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Autore: feeltheromance    17/09/2013    8 recensioni
Gli umani si lamentano spesso dell’attesa, Castiel lo sa. Sente i loro lamenti continui, alcuni pieni di noia, altri di dolore. C’è chi aspetta il ritorno del proprio amato, senza sapere se tornerà davvero o se non si rivedranno mai; c’è chi aspetta la fine della giornata, pazientemente, per poter riabbracciare i propri cari e c’è chi aspetta qualcosa, ma non sa cosa.
Castiel è un po’ tutti questi umani messi insieme.
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Scritta sul prompt “#How can I love when I’m afraid to fall” per il Destiel Day 2013.
Ovvero come Castiel rimane vicino a Dean nonostante tutto.
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[ destiel – due capitoli - death!fic ]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel.
Rating: giallo.
Chapters: 1/2
Beta: il mio cervello.
Genere: long-fic, slice of life, AU!verse, fluff.
Warning: slash, OOC (molto, as always XD), lemon, missing moments, angst, death!fic.
Words: 3.662/6.237
Summary: Scritta sul prompt “#How can I love when I’m afraid to fall” per il Destiel Day 2013 <3 basata anche sulla canzone A thousand years (x) di Christina Perri.
Note: Hola amici miei! Allora, allora, allora. Come potete notare dal conteggio delle parole, questa storia è già completata. Questo perché era nata per essere una os, quindi è già bella che finita. L’ho dovuta dividere in due parti perché il regolamento della sfida (?) a cui sto partecipo aveva un limite di 5.000 parole per le os. La mia sforava di un bel po’ e siccome non mi andava di tagliare nessuna parte, ho optato (sotto consiglio di Ali, grazie pucci <3) per fare così. Anyway partiamo subito col dire che questa fan fiction fa un po’ soffrire. Credo. Insomma, mentre la scrivevo ho un po’ sofferto, non so se per voi che la leggerete sarà la stessa cosa. Come potete vedere dagli avvertimenti, c’è dell’angst e la morte in agguato lol oh, vi ho avvertiti. Diciamo però che tutta la faccenda non è semplice come potrebbe sembrare... Anyway, non spoilero più nulla, lasciatemi aggiungere che, tutta questa faccenda è completamente inventata, frutto della mia mente malata e ci sono probabilmente molte lacune e cose sbagliate, ma ewh, io sono soltanto io, non sono ancora una scrittrice di professione o chissà che. Boh, insomma, per alcune cose non sono soddisfatta, okay? XD per altri versi però, sono abbastanza contenta.
Niente, tutto ciò è stato scritto per il Destiel Day. È il mio piccolo augurio alla mia otp e a tutte le shipper che ogni giorno piangono sangue su questa coppia stupenda. Li amo, vi amo e mi odio perché non la smetto di scrivere cavolate. Me ne vado, buona lettura. Come sempre grazie per tutte le bellissime recensioni che mi lasciate, soprattutto alla mia raccolta, 30 day OTP challenge (x), grazie T___T vi amo. Davvero, siete tutte bellissime e io muoio a leggere quello che mi scrivete aiuto. Quindi GRAZIE e tante belle cose (aka Dean nudo) Al prossimo capitolo! ~ S.
P.s.: E’ possibile che io non abbia molto centrato il prompt. Diciamo che la fic è più sulla canzone in generale, piuttosto che su quella singola frase. Scusate, non sono buona a seguire le istruzioni, il mio cervello fa tutto da solo T___T
P.p.s.: Qui (x) il banner della challenge o/
Dedica: A loro due e a tutte voi, (◡‿◡✿)

 
 
 
 
 

~ Time has brought your heart to me.
( I don't wanna miss a thing. )


 
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I have died everyday waiting for you
Darling don't be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more
 
And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I love you for a thousand more

 

