Iniziò tutto con un bacio, morbido e lenitivo per le mie
labbra screpolate.
Lasciai che si stringesse a me fino a quando il calore vitale del suo corpo attraversò la mia pelle sensibile, bruciandola come farebbe il sole; avvelenando come cianuro il sangue nel mio cuore di vampiro che pulsò d’ira, colpevole del peccato del desiderio di rapirlo dalla luce del giorno e portarlo con sé nell'oscurità.
Quella speranza funesta chiamata Amore, che inevitabilmente ci rende schiavi delle nostre emozioni, lo incatenò alla mia anima in fiamme, sacrificando la sua vita umana.
Solo per un fugace secondo, quando la paura dell’ignoto lo risvegliò dall'incubo del nostro sogno oscuro, si aggrappò a lei, credendo di poter fuggire da me, dal mio personale inferno che presto, volontariamente, sarebbe diventato anche il suo.
Era ancora così giovane a quel tempo e il mondo aveva già progettato la sua fine; gli voltò le spalle, concedendomi il momento perfetto per avvicinarmi a lui. Cademmo insieme nell'oceano buio e profondo dei nostri sentimenti, del nostro amore segreto, annegando nella lussuria.
Dall'istante in cui, per la prima volta, posai gli occhi sulla sua figura snella e delicata desiderai trasformarlo, renderlo come me: immortale.
Per sempre principe della bolgia dominata dall'istinto della caccia alla preda più difficile da catturare, dalla sete di sangue, dalla violenza, dal piacere e dall'amore possessivo e viscerale.
E quando finalmente con coraggio
disarmante mi donò la sua esistenza, il suo
sangue placò il mio dolore e mi condusse a casa; da quel
momento in poi nella
mia eternità non ci fu più spazio per la
solitudine e per la malinconia, perché
la mia casa è tra le sue braccia forti e amorevoli, e niente
e nessuno mai
potrebbe strapparmi lontano da esse.
<<
Tommy Joe, ti amo >>
Mi innamorai di lui immediatamente.
Il corpo statuario, il viso pallido
dalle caratteristiche imperturbabili, le
labbra carnose e la scintilla sfacciata nello sguardo cristallino erano
la
facciata di un uomo tormentato, bisognoso di un abbraccio.
Con la sua inaspettata presenza
d’angelo peccaminoso, portatore di perdizione,
scacciò via la mia tristezza; solo, spaventato e senza
più fiducia nella vita
cominciai a volerlo con me in ogni momento delle mie giornate, anche a
dispetto
della sua natura piena d’ambiguità.
Il giorno e la notte. Il sole e la
luna. La vita e la morte.
C’è una
tremenda e complementare vicinanza fra tutte queste cose, dissipata da
una linea sottile di sofferenza che le allontana l’una
dall'altra più di quando
possano fare migliaia e migliaia di chilometri geografici,
costringendole a
rincorrersi per l’eternità.
Per lunghi interminabili mesi, come
era solito chiamarmi, fui la sua luce
oscura. E lui la mia notte, costellata da due occhi luminosi pieni di
speranze
ghiacciate dall'esitazione di una vita vissuta nell'ombra dei propri
desideri
più profondi e mai ascoltati.
Bensì il mio
attaccamento nei suoi confronti mi maledì fin dall'inizio,
scappai
per essere preso, sapendo appunto che non si sarebbe mai sottratto
all'istinto
predatorio della caccia.
In lacrime, ogni giorno pregai il
crepuscolo di riportarlo da me. E quando mi
permise di donargli la tanto agognata pace, finalmente mi strinsi alla
morte,
che ci unì inscindibilmente, rendendoci una cosa sola.
Le tenebre furono le uniche
testimoni della mia dannazione eterna, che non
diventò altro che il nostro paradiso.
La mia esistenza umana finì con uno sguardo; dai suoi occhi di ghiaccio mi lasciai condurre nel lato notturno dell’Eden, e nel buio infinito rinacqui nel suo amore.
<< Ti amo anche
io, Adam >>