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Autore: Colli58    15/09/2013    4 recensioni
Era una serata importante per Castle, Kate lo sapeva bene: era il coronamento della sua abilità come scrittore, era un traguardo importante...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Un successo di vendite e critica. Un nuovo meraviglioso capitolo della saga di Nikky Heat: un perfetto mix di suspance, passione, umorismo, azione e un pizzico di erotismo arricchisce, con uno scenario estremamente realistico, il ben orchestrato noir di Richard Castle. Si apre una nuova stagione per l’acclamato autore in quello che sembra essere il suo romanzo più completo e maturo.”

 

La critica letteraria aveva adorato il suo ultimo romanzo, le vendite erano salite alle stelle: già nel primo mese aveva raggiunto due milioni di copie vendute nella sola costa atlantica degli stati uniti, ancora non si contavano i numeri reali ma la sua fama stava trascinando al rialzo le vendite di tutti i precedenti capitoli della saga, facendo diventare Richard Castle lo scrittore del momento. La sua casa editrice, completamente travolta da quell’incredibile successo, aveva promosso serate ed incontri nei talk show, incontri che Castle non aveva mai avuto tanta voglia di evitare come in quel periodo. Era andato in tv con il veto assoluto di fare domande sulla sua vita privata. Era una clausola che il suo editor, nonché ex moglie aveva dovuto digerire pena l’assenza dello scrittore stesso, il quale visto il potere commerciale e contrattuale che poteva vantare da quel successo insperato, aveva voluto mettere come prima carta in tavola. Niente discussioni sul suo stato civile, niente riferimenti sulle possibili ragioni, niente frecciate sui suoi legami passati o presenti.

E così dopo settimane assurde, vissute facendo lo slalom tra giornalisti e fans, la sua casa editrice aveva infine organizzato un grandioso party in suo onore, incastrandolo quindi in una di quelle serate per cui si era negato a lungo. Però era una serata importante per Castle, Kate lo sapeva bene: era il coronamento della sua abilità come scrittore, era un traguardo importante.
E lei gli aveva comunicato che non poteva essere presente, che a causa del lavoro non lo avrebbe raggiunto.
Castle aveva cercato di non farle pesare la sua assenza, sapeva che il caso di cui si stava occupando non era dei più semplici, ma del resto nell’FBI non erano mai stati casi elementari da che, un anno prima, aveva deciso di trasferirsi a Washington.
Lei aveva accettato di sposarlo, sì, ma non subito. Si erano trovati un punto di incontro che aveva mediato l’interesse di entrambi e avevano dato il massimo per trovare il modo di stare insieme. Nonostante le fatiche, le cose stavano funzionando a singhiozzo. Al telefono aveva cercato di essere comunque divertente, ridendo sulla libertà che poteva avere e cercando di minimizzare l’importanza della serata. Avrebbe comunque avuto il suo bell’impegno nell’evitare che sua madre si sbronzasse e molestasse gli attempati e danarosi ospiti.
Kate aveva riso alla sua battuta, ma non era certo che lei non avesse percepito il respiro profondo che ne era seguito. Un po’ deluso lo era. Sperava di averla accanto, lei era pur sempre la sua musa e la sua futura sposa.
Castle non aveva mai affrontato con lei un discorso in merito alle apparizioni pubbliche ufficiali, il suo essere agente dell’FBI la rendeva anche meno disponibile al confronto con la stampa e così Castle aveva accuratamente evitato di dire a Gina e a Paula del suo impegno con Kate, generando una serie di infelici illazioni da parte del suo editor, lasciando solo il sospetto che nascondesse qualcosa.
Il sospetto però crebbe e trovò forma e nome nella mente di Gina quando lui chiese di non dover mai discutere della propria vita privata.
A Castle sembrava non interessare molto cosa pensava di lui la stampa, che lo presentava in modo altalenante come lo scapolo meno disponibile sulla piazza e un uomo disinteressato al mondo femminile, ormai disgustato dagli eccessi del passato. Queste furono le speculazioni migliori fino all’uscita della sua ultima fatica: i giornalisti avevano dimenticato per un po’ i pettegolezzi per dedicarsi alle recensioni del suo libro.
