15/09/2013
5 recensioniFinale Alternativo di Clannad: After Story
Insieme, ora e per sempre.
- Ti voglio bene, Papà.
- Anche io ti voglio bene ...
- Ushio?
La fragile bambina di colpo cadde senza vita tra le braccia del padre, proprio dopo che lui, dopo 7 anni, era riuscito a dirle per la prima volta che le voleva bene e che non era sola. 7 anni che la povera Ushio aspettava quelle parole, come se non aspettasse altro dalla vita, come se desiderasse solo quello e, una volta finalmente sentite, potesse raggiungere la madre in Paradiso. Quasi 12 mesi di febbre, ha resistito, ha sofferto, ma nonostante il suo corpo fragile era forte, più di quanto Tomoya, Sanae e Akio potessero immaginare, e ora era pronta per abbandonare il mondo e dire a Nagisa che Tomoya, suo padre, il marito di lei, era cambiato, aveva trovato un senso alla sua vita e, finalmente, aveva trovato quel qualcosa che potesse proteggere, quel qualcosa così tenero e fragile che lo rendeva felice. Era questo il suo scopo di essere venuta al mondo, rendere felice suo padre, fargli trovare il senso della vita e donargli l'amore che un tempo la sua amata Nagisa gli dava.
Tomoya la chiamava, diceva il suo nome, la scuoteva, le diceva: "Dai Ushio torniamo a casa", "Dai piccola ti cucino il tuo piatto preferito", "Ushio, Ushio, rispondi ti prego!" ma invano, continuava a riprovare nonostante avesse capito che tra le braccia aveva solo un corpo senz'anima, che la sua anima ora era altrove. E mentre i candidi fiocchi di neve cadevano, allo stesso tempo delle lacrime calde e piene di dolore scendevano tra le guance di Tomoya. Ora che avrebbe potuto fare? Era rimasto solo, di nuovo. Sua madre era morta, la sua amata non c'era più, non aveva più il lavoro, gli amici erano chissà dove a realizzare i loro sogni e ora anche la sua piccola bambina l'aveva abbandonato, abbandonato in questo mondo, in questa città, dove non c'era spazio per lui e la sua felicità, oramai l'aveva capito. Nonostante avesse trovato la felicità in Nagisa e Ushio, la città l'aveva lasciato comunque solo: solo a vedere sua moglie che le moriva davanti, solo ad osservare la figlia che le cadeva tra le braccia, dopo che dopo tanto tempo era riuscito a dirle "Ti voglio bene", solo ad affrontare tutto ciò, solo a vedere la cosa che avrebbe dovuto proteggere abbandonare il mondo davanti ai suoi occhi, solo a dover continuare ad andare avanti, come se nulla fosse successo. Ma no, lui sarebbe potuto andare avanti solo una volta, e quella volta era quando Nagisa, prima della sua morte, gli donò una bambina da crescere e amare. Ma ora che manco Ushio c'era più, perché sarebbe dovuto continuare ad andare avanti? Aveva perso tutto, non aveva più niente.
E così, dopo che rinunciò a provare a chiamarla e a parlarle, si asciugò le calde lacrime, prese in braccio il corpo senza vita, si girò sorridendo verso i primi raggi del sole e cadde per terra, attudito dalla candida neve che si trovava e che continuava a scendere imperterrita. Strinse ancora più forte il corpo di Ushio, sorrise mentre scendevano le ultime lacrime e rimase lì, osservando la neve che scendeva dal cielo, proprio da dove il sole emanava i suoi raggi luminosi, e tra se e se disse mentre veniva sopraffatto dalla neve e dal freddo:"Nagisa.....Ushio..... ora, finalmente, potremmo stare insieme" .
Passarono più o meno 15-16 ore, quando lo spazzaneve riuscì a togliere il mucchio di neve che copriva la strada. C'era uno strano silenzio, tranne che per i pianti colmi di dolore che provenivano da Sanae e Akio quando i vigili del fuoco sollevarono i corpi senza vita di Tomoya e Ushio.
- Anche io ti voglio bene ...
- Ushio?
