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Autore: Alicya20    15/09/2013    0 recensioni
nfilai la chiave nella serratura, cercando di controllare il tremolio delle mani che non mi permettevano di attivare il meccanismo.*Stoc*. Era andata, la porta si era aperta.
Mi lanciai sul letto, con una grazia che penso solo un elefante sarebbe stato in grado di egualiare.Lasciai cadere le scarpe per terra e iniziai a pensare. Pensare al passato. Un sorriso involontario si fece spazio sul mio viso stanco.” Non ci posso credere, ahahha se sapesse che gli sono andata dietro fino alla 5° superiore. Meglio che non lo sappia va.” Mi cambiai velocemente e spensi la luce. Quella notte, dopo tanti anni avevo sentito di non essere più sola finalmente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Punto di vista di Alex.

 

Londra, 3 Novembre 2012.

- Non era destino...- Continuavo a ripetermelo, forse sarei riuscita a convincermi, o meglio speravo di riuscirci; in fondo lo avevano superato in tante: “il primo amore” le prime farfalle nello stomaco, il primo bacio, le prime delusioni, le prime sofferenze.

Eppure sentivo , pur non avendo avuto nessun' altro, che era diverso. Che il legame far noi due era troppo profondo, troppo viscerale per rompersi così.

Ma tutto questo non mi confortava. Il dolore c'era, era reale e percepivo che non se ne sarebbe andato facilmente.

 

9 anni dopo.

 

- And my armor, is made of steel, you can’t get in
I’m a warrior
And you can never hurt me again

Nooo oooh yeaaah yeaah

You can never hurt me again! -

 

Una folla di applausi esplose sotto il mio ultimo acuto. Non avrei mai immaginato che avrei vissuto tutto questo, che il mio sogno un giorno sarebbe diventato realtà. Cantare era sempre stata la mia passione fin da piccola e anche se tutti mi dicevano di non credere troppo nei sogni io non avevo mai smesso di farlo: ed eccomi qui una cantante, forse ancora inesperta, ma una cantante: il mio lavoro.

Non mi era mai importata la fama, l'unica cosa di cui avevo bisogno era un pubblico, qualsiasi, per gridare al mondo i miei pensieri, le mie credenze e chi avrebbe voluto sarebbe stato libero di seguirmi.

Ma anche se tutto questo mi rendeva felice, non si trattava di un sentimento duraturo, perché scesa dal palco la magia finiva e tornavo ad essere la solita ragazza impacciata di sempre. La solita ragazza incompleta.Vuota. Sola. Ovunque mi girassi vedevo una coppia felice, che si teneva per mano e che scherzava e rideva insieme, così guardandoli mi divertivo a fantasticare, sì a fantasticare sulla loro vita, sui loro sogni, sul loro futuro insieme; di quando sorregendosi l'un l'altro avrebbero affrontato le difficoltà della vita, di quando ormai vecchi avrebbero esalato il loro ultimo respiro.Insieme.

Ma io non potevo permettermi tutto questo.

Io ero sola.

 

Punto di vista di Vincent.

 

- Jeremy, ma chi canta sta sera nella sala grande?-

-Non saprei, è una. Non so il suo nome ma non è male-

- Non è male per niente. E' forte!-

- Già...Vabbhe Vins io vado a farmi una birretta, ho finito il turno oggi, a domani scroccone!-

- Cretino! A domani! Stai attento perché io non ti raccolgo! -

- Certo! Ahahahah -

 

Che strano, eppure quella voce mi era familiare. “No, non può essere lei, eppure...”

Poi decisi: dovevo scoprire chi possedeva quella voce, tanto alla sala macchine non avrebbero avuto bisogno di me per un po'.Aprii la porta con la solita facilità di sempre, ormai quell'insuslso pezzo di legno cigolante non aveva più segreti per me.”Non ci posso credere”Non era possibile: Alex. Sì quella ragazza era Alex.Ii ricordi mi percorsero la mente come in un cortometraggio e ad un tratto, come se qualcuno avesse soffiato la polvere che nascondeva i miei ricordi, tutto mi tornò in mente: Il primo bacio, la prima cotta, il litigio: tutto quanto.Non era cambiata di molto, aveva i soliti capelli sbaruffati e disordinati, comportamento tipico dei suoi intrattabili ricci, i soliti occhi grandi e la sua solita luce che la differenzialva dalle altre. Era bellissima, la era sempre stata.

 

Punto di vista di Alex.

 

-Grazie a tutti, siete un pubblico fantastico, spero di averevi fatto divertire sta sera, Buona notte! -

 

-Sei stata fantastica Al, grande serata! A domani! Buonanotte ugola d'oro!-

-Certo Matt, ahahaha. Grazie a voi! Buonanotte a doma...-

 

Non riuscii a terminare la frase che mi ritrovai addosso ad unomo in divisa, non era possibile anche lì. Anche in crociera dovevo farmi riconoscere. Che nervi! Che figura!

 

-Oh mio dio, mi-mi dispiace, i-io non volevo, mi creda davvero è che questo vestito è lungo e...-

-Hei, respira. Tranquilla non è successo nulla, ahahahah-

 

Non avevo ancora alzato lo sguardo per l'imbarazzo. Non avevo ancora scoperto chi era stata la mia ennesima vittima, eppure quella risata.

 

-Vins, Vincent Kallingate! Oh mio Dio, quanto è passato, ahahahaha-

- Nove anni, nove lunghi anni, ahahah-

- Parli come se fossi vecchio, ahahah-
-Ebbe, gli anni si fanno sentire-
- Vins, hai 21 anni: non sei vecchio. E stai tranquillo che i tuoi capelli non ti diranno ancora “Addio”-.

La serata passò in un attimo tra ricordi e serate, ma arrivò il momento dei saluti.
-Ti riaccompagno in stanza?-

-Grazie,sisi certo.-
-Kallingate,dove diavolo eri finito,corri in sala macchine!Sbrigati!-

-Arrivo subito!-
-Sarà meglio!Torno di là e vedi di darti una mossa!-

-Si!Signore!- spostò lo sguardo verso di me.

-Bhe ciao Al-

-Ciao...-

 

Non era cambiato affatto.Lui e le sue solite risposte fredde.

 

-Alex, aspetta.- Mi voltai meccanicamente, come se avessi aspettato quel momento da tutta la vita.

-E' stato bello rivederti-
-Anche per me- sfoggio i suoi denti perfetti e si voltò, lasciandomi incantata ad osservare la sua figura allontanarsi lungo il corridoio, estasiata dal suo corpo perfetto e incantata dal ritmo dei suoi passi che diventavano sempre più deboli.

 

Infilai la chiave nella serratura, cercando di controllare il tremolio delle mani che non mi permettevano di attivare il meccanismo.*Stoc*. Era andata, la porta si era aperta.

Mi lanciai sul letto, con una grazia che penso solo un elefante sarebbe stato in grado di egualiare.Lasciai cadere le scarpe per terra e iniziai a pensare. Pensare al passato. Un sorriso involontario si fece spazio sul mio viso stanco.” Non ci posso credere, ahahha se sapesse che gli sono andata dietro fino alla 5° superiore. Meglio che non lo sappia va.” Mi cambiai velocemente e spensi la luce. Quella notte, dopo tanti anni avevo sentito di non essere più sola finalmente.

  
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