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Autore: Blue_Jay    16/09/2013    1 recensioni
Salve tizi che siete entrati in questo fandom/pagina dell'autore e state leggendo questa introduzione ^o^ Questa storia è ambientata prima di Death Note.Vedremo L in un nuovo caso ed ad aiutarlo ci sarà un nuovo personaggio che ha frequentato la Wammy's House incontrando anche Near, Mello e Matt. Se vi abbiamo incuriositi aprite e leggete.
Storia scritta a quattro mani Da Ele e Giuly. Buona Lettura ^o^
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Red Maple Leaves                                                                                                                                                                                





                                                                                                                        2003, Inghliterra, Winchester, ore 17.22
 
 
Era metà autunno. In un edificio in stile gotico un ragazzino attraverso una finestra guardava pigramente gli alberi far cadere lentamente le loro foglie rossicce. All’improvviso distolse lo sguardo e, iniziandosi ad arrotolare una ciocca di capelli lattea attorno alle dita, fissò gli altri due bambini che erano in stanza con lui.
Uno di loro aveva i capelli biondo grano e stava disteso prono sul pavimento intento a leggere un libro e mangiare cioccolata.
L’altro dai capelli rossi era interessato al suo Game Boy e ce la stava mettendo tutta per battere i nemici in un videogioco d’azione, appoggiato sulla schiena del compagno.
L’albino abbassò lo sguardo. Davanti a lui un puzzle completamente bianco, tranne che per una piccola e solitaria L nera in alto a sinistra.
Prese una tessera da sotto ad un cuscino lì vicino e la inserì subito al posto giusto.
Fece così anche per le altre novecentonovantanove.
Near non aveva bisogno di controllare la posizione prima di mettere i piccoli pezzetti bianchi: aveva fatto quel puzzle così tante volte che se lo ricordava a memoria.
Dopo una mezz’oretta circa posò il puzzle sotto ad un divano e si arrampicò su di esso per continuare a osservare meglio gli arabeschi immaginari che le foglie creavano a mezz’aria per poi cadere sul prato bagnato e coperto da frasche color biscotto.
Stava per girarsi e tornare nella sua stanza, quando udì il rumore di una macchina in avvicinamento.
Aguzzò la vista e rimase colpito nel constatare che l’auto aveva i vetri oscurati.
< Matt, Mello… venite a vedere… > disse con una vocina aspra e flebile chiamando i suoi amici.
I due si alzarono svogliatamente dal pavimento e raggiunsero l’albino che indicava la vettura nera al di là del cancello di ferro battuto.
< Mmm… chi sarà mai? > chiese il fulvo di nome Matt mentre spegneva il suo videogioco.
< Potrebbe essere lui? > ipotizzò invece il biondo che di nome faceva Mello portandosi una mano al mento, segno che stava riflettendo.
Near scosse la testa continuando a martoriarsi i fili sottili e bianchi attorno all’indice sinistro.
< No. È improbabile. Lui è venuto solo una settimana fa… e sappiamo tutti che ci viene a fare visita una volta al mese, non un giorno di più. >
Matt balzò dalla sua posizione semi distesa ed esclamò.
< Guardate! Qualcuno sta scendendo dal posto del guidatore! >
Attesero tutti e tre con ansia l’apertura completa della porta, ma rimasero delusi nel vedere solamente un uomo vestito di un impermeabile nero e un cappello con la visiera rigida.
< Oh… è solamente l’autista… > disse sospirando il biondo mentre fece cenno di prendere una nuova tavoletta di cioccolato.
L’autista si guardò attorno con aria circospetta e poi si avvicinò lentamente alla portiera posteriore.
Un altro paio di sguardi davanti a sé  e si decise ad aprire.
< Ecco! Sta uscendo qualcuno! > gridò di nuovo il rosso facendo sobbalzare Mello dallo spavento.
< Porca miseria! Non gridarmi nelle orecchie, stupido! > e gli diede una gomitata nelle costole.
Matt però non ci fece caso e continuò ad osservare la scena, vendicandosi sul suo amico con un semplice pizzicotto sulle braccia pallide.
Dalla portiera spuntarono prima due gambe, poi un braccio e infine l’albino, il biondo e Matt potettero capire chi fosse quel “qualcuno”.
Una semplice bambina, infagottata dalla testa ai piedi con un cappotto invernale, sciarpa, guanti, cappello di lana e stivali da dopo sci.
Vista così non si poteva capire bene come fosse fatta.
L’unica traccia era lasciata solamente da una chioma di fluenti capelli neri, coperti quasi interamente dal cappello, ma comunque abbastanza visibili.
< Pff.. che stupida. > sbuffò Mello addentando il suo cioccolato generando una schiocco sordo che riempì la stanza < vestirsi così quando siamo solamente in autunno… >
Near si strinse nelle spalle e provò a riflettere.
< Probabilmente viene da qualche paese del sud e pensava che qui la temperatura fosse di parecchio più alta… >
< Si! Ma comunque è da malati mentali pensare che faccia così freddo da mettersi addirittura sciarpa e stivaletti dopo sci! > esclamò Matt concordando con le parole del suo migliore amico.
Prese di nuovo in mano il suo amato Game Boy e continuò la partita salvata in precedenza.
< Beh… in ogni caso, chiunque sia quella scema, lo scopriremo stasera a cena. > sbuffò Mello alzandosi dal divanetto e uscendo dal salotto.
< Già… Mello ha ragione. Sono sicuro che Roger ce la presenterà. > disse pacatamente Matt mentre usava Pikachu per sconfiggere un Bulbasaur.
L’albino annuì e si voltò di nuovo verso gli alberi, osservando affascinato le foglie cadere.