Nonostante tutto la sua vita privata non era certo da prima pagina: con Kate si vedevano appena riuscivano, lui la raggiungeva a Washington anche solo per rassettarle la casa e poterla tenere stretta a sé per una notte, fare l’amore e coccolarsi nei giorni di calma.
Tutti e due avevano avuto momenti difficili, la lontananza e la solitudine li avevano spesso fatti litigare per inezie, ma se n’erano sempre accorti, riuscendo a capirsi. Consapevoli di essere messi a dura prova dalla distanza e dalla stanchezza fisica, avevano tenacemente superato l’anno e entrambi si erano detti fiduciosi nel continuare.
Kate aveva sospirato seduta sulla sua poltrona di seconda classe sul volo delle 19.30 per new York City, sapendo che sarebbe arrivata tardi, divorata comunque dall’ansia di tornare da lui, tornare per vedere i suoi occhi scoprirla all’ingresso della sala. Aveva organizzato tutto: un salto a casa, una doccia veloce per poi indossare l’abito che lui aveva lasciato nel guardaroba. Lo aveva comprato comunque, glielo aveva detto due sere prima, fiducioso che ci sarebbero state altre belle occasioni. Si era chiesta quanto Castle adorasse comprarle abiti per eventi a cui normalmente lei non partecipava, forse lo faceva solo per la stretta necessità di sognare fino all’ultimo di averla accanto a sé.
E ore prima aveva pensato a lungo a quel tentativo da parte del suo uomo di dissimulare la delusione, ancora quando seduta nel suo ufficio si tormentava sulla scelta da fare. Aveva guardato la foto che teneva sul suo telefono e aveva sentito la stretta al cuore che l’aveva fatta capitolare.
Il caso era chiuso, il serial Killer preso e la città poteva vantare un maniaco pedofilo di meno in circolazione.
Ma aveva comunque ucciso 5 bambini e il bilancio delle perdite era troppo negativo per rallegrarsi.
Così aveva guardato i visi di quei cinque bambini archiviando i documenti. Cinque creaturine che avevano potuto essere figli suoi.
Aveva quindi preso la decisione di partire, informando il suo superiore della sua scelta repentina. Si era giustificata dicendo che c’era qualcuno che doveva incontrare urgentemente. Non lo avrebbe lasciato solo in quella serata così importante. Quante volte era stato presente e aveva gioito con lei delle sue vittorie professionali? Quante volte Castle aveva elogiato le sue abilità sia privatamente che pubblicamente? Non le contava più, ma era chiaro che lei doveva stargli accanto in un momento così felice della sua carriera, e non solo. Era venuto il momento di dare una svolta alle loro vite, ora ne aveva la certezza.
E per come si era augurata in quel pazzo momento in cui aveva deciso di scombussolare tutto, le cose stavano andando secondo i piani. Quando era arrivata al loft, Castle, Martha e Alexis erano già usciti. Così aveva fatto tutto in modo molto rapido, prendendosi solo un attimo di tempo per sentire l’odore di casa. Aveva accarezzato le giacche degli smoking che Castle aveva lasciato appesi fuori dagli armadi e si era persa affondando il viso nella sua camicia.
Una volta pronta aveva indossato il suo anello di fidanzamento e si era lasciata il loft alle spalle prendendo l’ascensore. Aveva chiesto al portiere di chiamargli un taxi ma l’uomo aveva negato con uno sguardo divertito.
“No, madame Beckett, per lei stasera niente taxi. Le chiamo una macchina, non può arrivare alla festa del suo compagno con un banale taxi.”
Kate aveva sorriso e il portiere aveva fatto un cenno con la mano. “Dieci minuti e ha una macchina per lei.”
 
La macchina ora era ferma davanti al sontuoso hotel da qualche minuto, si decise a scendere e con eleganza, ma a passo spedito, entrò cercando di non farsi notare troppo dai fotografi. Si avvicinò all’ingresso della sala dove bodyguard e inservienti si affaccendavano.
“Il suo nome?” Chiese il concierge che si occupava degli invitati.
“Katherine Beckett” rispose senza guardarlo, ma scrutando verso l’interno.