La fragile bambina di colpo cadde senza vita tra le braccia del padre, proprio dopo che lui, dopo 7 anni, era riuscito a dirle per la prima volta che le voleva bene e che non era sola. 7 anni che la povera Ushio aspettava quelle parole, come se non aspettasse altro dalla vita, come se desiderasse solo quello e, una volta finalmente sentite, potesse raggiungere la madre in Paradiso. Quasi 12 mesi di febbre, ha resistito, ha sofferto, ma nonostante il suo corpo fragile era forte, più di quanto Tomoya, Sanae e Akio potessero immaginare, e ora era pronta per abbandonare il mondo e dire a Nagisa che Tomoya, suo padre, il marito di lei, era cambiato, aveva trovato un senso alla sua vita e, finalmente, aveva trovato quel qualcosa che potesse proteggere, quel qualcosa così tenero e fragile che lo rendeva felice. Era questo il suo scopo di essere venuta al mondo, rendere felice suo padre, fargli trovare il senso della vita e donargli l'amore che un tempo la sua amata Nagisa gli dava.
Tomoya la chiamava, diceva il suo nome, la scuoteva, le diceva: "Dai Ushio torniamo a casa", "Dai piccola ti cucino il tuo piatto preferito", "Ushio, Ushio, rispondi ti prego!" ma invano, continuava a riprovare nonostante avesse capito che tra le braccia aveva solo un corpo senz'anima, che la sua anima ora era altrove. E mentre i candidi fiocchi di neve cadevano, allo stesso tempo delle lacrime calde e piene di dolore scendevano tra le guance di Tomoya. Ora che avrebbe potuto fare? Era rimasto solo, di nuovo. Sua madre era morta, la sua amata non c'era più, non aveva più il lavoro, gli amici erano chissà dove a realizzare i loro sogni e ora anche la sua piccola bambina l'aveva abbandonato, abbandonato in questo mondo, in questa città, dove non c'era spazio per lui e la sua felicità, oramai l'aveva capito. Nonostante avesse trovato la felicità in Nagisa e Ushio, la città l'aveva lasciato comunque solo: solo a vedere sua moglie che le moriva davanti, solo ad osservare la figlia che le cadeva tra le braccia, dopo che dopo tanto tempo era riuscito a dirle "Ti voglio bene", solo ad affrontare tutto ciò, solo a vedere la cosa che avrebbe dovuto proteggere abbandonare il mondo davanti ai suoi occhi, solo a dover continuare ad andare avanti, come se nulla fosse successo. Ma no, lui sarebbe potuto andare avanti solo una volta, e quella volta era quando Nagisa, prima della sua morte, gli donò una bambina da crescere e amare. Ma ora che manco Ushio c'era più, perché sarebbe dovuto continuare ad andare avanti? Aveva perso tutto, non aveva più niente.
E così, dopo che rinunciò a provare a chiamarla e a parlarle, si asciugò le calde lacrime, prese in braccio il corpo senza vita, si girò sorridendo verso i primi raggi del sole e cadde per terra, attudito dalla candida neve che si trovava e che continuava a scendere imperterrita. Strinse ancora più forte il corpo di Ushio, sorrise mentre scendevano le ultime lacrime e rimase lì, osservando la neve che scendeva dal cielo, proprio da dove il sole emanava i suoi raggi luminosi, e tra se e se disse mentre veniva sopraffatto dalla neve e dal freddo:"Nagisa.....Ushio..... ora, finalmente, potremmo stare insieme" .
Passarono più o meno 15-16 ore, quando lo spazzaneve riuscì a togliere il mucchio di neve che copriva la strada. C'era uno strano silenzio, tranne che per i pianti colmi di dolore che provenivano da Sanae e Akio quando i vigili del fuoco sollevarono i corpi senza vita di Tomoya e Ushio.
"Finalmente potremmo stare insieme".
Written by: Camelya_
Angolo dello scrittore:
Ohh salve a tutti! Questa è la mia prima fiction che posto su Efpfanfic! Come avrete letto, questa è una rivisitazione del finale di Clannad-After Story. Perché l'ho scritto? Per il semplice motivo che il finale di Clannad, nonostante adori questa serie, non mi è piaciuto per niente! E quindi mi è venuto in mente di ideare un finale alternativo, che mi soddisfacesse, che mi facesse pensare "così doveva finire", e utilizzando la mia fantasia mi è venuto fuori questo! Che ve ne pare? Mi raccomando fate una recensione di questo testo, accetto critiche sia positive che negative (non mi offendo, anzi miglioro sentendo i pareri altrui). Mmmh...direi che come primo "commento" penso che possa bastare (o forse no...). Vabbhè in ogni caso leggetelo, commentate e fatelo conoscere! Spero che vi sia piaciuto!
Un bacio, Camelya_
Un bacio, Camelya_