 
 
 
Quella sera…
 
                                                                                                                                   2003, Inghilterra, Winchester, ore 18.00
 
Nell’orfanotrofio si iniziavano già a sentire le voci di tutti i bambini e ragazzi che, affamati, si dirigevano verso la mensa parlottando allegramente fra di loro.
Matt e Mello stavano chiacchierando del più e del meno ridendo come dei matti mentre Near continuava ad arrotolarsi pigramente una ciocca di capelli attorno all’indice destro.
Arrivati in mensa si diressero verso il loro solito tavolo.
Era l’unico occupato solamente da tre persone: tutti gli altri, infatti, avevano a sedere quattro ragazzi.
Vennero serviti subito i deliziosi cibi che avrebbero dovuto mangiare quella sera per cena: una bistecca ai ferri accompagnata da insalata di patate.
I ragazzi dell’orfanotrofio fecero subito cenno di avventarsi sui loro piatti fumanti e profumati, quando all’improvviso nella sala entrò il direttore.
Tutti si alzarono chiedendosi in mente come mai Roger fosse venuto in mensa a quell’ora.
Di solito non ci andava mai, dato che cenava in una stanza a parte con tutti gli altri professori.
In mensa si alzò un brusìo sommesso di voci, che l’uomo fece finire subito con un gesto ampio del braccio.
< Miei cari ragazzi, da oggi avrete una nuova compagna… >
A quelle parole il vociare si alzò inevitabilmente di nuovo. Una nuova compagna, cosa molto rara.
Il direttore cercò anche stavolta di zittire gli orfani, ma non ci riuscì.
Si arrese, limitandosi a sospirare, e poi continuò.
< … ha perso tutti e due i genitori in un incidente. È successo solamente sette giorni fa, vi prego dunque di essere gentili e di farla sentire a proprio agio > detto questo, si voltò verso la porta di legno scura semi aperta e parlò < bene, Elisewin! Accomodati pure. >
Il biondo dagli occhi azzurri e il rosso dagli occhi verdi si guardarono e scoppiarono a ridere.
< Elisewin?! Che razza di nome è Elisewin?! >
Matt scoppiò a ridere più forte, trattenendo a stento le lacrime.
< A me, molto personalmente, sembra il nome di un cibo straniero! > e a quelle parole anche il suo compagno iniziò a lacrimare.
Near li guardò tutti e due e, scuotendo la testa, li fece zittire con un cenno del braccio.
< Mmm… mi sembra di aver letto questo nome in un libro che ho letto qualche giorno fa… mi sembra… si chiami… “Oceano Mare”. >
I due amici lo guardarono straniti e poi risero ancora più forte di prima.
< Ahahah!!! Un nome strano in un libro strano!>
< Voi due… siete sempre i soliti… > sospirò l’albino continuando ad arricciarsi la solita ciocca di capelli.
Mello diede una gomitata a Matt sussurrandogli.
