La Darkaliene Production
presenta
-Haruka-
un’idea regalo per Danachan94
Realizzata da DarkSelene
-Haru No Yume-
21 Marzo
È una
bella giornata di primavera, i ciliegi in fiore e la natura viva offrono un
paesaggio d’incanto, ritemprando i cuori dei milioni di abitanti raggelatisi a
causa di quell’inverno che ormai sembra solo un
lontano ricordo.
“Vuoi tu,
Taichi Yagami accogliere la qui presente Sora Takenouchi
come tua legittima sposa per amarla e rispettarla finché morte non vi separi?”
Una
chiesa di periferia accoglie poca gente, a stento si possono intravedere i
parenti e gli amici più intimi degli sposi. Ma non
importa: è un giorno speciale per quelle due anime sull’altare, alle quali
interessa ben poco del resto.
Taichi
ispira a fondo, è arrivato il tanto atteso momento ed è convinto di fare la
cosa giusta. Un’occhiata rassicurante del suo testimone contribuisce a
rafforzare il suo pensiero.
Il giovane sorride, prima di pronunciare le tanto sentite parole: “Sì, lo voglio.”
E ora, al
sacerdote non resta null’altro da fare se non rivolgersi alla giovane Sora, una
sposa stupenda nel giorno più importante della sua esistenza. “E vuoi tu, Sora Takenouchi, accogliere il qui presente Taichi Yagami come
tuo legittimo sposo, per amarlo ed onorarlo finché
morte non vi separi?”
Sora, che
fino ad un attimo prima aveva gli occhi puntati sulla figura del sacerdote, si
volta fissare Taichi, e le sue labbra stanno per pronunciare quelle tre parole
che il suo sposo attendeva da tanto tempo udire...
“Taichi,
dannazione, svegliati!”
D’accordo,
è vero che anche questa frase è composta di tre parole, ma a Taichi non fanno
piacere. Innanzitutto, perché non pronunciati dalla stessa, soave, voce, e poi
perché non sono intrise del medesimo significato.
Il
giovane schiude lentamente gli occhi, ancor assonnati.
“Dimmi
Hikari.” Non una parola di più.
“Sai che
ore sono? C’è scuola!”
Parole
sacrosante che Taichi però non avrebbe mai voluto udire.
“E chi ti
dice che ci voglio andare?” chiede, girandosi dall’altra parte, Taichi-
“Ma stamattina non avevi appuntamento con Sora?”
Taichi si
gira a guardare la sorella... aveva completamente dimenticato quel dettaglio!
“Oppure
preferisci continuare a goderti i tuoi sogni?”
“Stupendi,
fantastici, meravigliosi, sublimi... sicuramente migliori della scena che sta
avendo luogo adesso nella mia camera.”
Hikari
rotea gli occhi, nauseata dalla frase del fratello maggiore. Quella mattina è
più difficile del solito svegliarlo.
“In primo
luogo, si dà il caso che questa sia anche la mia stanza! In secondo luogo, devi
sbrigarti se vuoi arrivare in tempo all’appuntamento. Infine, poi se fai tardi
non venirti a lamentare con me, perché in fin dei conti io ti ho chiamato anche
stamattina!”
Hikari è
proprio arrabbiata, e conclusa la propria sfuriata, lascia solo il proprio
fratello maggiore, che in questo modo ha la possibilità di chiudere gli occhi,
per ben ricordare il sublime sogno di quella notte. Meglio,
perché se li aprisse si renderebbe conto di quanto sarebbe in ritardo.
E lui non
è per nulla dell’umore adatto per correre.
Decisamente no.
Ma
poi qualcosa dentro di lui scatta, forse l’amore per Sora risvegliatosi
d’improvviso, lo fa svegliare e ragionare, e per questo Taichi abbandona
velocemente la propria abitazione.
