I Love You Twice.
Vi
dirò, la vita
matrimoniale non mi dispiace per niente.
Dite che è troppo presto
per parlare? Oh, al diavolo.
Cooper fa il bravo
maritino, in casa collaboriamo senza troppi litigi e il
sesso… chi vi ha detto
che dopo il matrimonio diminuisce?
Diciamo che, ecco,
sappiamo come divertirci senza avere il televisore acceso.
Sì, vinco sempre io a
scacchi, esatto.
“Anne!” tipico urlo da
rientro a casa.
Ho già imparato a
riconoscere i suoi rumori. Chiudo il rubinetto del lavello e sento la
porta che
sbatte, ecco le chiavi sul mobile accanto allo specchio, si sfila la
giacca, il
tonfo delle scarpe a terra.
Riconosco tutti i passi
che lo portano in cucina, fino a che lo vedo comparire davanti a me con
il suo
solito sorriso a trentadue denti.
“Ciao amore, pranzetto
pronto?” dice lasciandomi un bacio leggero sulle labbra.
“Ho davvero pochissimo
tempo, c’è un mucchio di lavoro.”
Si dirige dritto in sala
da pranzo in men che non si dica e io spengo i fornelli.
“Sì, c’è un po’ di
pollo.
E’ che stamattina non sono stata troppo bene.”
Dico mentre, aiutandomi
con una presina, porto a Coop quello che sono riuscita a fare per
pranzo.
“Come mai?” mi dice mentre
prende con una forchetta un po’ di pollo e inizia a mangiare.
“Non so, un po’ di
stanchezza e reflusso, credo. La solita nausea di sempre, niente di
che.”
“Non mangi per niente?” mi
chiede con la bocca piena.
Sempre il solito.
“No, non mi va, ora. Male
che va mangio qualcosa dopo.”
Mi siedo comunque accanto a lui e mi stiracchio. Ma posso essere stanca
senza
far nulla?
Cooper lo nota e lo vedo
ridacchiare mentre si passa il tovagliolo al lato sinistro della bocca.
“Ti ho fatta stancare
troppo ieri sera?” mi chiede malizioso e io rido.
Poi butto l’occhio
sull’orologio al suo polso, è presto per farlo
tornare al lavoro e non credo
voglia vedere il notiziario in tv.
Mi avvicino lentamente a
lui, quasi con gli occhi socchiusi.
“Cosa è successo ieri
sera? Credo di non ricordarlo…” gli sussurro
lentamente mentre gli sfioro
pericolosamente le labbra.
“Niente che non possa
facilmente ricordarti adesso.”
Passa le sue labbra
delicatamente sulla mia mascella fino ad arrivare al collo, dove lascia
un
bacio.
“Credo che farò tardi a
lavoro, quanto traffico…”
E inizio a ridere mentre mi prende in braccio e mi lascia cadere sul
divano.
Ancora con questa storia
che la vita matrimoniale è una barba?
No,
il reflusso anche
questa mattina, no.
Ieri sono stata brava, non
ho mangiato niente che non potessi. Quindi, caro stomaco, vedi di fare
pace con
non so cos’altro qui dentro perché stamattina non
è giornata.
Mi siedo lentamente sul
letto e stiracchiandomi sento un meraviglioso dolore alla schiena.
Ah, Anne, oggi dev’essere
la tua giornata. Un fiore che sboccia al primo sole, proprio.
Mi trascino in bagno per
farmi una bella doccia, voglio vedere se non rinasco così.
Un’ora dopo sono profumosa
e comoda sul divano. Oggi potrò beatamente oziare tutto il
giorno dato che
Cooper non torna a casa per pranzo e Elettra è completamente
risucchiata dal
lavoro.
Prendo il telecomando
accanto a me e inizio un sano zapping, già sapendo che fra
tre canali mi alzerò
per prendere un dvd.
Notiziario inutile.
Programma sulla cucina.
Film tedesco.
Ennesima replica.
“ Molte donne confondono i sintomi e
capiscono più in là di aspettare un
bambino”.
Non credo di aver capito
bene, aspettate un attimo.
Alzo il volume della
televisione e mi ritrovo a pendere dalle labbra di questa biondona che,
a
quanto pare, è una luminare della ginecologia.
“Mal di schiena, nausea e stanchezza
perenne
possono essere sintomi da stress. E’ normale che la signora
abbia capito alla
nona settimana di essere incinta, capita spesso. Soprattutto in
presenza di un
ciclo irregolare, ed è facile confondere le perdite che si
possono avere nella
prime settimane con il ciclo mestruale.”