Il ragazzo scorse la lista con attenzione e scosse il capo. “Mi dispiace signora, non è sulla lista.”
Paula la notò ferma davanti all’ingresso ma non si avvicino. Kate incrociò il suo sguardo di sfida malizioso, quasi divertito da quell’inconveniente, ma a Kate la sua alterigia non faceva alcun effetto. Si voltò con gentilezza verso l’inserviente e disse:
“Provi nella lista della famiglia.” Il ragazzo annuì confuso e poi sorrise imbarazzato quando trovò il suo nome sulla lista da lei segnalata. “Mi scusi signora, non immaginavo…”
Lei ricambiò il sorriso cortese ed entrò con decisione nella sala, sfidando apertamente lo sguardo di Paula. “Famiglia…” mormorò passandole accanto e mostrandole la mano con l’anello.
Si morse il labbro. No, non avrebbe dovuto farlo, non senza parlarne con Castle. Però detestava Paula con quel suo ghigno schizzinoso e non c’erano ragioni per negare l’evidenza di quell’anello al suo dito soprattutto alla luce delle sue ultime decisioni. Sperò ardentemente che schiattasse di rabbia e che corresse da Gina, così da farla partecipe della sua nuova rivelazione, anche se questo avrebbe scaturito un vero putiferio alla Black Pown. Non capiva come mai Gina continuasse a proporre Rick come lo scapolo da accalappiare, soprattutto quando lui aveva abbandonato la mondanità. Osservò con la coda dell’occhio i movimenti della donna che come aveva previsto, fece proprio quello che si era aspettata da lei. “Prevedibile” si disse con un sorriso vittorioso.
Sgomberò quindi la mente da quegli stupidi giochetti e si fermò in mezzo alla sala alla ricerca di Castle. Lo trovò attorniato da diverse persone e con Alexis al suo fianco. Era diventata una donna bellissima e amabile, e probabilmente stava sostenendo controvoglia il padre nel ruolo che doveva spettare a lei. Quando si mosse cercando di evadere da quel gruppetto di invitati poté vederlo meglio. Rimase a bocca aperta. Era bellissimo nel suo elegante smoking nero, aveva anche tagliato i capelli ed era leggermente abbronzato. Lo trovò anche più sexy di quanto l’aveva immaginato, forse era a causa delle luci ed il vestito… oppure per il semplice fatto che non vedeva l’ora di riabbracciarlo.
Si fece coraggio cercando di attirare la sua attenzione ma la prima ad accorgersi di lei fu Alexis che le sorrise radiosa, strattonando il padre per un braccio.
Quando la vide i suoi occhi si spalancarono per lo stupore.
Lasciò il braccio della figlia e si diresse a grandi passi verso di lei, con un sorriso dolce e gli occhi puntati nei suoi come a voler trattenere un sogno, nel timore che se li avesse chiusi lei fosse scomparsa.
Quando arrivò davanti a lei le emozioni ebbero il sopravvento in entrambi. Si sorrisero senza dire una parola, bastavano i loro sguardi.  Castle la prese per le mani attirandola a sé. L’abbracciò dolcemente regalandogli una stretta decisa quando sussurrò al suo orecchio: “Credevo non potessi venire…”
“Non potevo mancare Castle.” Rispose a sua volta sorridendo imbarazzata per quella calda accoglienza davanti a tutti. Lui continuò a stringerla per alcuni secondi appoggiando il viso a quello di lei. Si sorrisero di nuovo. Un bacio sarebbe stato troppo per lei in quel momento e Castle se ne accorse, limitandosi a far scorrere le dita sulle sue braccia nude fino a riprendere le sue mani. Si allontanarono di qualche centimetro lasciando la possibilità al suo uomo di ammirarla da capo a piedi. “Sei straordinaria.” Alzò la sua mano sinistra e vi posò un bacio galantemente, felice nel notare il suo anello al dito.
“Vieni…” le disse senza perdere il sorriso e guidandola verso i tavoli della cena, dove sua madre stava seduta chiacchierando con Lanie.
Lei si lasciò guidare senza perdere il contatto con la sua mano, stretta a quella di Castle con forza.