 
Gli umani si lamentano spesso dell’attesa, Castiel lo sa. Sente i loro lamenti continui, alcuni pieni di noia, altri di dolore. C’è chi aspetta il ritorno del proprio amato, senza sapere se tornerà davvero o se non si rivedranno mai; c’è chi aspetta la fine della giornata, pazientemente, per poter riabbracciare i propri cari e c’è chi aspetta qualcosa, ma non sa cosa.
Castiel è un po’ tutti questi umani messi insieme. La sua è un’attesa lunga, immensamente lunga, impossibilmente lunga, tanto che lui stesso non ne vede la fine e non sa se ne esiste effettivamente una. Forse attenderà per sempre, forse è questo quello a cui l’ha destinato suo Padre. Lui comunque non se ne lamenterebbe. La scelta di suo Padre è incontestabile, l’accetterebbe e si siederebbe in un angolo del mondo, ad attendere qualcuno per il resto della propria eternità.
Non sa, in ogni caso, se è davvero stato creato per nulla o se il suo arrivo nel mondo ha uno scopo. Vari fattori lo hanno portato alla conclusione, raggiunta nel corso dei millenni, che anche lui è in attesa di qualcosa.
I suoi fratelli gli ripetono continuamente che arriverà anche il suo momento, che anche lui si sentirà completo, prima o poi e che deve soltanto pazientare un altro po’. Castiel accetta i loro consigli, conoscendo il loro buon animo e segue le loro istruzioni.
In un tempo non precisato, Castiel si siede sulla cima di una montagna. Tira un vento gelido che lui non può percepire e non c’è nulla attorno a lui, a parte un’immensa distesa di neve che lo acceca.
Si siede sulla cima del mondo, l’angelo.
Aspetta. Cosa, nemmeno lui lo sa. Nemmeno ha idea di come capirà cosa sta aspettando. E se non se ne accorgesse e l’obbiettivo della sua intera esistenza gli passasse sotto gli occhi senza farsi notare? E se Castiel non si rendesse conto del proprio scopo e fosse costretto a marcire sulla cima di quella montagna fino alla fine del mondo?
Non ha idea di quanto debba aspettare, né di cosa debba attendere, ma nonostante questo ubbidisce agli ordini che gli sono stati dati e si siede nella neve. Muove leggermente le ali nere, che disegnano due enormi solchi nel manto bianco.
 
~
 
Passano i mesi e poi gli anni e Castiel rimane sulla cima del precipizio. La neve attorno alle sue ali si trasforma in piccoli ghiaccioli e poi si scioglie, le gocce scivolano via dalle sue piume, scappando veloci verso mete sconosciute. La vita muta attorno a lui, che rimane fermo e attende qualcosa che forse non arriverà mai.
Un giorno, in un’epoca qualunque, succede l’impensabile. Succede che Castiel lo sente.
Se dovesse esprimersi nel linguaggio fonico degli umani, non avrebbe assolutamente idea di come raccontare quello che sta provando in questo momento. Conosce perfettamente tutte le lingue morte e correntemente usate dagli uomini, ma nessuna di esse contiene un’espressione adatta ad esprimere il suo stato d’animo.
Attendere un avvenimento per millenni, pensare di essere del tutto inutili, sentirsi di troppo, perdere quasi la fede nell’unica Cosa in cui si crede, vedere il mondo sgretolarsi sotto ai propri occhi. Castiel ha passato tutto questo e ora, chissà come, tutto si aggiusta. I suoi pensieri hanno finalmente un senso, le sue preoccupazioni mutano in gioia cieca, e l’angelo spicca il volo.
La sensazione dell’aria gelida tra le piume è stupenda, e gli è mancata tremendamente, nemmeno si era reso conto di voler volare, preso com’era a preoccuparsi di tutt’altro.
In un attimo raggiunge le colline e poi, quello per cui è qui.
Di fronte a lui, dall’altra parte di una vallata dai prati verdi e luccicanti, c’è un umano. Anzi, sono due umani, alquanto simili. Si saltano l’uno addosso all’altro, ma si capisce dai loro movimenti giocosi che non hanno cattive intenzioni, anzi l’aria attorno a loro è colorata di risate leggere e sorrisi spensierati.
Castiel si avvicina, totalmente incantato da quella vista. Si sente come se tutta la sua esistenza passata, presente e futura abbia acquistato un senso, tutt’a un tratto.
Deve proteggerlo. Ecco qual è la sua missione, il suo compito.
Uno dei due umani, deve proteggerlo. Da cosa, nemmeno lui lo sa. Nella sua vita ci sono troppi punti di domanda, ma Castiel li accetta, sopportando il peso dell’ignoto soltanto perché suo Padre gli ha ordinato di farlo. Accetta e nemmeno gli pesa prendere questa decisione. Lo proteggerà, lo salverà se sarà necessario, lo guarirà quando sarà ferito e lo aiuterà senza farsi vedere quando avrà bisogno di una spinta.
 
