Storie originali > Nonsense
Segui la storia  |      
Autore: Adenoide    15/09/2013    1 recensioni
Virginia -Ginny- Centaurea si ritrova coinvolta in un viaggio in Romania alla scoperta della nobile professione del contadino, ma viene inaspettatamente colpita dall'esplosione di una mucca. Da quel momento comincerà a sviluppare strani poteri...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando suo fratello Clark le disse che sarebbero partiti per la Romania tra una settimana, la diciottenne Ginny Centaurea rimase di sasso. Per di più, avrebbero partecipato ad una Farm Experience di una settimana in prima persona, per “entrare in contatto con la natura in maniera costruttiva”, come sosteneva Clark.
-Sì, ma perché anche io?- sbottò Ginny piuttosto contrariata, alzando gli occhi dal suo “Manuale per sopravvivere agli zombie”.
Clark sorrise, sornione. -Non ci sarai solo tu, naturalmente. Ci saranno anche Nathaniel, Johanna ed Elias-.
Ma Ginny non voleva sentir ragioni. -Potrebbe esserci anche la Regina d’Inghilterra nuda a cavalcioni di un unicorno, per quello che mi riguarda. Non se ne parla.- disse, questa volta senza staccare gli occhi dal suo libro.
Clark scoppiò in una fragorosa risata. -Perché proprio la Regina d’Inghilterra?-
Ginny gli scagliò il libro addosso con violenza, per poi scattare a riprenderselo in preda ai sensi di colpa.
Odiava maltrattare i libri. Guardò il fratello minacciosamente, mentre accarezzava la copertina del libro con fare materno.
Era Clark che frequentava quello stupido corso all’Università, Scienze Agrarie Casearie. Voleva diventare un allevatore di mucche (un modo elegante di Clark per dire contadino), con la speranza che il karma gli avrebbe perdonato quello che l’umanità avrebbe causato al mondo di lì a pochi anni. Avrebbe vissuto di ciò che produceva, senza inquinare o sporcare ulteriormente, guadagnandosi i favori della natura e del karma. Ginny pensava che la sua attività sarebbe fallita nel giro di una settimana.
E se per caso, in qualche modo, Clark fosse riuscito a tirare avanti con la sua vita da villico, le sue mucche non l’avrebbero di certo salvato dall’Apocalisse. Poco ma sicuro.
-Sei tu che frequenti quel corso inutile all’Università, per imparare a vivere come il nonno di Heidi. Io non c’entro- Ginny non ci pensò due volte a rendere pubblici i suoi pensieri.
Clark la ignorò clamorosamente e continuò con la sua manovra persuasiva, era abituato a sentire critiche sul suo corso. -Cinque è il numero minimo di persone che servono per partecipare. E io non ho nessun altro, a parte voi quattro. Dovresti saperlo meglio di me- le disse sorridendo colpevole, sicuro di aver colpito un nervo scoperto.
Già, i fratelli Centaurea erano sempre stati emarginati, ognuno per i propri motivi, ma di fatto lo erano tutti e due.
Ginny risentiva particolarmente di questa emarginazione, infatti, quando posò il libro e incrociando le braccia rivolse il suo sguardo a Clark, lui seppe di aver premuto il tasto giusto.
-So già che me ne pentirò- sospirò Ginny.
 
 
A partire dal momento in cui avevano messo alluce a Bucarest, il viaggio era stato un vero e proprio disastro. La guida che avrebbe dovuto accompagnarli fino a Costanza si era persa, e così anche i loro biglietti per il treno, in possesso della guida.
Avevano dovuto quindi chiedere un passaggio fino alla stazione di Costanza, cosa che si era rivelata essere piuttosto difficile.
La gente del posto sembrava parlasse solo rumeno, e nessuno riusciva a capire che cosa volesse questo sbraitante gruppo di stranieri.
Alla fine riuscirono ad ottenere un passaggio, non si sa come, (-IL KARMA!- Inneggiava Clark) da un’anziana coppia di signori rumeni quasi del tutto sordi.
E mentre viaggiavano sul retro di un vecchio pick-up per la sconfinata campagna rumena, si erano chiesti più volte se li stessero davvero portando a Costanza.
Tre ore e dieci fondoschiena dopo, il gruppo aveva definitivamente perso la speranza. Il paesaggio non era cambiato di una virgola, a parte le buche sulla strada sterrata, che si allargavano ad ogni kilometro che percorrevano. Anche il pick-up sembrava stesse per tirare le cuoia, ogni buca che prendeva sembrava l’ultima e i rumori sinistri aumentavano di minuto in minuto.
Il tempo trascorreva, ma la meta non si avvicinava e dopo aver preso in considerazione l’idea, avanzata da Ginny, che i due vecchietti fossero terroristi e li stessero rapendo, i ragazzi avevano escogitato un piano per cercare di fuggire.
Giunti ad una conclusione, ovvero pestare i vecchietti, abbandonarli nella campagna e fuggire col pick-up, il gruppo aveva deciso di mettere in atto il piano.
Ma, con grande delusione di Ginny, non ci erano riusciti.
Mentre cercavano un punto in cui abbandonare i due anziani, avevano sentito il fischio di un treno.
 
