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Autore: Faust    15/09/2013    1 recensioni
Il primo incontro tra Ciel e Sebastian scritto da Edgar Allan Poe, la rivisitazione di una delle sue poesie più famose, "Il Corvo".
Con il cuore in fiamme nuovamente udii bussare, questa volta un po' più forte.
Spalancai le Porte...ed ecco, con un debole batter d' ali entrava un Pettirosso,
senza il minimo saluto,
senza soffermarsi un attimo.
Con dei modi aristocratici si posò sulla mia Porta,
si posò e niente più.
Genere: Dark, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Bellezza dell'Incubo'
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~Il maggiordomo nero~
 ~Il Pettirosso ~



Una fosca mezzanotte, meditavo stanco, fiacco,
sopra certi strani libri di un saper ormai obliato.
Sonnecchiavo a testa china, quando udii un lieve battere,
come se qualcuno bussasse per chiamarmi.
Borbottai  "un visitatore che bussa per chiamarmi,
Questo è, e niente più"

Mi ricordo molto bene quel luogo desolato,
le torce proiettavano ombre a terra, come spettri.
Tremavo in preda a demoniache fantasie.
Per calmare la mia inedia, mi levai, ripetendomi:
"È solo un visitatore, insiste, vuol che gli apra la mia porta, un visitatore ingenuo.
Questo è, e niente più"
E così senza indugiare dissi:
"Cosa abbiamo qui? Un padrone così piccolo..."
Tanto lieve era quel battere, quel picchiare alla mia porta!
Quindi la spalancai:
nei suoi occhi c' era il buio, e niente più.
Poi scrutai in quegli occhi a fondo, incuriosito e sbigottito.
La mia fame ritornò e dopo....Silenzio e quiete intorno.
S' udì solo una parola, un sussurro: "Mai più!"
E nient' altro, niente più.

Con il cuore in fiamme nuovamente udii bussare, questa volta un po' più forte.
Spalancai le Porte...ed ecco, con un debole batter d' ali entrava un Pettirosso,
senza il minimo saluto,
senza soffermarsi un attimo.
Con dei modi aristocratici si posò sulla mia Porta,
si posò e niente più.

Presto, quel piccolo uccello solleticò i miei istinti
col suo grave decoro, col contegno che tentava.

Truce, oscuro, orrido Pettirosso giunto da notturne rive
Qual è il tuo nobile nome sulle oscure, mortali, rive?

Ed il Pettirosso a me: "Mai più..."

Mi stupì udir parlare così chiaro il piccolo uccello,
benché non avesse senso né attinenza la risposta.
Tutti converranno che nessuno mai
ebbe in sorte di vedere un mortale sulla Porta con un tale nome:
"Mai più"
Ma quel Pettirosso disse solo due parole,
come se in quell' espressione riversasse tutta la sua anima.
Tacque poi, non mosse piuma.

"Mi hai evocato, questo non potrà cambiare".
Disse il Pettirosso qui: "Mai più...?"

Mi sorprese quella replica pertinente nel silenzio.
"Senza dubbio" Pensai allora "Questo è tutto ciò che sa;
l' ha imparato da un destino tanto oppresso da sventura,
che i suoi canti e le sue preghiere disperate,
un solo ritornello ebbero infine,
"Mai più, mai più, mai più."

Alleviata la mia fame mi avvicinai a lui, nascosto nel velluto,
e mi chiesi cosa mai quel truce, orrido uccello intendesse con "Mai più"

Riflettevo senza dir parola al Pettirosso che,
con gli occhi disperati mi bruciava il cuore in petto.

Poi, più densa parve l' aria.
"Ah, infelice, non è Dio che mi manda a sollevarti dal ricordo del dolore!"
Esclamai "A sollevarti dal tormento!
Pronuncia dunque il mio nome e dimentica la Luce!"
Disse il Pettirosso qui: "Mai più..."

"O ingenuo, rinato nelle Tenebre, che il Tentatore ti porti la tempesta e tu,
solitario eppure indomito sopra questa insanguinata terra,
in questa casa orrida, di' il mio nome. Dillo, avanti!"
Ed il Pettirosso qui: "Mai più"

"O meschino, rinato nelle Tenebre, per il Fuoco sotto di noi,
per il Dio che hai rinnegato,
di' il mio nome e mai, mai più proverai l' umiliazione.
L' odio bruciante non ti abbandonerà finché non avrai la tua vendetta."
Ed il Pettirosso qui: "Mai più"

"E sia questa tua sentenza un addio tra di noi.
Torna alle infernali plutonie rive!
Vola via dalla mia Porta!"
Disse il Pettirosso qui: "Mai più!"

Quel Pettirosso non volò, ed ancora...ancora! Posa sulla mia Porta,
ed ha gli occhi come quelli di un Diavolo che sogna.

"Ho pronunciato il tuo nome Demonio, profeta del maligno, uccello o demone.
Di' a quest'anima che del Paradiso mai vedrà la Porta, ciò che vuole sentire.
Dillo avanti, te lo ordino!"
Ed il Corvo qui: "Yes, my Lord."




*********


Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. Ogni riferimento a fatti, persone o organizzazioni realmente esistenti è puramente casuale.


Palesemente ispirata ad "Il Corvo" di Edgar Allan Poe. Spero non si stia rivoltando nella tomba.
Ringrazio come sempre Excel che mi supporta e sopporta! XD

Ne approfitto per pubblicizzare un'altra mia Fan Fiction sempre su Kuroshitsuji, con protagonista Undertaker : Dance of Curse

Commentate in bene o in male!

Grazie e a presto

Faust

















   
 
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