La presentatrice
interrompe subito la biondona per dare la pubblicità.
Schiena, nausea,
stanchezza.
Stanchezza, schiena, nausea.
No, Anne, neanche se li
metti in ordine alfabetico cambia il senso. Cambiando
l’ordine degli addendi il
risultato non cambia.
Ma io prendo la pillola, è
imposs-
Corro verso il bagno
inciampando in qualsiasi cosa si ponga tra me e il vomitare
l’anima.
Dopo trenta secondi sono
già a lavarmi faccia e denti per spazzare via la brutta
sensazione.
Cerco con terrore la
scatola delle pillole, sapendo già che l’avrei
trovata piena ed infatti è così.
Come ho fatto a
dimenticarmi di prenderla per due settimane?
Come, Anne?
Resto ferma per almeno
cinque minuti a guardarmi allo specchio, troppe cose mi attraversano la
mente
per riuscire a formulare un solo pensiero decente.
Mi sfioro la pancia,
sorrido. Alzo la maglietta e mi metto di profilo. E se non fosse vero e
stessi
solo facendo la cretina davanti ad uno specchio?
Esistono dei pratici test
che possono dirtelo, bella di mamma. Avanti, su.
Esco subito di casa e vado nella farmacia alla via accanto, facendomi
carico di
un coraggio che non pensavo di avere ma la voglia di sapere
è troppa.
Poco
tempo dopo sono
seduta sul letto in camera e fisso questo strano stecco bianco.
Ho il cuore che batte all’impazzata, me lo sento nelle
orecchie, lo stomaco si
contorce peggio che mai.
Non avevamo previsto di avere un bambino così presto. Cosa
penserà Coop? Sarà
felice?
Mi giro a guardare il suo
cuscino. Avevamo detto di voler aspettare per goderci un po’
la vita insieme.
E se la prenderà male?
E se- suona il timer dell’iPhone. Sono passati tre minuti.
Adesso chi lo trova il coraggio
di girare il test?
Due linee. Ci sono due
linee.
Mentre
vado a sciacquarmi
la faccia per cercare di mettere in ordine i pensieri sento il telefono
che
squilla nella mia tasca.
Cooper.
“Pronto.”
“Anne, mi sono liberato e
riesco a tornare a pranzo. Ah, ho sentito Eva, ha detto che dovrebbe
essere a
casa tra cinqu-“
DLIN DLON.
“ora. Beh, allora ci
vediamo dopo, okay?”
E come faccio adesso?
“Ehm, sì, okay, okay.” dico un
po’ assente e lui se ne accorge, ovviamente.
“Tutto okay, Anne? Ti
senti ancora poco bene?”
Mentre vado verso la porta lo tranquillizzo di stare bene e ringrazio
il cielo
di aver già nascosto il test.
“Eva, splendore!”
Come se niente fosse,
Anne.
“Anne,
mi passi il sale?”
Ecco l’unico modo per
distrarla, farla cucinare.
Perlomeno posso allontanarmi ogni tanto e fingere di non avere questa
maledetta
nausea. Adesso come faccio a dirlo a Cooper?
Impazzirò. Ho scoperto di essere incinta meno di tre ore fa
e sono già una
donna isterica.
“Oggi pomeriggio è vero
che mi porti a fare shopping? Dai, su!”
Ci mancava solo lo
shopping.
“Certo, cuginetta. Un po’
di shopping di Miami non fa mai male!”
Ecco, brava Anne, ridi.
“Perfetto, Cooper tra
quanto dovrebbe essere qui?”
Guardo l’orologio al polso
e mi rendo conto che dovrebbe essere qui a momenti.
Vado in cucina a prendere le posate e poi per il pranzo sarà
tutto pronto.
Certo, è pronto tutto
tranne il piano per dire al mio neo marito che aspettiamo il nostro
primo
pargolo.
Però sono tranquilla, eh.
“E
così se non ci fosse
stata quella hostess chissà che fine avrei fatto!”
Eva e Cooper ridono di
gusto al racconto del volo di lei per arrivare fin qui.
Io lo guardo e vorrei
dirgli tutto ora, non mi sono mai tenuta per me una notizia per tutto
questo
tempo, figuriamoci di questa portata.
Cooper è stato da sempre
anche il mio migliore amico, non posso aspettare stasera, non ce la
faccio.
“Vado a prendere la
macedonia in cucina!” annuncia mia cugina e subito Cooper si
avvicina a me
toccandomi il braccio.