Già, per
quanto possa sembrare altamente improbabile, quel
ragazzo in men che non si dica si è preparato al
meglio, e adesso è diretto al parco, un posto che a lui ha sempre conciliato i
pensieri e Taichi che riflette è davvero un evento raro, questo è poco ma
sicuro e chiunque lo conosce potrebbe testimoniarlo.
È li che ha appuntamento con Sora.
Sora Takenouchi quella mattina si era svegliata presto. Per
qualche oscura ragione non riusciva a dormire, si sentiva il cuore pesante da qualche
tempo e ne conosceva perfettamente anche la ragione, che rispondeva al nome di
Taichi Yagami.
Da
qualche tempo, quel ragazzo costituiva per lei qualcosa di più di un semplice
amico, ma non era mai riuscita a confessarglielo, un po’ perché temeva un suo
eventuale rifiuto, e un po’ perché sapeva benissimo che Yamato Ishida, migliore
amico di entrambi, da parecchi anni era follemente innamorato di lei. E la cosa
contribuiva solamente a incrementare i suoi sensi di colpa.
Male.
Molto male.
Sora tira
un gran sospiro prima d’abbandonare il proprio appartamento, diretta al parco.
Ha
appuntamento proprio con il caro, buon Taichi perché il giorno prima hanno deciso di fare colazione assieme prima di andare a
scuola. In cuor suo Sora spera che così Taichi almeno per una volta nella sua
vita prova il brivido d’arrivare puntuale a scuola.
Gli
alberi sono in fiore, nelle strade si percepisce distintamente il profumo della
primavera, e quella giovane ragazza non sa a cosa sta andando incontro.
Non sa
che quando ha deciso di fissare quell’appuntamento al parco ha preso forse la
decisione più importante della sua vita.
***
È ora di
colazione quando Sora Takenouchi e Taichi Yagami sono
in un bar famoso in tutta Tokyo per consumare un gelato.
È stato
il caso a farli conoscere, anni prima, e il destino a farli innamorare.
Ma
forse è il caso di capire tutto dall’inizio.
“Ciao
Taichi!”
Sora era
appena giunta al parco quando aveva intravisto il suo migliore amico, il
ragazzo del quale era innamorata... in poche parole, c’era Taichi.
Miracolosamente
puntuale.
Un tuffo
al cuore arrivò, mentre lei s’avvicinava al ragazzo
che da sempre amava.
Egli si
voltò a guardare la dolce giovane che aveva pronunciato quel soave saluto, e
intravide appunto la sua amata migliore amica.
“Ciao a
te, Sora.”
Lui la
guardò stranito, gli faceva sempre uno strano effetto stare vicino a lei, da
quando ne era innamorato.
È proprio
vero che l’amore riesce a colorare di rosso anche la più solida delle amicizie.
Oramai
Taichi aveva tante cose da dire a Sora, ma nessuna di quelle era facile da
confessare.
Aveva
tanta paura di venir rifiutato.
Dal suo
canto, Sora provava più o meno le stesse sensazioni, e
si chiedeva quanto tempo dovesse ancora aspettare prima di poter dare una
scossa a quella monotona routine.
Intanto,
i suoi occhi si posarono sul panorama: era bello quel
parco, ricco di ciliegi in fiore, ma Sora adorava la vista che offriva un punto
particolare, ovvero quello in cui aveva dato appuntamento a Taichi.
Si poteva
vedere tutta la città e Sora lo trovava uno spettacolo da togliere il fiato,
mentre Taichi adorava il dolce contrasto tra l’asfalto cittadino del panorama e
la natura incontaminata che offriva il posto nel quale si trovavano.
-Atmosfera
romantica, senz’ombra di dubbio.-
Ciò l’avevano pensato contemporaneamente sia Sora che Taichi, ma
non l’avrebbero mai saputo, perché non sentivano la necessità di verbalizzare
il loro pensiero.
“Sora?”
La voce
di Taichi che la chiamava ricosse la ragazza dalle sue elucubrazioni mentali.
