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Autore: ElenaGilbert85    15/09/2013    3 recensioni
Questo è ancora un piccolo esperimento. Per adesso la storia nasce da un piccolo dialogo tra Stefan e Damon
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Bonnie/Damon, Damon/Elena, Elena/Katherine, Elena/Stefan, Katherine/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era stata una giornata molto intesa a Mystic Falls, molto più delle altre.
 
Finalmente Silas era stato sconfitto e i suoi resti erano stati chiusi all’interno di una borsa dentro la macchina di Damon.
 
La luna era già alta nel cielo e illuminava completamente casa Salvatore. Stefan posteggiò il suo suv all’ingresso di casa, proprio davanti al portone, già in moto e con i fari accessi pronto a partire. Avevo scelto lui di prendere con  se i resti  di Silas e trasportarli in un luogo sicuro, in un posto dove non sarebbero mai potuti essere ritrovati. Gli serviva una distrazione perché non voleva più pensare a Elena, o meglio, a lei che stava con suo fratello. Voleva   scacciare il senso di colpa per  se stesso su  come aveva gestito la questione “cura” e del suo metodo per aiutarla. Doveva  sostenerla  senza farle prendere la via più semplice, senza prendere lui stesso la via più semplice. Doveva ricordarsi che ogni vampiro non è molto diverso da un umano: entrambi hanno i loro tempi di adattamento alle grandi svolte che capitano durante il corso della vita…un po’ come uragani,  all’improvviso , brutali  con grandi fulmini e pioggia...trovandosi magari in un prato all'aperto senza l'ombra di un riparo. Stefan sapeva che Elena si sentiva così, le aveva offerto solo un ombrello anziché un rifugio solido.
Non voleva più pensarci perché vivere nel ricordo del suo amore non potendola più baciare, più averla, li faceva venire voglia di urlare e di prendersela con suo fratello o con un passante innocente, si sentiva come in bilico in un baratro, voleva urlare ma non avrebbe risolto nulla.

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La luna era alta nel cielo ed era particolarmente grande e brillante quel giorno, o forse era solamente Damon che la vedeva così perché dopo "aver avuto la ragazza" e dopo aver parlato con il suo migliore amico ogni cosa era migliore. 
 
Damon pensava a tutte le notti passate sveglio rivolgendo proprio alla luna ogni tipo di sguardo...le aveva affidato ogni suo pensiero e pena tutte le notti nel corso degli anni, la luna era sempre stata la sua confidente numero uno. Finalmente però poteva rivolgerle uno sguardo diverso, poteva sorridere e considerare un posto come Mystic Falls  casa propria. Aveva tutto quello che voleva:  una persona da amare, degli amici e… suo fratello nonostante tutto. CASA,  parola che racchiudeva tutti i sentimenti che provava in quel  momento, parola che non smetteva mai di ripetere con la mente.

-Sono a casa-

All’improvviso  e non sapendo il perché, uno strano pensiero cominciò a insinuarsi nella sua mente:  Voleva vedere Stefan. L’espressione sognante che fino a quel momento era dipinta sul suo volto si trasformò in ansia, come quando si sta aspettando una brutta notizia, e senza pensarci fu preso dall'istinto di cercare Stefan. Arrivato al portone di casa  che raggiunse con passo un po’ spedito, Damon si bloccò poco prima che suo fratello si accorgesse della sua presenza. Voleva restare nell’ombra per osservarlo pochi istanti, percependone  con i suoi sensi più sviluppati ogni  respiro e ogni battito del suo cuore.  In quel momento mentre lo fissava  ne era sicuro: avrebbe riconosciuto Stefan  anche in mezzo a mille persone, avrebbe riconosciuto il suono del suo cuore pieno di fatiche ovunque.  Dopo quell’intenso attimo il vampiro dagli occhi di ghiaccio raggiunse suo fratello, convinto che quel senso di ansia e di oppressione al cuore passasse dopo avergli parlato.
Stefan chiuse il cofano della macchina e poco dopo aver premuto la portiera dell’auto per  entrare nell’abitacolo di guida la voce di Damon attirò la sua attenzione:
-Era da tantissimo tempo che io e te non ci capivamo così...Stefan-  cominciò Damon camminando a passi lenti verso Stefan che ascoltava con la mano ancora avvinghiata alla maniglia dell’auto .- voglio che tu sappia- fermandosi a pochi passi dal fratello. -che nonostante Elena il nostro rapporto non è mai stato così intenso, non da più di un secolo almeno-  continuò Damon cercando lo sguardo di suo fratello - Voglio riaverti, voglio riavere lo stesso Stefan di quando da ragazzi insegnai a giocare a football, lo stesso fratello a cui pensavo giorno dopo giorno ogni volta che in guerra ritornavo sano e salvo al campo base-