“Sicura che sia tutto okay?
Sei strana.”
“Sto bene, amore, è ch-“
“Eccola qui!”
Eva arriva trotterellando
con una gigantesca scodella di macedonia che ha preparato mentre
cercavo di
darmi da fare con la carne.
Cooper ritira la mano e
torna a concentrarsi sul cibo.
Mi auguro che abbia capito
che devo parlargli.
Finiamo di mangiare quasi
in silenzio, fino a che Cooper non si schiarisce la voce e si gira
verso di me.
“Poi alla fine ti ha
chiamata tua madre, Anne?”
Eh? Cosa c’entra mia
madre?
“Zia Libby!” esplode Eva “le
avevo promesso di andare a trovarla dopo pranzo! Magari scappo ora,
così poi
riusciamo a fare shopping! Non vi dispiace, vero? Starò via
solo una decina di
minuti!”
“Ma no, tranquilla!”
esplode subito io.
Lei mi guarda stranita.
L’ho detto troppo eccitata? Sono gli ormoni, giuro.
“Così poi possiamo andare
a fare shopping con calma e mamma sarà contenta che sei
passata!”
Ecco, così già va meglio.
Eva è via di casa in due
minuti e Cooper mi raggiunge serio in camera da letto.
“E’ stata la prima cosa
che mi è venuta in mente tirare fuori tua madre, speravo
andasse via un attimo.
Mi spieghi cos’hai? Non va tutto bene.”
Io sono in piedi davanti
all’armadio a specchio e lo vedo che si avvicina pian piano
dietro di me fino a
stringermi e ad appoggiare la testa sulla mia spalla, sorridendo al mio
riflesso.
“E’che lo sai che non
riesco mai a tenere niente dentro, che devo sempre dirti tutto e
subito.”
Cooper mi fa voltare verso
di lui e mi passa una mano tra i capelli, per poi lasciare che cadano
morbidamente dietro l’orecchio destro.
“Lo so, sei la mia
migliore amica.”
La sua voce mi rassicura,
come sempre. Sento il battito del cuore che si stabilizza, la paura che
inizia
a lasciare ogni piastrina del mio corpo.
E’ il mio Cooper, andrà
tutto bene.
“Io…” inizio a parlare ma
abbasso gli occhi. E’ davvero così difficile?
“Ho capito prima di te
quello che stai per dirmi. Dimmelo."
Lo sguardo gli sorride e
capisco che sa davvero.
“Aspettiamo un bambino,
Coop.”
Lo dico lentamente, come
se finalmente diventasse vero solo perché lo sto dicendo a
lui.
“Io ti amo.”
Un attimo dopo ricevo il
bacio più dolce che mi abbia mai regalato, le sue braccia mi
stringono forte ma
delicatamente e mi dò della scema per aver pensato tutte
quelle cose
stamattina.
“Ti amo anche io.” dico
una volta che riusciamo ad allontanarci.
Continuiamo a sorridere
come due adolescenti dopo il primo bacio che sentono di avere il mondo
ai loro
piedi. Per noi adesso è così.
Cooper si china sulla mia
pancia e la scopre, prima di lasciarci un bacio.
“Promettimi di avere il
sorriso di tua madre, marmocchia.” Sussurra e inizio a ridere.
“Hai già deciso che è
femmina?”
“Oh, sì, lo so!”
Ridiamo insieme e ci
baciamo ancora, prima che suoni il campanello.
“Dev’essere Eva, ha fatto
in un baleno!” esclamo e mi sciolgo dall’abbraccio
per andare verso la porta.
“Anne, aspetta! Non
diciamolo a nessuno, per ora. Neanche a Eva o Elettra. Prima diciamolo
ai
nostri genitori, okay?”
Annuisco e mi avvicino per
baciarlo ancora.
“Lo sai che adesso ti amo
il doppio?” gli dico e mi sorride prima di baciarmi e il
campanello suona
un’altra volta.
“Mai far aspettare una
Wayne!” urlo per farlo sentire anche ad Eva prima di aprire
il portone.
“Ci ho ripensato, ci passo
dopo lo shopping così ho più tempo. Andiamo
ora?”
Rido mentre sento Cooper
che mi abbraccia da dietro.
“Dai, donne, andate che
rimetto io in ordine.”
“Bravo Cooper che fa
l’uomo di casa così posso rubare mia cugina come
si deve!”
Ridiamo mentre vado a
prendere la borsa e mi accorgo di sentirmi incredibilmente
più leggera.