Con il passare del tempo, Castiel diventa l’angelo custode di quel ragazzino.
Non gli si mostra mai, ma è sempre con lui, sempre al suo fianco. Spesso è tentato di farsi vedere, ma si trattiene, ben conscio del fatto che l’altro si spaventerebbe a morte e rovinerebbe tutto.
Il ragazzo si chiama Dean, o almeno questo è il nome con cui gli altri attirano la sua attenzione. È giovane e coraggioso, dedito alla famiglia e responsabile, nonostante la sua giovane età.
Castiel rimane invisibile per mesi, che si trasformano presto in anni. Non lo abbandona mai.
Sono davvero rare le volte in cui viene richiamato in Paradiso ed è quindi costretto a lasciare Dean per qualche ora. Durante quel lasso di tempo, il ragazzo si incupisce, senza motivo apparente. Così, tutt’a un tratto, smette di ridere, si estranea dalla propria famiglia e corre fino alla radura dove Castiel l’ha visto per la prima volta.
Dean non sa come mai si sente male senza motivo, ma quando succede, si ritrova sempre a correre più veloce che può verso la radura. Una volta arrivato sta un po’ meglio. Si sente al sicuro. Si sdraia sul prato verde e aspetta di stare bene.
Gli è capitato di dover aspettare pochi minuti o molte ore. Una volta, è addirittura rimasto sul prato verde per una notte intera. Al mattino si era svegliato con un piacevole calore che lo avvolgeva, ma non c’era nessuna coperta posata sulle sue spalle.
 
Gli anni passano e Dean cresce. Diventa un uomo, il suo corpo si modifica, si rafforza e cambia anche la conformazione del suo viso. Gli zigomi si fanno più sporgenti, la linea della mascella più forte, gli occhi più attenti e, con grande dispiacere di Castiel, più vacui e tristi. Passivi, quasi.
Dean passa la propria vita proteggendo la propria famiglia, riservando il meglio al proprio fratellino e sacrificandosi per svolgere i compiti più ardui quando ce n’è bisogno.
Castiel lo osserva sempre. A volte si limita a svolazzare lontano da Terra e ad osservarlo da lassù, ma appena può, scende e lo raggiunge, vegliando su di lui.
Dopo un po’, i capelli di Dean cominciano a farsi più chiari. Bianchi.
La pelle attorno ai suoi occhi si spiegazza sempre più e alcune rughe non si spianano più quando smette di ridere. Comincia a faticare sulle lunghe distanze e abbandona tutti i suoi affetti. Taglia i ponti con Sam, il fratello, e smette di visitare la tomba di sua madre. Decide che non vuole più avvicinarsi a nessuno, perché sente che il suo momento non è lontano.
Castiel si sente stringere il cuore in una morsa dolorosa quando Dean esala l’ultimo respiro. Si odia perché non può fare nulla per proteggere l’unica cosa di cui gli importa.
Lo lascia andare e versa una sola lacrima.
 
