Anime & Manga > Makai Ouji: Devils and Realist
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Autore: DanielaRegnard    15/09/2013    4 recensioni
«Ehilà!» lo salutò Sitri, entrando come se fosse niente nella stanza e mettendosi al suo fianco al balcone, con le braccia incrociate.
«Ti dispiace? Sono occupato.» gli disse piano il biondo, ancora senza girarsi. Non sembrava irritato, dal tono di voce, forse indispettito, o annoiato.
Allora il demone alzò piano il sopracciglio, si mise accanto a lui e lo baciò.
{6 colori. 6 storie.
Incentrate sulla coppia SitrixWilliam.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sitri, William Twining
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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When True Colors Will Bleed

Azzurro

William adorava il risveglio della domenica mattina. Quel giorno, non c’erano lezioni, non doveva svegliarsi presto per riuscire ad essere pronto per recarsi in classe, e poteva lasciarsi svegliare tranquillamente dalle prime luci del mattino che entravano attraverso la tenda della finestra, semi-aperta.
William adorava quel risveglio, ma non si era ancora completamente abituato al fatto di trovare, ogni domenica mattina, Sitri nel suo letto, che dormiva accanto a lui steso su un fianco, quasi come se si fosse addormentato guardandolo.
Non si era abituato neanche al dover fare attenzione nello stiracchiarsi, cercando di non colpirlo con le braccia e non svegliarlo. Il demone aveva il sonno molto, molto pesante, e William preferiva non svegliarlo, memore della sera prima.
Il biondo amava osservarlo in quei momenti, era davvero carino quando dormiva, e William, adorava perdersi nei suoi bellissimi capelli azzurri chiaro come il cielo, dello stesso colore dei suoi occhi, che però in quel momento erano chiusi.
E così, William lo osservava dormire per un lasso di tempo indeterminato; potevano essere dieci minuti come poteva essere mezz’ora. Quando passava un’ora, William si metteva di buona volontà per svegliarlo. Si toglieva le coperte, gli saliva sopra e, cercando di essere più intraprendente possibile, gli baciava la guancia, scendendo piano sul collo.
Sitri, per tutta risposta, si svegliava, sbadigliava, e poi diceva al biondo, con voce ancora impastata dal sonno:
«…William…. Se non sai fare una cosa, non farla…»
Al che il biondo arrossiva, gli toglieva il cuscino di sotto, e lo lanciava per terra con violenza.
 


Verde

Poco dopo pranzo, durante le due ore di pausa che separavano le lezioni mattutine dalle lezioni pomeridiane, William era solito recarsi nel parco poco esterno all’istituto, che a quell’ora era molto poco frequentato, e sdraiarsi sotto un albero, ogni giorno lo stesso, con le mani dietro la schiena, e star lì a riflettere, a sonnecchiare, o semplicemente a rilassarsi, lontano da tutte le preoccupazioni che la scuola e soprattutto i demoni, gli portavano nell’ultimo periodo.
Quando c’era vento, poi, star lì era il massimo; si stava benissimo, si poteva sentire il debole rumore del vento che muoveva le foglie e l’erba. Se fosse stato credente, magari William l’avrebbe paragonato al Paradiso.
Poi, un pomeriggio, accadde qualcosa di inaspettato: Sitri aveva scoperto il suo “nascondiglio”, e aveva deciso di andargli a far visita, ovviamente all’insaputa del biondo.
«William, sarebbe molto più romantico la sera, sai?» gli disse la prima volta Sitri, spuntando chissà come steso al suo fianco, e fissandolo sorridendo. Il biondo dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non saltare in aria per la sorpresa.
«Che ci fai qui?!»
«La scuola è libera, mi pare, no? Posso andare in tutti i luoghi autorizzati senza dirti niente.» rispondeva con semplicità Sitri, alzando appena le spalle, mantenendo il mezzo sorriso con cui si era presentato.
«Non pensi minimamente che, forse, potrei voler stare da solo, ogni tanto?» gli chiese William quasi con tono ovvio, aspettandosi una risposta positiva da parte del demone.
«Non mi sembrava che fossi così contrario alla mia presenz-»
«RIDAMMI LA MIA PRIVACY!!»
Il loro primo pomeriggio in quel parchetto fu abbastanza rumoroso, ma dal secondo in poi c’erano solo loro.
William, Sitri, e il verde di quel posto.
 