“Anne, tesoro, non
stancarti troppo!” mi saluta Cooper.
Faccio un sorriso un po’
storto e vado via.
Non penso di essere una
terminale, sono solo incinta, no?
Apprensione maschile.
Dopo
cinque messaggi e una
chiamata credo che non sia apprensione ma ossessione. Voi che ne dite?
Siamo nell’ennesimo
negozio, però perlomeno Eva non mi fa dannare come quella
matta di Elettra,
abbiamo già sette buste da trascinare in giro.
“Secondo te mi fa le gambe
grosse?” mi chiede Eva uscendo dall’ennesimo
camerino.Sta un amore, con quel fisico che si ritrova solo lei
può indossare un vestito
così corto ed essere meravigliosa.
“Oh, sì, ma guardati!
Sembri Adele che ha mangiato la Aguilera!” le dico e lei
rientra ridendo in
camerino. Prenderà anche questo, lo so.
Mentre lei fa per uscire
sento il telefono che squilla ancora. Se è ancora Cooper mi
metto a piangere.
“Cos’hai combinato
stavolta?” rispondo divertita dopo aver letto il nome di
Elettra sul display.
“Ah, parlo con Anne? La
cugina di Elettra? Io, ehm… sono Christian Wayne, un suo
collega.”
Sento il sangue gelarsi
nelle vene, neanche il suo tono pacato mi tranquillizza.
Perché mi sta
chiamando dal cellulare di Ele?
Nonostante sappia
parecchie cose di lui non posso dargli del tu.
“Sì, sono io… mi dica.”
“Elettra è in ospedale.”
Tre
giorni dopo, come ogni
divinità che si rispetti, Elettra sta molto meglio. Inizia a
mangiare qualcosa
ed è tornata la solita scontrosa di sempre.
Ma il dettaglio più
importante di questi giorni è alto un metro e novanta, per
due metri di spalle
e due diamanti al posto degli occhi.
Sì, non è un umano, sto
parlando di Christian sono-un-dio Wayne.
Sono incinta e ho dei
forti sbalzi ormonali, okay?
Christian ha lasciato
questa stanza forse solo cinque ore in questi tre giorni, e sono
comprese le
pause bagno.
Ha parlato più lui con i
dottori di me, Coop e Eva messi insieme. Potrebbe dettare a memoria la
cartella
clinica di Elettra al contrario e non sbaglierebbe una sola cifra.
Non l’ha persa di vista un
secondo, l’ha aiutata a mangiare e non toglie mai quel
sorriso dalla faccia
quando lei lo guarda.
Non viene scalfito neanche
dalle battute acide di quella strega di mia cugina che se non la smette
di
trattarlo così le faccio togliere gli antidolorifici per due
ore.
Ma come fa quella matta a
non capire quanto davvero Christian ci tenga a lei? Perché
non riesce ad
abbattere il muro che ha creato per proteggersi da ogni cosa?
Poi, proteggersi da che? Da un amore che potrebbe davvero riportarla a
vita
vera?
Elettra continua ad essere
al telefono con il capo e Cooper viene accanto a me.Io lo amo, ma giuro
che se mi dice di nuovo di stare attenta a come respiro
perché altrimenti posso farmi male, giuro di tirar fuori un
urlo da farmi
ricoverare direttamente in psichiatria.
Anche perché Elettra ha
già capito che c’è qualcosa che non va.
A interrompere l’atmosfera
è un fattorino con un mazzo di fiori che entra nella stanza
chiedendo di mia
cugina.
Da parte di chi mai saranno? Un attimo dopo Elettra è pronta
a sfatare ogni
dubbio: “Tanti auguri di pronta guarigione. Christopher, Mike
e Clara.”
“Wow, si sono sprecati.”
rispondo mentre tocco i petali finti e subito sento di stare per
starnutire e
non riesco ad ascoltare quello che mi sta dicendo Elettra.
“Etciùùùù! Oh,
Signore,
come faccio ad essere allergica anche ai fiori finti?” dico
strofinandomi il
naso, prima di starnutire ancora.
Che caso disperato che
sono. Cooper interviene immediatamente per togliermi dalle mani il
regalo
neanche fosse una bomba nucleare pronta all’esplosione.
“Tesoro, vieni via. Dai,
ti fa male, attenta.”
Effettivamente quel tulipano al centro sembrava carnivoro.
“C’è qualcosa che devo
sapere?” chiede, ovviamente Elettra.