~
 
Castiel è costretto ad aspettare, di nuovo.
Questa volta l’attesa è meno apatica della precedente, ma più dolorosa.
Sa cosa sta aspettando, quindi è pieno di aspettative, ansioso e fremente, ma soffre già, perché sa che finirà per doverlo abbandonare, come l’ultima volta, come gli è stato comandato di fare.
E’ convinto del fatto che starà male come la volta precedente, ma si sbaglia, perché non ha tenuto in conto il fatto di cominciare ad amare Dean e soffrire ogni volta di più. Non ha tenuto conto del fatto di abbandonare una parte di se stesso, assieme all’umano.
La seconda volta che Dean nasce, Castiel è al suo fianco. Da’ a sua madre la forza necessaria per riuscire a metterlo al mondo senza perire o ferirlo. Ascolta il primo vagito del suo protetto e sospira di sollievo perché sta bene e può vegliare su di lui, nuovamente. Può proteggerlo e fare quello per cui è stato creato.
La vita di Dean è tranquilla, come la precedente. Non ci sono avvenimenti troppo sconvolgenti o preoccupanti e il ragazzo cresce, sano e forte, come aveva già fatto.
Naturalmente, non conserva nessuna memoria della sua vita precedente. Non ricorda le sue scampagnate nella radura verde, non ricorda tutte le notti in cui gli è parso di vedere un paio d’ali nascoste nel buio del paesaggio che vedeva fuori dalla sua finestra, non ricordo quello strano senso di protezione immotivato che lo avvolgeva quasi sempre.
Questa volta, Dean è molto più vivace della precedente. Salta, corre e fa a pugni. Quando entra nell’adolescenza, sembra insaziabile: di cibo, scazzottate e sesso.
Cambia ragazza da una notte all’altra e tutte lo vogliono, tutte lo desiderano. Dean non si fa problemi e ne approfitta senza farsi domande.
Castiel lo osserva dal buio del proprio nascondiglio. Abbassa sempre lo sguardo, quando Dean raggiunge l’apice del piacere. Non riesce a guardarlo e non sa spiegarsi perché. Sa bene cos’è il sesso e come lo usano gli umani, e allora perché si sente soffocare e prudere le mani quando è Dean a farlo?
Perché non lo sta facendo con te.
Dentro di sé, Castiel desidera sentirsi così vicino e unito al ragazzo. Solo, non può ammetterlo, nemmeno a se stesso. È troppo rischioso.
Non si mostra mai, non ci pensa nemmeno. Gli è stato insegnato che è una cosa che non deve assolutamente fare, così rimane nel buio e passa un’altra vita, un altro ‘per sempre’ a vegliare sull’umano.
Questa volta però, Castiel non riesce a trattenersi e commette qualche affronto. Qualche volta, soprattutto quando Dean è triste, arrabbiato o disperato per qualche motivo, Castiel lo bacia.
Rimane invisibile, sempre, ma lo bacia. Lo bacia con le labbra del suo tramite e Dean, ogni volta, sobbalza e arrossisce. Si guarda attorno agitato e il battito veloce del suo cuore è musica per le orecchie di Castiel.
L’angelo si lascia tentare varie volte.
E a Dean cominciano a spuntare tante piccole lentiggini attorno al naso.
 
Quando muore, Castiel crede di impazzire.
Sta provando dei sentimenti, ci sono delle emozioni che lo fanno tremare e questo, più di tutto, lo terrorizza a morte. Non deve essere così. Lui non può permettersi il lusso di voler bene a qualcuno. Non può, perché Dean muore. E lo farà sempre. Mentre lui è costretto a rimanere qui, vivo, per il resto dell’eternità.
Castiel si ritrova a pensare che è ingiusto. Subito dopo questo pensiero, si accascia a terra e si stringe le ginocchia al petto, terrorizzato per aver appena messo in discussione il creato di suo Padre. Se Dio ha fatto tutto questo, dev’essere giusto così. Deve esserlo. Altrimenti nulla più avrebbe senso.
Castiel passa molto tempo immobile, con il volto nascosto tra le mani, disperato.
Dean, intanto, muore.
Si spegne in una stanza buia, riempita soltanto dai suoi stessi gemiti di dolore.
Non sta male fisicamente e nemmeno ha paura della morte. Si sente soltanto molto solo. E non sa spiegarsi perché.
 
