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Autore: lovlove890    16/09/2013    2 recensioni
[Trunter
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È il giorno della laurea quando lo rivede. Hunter è lì insieme a Sebastian e Thad e tutti gli altri per festeggiare con lui, Richard e Nick il tanto agognato pezzo di carta.
Non hanno più parlato da quel 31 Agosto.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Trent Nixon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Coppia: Trent/Hunter
Parole: 1734
Avvertimenti: Questa storia è il continuo –quasi- angst free di ’31 agosto’ che fa parte della Trunter week di iwashere. Presenza di Thadastian. Perchè loro stanno dappertutto, come il prezzemolo. 
Genere: Semi-Angst, con Happy ending. 
Note di betaggio: Lei, sempre e solo lei. 

 

…I wish you were the one… pt.2


 

È il giorno della laurea quando lo rivede. Hunter è lì insieme a Sebastian e Thad e tutti gli altri per festeggiare con lui, Richard e Nick il tanto agognato pezzo di carta.
Non hanno più parlato da quel 31 Agosto. Non una parola.
Ha anche chiesto di farsi mettere in camere separate. Così lui è finito con Thad, con sommo dispiacere di Sebastian, e Hunter con Richard.

Ma sono passati cinque anni e tante cose sono cambiate; lui è cambiato; anche Hunter di sicuro è cambiato. L’unica cosa che non è cambiata sono i suoi sentimenti verso di lui.
 All’inizio di quell’estate avevano fatto domanda alla stessa università, Harvard, ma anche se sono stati accettati entrambi ,Trent non ci è andato; non per ripicca o per altro, ma perché ha voluto cercare di dimenticarlo, non riuscendoci, perché lui non è il tipo da una notte e via. Trent è quello che quando si innamora da tutto se stesso; che quando si da non vuole nulla in cambio, ma se è ricambiato è meglio; lui è quello che avrebbe voluto solo provare a vedere come poteva finire tra lui e Hunter, e non finire con del sesso fatto per rabbia, ingiustizia, paura di affrontare la gente fuori da quel giardino e dire al mondo “Si mi piace un uomo.”

Si perchè per la società ancora non è normale che ti piacciano gli uomini, soprattutto se ti piacciono anche le donne, così Hunter ha deciso di scappare. E Trent è stato zitto.

E quando lo va a salutare è lui che scappa. Per paura di dire qualcosa di male, per paura di urlargli in faccia quanto è stato male, per paura di dirgli che lo ama ancora e che dopo di lui non c’è stato nessuno.

Per paura di dirgli che spera ancora che sia ancora l’unica persona che gli ha rubato il cuore.

Perché la paura è l’unica cosa che lo ferma. E gli fa dire l’unica cosa che la sua bocca non vorrebbe dire.

“Hunter, va via.”

E Hunter se ne va. Con la testa bassa, senza nemmeno il tempo di dirgli ciao, senza nemmeno il tempo di dirgli come sono stati questi cinque anni per te, perché per me sono stati un inferno senza te. Senza nemmeno il tempo di dirgli quel ‘Ti amo’ che vorrebbe dirgli dalla prima volta che hanno fatto l’amore.

Perché nessuno dei due lo sa ma hanno passato questi cinque anni lontani nello stesso modo.
Soffrendo, soffrendo e ancora soffrendo.

E a volte basta solo una parola per far cessare la sofferenza.

E Thad non è poi così ceco da non aver intuito che c’è qualcosa che non va nel suo amico. Lo prende da parte e cerca di farlo parlare, ma nonostante sia alla sua festa non riesce a strappargli un sorriso, o una parola dalla bocca.

Poi vede Hunter. E capisce. Lui è l’unico che sa di quell’estate. L’unico con cui Trent si sia riuscito a confidare.

Parla con Sebastian. Gli dice che loro se ne vanno perché Trent non sta bene.
Sebastian sa, e non fa domande. Ma va da Hunter, lo prende da parte e lo scrolla. Gli chiede se ha intenzione di lasciarlo andare un’altra volta, e, testuali parole, di appendersi di nuovo alle sue palle come una borsa molto pesante.