Rosso

«WILLIAM TWINING, COSA DIAMINE E’ QUELLO?!»
«….E’ sangue, Sitri Cartwright.» Rispose il biondo a quella insolita quanto ovvia domanda del demone, mettendo la stessa enfasi nel pronunciare il suo nome completo.
«Questo lo vedo anch’io. Intendevo… Come te lo sei fatto?!» Sitri abbassò il tono di voce e gli domandò ancora, mettendo, quasi sbattendo, la mano sul tavolo dov’era seduto William, facendo saltare in aria il set di cucito.
Si, William stava cucendo. Come capo dormitorio era suo dovere, se gli studenti più piccoli combinavano guai, riparare a questi. A prescindere da cosa fossero. Non immaginava certo che un semplice litigio tra due matricole portasse alla quasi totale distruzione di una tenda. Ovviamente, William si armò di ago, filo e buona volontà, e tento subito di sistemare il danno.
Il risultato fu che si punse con lo spillo all’indice, e iniziò a sanguinare, seppur non copiosamente.
«Se volevi sapere questo, avresti dovuto chiederlo invece di fare domande stupide, non credi?» rispose con tono ovvio e leggermente irritato il biondo.
«Sei un idiota. Se non sai cucire, avresti dovuto chiamare Miss Mollins! Ora, lascia fare a me.» e Sitri, senza attendere risposta, tirò fuori dal taschino un fazzoletto e prese la mano a William.
«Che stai facendo?! Lasciami, idiota!» il capo-dormitorio arrossì leggermente; c’erano quasi una dozzina di studenti che li stavano guardando.
Sitri, in qualche modo, capì l’imbarazzo del biondo e posò il fazzoletto, tenendogli ancora la mano.
«Ho capito.» il demone gli sorrise e, a sorpresa, si mise in bocca il dito sanguinante del biondo. Quest’ultimo, arrossì fino alle orecchie, cercando di mettere insieme una frase…
«NON VEDI CHE CI STANNO GUARDANDO TUTTI, IDIOTA CHE NON SEI ALTRO?!»
Ma, almeno per Sitri, quel colore rosso improvviso, fu una specie di vantaggio.



Arancione

La scuola che William frequentava si trovava in altura, lontana dalla città, circondata dal verde e dagli alberi. Poco lontano, c’era anche un fiume, era lì che si organizzavano le gare di canottaggio mensilmente, tra i vari dormitori. Gare che, ovviamente, William detestava; partecipava ad esse quasi per forza, perché se si fosse rifiutato, la sua media, in qualche modo, sarebbe scesa. Almeno così credeva..
La posizione della scuola, comunque, era ottima. La mattina presto si potevano vedere le rondini volare, se si alzava lo sguardo al cielo azzurro, e la sera c’era una piacevole e leggera brezza, che non risultava ne fastidiosa ne troppo fredda, il più delle volte. Il pomeriggio, prima di cena, William si recava quasi sempre nella sua stanza, fuori dal balcone. Si poggiava alla ringhiera, e fissava il tramonto.
Dalla scuola, e da quel dormitorio, si poteva vedere ogni minuscola sfumatura del tramonto, ogni minimo mutamento nello splendido colore di quell’arancione puro. William lo osservava per un quarto d’ora, e poi tornava dentro. Da quando Sitri era arrivato a quella scuola, tuttavia, le cose andavano in modo leggermente diverso.
«Ehilà!» lo salutò Sitri, entrando come se fosse  niente nella stanza e mettendosi al suo fianco al balcone, con le braccia incrociate.
«Oh, ciao.» rispose piano il principe elettore, mentre poggiava la guancia al palmo della mano, senza rivolgere uno sguardo all’albino, e continuando a guardare il tramonto.
Passarono dieci minuti di totale ed imbarazzante silenzio, in cui il demone rimase a guardare William, che sembrava ignorarlo completamente. Al che, l’albino diede un leggero colpo di tosse, cercando di farsi notare.
«Ti dispiace? Sono occupato.» gli disse piano il biondo, ancora senza girarsi. Non sembrava irritato, dal tono di voce, forse indispettito, o annoiato.
Allora il demone alzò piano il sopracciglio, si mise accanto a lui e lo baciò.
«Adesso, farai altro.» concluse Sitri dopo essersi staccato dal biondo, che stava già iniziando ad arrossire, come al solito.



Giallo

Era mattina, presto. Le lezioni non erano ancora cominciate, ed il sole si era alzato da poco, non emanava troppo calore, ne era ancora troppo alto. Non c’era molta luce, ne vento, non si sentiva un rumore, alla scuola; probabilmente quasi tutti, dormivano ancora.
Sitri era stato assente per un paio di giorni, pubblicamente, aveva detto che andava via per “motivi famigliari”, ed in effetti, non era esattamente una bugia. Suo zio, il Duca Baalberith, aveva chiesto di vederlo. Ciò che voleva, era ovvio, informazioni sull’Elettore, sapere come stessero andando le cose, e magari sfogarsi un po’, come faceva spesso, troppo spesso, con il demone più giovane.
SItri si era quindi regato all’inferno, nonostante non avesse la minima voglia di sottostare alle violenze, fisiche e mentali, alle quali lo zio lo sottoponeva frequentemente, e quella mattina era tornato.
Stava sdraiato sull’erba, sotto un albero, in mezzo a dei fiori che non aveva voglia di identificare. Era stanco e ancora leggermente dolorante, non sarebbe andato a lezione. Se quella sera fosse stato meglio, sarebbe andato a trovare William, a cui Sitri non aveva detto di partire per l’Inferno.
Sospirò piano, Sitri, e chiuse gli occhi.
«Che diamine ci fai qui?!»
Sentì una voce familiare provenire dall’alto, sembrava irritata. Aprì gli occhi e, con somma sorpresa, vide William, che lo fissava con le braccia incrociate e l’espressione severa.
Sitri sorrise appena, ma non ebbe il tempo di rispondergli, che il biondo gli si sedette accanto, abbassando la testa.
«Ero preoccupato per te, idiota…» disse piano il biondo, voltando la testa.
«Mi dispiace… Non era mia intenzione…» rispose piano Sitri, tirandosi su con le braccia, e fissandolo.
L’elettore non rispose, ma staccò qualche fiore, giallo, da terra e lo fissò, apatico.
«E’ un… Eliantemo..?» chiese allora il demone, incerto.
«I petali sono piccoli e stropicciati… Non mi piacciono…» sentenziò William, lasciando cadere i fiori.
«Oh…»