“Sì?”
“Forse è
il caso di andare a mangiare, altrimenti a scuola non ci arriviamo più.”
Saggio proposito, non c’è che dire.
“E se ti
dicessi, Tai, che è ancora presto per abbandonare questo posto?”
La sua
domanda retorica, il giovane castano, non se l’aspettava
per nulla, pertanto non conosceva la risposta giusta. Non aveva una risposta pronta per la sua migliore amica.
Questo
gli riusciva alla perfezione con Yamato, ma non con Sora.
E per
quale dannatissima ragione gli era venuto in mente Yamato, adesso? Forse, perché
anche lui era innamorato di Sora?
Sì, ma
tutto quel ragionamento quale recondito significato poteva avere?
Taichi
non riusciva più a comprendere se stesso.
Non che
esistesse, o fosse esistito, un periodo della sua vita
in cui ci riusciva, questo sia chiaro.
Solo che
ora, purtroppo per lui, non sapeva più neanche cosa pensare, né come
comportarsi.
Eppure il
tempo passava, e la campanella presto sarebbe suonata.
E Taichi
non si sarebbe mai perdonato il non riuscire a confessare a Sora ciò che
provava anche in quell’occasione.
Il caso,
poi, volle che la giovane Takenouchi stesse pensando
all’incirca le medesime cose, e più o meno aveva le
stesse intenzioni del suo migliore amico.
Bisognava
agire, dunque.
E in
fretta, anche.
“Ti
risponderei che sono perfettamente d’accordo con te.”
La
risposta di Taichi spiazzò la sua migliore amica, che forse non se l’aspettava o forse aveva perso le speranze di riceverne
una, considerato il tempo trascorso da quando aveva parlato lei.
“Perché
ho cose molto importanti da dirti...” continuò Taichi,
come in una sorta di monologo o di un discorso precedentemente preparato.
“Tu,
Sora, mi piaci da una vita, ormai, e io non riesco più
a tacere, non riesco più a tenere tutto dentro me. È un sentimento che non
riesco più a controllare, né a reprimere. Io ti amo, Sora. Ti
amo tantissimo.”
La fine
di quelle frasi fu accompagnata da un sospiro, mentre Sora aveva spalancato
occhi e orecchie mentre Taichi le parlava.
Era una
dolce musica per le sue orecchie, quel discorso, e Sora ne era rimasta
incantata. Era grata a Taichi per aver trovato il coraggio di fare il primo
passo, perché consapevole che magari, anzi sicuramente, lei non ci sarebbe mai
riuscita.
Troppo
orgoglio o forse troppa timidezza, o ancora troppa paura di essere rifiutata e
quindi anche di rovinare la stupenda amicizia che c’era fra loro, la fermavano.
E
fortunatamente ci aveva pensato Taichi ad agire.
Quindi,
forse era il caso di rispondergli, altrimenti non si sarebbe mai perdonata l’infarto che gli avrebbe causato per via
dell’attesa.
Eppure
non trovava le parole adatte per quella situazione, complice anche quel cuore
che le batteva all’impazzata e quella leggerezza che le inebriava l’anima. Quindi, d’improvviso, le venne in mente il modo migliore per
rispondere in maniera non verbale.
Baciò
Taichi, molto passionalmente.
Per il
giovane quel bacio arrivò inaspettato ma tanto atteso, di certo non immaginava
neanche lontanamente che Sora lo baciasse proprio in quel momento, anche se lo
desiderava ardentemente.
Poco
dopo, i due, terminato il momento di dolce passione tra loro, s’incamminarono
verso quel bar che in quella mattina avrebbe avuto l’onore di servire la
colazione a quelle due anime innamorate.
E Taichi
ancora non sapeva come sarebbe finito il sogno di quella notte, ma se prima
d’incontrare Sora desiderava fortemente riaddormentarsi per conoscerne la
conclusione, adesso avvertiva dentro sé la
consapevolezza di poter fare qualcosa per ottenere quel fatidico “sì” della sua
amata Sora.