~
 
Eccolo di nuovo.
Castiel, nonostante si sia imposto più e più volte di non volergli bene, di non affezionarsi a lui, di non desiderarlo più, è inevitabilmente sollevato quando percepisce che sta venendo al mondo di nuovo.
La vita di Dean questa volta è molto felice.
Nasce come figlio di una famiglia reale, in quel tempo non meglio precisato. È l’erede al trono di un regno vasto e prosperoso, suo fratello Samuel è un cavaliere di grande fama e anche in questa vita, Dean è benvoluto da tutti. E tutte.
Castiel lo guarda dall’alto, gli volteggia attorno e ogni tanto lo stuzzica. Ha preso l’abitudine di sfiorarlo quando è con qualche ragazza, il che succede spesso, per sua fortuna e sfortuna.
Dean corre nei prati con una cortigiana che si finge timida e impacciata e Castiel li osserva, con la rabbia che serra la gola del suo tramite.
Un giorno non riesce più a trattenersi e mentre Dean comincia a baciare la ragazza di turno, l’angelo gli tocca una spalla. È un tocco normalissimo, ma dato che è di Castiel, Dean fa un balzo indietro e fa cadere a terra la ragazza.
-Ehi!- grida lei, sorpresa –Che diamine fai?-
Dean ha il fiato corto, ma non per colpa del bacio –Cos’era?- dice, guardandosi intorno febbrilmente. Non riesce a capire cosa sia stato quel… qualcosa.
-Cosa?- domanda la ragazza, rialzandosi e spazzolandosi le vesti con una mano.
-Quello! L’hai sentito, vero?- ma la ragazza lo guarda come se fosse matto.
-Non prendermi in giro,- sbotta lei, mordendosi una guancia –Se non ti piacevo bastava dirmelo!-
Gira sui tacchi e se ne va, arrabbiata. Dean prova a fermarla, ma lei non vuole saperne.
Poco male, ne troverà un’altra.
Ma mentre si riavvia al castello, si rende conto che l’ultima cosa di cui ha voglia è baciare una ragazza qualunque.
 