Hunter subito non sa cosa rispondergli, ma quando lo vede che sta per tirargli uno schiaffo gli chiede spiegazioni. Gli dice che è stato Trent a mandarlo via. È stato lui ad allontanarlo senza farlo spiegare. È stato lui che gli ha detto “Hunter vai via” e poi è corso via.

E Hunter lo ha visto con gli occhi lucidi, ma pensava fosse la rabbia; ha sentito la voce tremare, ma pensava fosse lo schifo di averlo vicino; ha visto i suoi pugni stringersi, ma credeva che fosse per quell’ultima volta in cui si era girato, lo aveva sentito rivestirsi e quando si era alzato per fermarlo ormai lui era partito.

“Allora dimostra non solo a te stesso che non sei un coglione e vallo a riprendere.” Gli urla in faccia Sebastian.

“Ma…”

“Niente ma, Clarington. Hai fatto il coglione una volta. Dimostra che ti è bastato. Tira fuori quelle palle che evidentemente si è portato via con lui quel giorno e riprenditelo.”

Hunter esce dalla sala e cerca i due amici con lo sguardo fino a che non li vede seduti di schiena ad un albero secolare. Si avvicina dal lato di Thad e quando gli è vicino gli fa segno di star zitto. Gli chiede silenziosamente di alzarsi e tornare dentro da Sebastian. Thad lo guarda e mima con le labbra un ‘Non fare cazzate Clarington o ne vanno di mezzo le tue palle che non hai più.’
Hunter annuisce e si siede.

Ascolta parlare Trent per mezz’ora. Lo sente piangere e dire “Thad ti prego non dir nulla, lo so che sono stupido ma è solo colpa mia che non ho più voglia di combattere” tante di quelle volte che dopo un po’ non ce la fa più, si alza, fa il giro dell’albero, lo abbraccia e seppellisce il viso nel suo collo.

Gli allontana le mani dal viso e l’unica cosa che è capace di fare guardandolo negli occhi è dire ripetutamente “Sono un coglione” fino a che l’altro non lo bacia.
Un bacio che dice tutto e niente. Un bacio in cui si chiedono scusa talmente tante di quelle volte che non lo sanno nemmeno loro. Un bacio in cui finalmente sentono di essere a casa.

Di essere tornati a casa.

Piano piano baciandosi sono finiti distesi sul prato ai piedi dell’albero, e non ci sarebbe nulla di male se nonché la festa è ormai finita, gli ospiti si stanno avviando alle macchine ed è diventato decisamente buio.
Thad e Sebastian li raggiungono e, tossendo per farsi notare, li salutano.

Trent e Hunter si alzano e si avviano verso la macchina.
“Beh, allora ci sentiamo più tardi…” dice Trent cercando le chiavi in tasca.
“Veramente io avrei bisogno di un passaggio, poiché sono venuto con i due piccioncini che mi hanno mollato qui.”
“E ti dispiace?”
“Nemmeno un po’.”

Grazie alle indicazioni di Hunter arrivano a casa sua in poco tempo, ma quando è ora di salutarsi sono entrambi estremamente in imbarazzo.
“Ci sentiamo dopo allora?” gli chiede di nuovo arrossendo Trent. Non è che non sia più arrabbiato, ma deve, vuole combattere per ciò che sa che è suo.

“Vuoi.. Vuoi salire?” gli chiede in imbarazzo Hunter. “Non.. Ecco.. Non credo che dovremmo rimandare ancora questo discorso.” E Trent non può fare altro che essere d’accordo. Perché il suo cuore gli dice che vuole solo passare la sua vita con quella persona che ha di fianco e niente lo potrà impedire. Parcheggia e salgono.

Hunter abita in uno stabile molto bello, in centro a Chicago, ed è quasi invidioso di lui, del suo stile di vita, della sua vita in questi cinque anni.

Appena entrano in casa gli chiede a bruciapelo “Perché?” Solo quello vuole sapere.

“Vuoi qualcosa da bere?”

“No voglio sapere perché. Perché quel giorno non mi hai fermato. O non mi sei venuto a parlare i giorni dopo.” Ed è cattivo, come non vorrebbe. Soprattutto dopo le ore che hanno passato a baciarsi sotto a quell’albero.

