che doveva piacere al castano: Algida perché aveva già pensato di rendergli la vita impossibile e Rino perché era pronto a sostenerlo.
«Quindi sei tedesca?» chiese senza farsi troppi problemi la gemella. «Sì» rispose semplicemente «Perché la domanda, se posso saperlo». Algida osservò la ragazza e poi formulò una risposta poco originale «Per sapere». «Devi essere diffidente verso i tedeschi per squadrarmi così, Algida» continuò N, scalfendo Algida: cavolo se aveva ragione quella ragazza dalla capigliatura improbabile. Sì, era diffidente verso tutti i tedeschi e tutte le tedesche. Odiava profondamente la Germania, il modo di pensare di quelle persone, la sua storia e qualsiasi altra cosa possa riguardarla, ma non lo sarebbe mai andata a dire ad uno di quei esseri «No, affatto» mentì e con discreto successo. 
«Ti piace leggere?» chiese Rino entusiasta. «Sì, quest'estate ho letto anche autori italiani e ho apprezzato la varietà di linguaggi e possibilità di espressione che la lingua permette con le sue sfaccettature, inoltre i dialetti rendono tutto più curioso. Non essendo esperta dell'italiano potrei anche prendere una batosta però» commentò N. «Certo...» disse Rino non capendo l'unico commento, leggeva molto ma pensava solo che i libri fossero una bella cosa.
«Ok...» commentò Antonio «Avete fatto solo due domande, ma penso vogliate fargli il terzo grado» dedusse scocciato il castano. «Tranquillo, anzi, mi farebbe piacere conoscere anche loro, quindi è tutto ok» lo tranquilizzò la verde.

Sabato, 31 Agosto, ore 20:16
Antonio picchiava le dita sul tavolo a ritmo irregolare, il rumore sembrava quello delle gocce di pioggia cadere sulle vetrate della sua casa a Firenze. Sul suo volto era disegnato un sorriso sognante, ma era terribilmente nervoso. Sono in ritardo... pensava il diciassettenne riferendosi a N e i suoi familiari. Incredibilmente la quindicenne era entrata nelle grazie di Algida senza troppi problemi, cosa lodevole ammetteva, ma era un bene dato che erano stati i fratelli a insistere perché li invitassero a cena: avrebbe voluto baciarli entrambi, anzi, loro e i suoi genitori. Terrorizzato osservava l'orologio sotto lo sguardo di Rino che ridacchiava «Tranquilizzati, arrivano» gli disse il quattordicenne.
«Ma allora ti piace sì o no?» chiese per l'ennesima volta, a lui poteva dirlo, ma gli duoleva dirlo dopo pochi giorni. Da settantadue ore l'unica domanda che gli aveva posto, però, era solo quella. Lo fissò inorridito per l'ultima volta. «Sì» poi finalmente il citofono cantò potente. «Allora questa sera, a tavola, comportati a dovere e fatti valere» disse mentre i passi si sentivano assieme all'eco sempre più vicini alla porta dell'appartamento a due piani. 
Il battito accellerava, cavoli, avrebbe voluto morire, il fiato mozzato e gli occhi sgranati. Le solute chiacchere di presentazione tra adulti e dei passi sempre più vicini, rapidi e decisi. Un brivido gli percosse la schiena quando una mano gli si posò delicata sulla spalla «Antonio?» chiese la voce di N dietro di lui, che si girò con un sobbalzo per guardarla in viso «Ciao, N!» salutò ricomponendosi. Si sorrisero entrambi per qualche secondo e poi due presenze varcarono la soglia del salotto: quando Antonio si girò intuì che dovevano essere Antonello e Cordio «Buonasera» salutarono insieme.
«Venite, è pronto in tavola!» gridò Carolina, la signora Nero. I ragazzi senza nemmeno presentarsi corsero in sala da pranzo - dopotutto dovevano aver già sentito parlare gli uni degli altri.
«Ma è delizioso!» esclamava meravigliato Cordio. Era una lasagna, non un dolce flambé o chissà cosa, pasta piatta con in mezzo sugo e besciamella, ma anche da concedergli era che Carolina ci aveva messo anima e corpo per prepararle e infatti nel sentirlo sorrise sollevata e rallegrata «Sono felice che ti piacciano!». La cena procedette così tra schiamazzi, cambi di portata e chiacchere noiose e troppo formali secondo i ragazzi.
«Dopodomani torniamo a Berlino» sentì all'improvviso Rino, che osservò il viso spaventato di Antonio. Per poco non faceva cadere il cucchiaio con il gelato. Algida osservò il gemello e il fratellino per un po'.
«Perché non rimanete qui stasera? Tanto allogiate nella palazzina qui accanto, no? Potreste portare i cambi qui e dormire nelle sale degli ospiti, così potreste continuare a parlare e magari scambiarvi altri noiosissimi pareri politici e non» poi fissò Antonio con un'occhiataccia e col solo pensiero fu come se lo avvisasse Se accettano sei in debito con me per il resto dell'anno, dannato, poi ritornò al resto della gente che si sedeva al tavolo. La guardavano tutti col fiato sospeso: aveva appena dimostrato che non aveva di certo peli sulla lingua, lei. N cercò lo sguardo di Algida, lo faceva per loro e in un modo o nell'altro l'aveva intuito.
«Per me non ci sarebbero problemi, la camera è grandissima e domani mattina potremmo andare in spiaggia tutti insieme» si intromise Flavio, il signor Bianco. Nervosi ridevano Antonello e Cordio, che situazione fuori dall'ordinario!
«Allora restiamo, non mi dispiacerebbe approfondire la nostra discussione con calma una volta finito il pasto» concluse Ghecis, mentre la signora Harmonia sorrideva ad Algida e la figlia. Ma ce n'erano accorti proprio tutti?
Gli Harmonia tornarono con tutto il necessario e la serata finì gioiosamente.

