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Autore: Prince of Lies    15/09/2013    2 recensioni
Sento il suo peso, affianco a me, sul letto. Mi scivola alle spalle, sotto le lenzuola, e mi cinge con le sue braccia. La sua muscolatura così ben definita, statuaria, mi fa rabbrividire al pensiero di cosa quelle braccia siano capaci.
[Thor; Loki]
[Pre-Thor]
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze: I primi capitoli della Long-Fic si ambientano prima degli avvenimenti di Thor, mentre i successivi seguono gli sviluppi del film. La Long si compone di otto capitoli complessivi in cui si alternano il PoV di Loki e quello di Thor.
Buona Lettura.


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Loki


Ti prendo sulla parola e non posso biasimarti: ne ho bisogno. Ne abbiamo bisogno. Entrambi.

Eppure, risulta tutto così difficile: una continua, costante, perversa contraddizione.

Di giorno estranei; volutamente divisi.

Fa male.

Sguardi vuoti, vacui, freddi, tanto non ti vedo mai. Sei sempre via, lontano, distante… Ci pensi a me?

Io di certo.

Ogni arida pagina che sfoglio, sperando che il tempo scivoli più veloce e ti riporti indietro, da me, ha il tuo volto.

‘Perché dobbiamo continuare a nasconderci?’

È sbagliato.

‘Perché la notte ci unisce e il giorno ci allontana come completi sconosciuti?’

Se stasera tornerai, se tornerai per vedere me, se mi cercherai, fossi andato in capo al mondo, voglio saperlo.

~¤~

Disteso nel mio letto, attendo, impaziente. È curioso: più il tempo passa, più il sonno cala. E la preoccupazione aumenta. E se gli fosse successo qualcosa?

Faccio a pezzi quell’idea sul nascere: non voglio nemmeno pensarci. È tardi, ma lui tornerà. Come ha sempre fatto.

Ansioso, stringo il cuscino, quello che ha lo stesso inebriante profumo dei suoi capelli e la federa rossa, come il suo mantello.

Mi manca.

È stato via solo sei ore.

E dodici minuti.

E ventitré secondi.

Mi manca.

Gli altri cuscini sono morbidi sotto le mie guance; il raso è delicato sulla mia pelle. Mi cullano. Ma non sono le sue braccia.

Mi scopro le gambe, lasciando che le lenzuola mi fascino soltanto i fianchi nudi. Fa caldo, ma la finestra è chiusa. La luce di una Luna calante trapasserebbe altrimenti le tendine verdi, impedendomi di prendere sonno.

Tanto, non ci riesco ugualmente.

Lui non c’è ancora.

Lui non c’è mai.

Non c’è mai di giorno.

C’è raramente di notte.

Ma quando c’è, c’è per me.

Mi sento solo e abbraccio più forte il suo guanciale. La gamba destra gli scivola sopra e mi trovo a cingerlo come fosse un corpo. Il suo corpo.

۞ 
Tonight I’m so alone
This sorrow takes ahold
Don’t leave me here so cold
Never want to be so cold 

۞

Mi sembra di morire quando il silenzio che mi opprime è spezzato. Sono passi, quelli che sento. Non poi così distanti.

Mi porto una mano al cuore e lo sento accelerare.

I passi continuano, più vicini.

Ora i miei battiti sono così forti da poterne sovrastare il suono. Sento le pulsazioni stordirmi, potenti nelle orecchie, e credo che possano svegliare tutta Asgard.

La porta sussulta e io mi rannicchio, fingendo di dormire.

Non riesco, però, a non guardare. Nell’oscurità lo riconosco e fatico a trattenere la gioia.

È lui.

È qui.

È vivo.

Lo sento che viene verso di me mentre si sveste, abbandonando a terra gli abiti da combattente per vestire assieme a me i diafani panni dell’amante.

È vicino.

Sfila il cuscino dal mio abbraccio solo per poter prendere il suo posto. Mi sfiora la guancia; sta per parlarmi.

Sobbalzo e mi sveglio, sudato. Tra le mie braccia c’è solo il guanciale. Era tutto finto. Un inganno che rivolgevo a me stesso, vittima a mia volta delle mie stesse menzogne.