-Stefan lo ascoltava attentamente malgrado lo sguardo impegnato altrove ma  in cuor suo voleva davvero riuscire ad amarlo e cancellare definitivamente ogni secolo di sofferenza, ogni incomprensione...ogni...Elena. 
-Stefan..io…- contunuò Damon cercando di intercettare nel buio gli occhi del fratello. Ma Stefan evitò il contatto visivo decidendo di aprire lo sportello, ma poco prima di entrare in auto fece un respiro profondo e istintivamente alle parole di Damon che avevano lo stesso tono di una preghiera. -Damon...  ho bisogno di qualche giorno-. Rispose Stefan mettendosi davanti a lui sorretto dalla portiera..-Però credo si possa fare sai? Insomma, andare d'accordo, ma prima di tornare ho bisogno di qualche giorno, ho bisogno di riuscire respirare e pensare...ok?-continuò Stefan con tono neutrale lasciandosi però guidare dal cuore cercando di trattenere la sua profonda sofferenza. 
 Damon sollevato e sorpreso nonostante conoscesse esattamente quello che in realtà provava Stefan pronunciò un quasi impercettibile -ok-. 
Stefan annui e come risposta ottenne un breve sorriso da suo fratello
Damon era un po’ più sollevato e  sapeva che Stefan  alla fine dei conti era felice per lui perché glielo aveva letto negli occhi. 
Non appena Stefan entrò nella sua auto e ingranò la marcia allontanandosi da casa a tempo indeterminato per ora,  Il più grande dei fratelli Salvatore non poteva fare a meno di seguire la macchina di Stefan farsi sempre più piccola. Ma pochi secondi dopo il momentaneo senso di sollievo per Stefan a Damon tornò di nuovo,  forse ancora più forte, quel senso di oppressione al cuore.  Rientrato in salotto e in cerca di Alaric, Damon scopri che il suo migliore amico lo aveva appena lasciato, ma solo figurativamente perché sapeva che in realtà Ric era sempre dietro di lui pronto a guidarlo e  obbligarlo a cambiare strada nel caso decidesse di fare una cosa sbagliata, anche al costo di  prenderlo a calci sul sedere. A questo pensiero Damon sorrise, e in onore del suo migliore amico raggiunge il piccolo bar posto dietro il divano del sontuoso salotto versandosi una tazza di  bourbone. Con  un brindisi immaginario fatto per aria pensò a lui.
Il cellulare squillò interrompendo sia il senso di inquietudine che quello di cordoglio per Stefan e Alaric. Damon posò il bicchiere e frugando nelle tasche del suo giubbotto di pelle estrasse il telefonino: alla vista del suo mittente Damon si illuminò, era la sua Elena. 
-Hey, perché tu lo sappia hai appena rovinato un momento di profonda riflessione- Disse Damon con grande dolcezza.
-Damon! Ho bisogno di te, ho combinato un casino- rispose Elena piangendo come una disperata. 

NOTE AUTRICE

Salve a tutti. Questo è un piccolo esperiemento. Non ho mai scritto FF ma ci voglio provare. Continuerò in base alle vostre recensione. 
Buona lettura e non lanciatemi troppi pomodori ;) 
   
 
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