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Autore: Joliewithlove    15/09/2013    0 recensioni
Percorrendo la strada verso casa una giovane donna rivede l'uomo che tempo orsono aveva perso.
I suoi pensieri urlano ed il suo cuore sobbalza.
Si può davvero dimenticare il vero amore?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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♦Dall'altro lato della strada♦



La mia dolce compagna di scuola continua a parlare lungo il tragitto che ci porterà a casa.

Singhiozza tra una parola e l'altra, a volte tira su col naso e nelle brevi pause tra un periodo e l'altro sospira.

Cerco di ascoltare il suo dolore, di farla sorridere con qualche battuta davvero pessima, di farla aggrappare a me piuttosto che ad una storia d'amore che con la speranza e un lieto fine non ha nulla a che fare.

Cerco, con tutta me stessa, ma le sue parole spesso le perdo. Le strade sono troppo rumorose per porre massima attenzione alle sue pene o, forse, quelle che sento sono solo le urla dei ricordi.

Succede spesso, anche più volte in una stessa settimana: tutto viene a galla.. all'improvviso. Sono debole, lo sono troppo. Mi ripeto da anni che l'ho superata, eppure, quel peso sul cuore non smette mai di premere.

Penso a lui ed al suo sorriso, a come il suo viso si torceva in una espressione buffa ogni volta che mi scompigliava i capelli, a quanto avrei voluto stringerlo più forte quell'ultima volta che l'ho fatto.

Continua a parlare, incurante della mia disattenzione ed io annuisco di tanto in tanto.

-Anche io provo un dolore del genere qualche volta.- dico, stringendo il cellulare nella mano destra. Vibra. È il mio fidanzato.

-Di che parli?- mi chiede incuriosita. La sua espressione è confusa, stranita, a tratti sbalordita.

Mi sembra quasi di sentire la voce dei suoi pensieri: ''una come te non può soffrire''.

-È solo che se mi chiedessero se gli voglio solo bene risponderei di no.- sorrido -Ami più lui del tuo fidanzato? Sì. Lui è la mia persona, non posso farci nulla.-

La mia amica incurva le spalle: ha capito di chi sto parlando. Parlo spesso del mio migliore amico, d'altronde. Di quel bambino che mi lasciava sempre metà del suo pezzo di torta, di quell'amico che mi aveva sorretta quella volta che credevo di non poter andare avanti, di quell'amore che avevo abbandonato.

-Perchè non ci riprovi, allora?-

Sorrido ancora.

-Sai, io sono egoista. Lo sono in tutto e per tutto, ma con lui non posso esserlo. Non riesco ad esserlo. Potrei tornare e riprovarci con tutte le mie forze, ma il mio amore malato lo travolgerebbe. Soffrirebbe ancora. Preferisco scappare proprio come ho fatto tre anni fa. Ero spaventata da quell'amore improvviso, da quel sentimento così forte che mi spiazzava e mi annientava. Ha sofferto, molto. L'ho distrutto. Me lo ripete sempre, ogni volta che ci sentiamo per caso o per noia.-

-Quindi continui a scappare?- il mio telefono vibra ancora prepotentemente. Non rispondo. Come potrei? Non riescirei a chiamarlo ''amore'', a dirgli ''ti amo''. Non adesso, non oggi. Oggi quelle urla sono troppo forti.

-Sì, ma questa volta non lo faccio per me.

-È maturo.-

-È giusto.-

E lei ricomincia a parlare della sua storia ed io mi sento in colpa nei suoi confronti: non l'ascolto, non posso. Immagino di vederlo ancora, di potergli dire addio per evitare che ancora una volta possa consolarmi fra le sue braccia e con i suoi baci.

Ricordo il suo ti amo, quell'ultimo ti amo detto tra un bicchiere e l'altro di vodka. Ti amo. Così vero da accoltellarmi in pieno petto. Ti amo. Ed eccolo. È lì, dall'altro lato della strada. Come un ciclone che blocca il mio intero universo e mi trasporta con sé. Lo guardo, pensando ''è lui?''.

Sì, lo riconosco dalla camminata, dalle sue innumerevoli cicatrici sulle gambe, dal modo di muovere le braccia tra un passo e l'altro.

Ci fermiamo l'un di fronte all'altro in mezzo alla strada, a dividerci una striscia pedonale.

Si toglie gli occhiali da sole. Mi saluta con un bacio sulla guancia.

-Tutto ok?- dico senza nemmeno accorgermene. È cresciuto: è più alto, più magro e ha un taglio di capelli differente. Non sorride.

-Diciamo di sì. A te?- mente.

-Tutto bene.- mento.

-Hai il fazzoletto di seta che ti porti sempre dietro? Mi sono appena lavato le mani nella fontana.-

Annuisco e glielo porgo.

Si asciuga le grandi mani, totalmente diverse da quelle del mio amico d'infanzia.

Mi ringrazia con un gesto del capo.

-Ciao allora.-

Alza la mano e la porta verso la mia testa. Si blocca e poi indeciso mi scompiglia i capelli. Mi supera. Rimango lì, ferma, per un secondo.

La mia amica mi chiama e la raggiungo sul marciapiede. Stringo il fazzoletto fra le mani.

''Non voltarti.'' mi impongo, ma lo faccio.

Lui mi guarda.

''Addio'' sussurro.

Un'auto divide i nostri sguardi e pochi secondi dopo lui non c'è più.

Proseguo il mio cammino verso casa, odorando il tessuto. Il profumo non è cambiato.

''Dormirò con questo da oggi in poi.'' penso.

Quanto amore può provare una persona? Per quanto tempo può amarne una? Si può sul serio dimenticare la persona destinataci?

Sospiro.

Si può amare in silenzio? Può bastare?

-Lo dimenticherò.- dico decisa alla mia amica, ma in cuor mio so che rifarò questa strada anche domani.

 

 

  
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