Rispondo con un sorriso imbarazzato mentre in realtà vorrei
solo fulminare
Cooper con lo sguardo. Non è per niente in grado di fingere
un comportamento
normale, affatto.
A salvarmi è una voce
celestina alle mie spalle.
“Ciao!” sorride una Rachel
raggiante mentre ci saluta. Dietro di lei, in uno splendido completo,
c’è
quello che dev’essere Thomas.
Un attimo dopo, infatti,
si presenta a me e Cooper e non posso far altro che concordare con i
bei gusti
di Rachel.
Osservo il battibecco tra
i tre colleghi e intervengo, notando l’eleganza degli ultimi
due arrivati.
“Come siete eleganti.
State uscendo?” chiedo sorridendo ma, a giudicare dal rosso
che colore le
guance di Rachel era una frase che potevo evitare.
“Andiamo in quel pub… dove
dovevate venire anche voi, o sbaglio?” quasi fulmina mia
cugina che si sente in
dovere di scaricare addosso a qualcun altro.
Ma proprio a caso, eh.
“Oh, che bello! Perché non
andate voi due con loro, invece, ragazzi?” dice guardando me
e Coop che viene
prontamente fulminato con lo sguardo.
“Ah, non lo so…” inizio a
dire, sperando mio marito capisca “mmm, beh… forse
volete uscire da soli!
Perché accompagnarsi a due vecchi sposati?”
ridacchio nervosamente.
“Cosa? No, ci fa piacere
se venite! Dai, ci divertiamo!”
No, Rachel, non è la
risposta esatta.
Guardo ancora Cooper prima
che dica l’unica frase che non doveva dire, quella che mi fa
traboccare.
“No, potresti stancarti,
amore… Non credi che sia meglio-“
“Oh, per l’amor del cielo,
Coop! Sono incinta di tre settimane e tu sei già
così apprensivo!”
Ecco, magari però potevo
anche evitare quest’ultima frase.
A giudicare dal silenzio e
dallo sguardo attonito di mia cugina, direi proprio di sì.
“Ecco, non dovevate venire
a saperlo così, ma… sorpresa!!” urletto
per sdrammatizzare.
A rompere il silenzio è
Rachel che si propende in auguri e viene ad abbracciarmi.
Strano a dirlo, ma lo dirò
un’altra volta: mi sento più leggera. Tutto questo
nervosismo del dirlo – non
dirlo mi stava esasperando, ma soprattutto non mi stava facendo vivere
davvero
queste prime settimane di gravidanza come dovrei: schifosamente limpida
e
felice.
“Ecco cos’avevate di
strano tutti e due! Potevate dirlo subito, accidenti. Beh, Coop.
Congratulazioni ai tuoi spermatozoi per aver ingravidato mia cugina.
Cugina…
sei contenta?” sorrido raggiante ad Elettra e sento che non
riesco a smettere
di farlo.
“Allora, tanti auguri,
vieni qui!” mi dice e mi sento tornare a quando avevamo
sedici anni e
fantasticavamo su questo momento… adesso invece è
tutto vero.
La abbraccio forte, senza
risponderle… Ormai abbiamo ben poco bisogno di parole.
“Anche se non ti farò mai
da baby sitter lo sai, vero?” rido e rispondo con una frase
che proprio non
riesco a fare a meno di formulare.
“Certo che lo so. Ma
cambierai idea, un giorno.” Dico sorridente, voltandomi verso
Christian.
Non mi stupirei se da un
momento all’altro mi cadesse una flebo in testa.
“Bene, ora che siamo tutti
d’accordo perché non ve ne andate così
la smettete di parlare di amore, di cene
e di figli?”
Stranamente niente flebo, vedete come migliora?
______________________________________________________________________________________________________
E' vero, vi ho fatto penare...
però eccomi qui!
Colpa del wifi che va come pare a lui (Infostrada, un tempo ti amavo.)
Okay, ciancio alla bande. Sono in un immenso ritardo per l'anteprima di
RUSH, sì, QUEL RUSH.
Quindi posso solo dirvi che questa mezza schifezzuola è nata
in una sera sola, sotto la riproduzione continua di Love On Top di
Beyoncé.
I personaggi sono ovviamente creati da BlackPearl, e questo
è uno spin off ufficiale di quella meraviglia che
è About
Wayne, se non l'avete letto... VERGOGNATEVI e andate a
leggerlo.
Detto ciò, scappo.
Vogliatemi bene comunque, anche dopo ciò.
Io ve ne voglio.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un abbraccio briboloso,
Rà.