E da Kalie
-Haru No Sora-
21 Marzo
Equinozio di Primavera. Un giorno come tanti per chi “non sa leggere tra le righe”, unico per
chi vede la magia di una giornata che arriva solo una volta all’anno.
Ma come? Direte voi… e l’Equinozio d’Autunno? Un altro
giorno magico, ma unico anch’esso. In comune hanno
solo il fatto della stessa durata del giorno e della notte. Per chi va oltre a
quest’idea, sono agli esatti opposti.
La primavera è la rinascita di ogni cosa dopo il bianco del gelido
inverno. I primi boccioli sfiorano le verdi foglioline appena nate, mentre gli
uccelli canterini iniziano a costruire il loro piccolo nido d’amore.
E in quella strada, nella stessa in cui mille volte erano passati per ritornare a casa da scuola dopo essere scappati
da un gelosissimo Daisuke, iniziavano a fiorire gli alberi. E in quella stessa
via sarebbe cominciato qualcosa, qualcosa solo per
loro. E per i fiori di pesco.
Come ogni mattina, Hikari non passava per il viale degli alberi di
pesco temendo in un qualche cedimento delle gambe al ricordo magari di una
sfiorata casuale della mano di Takeru sulla sua. E al pensiero di quelle sensazioni, dimentica persino la litigata
mattutina con Taichi. Sarà ma ogni volta le sembra sempre meno accidentale quel dolce tocco.
“Hikari!” la voce di Miyako giunge alle orecchie della castana,
che si ferma aspettando che l’amica la raggiunga.
“Buongiorno Miya! Piena di energie come al
solito, eh?” le sorride lei.
“Sì, sono decisamente di buonumore oggi.
Sai, con Ken sta andando tutto a gonfie vele. Oh, ma lo sai! Te ne parlo praticamente ogni cinque minuti!” ride lei abbracciando il
collo di Hikari.
“Almeno te ne accorgi, Miyako. Inizi ad essere pesante!” scherza lei unendosi alla risata.
Ormai da qualche mese la digiprescelta
più grande era fidanzata con Ken, e l’unica cosa che poteva spegnere il suo
sorriso, quasi ebete a volte, erano le quotidiane litigate con il caro Daisuke
con il quale, anche se non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, si
divertiva da matti. Insomma, non solo l’amore non è bello se non è litigarello.
Dal suo canto, Hikari non poteva che essere contenta per la sua
migliore amica, ma per come tutte le ragazze, sì innamorate, ma senza la
certezza di essere ricambiate, provava una punta di gelosia. Così la ragazza,
mentre Miyako le raccontava l’ennesima uscita da super love love bomber che aveva avuto con Ken, si perse tra i
suoi pensieri e nell’azzurro del primo giorno di primavera, così simile ad un
altro. Quello di un paio di occhi. L’azzurro dei suoi occhi...
“…ari? Hikari ci sei?” la voce di
Daisuke la risveglia. Di Daisuke?! E quando è
arrivato?
“Oh, Dai! Buongiorno! Scusami, ero sovrappensiero.
Come stai quest’oggi?” un leggero sorriso verso di lui
che arrossisce.
“Male! Oggi è più antipatico del solito. Cos’è, hai saltato la colazione?” risponde Miyako al posto suo,
scatenando la prima lite giornaliera. O forse la seconda e lei si l’era persa guardando…
“Buongiorno ragazzi! Di ottimo umore
stamattina?” sorride ai due un allegro Takeru, prima di volgersi verso l’unica
tranquilla del trio “Buongiorno Hikari…” lo sguardo verso di lei cambia,
diventa più profondo, facendole quasi perdere il fiato.
“… l’azzurro” finisce ad alta voce la frase prima di arrossire
violentemente. I due litiganti si bloccano guardandola sorpresi, cosa che fa
anche un confuso Takeru. Il sorriso di Miyako si allarga quando capisce
esattamente a cosa stesse pensando la ragazza.