Domenica, 1° Settembre, ore 10:43
Antonio aprì pigramente un occhio e poi un altro. Che bella dormita! Stiracchiandosi buttò un occhio sulla sveglia e si agitò nel solo leggere. Merda, sono quasi le undici! Cominciò a spettinarsi disperatamente, poi all'improvviso si calmò come illuminato. Era estate, quella mattina si doveva andare al mare con gli Harmonia. Perché nessuno l'aveva svegliato?
Una risatina attirò la sua attenzione.
«Buongiorno, Antonio» la mattina non poteva iniziare meglio, N che lo svegliava con la sua melodiosa voce dall'uscio della porta sorridente... N? «Che ci fai qui? E gli altri?» chiese il castano. «Sono in spiaggia da tre ore, quasi quattro. Ma tu dormivi troppo dolcemente per essere svegliato, sarebbe stato un peccato interropere i tuoi sogni. Ho insistito per lasciarti dormire e così mi sono fermata ad aspettare che ti svegliassi da solo» poi si diresse verso il letto e vi ci sedette. 
«Allora?» chiese «Cosa sognavi? Stavi sorridendo in un modo indescrivibile» Antonio la fissò per molto, ricordava vagamente quel che aveva sognato, ma era certo ci fosse lei in quelle immagini. Lei ci avvicinò ancor di più «Non me lo vuoi dire?» chiese nuovamente. Le guance del ragazzo si fecero improvvisamente color porpora, mentre la guardava. Erano soli, nessuno avrebbe potuto insinuare che si fossero avvicinati più di tanto oltre ad Algida. 
La guardò ancora per qualche secondo, poi con un improvviso scatto di coraggio la baciò prendendo il viso della ragazza tra le mani. Dopo una breve lotta tra nasi e lingue si staccarono per riprendere quel poco fiato perduto, mentre N lo fissava incredula. Senza accorgersene si avvinghiarono in un abbraccio movimentato l'un l'altra. Erano soli, ma Rino avrebbe intuito molte cose.
I due ragazzi cominciarono a spogliarsi e amarsi tra gesti inesperti e poco certi. Non volevano spingersi troppo oltre, non avevano mai nemmeno pensato ad un mero bacio, ma ora erano nudi, sul letto del castano pronti a concedere il proprio corpo come dono al ragazzo che gli si porgeva davanti. Avrebbero avuto molto tempo, i loro familiari erano in spiaggia e vi ci sarebbero rimasti a lungo. Ma non volevano nulla di troppo, solo consumare il loro amore precoce.

«Antonio, Natural» chiamò Algida mentre lei stava per tornare nella palazzina ove alloggiava «Ho la sensazione che siate in debito con me per tutto l'anno»
   
 
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