Se tu sapessi quanto sono stropicciato io, mi ameresti ancora? Si ritrovò a pensare Sitri, quasi istintivamente, quando sentì il biondo baciargli piano la fronte, tirandolo vicino a se.
 


Nero (questione di punti di vista)

Era passata da un bel po’ l’ora di cena, William e Sitri erano, nel dormitorio, seduti ai lati opposti di un tavolino, a sorseggiare il loto tè serale prima di andare a letto, possibilmente ognuno per conto proprio, come facevano di solito. Sitri in quei giorni era parecchio pensieroso, da quando Michael era tornato in paradiso, sembrava pensieroso, quasi con la testa da un’altra parte.
«Sitri?» tentò di richiamare la sua attenzione, il biondo, abbassando di poco il capo e sporgendosi verso di lui.
«Hmm?» borbottò appena il demone, come risposta, mentre continuava a bere il suo tè.
«Tu… Insomma… Sei felice, con me, giusto?» gli chiese l’Elettore, mettendo tutta l’enfasi possibile in quel “con me”, che doveva suonare il più marcato possibile.
«Certo che si, altrimenti non sarei qua con te, non credi?» l’albino posò la tazza sul tavolino, accavallando le gambe, e aspettando ulteriori spiegazioni.
«Si, però… Tu sei qui perché sono l’Elettore, o quello che è…» si bloccò William, abbassando appena la testa, e tenendo basso il tono di voce. Sitri non disse nulla, sgranò appena gli occhi, e lasciò continuare il biondo.
«Staresti qui a prescindere dai tuoi sentimenti per me…»
«William. Taglia corto.» lo interruppe il demone quando capì che l’Elettore stava cercando di allungare il brodo, di rendere più difficile una cosa che poteva essere detta con una sola frase.
«Sei qui perché credi che io sia Salomone… E non solo tu, voi tutti proteggete me a causa del mio legame con lui. Il fatto che io sia l’Elettore, magari è anche secondario… Ho ragione?» chiese ancora William, alzando la testa e guardandolo, convinto, con gli occhi di chi pretendeva una risposta esauriente.
«Beh… Non posso negare che tra te e lui ci sia una certa somiglianza, non posso dirti che non l’ho amato, che non penso mai a lui, perché ti mentirei, e sei l’ultima persona a cui vorrei raccontare una bugia...» si fermò un attimo Sitri, alzandosi e avvicinandosi a William, seduto di fronte a lui.
«Comunque, non mi piace star troppo attaccato al passato. Ciò che è stato, è stato. Io non posso far nulla per cambiare gli eventi… Ma posso far di tutto per proteggere la persona che amo, per evitare che mi sia portata via, ancora una volta…» e detto questo prese la mano di William, guardandolo negli occhi, e toccandosi il petto con quella stessa mano.
«Fidati di me, ti prego… L’ultima cosa che voglio, è ferirti.»
«Tsk… Sei sempre stato bravo con le parole! Io mi fido di te, le mie erano… SUPPOSIZIONI!!» il biondo si alzò, mettendosi alla sua altezza, e osservandolo, senza interrompere il contatto tra le due mani.
Sitri non rispose, non disse niente, solo, sorrise, e lo baciò.
William, stranamente, non arrossì, anzi ricambiò e strinse l’albino a se. 





Angolo dell'Autrice
Woah! Finalmente è finita!
Sto scherzando, ovviamente (?). Non sono abituata a scrivere storie di questo tipo, questa fanfiction è stata una specie di esperimenti, in quanto, appunto, è la prima volta che scrivo una cosa del genere... Spero sia riuscita bene, eh xD
L'idea mi è venuta ascoltando "Carnival of Rust" dei "Poets of the Fall"; andatela ad ascoltare, è carina!
C'ho messo un bel po' a scriverla, ma devo dire che sono soddisfatta, si..
Ringrazio la mia caVa amica Saber che ha sopportato i miei scleri mentre la scrivevo (Dear, non potevo non citarti.)

Fatemi sapere che ve ne pare, alla prossima!

 
  
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