< Ehi… ecco che arriva il cibo straniero… ahahah! >
Roger intanto aveva iniziato a battere le mani, una cosa assolutamente fuori luogo dato che nessuno lo aveva seguito.
< Bene… ora vi lascio alla vostra cena. Buon appetito! > e lasciò in fretta la stanza, permettendo così ai ragazzi di gustare finalmente la tanto agognata bistecca.
La bambina si avvicinò al terzetto dando così la possibilità di osservarla meglio.
Aveva una chioma di folti e lisci capelli neri, che contrastavano con gli occhi verde selva che spiccavano brillanti sul viso chiaro allungato.
Era minuta, assomigliava in tutto e per tutto ad un’elfa dei boschi.
Indicò tremante il posto libero accanto a Near e Matt.
< Posso sedermi qui? > chiese timidamente.
Prima che l’albino potesse rispondere, Mello esclamò:
< Beh… perché dovresti? >
Elisewin abbassò lo sguardo e arrossì.
< Mello! Non hai sentito Roger? Dobbiamo essere gentili. > poi si voltò verso gli occhi verdi della bambina < per noi va bene. Siediti pure… > e scostò la sedia dal tavolo come un invito.
< E se invece a me non stesse bene? > gridò ridendo Matt, che intanto stava squadrando dall’alto in basso la piccola.
Near assunse un’aria imbronciata.
< Uffa! Però voi vi coalizzate sempre contro di me! Non è giusto! >
Mello si alzò di scatto dalla sedia, facendo tremare di paura la povera Elisewin.
< Zitto puffo bianco! Non mi interessa! Quella non ce la voglio qui punto e basta! >
L’albino per tutta risposta gli pestò un piede.
Il biondo allora perse la calma e lo prese per la collottola della camicia immacolata.
< Ragazzi… > disse sospirando Matt.
< NON ORA!!! > esclamarono i due in coro e ritornando a litigare.
Matt cerò di attirare la loro attenzione.
< Ragazzi… ehi… su, non fate cosi… raga… oh, uffa… SMETTETELA SUBITO!!! >
Con quel grido tutti i ragazzi della mensa si voltarono verso di loro.
Matt, incurante di tutti gli occhi che avevano addosso, indicò la bambina che stava piangendo senza emettere suono.
Dopo qualche minuto si voltò e scappò via.
< Complimentoni! L’avete fatta piangere! > esclamò l’albino tirando a Mello una ciocca di capelli biondo grano.
< Guarda che è anche colpa tua! E poi quella è una piagnucolona, ve lo dico io! > gridò lui dandogli un pizzicotto sul braccio.
Matt perse la pazienza.
< Finitela. Tutti e due. È stata colpa di tutti e tre se si è messa a piangere. Domani le domanderemo scusa da persone civili, va bene? E adesso zitti e mangiamo, chè abbiamo attirato già troppo l’attenzione! >
Mello seguì alla lettera gli ordini del rosso.
Si sedette e addentò con ferocia un pezzo di carne, facendolo sciogliere in bocca.
Matt e Near si guardarono negli occhi, per poi sedersi e mangiare anche loro, accompagnati da un silenzio glaciale
.
 