Martha reagì come suo solito, alzandosi e allargando le braccia in un abbraccio materno. “Splendida creatura, come è bello rivederti!” Esclamò accarezzandola come una figlia.
“Grazie Martha, ti trovo bene…” riuscì a dire mentre la donna gli posava due baci sulle guance.
“Oh, sai che adoro queste serate! E poi è la volta buona che Richard passa dallo stato di milionario a quello di miliardario, chi lo sa?” Ammiccò divertita. Martha era già su di giri. Kate rise travolta dagli abbracci degli amici, da Alexis, Lanie, Esposito e Ryan. La famiglia era riunita al tavolo di Rick, insieme al sindaco Weldon e ad alcuni dei suoi amici scrittori, intervenuti per celebrare il suo successo in una strana mescolanza di rispetto e invidia. Castle era raggiante e lei, una volta scambiato un saluto con tutti, lo ritrovò accanto a sé, con un bicchiere di champagne in mano.
“Ci vuole un brindisi!” Esclamò Martha non perdendo tempo.
Kate sorrise annuendo. “Eccome, dobbiamo brindare a Kate e a questa splendida rimpatriata!”  Castle la prese per la vita con un braccio e la avvicinò un po’ di più. “Non dovremmo brindare al tuo successo scrittore?” Lo riprese lei con uno sguardo malizioso. “Anche a quello sì…” gli sussurrò lui appoggiando le labbra alla sua tempia. “Ma è così bello averti qui che ora mi importa poco.”
“Tutto ad un tratto sei diventato modesto?” Lo schernì bonariamente. “Oh, no! Solo non speravo...” Castle deglutì emozionato. Lei lasciò che il calore del suo respiro la facesse rabbrividire. Si erano mancati molto nelle ultime due settimane. Inspirò forte appoggiandosi a lui. Ora stavano dando le spalle alla sala, e nessuno aveva ancora disturbato quel momento magico, ma il suo uomo doveva fare gli onori di casa e prima o poi avrebbe dovuto lasciarlo andare. La serata era ancora lunga e ne avrebbe tratto altri momenti con lui. Brindarono e chiacchierarono amabilmente, ridendo e godendo della compagnia reciproca. Altre persone si avvicinarono, cercando di salutare Caste, ma lui sembrò non volersi allontanare da lei.
“Hai cenato?” Chiese premuroso quindi facendola accomodare al tavolo. Lanie si sedette accanto a lei, pronta a inondarla di domande e con Martha alle sue spalle. “Oh avanti, portiamo qualcosa di buono per questo splendore.” Aggiunse la donna avviandosi verso un cameriere con decisione.
Castle vide Paula schioccargli un’occhiataccia indispettita e lui assunse un’espressione buffa e inorridita allo stesso tempo. “Eh devo lasciarti per qualche minuto…” mormorò non contento.
“Castle?” Lo fermò. Lui la guardò con aria interrogativa. “Devo dirti una cosa…” disse imbarazzata e tesa.
“Ora?” Chiese lui stupito.
“Si, riguarda Paula. Ho fatto una cosa prima…” Kate si sentiva un po’ sciocca. Aveva fatto quel gesto in modo impulsivo e forse ora Castle avrebbe dovuto sopportare qualche ira funesta della sua editor e della sua PR, era il caso di dirglielo.
“Wow, se devi arrestare Paula, approvo incondizionatamente!” Rispose divertito e lei annuì trovandosi d’accordo. “Non mi dispiacerebbe ma si tratta di un’altra cosa…”
Castle annuì. “Ok, vieni di là in terrazza con me?” Le disse allungandole la mano. Lei annuì e i ragazzi fischiarono. “Bella ragione per appartarsi Beckett!”
Tutti risero e lei si voltò con sguardo ferino. “Zitti voi!”
Esposito annuì dando una gomitata a Ryan. “L’FBI non l’ha fatta certo diventare più tenera.”  Ryan rise e Lanie diede a Javier un colpo sul braccio. “Piantatela voi, siete peggio di due vecchie comari.”
 
Quando raggiunsero la terrazza, Castle bloccò la porta dal di fuori. “Nessuna interferenza…” rispose sotto lo sguardo stupito di Kate mentre spostava con noncuranza una piccola fioriera.