Quando finalmente arrivarono alla stazione ferroviaria di Costanza, Ginny era arrivata al limite della sopportazione. Se per la prima parte del viaggio si era tenuta occupata con la sua ex compagna di classe e migliore (unica) amica Johanna Klaus, adesso non le bastava più.
Esplose.
-Per delle capre. Dei bovini. Sto facendo tutto questo per degli stupidi animali con le tette! Appena arriviamo do fuoco a tutto, te compreso Clark, poi abbandono tutto, prendo una pecora e la cavalco fino a Newport, parola mia!- sbraitò Ginny, violacea in faccia.
Quando Ginny perdeva il controllo, spesso e volentieri le cose che diceva erano senza senso, o confusionarie, come si affrettò a farle notare Elias Sanders, un altro ex compagno di Ginny.
-Lo sai vero che capre e bovini non sono la stessa cosa? Sai almeno com’è fatta una mucca?- domandò ironico, mentre scattava delle foto col telefonino.
 -L’unica cosa giusta che hai det… ehm…urlato, è riguardo le tette. E poi non credo che una pecora si possa esattamente cavalc…- ma Elias non riuscì a terminare: Ginny gli aveva appena calciato via il cellulare.
Johanna, che fino a quel momento aveva assistito alla scena impotente, gemendo si portò le mani alla bocca, e lanciò uno sguardo angosciato ad Elias.  
Elias seguì con la testa il panoramico volo del cellullare, e quando questo si schiantò a terra con un sonoro crack, sul volto del ragazzo poteva leggersi autentico dolore, come parte di lui fosse stata distrutta. Sembrava una copia vivente de “L’Urlo di Munch”.
Ginny guardò soddisfatta la sua vittima, i pezzi sparsi per il pavimento.
-Ops- fece Ginny beffarda, fissando Elias.
Come un automa, Elias girò lentamente la testa verso Ginny, una luce assassina negli occhi.
-Si… chiamava… TOFFEE!!- urlò in preda alla rabbia.
Ginny scoppiò a ridere.
-Solo perché tu non sai cosa sia una mucca dovevi prendertela con lei?- Elias era furibondo.
Le risate di Ginny assunsero una vaga sfumatura isterica.
-Ah! Non me lo faccio dire da un ritardato che copula coi cellulari!-
Con le urla che si facevano sempre più acute, i passanti curiosi cominciarono a fermarsi ad osservare e Johanna, rossa d’imbarazzo, decise d’intervenire.
-Ragazzi…- disse debolmente, cercando di dividerli con le braccia. La reazione non fu esattamente quella che lei sperava.
-Sta’ zitta, Johanna!- le ringhiarono contro in coro Ginny ed Elias, prima di riprendere a battibeccare rumorosamente.
Johanna sussultò spaventata e abbandonò i due al loro destino, avvicinandosi a Clark e Nathaniel  che camminavano tranquillamente fianco a fianco, sordi alle urla di Ginny ed Elias, concentrati a cercare un cartello con la scritta “Farm Experience” in mano a qualcuno.
Non ci fu alcun bisogno di trovare cartelli.
Appostato vicino all’uscita della stazione c’era un tizio appariscente, che agitava allegramente una campanella travestito da mucca.
Per arrivare alla fattoria Vacă (mucca in rumeno n.d.a.) dovettero prendere un pullmino, decorato anch’esso come una mucca.
-Per caso dovremo vestirci anche noi come mucche?- chiese Ginny acida, mentre saliva sul pullmino pezzato.
-Certo che no, signorina- le rispose sorridendo la guida travestita da mucca; parlava un buon inglese ma aveva un inconfondibile accento rumeno. 
-Meno male- sbuffò Ginny, -non mi sarei mai vestit…- si interruppe, strabuzzando gli occhi.
Anche i sedili del pullmino erano pezzati.
Tra i commenti stupiti ed eccitati dei suoi compagni, Ginny sentiva di essere l’unica a captare il Male proveniente da quell’ automezzo malato.
Scuotendo rassegnata la testa, Ginny prese posto dietro Elias e si appoggiò stancamente all’inquietante sedile massaggiandosi le tempie.
-Oooh, ma allora lo sai cos’è una mucca, Ginny-, sussurrò Elias, sporgendosi dal poggiatesta del suo sedile.
-Sta’ zitto, stupratore di telefonini- biascicò Ginny ad occhi chiusi.
-Ehi, Ginny! Questi sedili hanno anche le corna! Fortissimi!- fece Clark entusiasta alla destra di Ginny, mentre tastava con curiosità le morbide corna che spuntavano dai sedili.
Ginny decise di rimanere in un dignitoso silenzio, e cullata dalla suoneria muggente del cellulare della guida, che confermava ai superiori l’arrivo degli americani, si addormentò.
 
