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Autore: Malanova    16/09/2013    2 recensioni
Machinedramon odiava la natura. Niente lo irritava di più di farsi largo tra gli alberi secolari pieni di foglie e camminare su terreni irregolari pieni di sassi, erba e rami ... . Eppure non l’aveva mai vista così tanto allegra come adesso.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dark Master's remind'
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Machinedramon odiava la natura. Niente lo irritava di più di farsi largo tra gli alberi secolari pieni di foglie e camminare su terreni irregolari pieni di sassi, erba e rami. Forse era per via della sua mole, che lo costringeva a chinarsi per evitare che i rami dei alberi gli frustassero il muso o il camminare lentamente per evitare di inciampare in qualche radice, oppure perché era al 99% una macchina; non lo sapeva e non gli importava. Voleva ritornare dove tutto era liscio e spazioso.

Ma la piccola figura che gli saltellava attorno non era dello stesso parere. Midori sembrava felicissima di non essere in città: correva, saltava, si arrampicava sui alberi per afferrare un frutto e poi ritornava a terra. Non stava neanche un momento ferma. E questo contribuiva a aumentare il nervosismo del Digimon di metallo. “Dannata mocciosa” pensò quando la vide fare le capriole e scorrazzare a zigzag tra i tronchi “Dove diavolo vorrà portarmi?”. Continuavano a camminare nel fitto della foresta fino a che … Gli alberi si diradarono sempre di più e presto il Digimon e la bambina si ritrovarono in un immensa distesa erbosa ricoperta da fiori di campo dai colori sgargianti. Tra l’erba scorreva un fiume dalle acque cristalline che si trasformavano più avanti in una cascata. Machinedramon si sporse verso il confine e vide che la cascata si collegava a un lago a circa venti metri più in basso, semi nascosto dall’evaporazione dell’acqua sotto il cocente sole.

Midori saltellò tutta contenta alla vista di tale bellezza e corse a raccogliere qualche fiore. Il Digimon di metallo sbuffò. Che cosa ci trovava di così tanto bello? I fiori si possono mettere in un vaso, l’acqua può sgorgare tra le fontane e poteva correre benissimo nella sua piazza. Eppure non l’aveva mai vista così tanto allegra come adesso. Rimase immobile a guardarla mentre prendeva i fiori e iniziava a intrecciarli tra loro. Machinedramon si mise in posizione di riposo, piegando le zampe posteriori in modo da appoggiarsi sulla coda e portò le zampe anteriori sopra alle ginocchia. Così chinato pareva ancor di più minaccioso ma non per Midori. Infatti, dopo un po’ che stava intrecciando i fiori, mostrò il suo operato al Digimon.

Lui la fissò per qualche secondo, indeciso su cosa dirgli. Alla fine optò per un borbottante “Cos’è?”. La bambina lo guardò stupita “E’ una ghirlanda!” rispose “E’ un ornamento che gli umani fanno con i fiori e le foglie”. Si arrampicò agilmente sul corpo metallico del Digimon e, vedendo che era troppo piccola per lui, tagliò una estremità e la avvolse attorno a un tubo che sporgeva dal petto. Non era molto bella vederla così eppure Machinedramon provò un piccolo brivido, che non era del tutto spiacevole. Midori continuò la sua arrampicata fino a raggiungere il muso del dinosauro. Quando lo ebbe raggiunto lei gli sussurrò “So che a te non piace stare in mezzo alla natura e che oggi mi hai accompagnato fin qui solo per farmi contenta …”. Si avvicinò di più e gli diede un bacio sul muso, vicino all’occhio “Grazie” gli disse alla fine.

Quando Machinedramon era diventato un Padrone delle Tenebre aveva distrutto molte foreste e deturpato migliaia di paesaggi per estendere la sua magnifica città. Solo un piccolo angolo di terreno si era salvato: era un’ampia distesa erbosa ricoperta di fiori di capo, dove scrosciava un fiume dalle acque cristalline. Quando si ritrovava a passare da quella parte una delle sue zampe andava automaticamente a sfiorare una parte del suo petto e risentiva ancora quel brivido, insieme all’immagine di due piccole mani da bambina che gli annodava una ghirlanda attorno a un tubo e gli sorrideva. Una lacrima invisibile scivolò lungo il suo muso di metallo e bisbigliò “Midori”.

  
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