“oh io… stavo solo… pensando al cielo. Cioè…
è così… così…” indica imbarazzata verso l’alto.
“Azzurro, per l’appunto!” conclude il
digiprescelto della speranza, sorridendo dolce verso di lei. Vorrebbe sfiorarle
il volto scarlatto con le dita, per non perdere il calore di quelle gote che a
prima vista sembrano bollenti. Specialmente quando lei alza lo sguardo verso i
suoi occhi.
“Io direi di muoverci ora, siamo davanti al cancello da dieci
minuti” passa in mezzo ai due un irato Daisuke, mentre si dirige verso
l’ingresso insieme ad un’infastidita Miyako e gli
altri due imbarazzatissimi.
Una giornata come tante a scuola per i ragazzi delle medie di Odaiba, ognuno con i propri pensieri che riguardavano tutti
gli argomenti possibili. Nessuno dei quali attinenti alla lezione del giorno,
naturalmente. C’era chi pensava alla partita di calcio del pomeriggio, chi
pensava già alle vacanze estive dicendo “C’è solo una stagione di mezzo…”, chi
sorrideva felice verso un bigliettino appena preso al volo e chi si volta in
cerca di uno sguardo di risposta al suddetto appena lanciato, chi, nonostante
le tante insufficienze, se ne frega degli esami imminenti. E chi non riesce a
frenare il battito del proprio cuore guardando o in alto fuori dalla finestra o
qualcuno che guarda fuori dalla finestra.
Takeru Takaishi non riesce a spiegarsi come si possa amare così tanto una persona alla tenera età di 14 anni. Dicono
che i bambini non possano realmente capire cosa sia l’amore, ma allora che
cos’è? Che cos’è questo sentimento che lo trasporta così
tanto ogni volta che la guarda?
Allora dev’essere l’altra metà della sua
mela. Quella di Adamo ed Eva, unendoli e dividendoli allo stesso tempo. Non può
essere che così. Non possono essere che anime gemelle.
Sono questi i suoi pensieri mentre guarda l’esile figura dall’aria
sognante. Ma cosa ci vedrà mai in quel cielo? E come
si può essere gelosi del cielo? Ovviamente non può sapere che i pensieri della
ragazza sono rivolti allo stesso colore a cui pensava
quella mattina, che sono rivolti proprio a lui.
Così Hikari scosta lo sguardo dalla finestra per volgersi di
fianco a lei, in tempo per incontrare lui che sorridente le lancia un
bigliettino, proprio come i loro compagni poco prima.
Lei, emozionata, lo apre e sorride annuendo poi verso il compagno.
Quando questo si rigira, facendo in modo che non la veda, la ragazza spiana bene il cartoccio e lo mette nel
diario alla pagina del giorno e… massì, qualche
decorazione qua e là non fa mai male. Usa la penna rosa, il suo colore. Solo
perché lui ha usato il suo di colore.
“Torniamo a casa insieme?
Passiamo
per il nostro
Viale”
Così la giornata passava tranquillamente e, tra un sorriso al
vento e l’altro, tra una chiacchierata con Daisuke tanto per ridere e piccoli
sospiri carichi di sentimenti, arriva l’ora del pranzo. Ed
un sospiro di sollievo, dalle continue avance del castano e dai batticuori che
le provoca il biondo, se lo merita no? E chi meglio di Sora la può far
rilassare e tranquillizzare per l’imminente arrivo del “ritorno a casa”?
Camminando per il corridoio che collegava scuole medie e superiori, la digiprescelta si bloccò a una scena tutt’altro che
rilassante: Taichi e Sora si stavano baciando! E finalmente, aggiungerebbe. Da
quant’è che s’inseguivano l’un l’altra senza riuscire
a sfiorarsi neanche?