Anni dopo, Dean è un uomo forte e coraggioso e, finalmente, re.
La cerimonia di incoronazione sarà favolosa; tutto il regno è in festa, il popolo gioisce, i cavalieri marciano  per le strade tenendo alto lo stendardo con lo stemma della casata dei Winchester e in tutto il paese si sentono canti felici che osannano il nuovo re.
Tutti hanno fiducia in Dean. Tranne Dean.
Il neo regnante è completamente terrorizzato, per una delle poche volte nella sua vita.
Ha paura, una paura del diavolo di non farcela, non essere all’altezza e rovinare il regno che suo padre ha messo su con tanta fatica e sacrifici. Non pensa di essere in grado di gestirlo perfettamente come faceva John Winchester, non ci riuscirà mai.
La cerimonia è tra qualche ora, ma Dean è già nel panico da giorni. Mangia poco e beve troppo, ubriacandosi per oscurare i propri problemi e dimenticandoli per qualche ora. Oggi però, niente alcol, Sam gliel’ha proibito. Oggi deve accontentarsi di qualcos’altro.
Così si inginocchia vicino al letto, poggia le mani incrociate sul materasso e chiude gli occhi.
E prega.
Chi, nemmeno lui lo sa con certezza. Crede in Dio, logicamente, ma gli è sempre venuto difficile pregare. Non sa spiegarsi il perché, solo forse, non riesce a immaginarsi Dio in carne ed ossa.
Ma ora è così agitato che le tenta tutto, anche pregare.
-Dio, uhm. Mi senti?- prova, con voce rauca sentendosi uno stupido –Sono io. Dean Winchester.-
Prende un bel respiro. Ultimamente gli sono successe un po’ di cose strane, ed è anche per questo che si è deciso a pregare. Sono anni ormai che spesso si sente toccare, ma intorno a lui non c’è mai nessuno. Gli capita di sentirsi chiamare quando si trova in boschi disabitati o in campi desolati. Gli capita di avere freddo e, un attimo dopo, sentirsi avvolgere da qualcosa simile ad una coperta ma più morbida e calda, più sicura. Gli capitano tante cose che non sa spiegarsi e di cui, stranamente, non ha comunque paura.
-Sono preoccupato per quello che mi succederà. A me, a Sammy, al regno. Sai, non credo di farcela, è troppo difficile. Io non sono una persona molto responsabile, ma questo lo saprai già, insomma sei Dio,- dice confusamente aggrottando le sopracciglia, –In ogni caso, io non credo molto a queste cose, ma ora come ora mi servirebbe un po’ di sostegno. Quindi, se ci sei mi daresti un segno, o qualcosa? È strano da dire, ma vorrei parlare con qualcuno e sarebbe bello ricevere una risposta.-
Il silenzio è totale e Dean non percepisce nulla di diverso, dietro alle palpebre abbassate. Lo sapeva, sono tutte fandonie. Dio non ascolta mai quello che si ha da dire.
-Ciao, Dean.-
Forse urla, non ne è sicuro. Spalanca gli occhi e si appiattisce contro il muro, di riflesso sfila il coltello che tiene nella cintola e senza pensare, si lancia contro lo sconosciuto e lo pugnala.
Ma non succede nulla. Non esce sangue dalla ferita, e l’uomo non dice nulla, anzi lo osserva con un mezzo sorrisetto divertito.
Dean sta ansimando. Rigira il coltello nella ferita, ma continua a non succedere niente, non sembra fargli nemmeno il solletico. Sfila l’arma e fa un passo indietro, sudando freddo.
-Non voglio farti del male, credimi,- dice lo sconosciuto, –Mi hai chiamato e sono arrivato.-
-Sei…Dio?- mormora lui, cercando di non tremare come una ragazzina, –Chi diavolo sei?-
-Castiel. Sono un Angelo del Signore,- dice lui e Dean può vedere una scintilla di orgoglio nei suoi occhi blu come il mare, –Volevi qualcuno che ti ascoltasse. Eccomi.-
Dean cerca di tranquillizzarsi, ma è parecchio difficile quando uno sconosciuto che si spaccia per un Essere divino sta ritto in mezzo alla sua camera da letto.
-Non può essere vero, nessuno ha mai visto un angelo,- ribatte, –E poi…non hai le ali.-
Castiel ride e Dean quasi si convince che sia davvero un angelo perché la sua risata è un suono troppo bello per essere umano.
-Le ho, solo che non puoi vederle,- dice, –Ma forse un giorno te le mostrerò.-
I due rimangono in silenzio, studiandosi a vicenda per alcuni minuti. Dean smette di tremare, ma non ripone il coltello.
 