“Credo di aver fatto una cosa stupida. Prima all’ingresso…” Castle non la lasciò parlare, rapendo le sue labbra in un bacio morbido e dolce. Lei non si ritrasse. Passò la mano tra i suoi capelli lisci rispondendo al bacio con altrettanta irruenza. Quanto le era mancato, quanto lo stava desiderando, andando a fuoco solo per un bacio.
“Castle…” mormorò debolmente sulle sue labbra. “Ho mostrato l’anello a Paula. Lei e Gina sanno del fidanzamento…”
“Cosa?” Replicò Castle allontanandosi di qualche centimetro, ma dedicandosi al suo collo.
“Il concierge non mi ha trovato sulla lista e Paula stava gongolando…” si giustificò lei mentre Castle continuava imperterrito a lasciarle una scia di baci sul collo e la clavicola.
“Sei nella famiglia…” Rispose lui, stringendole la vita. Kate sembrò che il suo uomo non avesse percepito il vero problema.
“Lo so, gliel’ho suggerito e lui mi ha fatta entrare. Ma...”
Lui abbandonò il suo collo e la guardò negli occhi. “Scusa, Paula non ti voleva far entrare?” Chiese indispettito. Kate annuì ma cercò di minimizzare. “Forse voleva solo prendersi gioco di me. Però quando sono entrata le sono passata volontariamente accanto e le ho mostrato l’anello, sussurrandole famiglia…” disse cercando di chiarire il punto. Non gli importava che Paula si fosse comportata male, ma che lei e Gina ora sapevano del loro impegno. Lo sguardo di Castle si aprì in un sorriso radioso. La strinse ancora di più a sé con un braccio e con l’altro prese la mano sinistra di Kate alzandola. “Gli hai mostrato l’anello…” disse con serietà.
“Sì” mormorò Kate mordendosi le labbra.
“Sei stata grande!” replicò divertito tornando a baciarla.
Kate sorrise sulle sue labbra. “Ora che succederà?” Chiese infine, dubbiosa. Castle sembrò pensare.
“Tu cosa vuoi che succeda?” Chiese di rimando appoggiando la fronte alla sua.
Kate sospirò. “Credo di volere che accada…” rispose stringendo la sua mano. Le pupille di Castle si dilatarono fino a fare diventare i suoi occhi due pozzi scuri per l’eccitazione e lo stupore.
“Credo di volere che tutto questo accada…” aggiunse giocherellando con l’anello.
Castle la strinse a sé, impreparato alla forza di quelle parole. Chiuse gli occhi e inspirò forte cercando di non essere soggiogato dalle emozioni. Lei era tornata a New York per dirgli che desiderava concretizzare la loro unione? Era così bello che gli sembrava un sogno. Si sentì stupido per aver passato gli ultimi due giorni a crogiolarsi nella delusione di non poterla vedere, di non poterla tenere al proprio fianco in un momento così importante.  La sue decisione spazzò via le esitazioni degli ultimi giorni e dette un senso concreto a quell’anno di fatiche e di attesa.
“Già averti qui mi sembrava il regalo più bello di sempre. Natale deve avere cambiato giorno dell’anno, perché questo è un regalo anche più bello del primo…” mormorò completamente rapito.
Kate gli accarezzò il viso liscio. Era perfettamente rasato e la pelle era morbida. “E’ stato un anno difficile, soprattutto per te. Non voglio ripeterlo.” Rispose piano. La fronte di Kate si corrucciò.
Castle scosse il capo. “Ne è valsa la pena se questo è il risultato. Però mi chiedo… cosa è accaduto per farti arrivare fin qui.” Stava parlando in modo figurato, non certo di distanze fisiche e Kate trovò la riposta senza fatica, stava urlando nel suo cuore. Si appoggiò alla balaustra della terrazza, mentre Castle stava diritto davanti a lei, con ancora la sua mano stretta nella propria.
“Il caso che ho seguito, sai quello del serial killer…” Lui annuì lasciandola parlare. “Non ti ho detto una cosa, era un pedofilo, ha ucciso 5 bambini tra i 6 e gli 8 anni. So quanto sei sensibile quando si tratta di bambini in pericolo, così ho evitato di parlartene.” Spiegò partendo dal principio.