“Perché avevo paura. E credevo di essere etero. Ma era tutta una stronzata. Voglio te. Ti ho sempre voluto.”

“Perché oggi, perché non due giorni fa, perché non due anni fa!!” vorrebbe smettere di urlare Trent, ma non riesce.
“Perché non sapevo nemmeno che tu fossi in questa dannata città.” Hunter stringe il bicchiere di Whiskey che si è versato per cercare di calmare i nervi. “Perché non l’ho saputo fino a che non ti ho visto, perché credevo fosse solo Richard a laurearsi, perché, cazzo, ho sbagliato, ma ti amo e avrei dovuto dirtelo il giorno che abbiamo fatto l’amore la prima volta e non starmi zitto e farti andar via distrutto come ero distrutto quando te ne sei andato.”

“Allora perché lo hai fatto… Solo non capisco.” Trent è incredulo.

“Paura.” È l’unica cosa che riesce a dire.

“Che cazzo vuol dire paura! Anche io avevo paura. Anche io ero insicuro. Anche io temevo il giudizio della gente. Ma con te accanto avrei potuto affrontare tutto. Solo che.. Che tu non c’eri più.” Le lacrime scorrono sul suo viso senza che lui abbia provato a trattenerle.

Hunter si avvicina a lui e gli alza il viso che ha abbassato dopo aver detto le ultime parole.
“Scusa.” E gli bacia via una lacrima.
“Scusa.” Gliene bacia via un’altra.
“Scusa.” E via così fino a che non smette di piangere e Hunter gli posa un ultimo bacio delicato sulle labbra che ora sanno del sale delle lacrime.

“Non te ne andare ti prego” gli chiede sussurrando. “Rimani, per sempre magari.”

Lo stringe a sé Hunter, convinto che così lo convincerà meglio. Non sa che in realtà lo ha già convinto a ‘Ti amo’ e che Trent sta solo cercando la scusa per non andarsene più.

“Ridillo. E forse potrei valutare l’opzione.” Gli sussurra Trent all’orecchio.
“Cosa?”
“Quello.”
“Che ti amo? Lo dirò sempre. Lo dirò fino alla nausea. Basta che rimani.”
“Non vado da nessuna parte.” Gli assicura con un sorriso che sa ancora di lacrime che si apre sul volto.

 

Fuori è buio pesto quando smettono di parlare.
Si staccano solo il tempo di arrivare alla camera da letto e buttarsi sul letto vestiti come sono, ri-abbracciarsi, e addormentarsi così.

La mattina arriva troppo presto. E Hunter deve andare a lavorare. Trent sente la sveglia prima di lui. Si alza e gli prepara la colazione, poi lo va a svegliare con la tazza del caffè in mano.

Lo trova che cerca, smaniando, nel cuscino quel calore che solo lui può dargli. Gli lascia un bacio a fior di labbra e ride per la faccia buffa che Hunter mette su quando si rilassa. Lo sveglia dolcemente e gli offre la tazza di caffè.

Da quel giorno inizia una nuova vita per loro, decide Trent. E chi se ne frega degli errori passati e se si sono fatti male. Ora sono assieme.

                                                                                                              FIN

 

N.d.A: *si protegge dalle sassate*
Ricordate che vi voglio bene e che se mi uccidete non potrete avere l'aggiornamento della long e tante altre belle cosine che ho in serbo per voi. <3
Però questa la DOVEVO scrivere, perché Tati è bravissima con l'angst, ma non era giusto lasciare questi due bimbi così tristi.

E gli ho reso il loro lieto fine che meritavano.  
Ora, non so se ritornerò a scrivere su questi due bellissimi bambini, ma spero di si.
Per ora, questo è ciò che avevo da dire.
Melipedia, questo è per rimediare anche al tuo cuoricino spezzato dalla mia shot.  <3 
Grazie a tutti quelli che leggeranno e, se volete, qui sotto c'è uno spazietto in cui potete dire la vostra.
A presto!

Sara <3  

 

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