Perché continuo a sognarlo? Il sonno dovrebbe darmi requie. Invece, perché mi appare sempre lui? È avvilente. Mi ferisce.

Sono uno stupido sentimentale e sento che potrei mettermi a piangere.

Lui deve saperlo. Dev’essersi legato a me a tal punto da percepirlo. E lui non vuole che io pianga. Perché questa volta la porta si apre per davvero. E io m’immagino già le sue dita calde sulle guance a cacciar via quelle lacrime di solitudine come lui ha cacciato via la solitudine stessa.

Come nel mio sogno, si toglie i vestiti. Ogni centimetro di pelle che si scopre, ogni indumento di cui si libera per mostrarsi in tutto il suo procace splendore, mi riempie di desiderio. Ma resisto.

Sento il suo peso, affianco a me, sul letto. Mi scivola alle spalle, sotto le lenzuola, e mi cinge con le sue braccia. La sua muscolatura così ben definita, statuaria, mi fa rabbrividire al pensiero di cosa quelle braccia siano capaci.

«Sono tornato, Loki» mi dice, scandendo il mio nome. Quel nome che odio. Ma che lui pronuncia con una sensualità da infiammarmi il ventre.

Mi è vicino. Troppo vicino. Lo sento premere contro una gamba e ogni mio muscolo si tende. Lui si accorge del mio nervosismo e tenta di farmi rilassare. La sua mano si sistema nell’incavo dietro il mio ginocchio e scorre verso l’alto, massaggiandomi la coscia.

Mi piace. Ma non deve. È sbagliato. Il suo tocco mi eccita.

È sbagliato.

La sua mano sale ancora, a lambirmi la natica soda e rovente. L’accarezza e ne traccia i profili con dolcezza.

Perché dev’essere sbagliato? Se quello che  proviamo è puro e sincero, perché non possiamo? Che importanza ha se il sangue che ci scorre nelle vene è lo stesso? Quel sangue arde e pulsa, scorre e scalpita alla stessa maniera; della stessa passione! Che differenza fa essere fratelli o totali sconosciuti? Se un legame ci unisce e ci stringe come un indissolubile nastro scarlatto, perché non dovremmo assecondarlo?

«Thor…» Sospiro il suo nome. La sua mano continua a esplorare il mio corpo, che già ha avuto modo di conoscere. Sposta il cuscino perché io sia suo soltanto. Mi scorre sulle anche. Sa che desidero di più. Scende sull’inguine.

È sbagliato.

Fammi godere.

È sbagliato.

Gli fermo la mano, troppo vicina alla mia intimità. Lui è sorpreso.

«No» ansimo. Ma sappiamo entrambi che desidero il contrario.

Obbedisce e si sposta sul mio petto. Mi trae a sé e mi abbandono in quella stretta protettiva. Le sue labbra, morbide e piene, mi baciano la nuca, scostando i fili d’ebano che la ornano.

Non vorrei, ma è così bello. È così dolce

La sua gamba sovrasta la mia e il suo piede la sfrega piano. Lo sento troppo vicino, invadente contro la mia tenera carne. Potrebbe farmi suo quando vuole, ma rammenta la mia richiesta.

Mi pento di averla fatta.

Ma sappiamo entrambi che non dobbiamo. Eppure, mi urge averlo più vicino.

Lascio che mi stringa e aspetto il momento…
 

۞
Your touch used to be so kind
Your touch used to give me life
I’ve waited all this time…

۞




 

Note: Diossantissimo! Decido di pubblicare qualcosa e l'Editor mi fa sclerare in aramaico antico per mettere il font che voglio! Ok, dopo un'ora di litigi col signor HTML, il primo capitolo - un po' d'introduzione, assieme al secondo - di Scarlet Ribbons, una Long di otto capitoli al suo interno suddivisa in "Punto di vista di Loki" e "Punto di vista di Thor".
Spero abbiate apprezzato questa piccola intro e ci seguiate fino a quando la storia si farà più movimentata, anzi: fino alla fine.
La fic e il banner sono miei (Silver) mentre la revisione e la correzione sono di Thunder. La canzone è "Falling Inside the Black", degli Skillet.
Vi invitiamo come sempre a lasciarci un piccolo parere,
al prossimo capitolo.
Un bacio,
Silver <3

 

  
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