“Hikari-chan!” si scostò la ragazza
delicatamente dal suo nuovo ragazzo. “Ti aspettavo, mangiamo insieme, no?”
“Cosa?! Mangi con Hikari? E dove lasci me?!” si lamentò il capellone. Sora gli
sorrise zuccherina prima di baciarlo a fior di labbra per addolcirgli la
pillola.
“Ma… Sora-nee, non preoccuparti se vuoi
rimanere con lui” sorrise imbarazzata come non mai la
castana.
“Non preoccuparti, Taichi mangerà con Yamato-kun”
un altro sorriso verso di lui, il quale non seppe resistere “Non è vero?” si
rigirò anch’egli imbarazzato e si allontanò.
“Sì sì come volete…” mentre il castano
scompariva dalla vista delle due, Sora tornò a guardare l’amica, ed insieme si incamminarono verso il tetto con il pranzo
pronto.
“Non ci credo che finalmente vi siate decisi… tutti aspettavano
questo momento, lo sai?” sorrise Hikari raccogliendo le ginocchia con le
braccia ed avvicinandosi poco all’amica per non
perdere la cuffietta dell’Mp3 che stavano ascoltando. Dicendo quella frase si
era guadagnata un sorriso sognante da parte dalla
ragazza dai capelli ramati, poco prima che alzasse gli occhi al cielo.
“Beh… almeno saremo tutti felici!” mette
una mano davanti agli occhi per ripararsi dai raggi del sole mattutini “Certo
che oggi c’è veramente un cielo stupendo! Un azzurro così
intenso…” se prima lei si era guadagnata un sorriso, ora Sora guadagnava un
volto paonazzo da parte di Hikari. Solo pensare a quel colore la faceva
stare così…?
“S-s-s-sì…. Meraviglioso”
balbettò lei, mentre uno sguardo stupito si posava su di lei poco prima che una
leggera risata si spandesse nell’aria.
“Cos’hai da ridere?” la guardò di
sottecchi Hikari.
“Non pensi all’azzurro del cielo, vero?” il volto di Hikari che si
abbassava era la più grande conferma “vedrai che andrà tutto bene oggi
pomeriggio” le sorride prendo il diario alla stessa pagina
dove Hikari aveva messo il foglietto. Portavano spesso i diari di sopra,
per scrivere le cose importanti, le cose sciocche, le
cose tristi… le cose che fanno emozionare. Delle note a sottolineare
il fatto che fosse la frase della canzone che ascoltavano.
“Un Uomo
pieno di tramonti
D'istanti, di racconti e d'orizzonti
Che ti guarda e dice: "Cosa senti?"
Come se leggesse nei tuoi sentimenti”
Colori in
perfetta unione, il verde di lui e il rosa di lei
vicini. Ma non sono anche qualcos’altro? qualcosa di familiare? Qualcosa che… forse ha a che fare con
la giornata di oggi?
Una
citazione adatta a lui, per come era. Per come è ora. E per come sarà in futuro. Questo pensa Hikari
carezzando dolcemente la pagina scritta mentre spera vivamente che il suo
presente e il suo futuro li vedano l’uno di fianco all’altra. Le ragazze si
salutarono al suono della campanella e tornarono nelle rispettive classi,
ognuna con i pensieri rivolti ad una persona speciale
in particolare.
Come se
nulla fosse, il tempo trascorreva veloce e portava i ragazzi all’uscita. Da
quando era suonata la campana dell’ultima ora, Hikari non aveva fatto che
sussultare. E cosa faceva ora? Neanche il suo corpo sapeva se impallidire o
arrossire tant’era in agitazione. E fu lo stesso tempo a rallentare la corsa in
cui si vedevano protagonisti un biondo e una castana,
mano nella mano, per raggiungere il loro viale di peschi. Di peschi ormai in
fiore.
“Ecco
dove l’avevo visto…” sussurrò Hikari una volta fermi davanti al viale.