Ginny si svegliò bruscamente, sbattendo violentemente la testa contro il sedile di fronte.
Il pullmino aveva inchiodato per lasciar passare una mandria di mucche dirette al pascolo… erano finalmente arrivati alla fattoria Vacă e l’odio di Ginny verso le mucche stava raggiungendo l’apice.
 
Una volta scesa dal pullmino, la comitiva (eccetto Ginny) salutò allegra l’autista-mucca, che ricambiò suonando il clacson del pullmino: naturalmente era un muggito.
Ad accogliere i ragazzi c’era una paffuta signora bionda strizzata in una, lo stomaco di Ginny si strinse, salopette pezzata, che si presentò come la Signora Vacă.
-Grazie per avere aderito a nostro programa. Ora io fare vedere cosa voi fare in questa setimana con noi-.
Mostrò loro l’intera fattoria, suddivisa in varie zone, a seconda della necessità e all’ utilizzo delle  mucche.
Ginny fu molto delusa di sapere che non esisteva alcuna sezione “macello”.
Infine li condusse nel cottage in cui avrebbero dovuto alloggiare per una settimana: una specie di casetta di montagna in legno, ovviamente dipinta di bianco con macchie pezzate nere.
Con enorme sollievo di Ginny, l’interno della casetta non era stato dipinto e a parte il divano, non c’era traccia di manto di mucca nel resto della casa.
Una volta sistemate le sue cose nella camera che divideva con Johanna, Ginny si fiondò subito a letto. Non le importava di cenare, e nemmeno di stare con gli altri. Voleva solo che quella settimana passasse in fretta.
 
-MUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!-
Ginny si svegliò di soprassalto.
L’enorme muso di un’enorme mucca sbucò da dietro la tenda della finestra di fronte a Ginny, muggendo furiosamente.
-MUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!-
Johanna, che si trovava esattamente sotto la finestra si svegliò, urlando spaventata.
-M-M-MUCCA!- si alzò di scatto e si gettò sul letto di Ginny, più lontana possibile dalla mucca.
-Buongiorno, morte- mormorò Ginny, sprofondando la testa nel cuscino.
 
Quando il gruppo si riunì fuori dal cottage, non si sapeva dire chi di loro fosse più frastornato.
-Anche voi… stamattina… mucca…- sbadigliò Elias, stiracchiandosi.
-G-già- rispose Johanna, ancora traumatizzata dalla tragica sveglia.
-Ma che ore sono?- chiese Nathaniel, fissando un punto nel vuoto di fronte a lui.
-Sono cinque esatte, giusta ora per mungitura!- fece una voce squillante alle loro spalle, facendoli sobbalzare tutti.
La signora Vacă appariva raggiante nella sua salopette pezzata incrostata di fango.
-Tenere, vostre tute da lavoro- disse, porgendo loro delle salopette identiche alla sua.
Ginny afferrò nervosamente la sua e sbottò: -Ma cos’è, ci dobbiamo confondere con loro? Cos’hanno queste mucche, uccidono gli umani per caso?-
La Signora Vacă inarcò le sopracciglia, sorpresa.
-Può darsi-.
Tutto il gruppo rimase pietrificato dov’era, Ginny compresa, sentendo quella frase.
Chi con la gamba a mezz’aria mentre tentava di centrare la salopette, altri ancora immobili nel tentativo di capire come infilarla. Jody perse l’equilibrio e cadde a terra, incastrata nella sua tuta.
La Signora Vacă scoppiò in una grassa risata.
-Scherzare, scherzare, voi divertenti americani. Con vostri alieni e fantasmi voi credere a tutte balle!-.
Si tirò un sospiro di sollievo generale, ma Ginny sentiva ancora dei brividi freddi lungo la schiena.
Per la mungitura i ragazzi si divisero in due gruppi, ragazzi e ragazze.
Johanna e Ginny si misero in un prato isolato, per avere più spazio, mentre i ragazzi scelsero lo spiazzo vicino alle stalle.
Ginny posizionò il secchio sotto le mammelle dell’enorme mucca.
-Jo, se non ti spiace comincia tu. E’ da ieri sera che non faccio pipì- disse, avviandosi verso l’erba alta, poco più in là.
-O-ok- fece Johanna, ancora segnata dal risveglio di poche ore prima.
Si avvicinò coraggiosamente e cominciò a tirare le mammelle.
Quando la mucca esplose, Ginny stava ancora facendo pipì.
Venne sbalzata all’indietro e finì a gambe all’aria in mezzo al fieno.
 
  "Ciao! Sono Adenoide e questo è il mio primo racconto! Spero vi piaccia (?) e che lo recensiate, NECESSITO delle vostre opinioni. Al momento è un po' lento e i personaggi sono poco caratterizzati, ma dopo dovrebbe ingranare. A presto!"
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Adenoide