Dopo quell’episodio, Castiel si mostra sempre più spesso a Dean, che intanto è diventato un ottimo re. Governa in modo impeccabile, aiutato anche dall’angelo che lo consiglia e lo aiuta più che volentieri. Ogni scusa è buona per stargli attorno.
Castiel risponde ad ogni chiamata di Dean e passano i mesi, che si sfaldano in anni e Dean invecchia sempre più.
Castiel si sente in un incubo, ogni volta sembra peggiore della precedente. È come un brutto sogno, solo che non dorme e tutto questo dolore è fin troppo reale.
Dean si spegne in un giorno di primavera. Non ha problemi di salute, è soltanto colpa del dannato tempo che passa inesorabilmente.
Il re non lascia entrare nessuno nella propria stanza. Vuole soltanto Castiel.
-Dovresti passare questi ultimi momenti con Sam,- lo rimprovera l’angelo. È seduto sul bordo del letto sul quale è sdraiato, privo di forze. Il suo corpo, una volta forte e muscoloso è ora raggrinzito e molto più magro. La pelle è macchiata, ma i suoi occhi sono ancora di quel bel verde luminoso che Castiel non dimenticherà mai.
-No, voglio stare con te,- sussurra Dean, tossicchiando, –Voglio darti fastidio…ancora un po’.-
Castiel è tentato di prendergli la mano fra le sue.
-Non mi dai fastidio, Dean,- dice, –Né ora, né mai.-
-Per fortuna mi hai qui ancora per poco.-
Castiel non dovrebbe farlo. E’ vietato. È sbagliato e pericoloso. Lo sa, ma lo fa comunque.
Ribatte, -Non per poco.-
Dean alza un sopracciglio, non comprendendo le sue parole –…Cosa?-
-Io non muoio,- comincia Castiel sfuggendo al suo sguardo, –Ma tu sì.-
-Lo so.-
-Non è finita qui,- mormora, –Tu muori…Ma poi rinasci.-
Il silenzio che segue è carico di tensione e consapevolezza. Castiel si sente subito dannatamente in colpa. Avrebbe dovuto cucirsi la bocca e stare zitto, che idee gli vengono? E’ sbagliato rivelare certe cose agli umani, a Dean.
-Cas, dimmi che non… Non è successo quello che sto pensando,- dice e la sua voce è dura e sofferente, –Guardami.-
L’angelo ubbidisce e se avesse un cuore, probabilmente in questo momento gli si spaccherebbe. Il volto di Dean è segnato dalle lacrime e il suo sguardo non è spaventato perché sta per morire, è soltanto sofferente, per la scoperta appena fatta.
-Dimmi che non hai…- mormora, e lo sguardo distrutto dell’angelo è una conferma orribile–Quante volte?-
-Dean…-
-Dimmelo, Cas,- sbotta lui, tremando, –Quante volte mi hai visto morire?-
L’angelo chiude gli occhi.
-Questa è la terza.-
Dean si passa una mano sulla bocca, in quel suo gesto così tipico, che ora sembra quasi fuori luogo.
-E io… ogni volta dimentico tutto?-
-Dean, ti prego--
-No Cas, dimmelo. Voglio sapere quanto ti ho fatto soffrire.-
-Non ricordi mai nulla. È impossibile che ricordi qualcosa,- spiega, con voce tremante.
Dean lo guarda, e i suoi tratti stanchi sembrano trasudare tutta la sofferenza che sta provando.
-Ci dev’essere un modo,- dice dopo un po’ –Dev’esserci un modo per cui io possa ricordarmi di te, la prossima volta.-
-No, non c’è,- dice Castiel, ridacchiando amaramente.
Dean cerca sempre di trovare il lato razionale delle cose, ma a volte non c’è nulla su cui riflettere, a volte bisogna rassegnarsi e basta. I due rimangono in silenzio per un po’, Dean con la fronte corrucciata, concentrato e Castiel che lo osserva, studiandolo e godendo della sua presenza, che non potrà apprezzare per chissà quanto altro tempo.
-Ho t-trovato,- tossisce l’umano dopo un po’ –Avvicinati.-
Castiel ubbidisce, con uno strano dolore nel petto che cresce man mano che gli si avvicina.
-Riesci a...ho una collana,- mormora Dean, con le palpebre a mezz’asta, –Non riesco a togliermela da solo.-
Castiel porta le mani al suo collo e trova la catenella. Gliela sfila con attenzione, osservando il ciondolo dorato che pesa come un masso nel suo palmo.
-Me l’ha regalata Sammy,- spiega Dean, –E’ uno dei miei ricordi migliori… voglio che lo tenga tu.-
-Dean, non posso,- l’angelo sente il bisogno di piangere, ma non può farlo, –Non posso.-
-Puoi, e voglio che la tenga tu,- mormora, –Mi ricorderò. Lo farò.-
Dean si stringe sotto le coperte pesanti e Castiel capisce che è giunto il momento.
-Mi dispiace così tanto, Cas…- sussurra lui, chiudendo gli occhi, –Mi dispiace. Vorrei poter stare con te per sempre.-
-Non importa quanti ‘per sempre’ io abbia già vissuto, voglio soltanto viverne uno dove ci sei anche tu.- sussurra, ma forse Dean non lo sente. Forse sta già dormendo.
Castiel si infila il ciondolo in tasta e si abbandona ad un pianto senza lacrime.
Veglia sul corpo senza vita di Dean per il resto della notte.
 
 
 
 
Continua…

  
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