“Nh? Di che parli, Hika-chan?” certo Takeru non poteva sapere che la ragazza
di fianco a lui pensava all’accoppiata di colori nel suo diario. Nella
scritta di Sora e nel biglietto di Takeru. Nel colore di Hikari e in quello del
suddetto. Quella stessa accoppiata non si trovava solo li, ma anche in natura.
Nella loro natura. Il viale era pieno di alberi dalle mille foglioline verdi e
dai milioni di petali rosa, tutti circondati dalla distesa gigantesca che era
il cielo. Il primo cielo di primavera.
“Hikari,
ci sei?” sorrise dolce il biondo sfiorandole la guancia,
risvegliandola e facendole ricambiare il sorriso.
“Oh, sì
scusami” strinse la mano del ragazzo senza neanche accorgersene “pensavo ai
colori del mondo”
“Sono
bellissimi… rendono magnifico il mondo di tutti”
“Anche il mio mondo è magnifico, sai Takeru? C’è qualcosa
che lo rende tale” raccolse con la mano un petalo.
“Per
quanto mi riguarda…” arrossì il ragazzo “a rendere il mio tale…” si ferma
seguito dalla ragazza che lo guarda interrogativa.
“Takeru-kun?” disse senza fiato, guardandolo negli occhi azzurri piena di speranza.
“Tu… sei
tu che rappresenti i colori del mio mondo” abbassò lo sguardo e arrossì.
Lei gli
sfiorò il volto con una mano costringendolo a guardarla, gli occhi le
brillavano di felicità e non fu difficile per Takeru capire cosa voleva dire
quello sguardo. La prese per la vita e la fece roteare tra i fiori di pesco
prima di posarla delicatamente a terra, ridendo entrambi, felici.
Stremati,
si zittirono e pian piano si strinsero in un abbraccio, non staccando gli occhi
l’uno dall’altra.
“Tu non
sei solamente i miei colori…” sussurrò lei insieme ad
altre parole sottili e delicate, poco prima di donarsi un tenero bacio.
“Sei anche il mio cielo…
…Il mio Cielo di Primavera”
Fine!
Kalie: TANTI AUGURI DANA!!!
DarkSelene89Noemi: Anche
da parte mia!
Quest’oggi fai ben 14 anni ed è una data importante! Questo è il
nostro modo di dimostrarti quanto ti vogliamo bene, Kohai-chan!
Sono perfettamente
d’accordo con Kalie! ^-^
Naturalmente hai
colto la piccola allusione al soprannome che ti ho dato vero? Parlo di Haruka! Eheh questa fan fic è solo per te, tesoro! Che sei
così speciale dal giorno in cui sei nata! La piccola
fatina della Primavera, no? ^^
Per quanto riguarda
la storia di Hikari e Takeru, l’ho scritta io e nonostante abbia penato tanto,
alla fine mi è uscita spontanea! Eheh non ho voluto farli dichiarare del tutto perché mi piaceva così…
tutto sottinteso ma evidente, come il cielo!
Invece nel mio
capitolo c’è il bel discorso del grande Taichi... mi è uscito così spontaneo
che non potevo ometterlo! Non me lo sarei mai perdonato!
La canzone che ascoltavano Hikari e Sora è “UN UOMO” di Eugenio Finardi! Ascoltatela perché è bellissima!
Provvederò capo!
Non so se lo sapete ma Haru No Sora vuol dire
per l’appunto Cielo di Primavera. colta l’allusione? Hihi
E Haru no Yume significa Sogno di
Primavera, quindi pure nel mio capitolo c’è un’allusione al significato del
titolo! ^-^
Un bacione grande a
tutti voi che leggete ^^ soprattutto a te Kohai-chan!
M’associo al bacione collettivo, ma uno grande va a
Danachan94, la festeggiata del giorno! ^^
A presto con altre
storie di collaborazione di Darkaliene, sperando che non litigheremo più come ieri sera! XD ^^
Yours
Darkaliene