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Autore: Ortceps    15/09/2013    0 recensioni
Ho avuto un padre, ma mai un papà e una madre che mi ha amato più di quanto amava mio padre e questo ha fatto si che la sua ira incombesse su di me.
Solo quando l’uovo rosso si è schiuso davanti a me ho dovuto rinunciare alla mia convinzione di morire in quelle segrete, non volevo servire Galbatorix.
Scrivo perché voglio lasciare una memoria di me con inciso tutto quello che subirò, non per essere biasimato come una povera vittima, voglio solamente lasciare un ricordo di chi sono ora prima di cambiare; cambierò e ho paura di diventare come mio padre, ho paura.
Nella mia vita ci sono poche cose belle ed esse mi hanno portato più dolore di quelle brutte.
Un ipotesi di diario di Murtagh che racconta quello che ha dovuto subire nel palazzo del re.
STORIA CONCLUSA
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castigo, Murtagh, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie memorie
Le mie memorie

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Giorno Cinquantesimo  Sera, nelle mie stanze
I Varden avanzano e io mi sposto dal palazzo reale al campo di battagli, questo stanca molto Castigo, ma lui è forte; sento che la mia vita è stravolta, ogni punto fisso mi sta cadendo addosso.
Sto cambiando, sono più rude e scortese, sempre arrabbiato e mi sembra di scoppiare; ieri mi sono accanito contro un soldato, quando mi sono fermato era in fin di vita; nemmeno Castigo è riuscito a fermarmi e ora non ho il coraggio di andare a fargli visita, di chiedere scusa, non voglio; infondo è anche colpa di quell’uomo se sono stato catturato, ma che dico? Non so più a chi dare la colpa, è solo mia, non posso fuggire dalla verità, forse ho sbagliato ha cercarla.
Mi manca Eragon, è mio fratello e l’ho accettato, non credo che lui possa farlo ma è l’unica famiglia che ho; non voglio che soffra per colpa mia, ma nemmeno io voglio soffrire.

 Giorno Sessantatreesimo  Pomeriggio, biblioteca
Oggi sono andato a colloquio col re, lui ha esposto il desiderio che io uccida Nasuada; dopo l’ultimo fallimento dell’esercito imperiale e la tentata uccisione di Saphira con la lancia, di cui ora mi sfugge il nome; il re ha deciso di dare una svolta ha questa guerra.
Mi sono opposto, con diplomazia, altrimenti avrei sortito l’effetto contrario del farlo ragionare.
“Sire, Nasuada è riuscita a farsi seguire dai ribelli, da elfi e nani; grazie all’aiuto del cavaliere, certo, ma vista la sua giovane età è da ammirare; da morta non servirebbe a molto ma se voi riusciste a farle giurare fedeltà sarebbe un’arma a nostro vantaggio”
Non so perché l’ho difesa, forse perché non voglio che altri innocenti muoiano sotto la mia spada; certo, lei non è innocente ma ne ha l’aspetto e mi sentirei comunque in colpa se dovesse morire a causa mia.
Il re ha trovato la mia proposta molto matura e ha accettato, non ha  cantato le mie lodi, no, però so che la mia idea l’ha stupito e eccitato allo stesso tempo; vuole infoltire la sua collezione di servi e Nasuada sarebbe un piccolo ma raro gioiello.

 Giorno Ottantaquattresimo  Sera, segrete
Sto guardando Nasuada svenuta e legata, è stato relativamente facile catturarla; quanto sono sciocchi i Varden, avremmo potuto spazzarli via in quell’unica sera; nessuna protezione magica circondava l’accampamento.
Quando la ragazza si sveglierà rimpiangerà non essere stata più accorta nelle difese magiche, se Galbatorix effettuerà anche solo la metà delle torture che ho subito io, la ragazza non resisterà a lungo.
Ora è meglio che vada, non voglio trovarmi qui al suo risveglio.

 Giorno Ottantottesimo  pomeriggio, biblioteca
Oggi sono iniziate le torture, l’ho sentita gridare contro di me e Galbaorix, ma contro di lui ho gridato anch’io; quando ho poggiato il ferro arroventato sulla sua carne e lei ha urlato le mie vecchie cicatrici, dovute alla stessa tortura hanno gridato con lei.

 Giorno Novantaseiesimo  Notte, nelle mie stanze
Sto iniziando a pensare che forse sarebbe stato meglio se fosse morta; sono andato a trovarla questa sera, l’ho coperta col mantello e abbiamo parlato, io ho parlato lei ha solo ascoltato; ero ubriaco e lo sono ancora.
Forse quello che provo per lei non è pena, forse è amore; mi sono innamorato perché lei è prigioniera come me, forse non posso dire perché mi sono innamorato; l’amore non ha perché….
Scusate le frasi sconnesse ma l’alcol mi fa un brutto effetto.

 NOTA DELL’AUTRICE: Salve, spero che il capitolo anche se corto sia carino.
Ciao, Chiara!

   
 
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