 
 
 
Quella notte…
                                                                                                                2003,  Inghilterra, Winchester, ore 02.37
 
 
Elisewin strinse forte a sé il cuscino e cercò per l’ennesima volta di trattenere le lacrime, senza successo.
Sentì l’acqua salaticcia scorrerle sulle guance, poi iniziò a gridare nella stoffa candida del cuscino per sfogarsi.
Le aveva fatto male il modo in cui si erano comportati quei ragazzini.
L’avevano presa in giro solamente per il suo nome.
Non era giusto.
< Mamma… papà… io non devo piangere, non è vero? > e mentre si rivolgeva ai suoi genitori guardava un loro ritratto sul comodino di mogano.
Il padre lavorava al CERN  di Ginevra, e veniva rare volte in Italia, ovvero dove lei e la madre abitavano.
“Non ho mai capito perché non ci potevamo trasferire in Svizzera… sarebbe stato tutto molto più facile, e io avrei potuto salutare mio padre prima di vederlo morto… “ pensava la bambina mentre si alzava dal letto dirigendosi verso una borsa color mattone.
Si asciugò le lacrime con il dorso dell’avambraccio coperto dal tessuto a fiori del pigiama e poi raccolse una specie di libro dalla tracolla.
Si sedette per terra, con la gamba sinistra sotto il suo corpo mentre la destra era lasciata libera sul pavimento.
Aprì il libro di scatto e si trovò davanti una foglia rossiccia.
Si distinguevano le venature ormai secche che si diramavano su tutta la superficie.
“Papà… questa l’abbiamo raccolta due anni fa quando io e la mamma ti siamo venute a trovare a Ginevra… una foglia d’acero. Rarissima, tu mi hai detto. Non so se era una bugia per farmi felice o era davvero rarissima. Poco importa ora. “
Elisewin chiuse l’album e lo ripose sotto il cuscino.
Nessuno doveva sapere della sua passione della foglie… altrimenti l’avrebbero di sicuro presa in giro di nuovo.
Si rifugiò sotto le coperte stringendo sul petto la foglia rossa e piangendo di nuovo.
“ No… io non devo piangere. Io devo dimostrare ai miei genitori di essere forte ed in grado di andare avanti. E anche a quei due… quel Mello soprattutto… “ si disse la bambina asciugandosi di nuovo le lacrime con un gesto deciso e ripensando al modo in cui l’albino lo aveva chiamato.
Abbassò le palpebre e il respiro si fece più regolare, segno che stava per addormentarsi.
“ Mello… neppure quello è un nome così comune… in fondo… “
E questo fu il suo ultimo pensiero prima di scivolare dolcemente verso le braccia di  Morfeo che aveva in serbo per lei i suoi sogni più belli.





Angolo dell' autrice (solo una perchè l'altra l'ha abbandonata al suo triste destino)
Bene... innanzitutto buona cena a chi sta mangiando ( io no TT-TT)... siamo tornate ASSIEME con una nuova storia. Non vi libererete di noi così facilmente, ricordatevelo
.
Dunque... dato che sta scrivendo solo Eleonora (ma perchè sto parlando di me in terza persona? lol) non so cosa potrebbe dirvi Giuly se fosse con me... oltre alle sue sclerate quotidiane (si, le voglio bene *^*) spererebbe di sicuro che la storia vi sia piaciuta. Cosa che mi auguro pure io. Quindi... speriamo che la storia vi sia piaciuta e che il prologo vi abbia incuriosito... insomma, che continuiate a seguirla! Il compito di pubblicarla è spettato a me. Spero di aver fatto un buon lavoro. Voi che ne dite? Rispondete a tutte le mie domande via recesnione... che altro dire?Ah, quando Near ipotizza che Elisewin sia del sud... ogni riferimento della provenienza di noi due autrici è puramente casuale (o forse no? Dan dan daaaa!)
Ora la rompiscatole se ne va via... verso l'infinito ed oltreeeee!!!!
Sayonara.
-Eleonora
  
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