Castle annuì. “Già, mi impressionano le violenze sui piccoli, mi fanno andare in bestia…” mormorò capendo il dubbio di Kate.
“Quei genitori… potevo essere una di quelle madri… Mi ha dato molto da pensare.” Kate si passò una mano sul viso, evitando lo sguardo di Rick su di sé, si sentiva troppo vulnerabile in quel momento, ma doveva dirgli cosa provava e perché era corsa da lui. “Credo di essere pronta a volere qualcosa di più. Voglio una vita piena, e la voglio con te.” Finì inspirando di nuovo e alzando gli occhi sul suo uomo fermo davanti a lei. I loro occhi si incrociarono. Castle era di nuovo senza parole, la sua respirazione era accelerata e la mano saldamente allacciata alla sua.
“Kate…” riuscì a dire solamente. Lei lo accarezzò di nuovo. Lo tirò a sé appoggiando la testa alla sua spalla. La mano di Castle premette sulla sua schiena, trattenendola in un nuovo abbraccio.
Lei scosse il capo. “La tua sorpresa mi fa pensare che stavi per perdere le speranze!” Ironizzò per rompere il silenzio che si era creato.
Lui tornò a guardarla. “No, non avevo perso le speranze, ma non credevo che ci stessi nemmeno pensando…”
“Ti dispiace?” Chiese lei sorpresa.
“Stai scherzando vero? Lo desidero da tempo.” Rispose Castle. “Lo desidero da sempre.” Si prese qualche secondo per guardarla ancora negli occhi, per leggere la sua anima alla ricerca della verità e poi sorridendo tornò a baciarla con passione.
“Ogni minuto di quest’ultimo anno ho pensato al giorno in cui mi avresti detto il sì definitivo. Nemmeno nei miei sogni più rosei era così bello. Grazie, mi hai reso l’uomo più felice del pianeta.” Sussurrò sulle sue labbra.
Rimasero abbracciati qualche minuto ancora, avvolti dalle luci della città.
“Quindi ora dovremmo scegliere la data?” Chiese Castle, giocherellando con il ricciolo di capelli che ricadeva sulla spalla di lei.  “E io chiederò di poter tornare a New York…” aggiunse lei togliendo il rossetto dal viso di lui con un polpastrello. “Però credo che dovremmo cominciare col tornare in sala. Sospetto che ti stiano cercando…” Kate indicò la porta bloccata del terrazzo mentre un inserviente cercava di aprirla. Alle spalle di quest’ultimo, Gina gli stava lanciando sguardi di fuoco, era probabilmente molto arrabbiata per la sua improvvisa sparizione.
“Oh! Sospetto più che legittimo temo…” replicò ridendo.
“Non è bello che ti imboschi così alla tua festa, ha ragione Esposito!” Disse guardando divertita la scena. “Beh, se la festa è mia posso fare quel che desidero.” Replicò mentre di incamminavano lentamente verso la porta della sala. Entrambi guardarono la fioriera traballare sotto la pressione degli inservienti. Castle allungò la mano di nuovo verso Kate e lei gliela afferrò.
“E’ difficile?” Chiese Kate guardando la folla che si stava accalcando incuriosita verso la terrazza. Un cameriere spuntò da una porticina di servizio e si scusò con loro andando a occuparsi della fioriera.
“No. Guardali con la stessa sicurezza con cui affronti un interrogatorio. Cenerentola ha sconfitto la strega cattiva e sta per sposare il principe, non deve avere certo timore di un paio di fotografi. Ti adoreranno.”
Lui la baciò nello stesso istante in cui l’inserviente liberò la porta finestra, aprendola agli invitati.
 
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Visto il fiume di splendido zucchero che sta invadendo felicemente questo forum dopo la fine delle vacanze, infervorati dai pochi giorni che ci dividono dalla season premiere, ho deciso di partecipare anche io con un cubetto di zucchero. 

Ps: Considero una libera citazione alla splendida shot "Mano nella mano" di 1rebeccam l'idea delle loro mani unite lungo tutto lo svolgersi della shot.

  
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