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Autore: Stay away_00    18/09/2013    2 recensioni
Essa inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia, poi sospirò in modo quasi teatrale.
-Voglio giocare.-
Annunciò.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson, Tatia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì gli occhi e fu invaso dalla luce lunare, che in quel momento traspirava tra gli alberi, sbatté un paio di volte le palpebre e in pochi secondi i ricordi della notte precedente gli piombarono addosso come una pioggia gelata.

Si mise a sedere, accorgendosi solo in quell’istante che non indossava alcun indumento e che suo padre e suo fratello lo stavano osservando, come se dall’accaduto fossero passati soltanto pochi minuti e non una notte intera.

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma dalle sue labbra non uscì nessun suono e quindi ci rinunciò, non gli sembrava il caso di dire qualcosa, e in realtà non avrebbe saputo neanche che parole pronunciare, a quel punto desiderò non avere voce, oppure di scomparire nella boscaglia, addirittura non esistere.

Elijah gli gettò un paio di calzoni e una casacca, poi voltò lo sguardo, mentre quello di Mikal rimaneva incollato su di lui, lo sguardo di quell’uomo che in realtà non era suo padre, ma un estraneo che lo aveva accudito e criticato, un estraneo che lo aveva deriso, e in quel momento ne comprendeva il motivo.

Si  vestì lentamente, come se volesse ritardare al più possibile il momento in cui avrebbe dovuto affrontare la sua famiglia, e forse era porprio quello che voleva fare. Non voleva sentire addosso lo sguardo della sua sorellina – sorellastra? – ne quello di sua madre, non voleva sentirsi un mostro, anche se la colpa dell’accaduto non era di certo sua.

Si mise in piedi e osservò il cielo, c’era una luna quasi piena, tranne per un piccolo spicchio e le stelle le facevano da contorto in quella che era una splendida visione, mentre alcuni raggi di sole, luce fioca e morente traspiravano ancora tra gli alberi. Dovevano essere all’incirca le otto di sera, aveva dormito tanto, troppo.

Non sapeva quanti giorni erano passati, quanto tempo fosse rimasto alle sembianze di lupo.

Mikael lo afferrò saldamente e in modo del tutto indelicato per un braccio e cominciò a trascinarlo. Niklaus ancora non spicciava parola, mentre il padre era furente di rabbia, mentre la sua stretta ne era il motivo. Mancava una leggera pressione in più e sicuramente gli avrebbe rotto il braccio, anche se da quello sarebbero nati dei lividi sarebbero guariti in meno di dieci secondi.

Voleva ucciderlo? Non poteva, avevano bruciato la quercia, ed era sicuro che non fosse rimasto neanche un pezzetto di legno, o una foglia di quell’albero, era sicuro che nessuno avrebbe potuto fargli del male. Ma in quel momento non ne era del tutto sicuro.

Suo fratello lo allontanò dal padre e gli posò una mano sulla spalla, quasi in segno di conforto. Era il primo contatto fisico che avevano da quando Niklaus si era svegliato nel bosco, dopo la sua morte e quella della sua amata, anche se non aveva trovato il corpo di Tatia.

La famiglia era ancora in lutto, ma non sapevano come fosse accaduto e il bambino della donna si era trovato inaspettatamente senza una madre, ma l’uomo a tutto quello non aveva fatto caso. Aveva semplicemente finto che non gli importasse, aveva semplicemente finto che tutto quello non lo riguardasse direttamente. Aveva finto che non avesse preso quello che era suo di diritto, il cuore della donna.

Vide che lo stavano scortando in una piccola radura, non l’aveva mai vista e doveva trovarsi sul retro della loro abitazione, non scorgeva occhi indiscreti, ma semplicemente tutta la sua famiglia.

C’era Rebekah, qualche metro più in la, che si stringeva le braccia al petto e nei suoi occhi c’era un aria compassionevole, ma appena incrociò il suo sguardo quello di lei si scostò a torturarsi le unghie, quasi come se si vergognasse a guardarlo. Kol invece si trovava dietro di lei, con le mani dietro la schiena e un aria pensierosa, ogni tanto rivolgeva occhiate di rabbia alla loro madre e l’ibrido poteva ben intuirne il motivo. La donna si trovava, invece, vicino ad una specie di croce costruita con pali di legno, la esaminava e tastava le catene che si trovavano all’estremità del legno.

E infine osservò suo fratello Finn, accanto a sua madre, che osservava quasi con aria invidiosa l’operato della donna.

Klaus fu scortato vicino ad Esther e legato ai pali.

-E’ per il tuo bene, fratello. –

Gli sussurrò all’orecchio Elijah, quasi in tono di scuse, mentre sistemava l’ultima catena intorno al braccio dell’uomo.

In quel momento ancora non capiva cosa aveva in mente la sua famiglia, ma quando vide il Grimorio tra le mani di sua madre, tutto gli fu chiaro.

-No! – Urlò, cercando di divincolarsi e rivolgendo uno sguardo disperato a suo fratello e a Rebekah.

- Non potete farlo…  - Continuò in tono sommesso.

Poi si voltò verso suo padre, sentendo la gola seccarsi e e la rabbia farsi strada in lui.

Una rabbia strana, che non aveva provato neanche quando aveva ucciso Tatia, ne quando lei aveva detto di amare suo fratello. Una rabbia che non era sua e che allo stesso tempo gli apparteneva nel più soddisfacente dei modi. Una rabbia che poteva scaturire solo alla consapevolezza che le persone più importanti della tua vita volessero privarti di una parte importante del tuo misero essere. Quella parte che per qualche attimo ti aveva fatto sentire potente, un buon guerriero, quella parte che aveva segnato tutto. Loro volevano portargliela via.

O volevano ucciderlo?

No. Era sicuro che Rebekah non lo avrebbe permesso, era sicuro che sua sorella sarebbe stata sempre al suo fianco. Allora perché non interveniva.

-Padre! –

Aggiunse, ma il suo tono era derisorio, una completa presa in giro, nella sua voce non c’era disperazione o supplica, ma rancore e rabbia, quei sentimenti che per tanto tempo aveva provato ma che non aveva mai avuto il coraggio di dimostrargli.

Le labbra di Mikael erano sigillate a formare un espressione furiosa, mentre quelle di Esther si schiusero a recitare l’incantesimo e in quel momento il corpo di Niklaus fu scosso dal dolore che aveva provato alla sua prima trasformazione.

Urlava, ma era sicuro che gli altri erano incapaci di sentirlo, strattonava le catene, cercava di sottrarsi a quel supplizio, senza alcun successo.

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma quello che uscì fu soltanto un altro grido, più forte degli altri.

Gli occhi gli bruciavano terribilmente e così anche la gola, sentiva le gengive pulsare e la mente che mano a mano si annebbiava, poi i suoi occhi si chiusero, ma il colore che lo circondò non fu nero, ma rosso sangue.

   
 
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