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Autore: Kuruccha    18/09/2013    5 recensioni
Ogni periodo della sua vita ha un nome ben preciso.
[Sokka-centric | Post-finale del Terzo Libro]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Sokka | Coppie: Suki/Sokka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione!
Questa fic è ambientata dopo il finale del Libro Terzo: Fuoco e tiene conto di alcuni avvenimenti canonici sia di The Legend of Korra che di The Promise, anche se nel secondo caso si tratta di dettagli minori e trascurabili (in parole povere: le guerriere Kyoshi che fanno da guardie del corpo).
Tutto ciò che è scritto sotto non è affatto ciò che io desidero sia avvenuto, lungi da me! XD Ho solo preso un binario e l’ho seguito fino alla fine.
 
 
 
Il secondo Anno Zero
 
 
Il suo anno zero è quello della pace.
Trova scomodo contare l'età a ritroso - in fondo non si può certo andare in giro e dire: Piacere, mi chiamo Sokka e sono nato nell'anno MenoSedici, no?, - ma la pace gli è sembrata un ottimo punto di partenza e di un conteggio c'era pur bisogno.
L'anno zero è quello in cui torna al Polo Sud con suo padre; lo conclude con il mito di un’ubriacatura che le Tribù dell'Acqua – sia del Nord che del Sud, perché fare brutte figure davanti a solo uno dei due popoli sarebbe stato maleducato, sissignore – ricorderanno a lungo e tramanderanno di generazione in generazione: Sokka, Il Portatore Di Boomerang, Colui Che Ha Posseduto E Poi Perso La Grande Spada Spaziale, Il Bevitore Che Assume Il Colorito Delle Prugne Di Mare.
Niente male, dopotutto: quando hai un nome composto è come se avessi tanti nomi diversi e puoi star sicuro che, tra tanti, la gente ne ricorderà almeno uno.
L’anno zero è un buon inizio.

L'anno uno ha un nome preciso e quel nome è Vorrei-Ma-Non-Posso.
Il buon proposito per quei dodici mesi è quello di riposare un po' di più: l'adolescenza è l'età in cui si è notoriamente più sfaticati e lui ha invece trascorso la sua sulla sella di un bisonte volante per salvare il mondo, perciò gli sembra giusto ed equo tentare di recuperare. Già alla seconda settimana è però costretto a cambiare idea per via di una qualche misteriosa congiunzione di astri celesti che fa impazzire buona parte dei regnanti in carica. Da quando ha perso la sua spada spaziale le stelle non funzionano più bene come prima: lui l'ha sempre detto, anche se nessuno ascoltava.
Nell'anno uno si era anche ripromesso di fare qualcosa di epico, come ad esempio fondare una scuola sul modello di quella di Toph, oppure diventare il migliore in una disciplina qualsiasi, o magari anche solo imparare a cucinare una qualsivoglia pietanza diversa dalla carne affumicata (anche se ehi, lui potrebbe benissimo vivere solo di quella); all’ultimo mese si arrende però ad un nulla di fatto. Sono i dodici cicli del qual: qualcosa, qualsiasi, qualcuno. Quale?
Alla fine, quell’anno uno è più un Vorrei-Ma-Anche-No; è un Vorrei-Ma-Forse-Non-Lo-Voglio-Sul-Serio, Vorrei-Ma-Non-Ne-Sono-Così-Sicuro.
 
Nell'anno due succedono molte cose ma nessuna è più importante delle altre.
La sua mente registra tra gli avvenimenti principali solo il fatto che, quando si lascia crescere la barba, la scopre più fitta e regolare di com'era all'ultimo tentativo. Decide che non la taglierà.
Se dovesse dare un nome a quel secondo anno (ed è ovvio che lo farà) lo chiamerebbe Chissà-Dove-Sto-Andando-Ma-Almeno-Ora-Ho-La-Barba. Non sa se i posteri lo gradiranno, ma a lui piace.
 
Nell'anno tre, invece, succedono un sacco di cose importanti.
Aang gli parla per la prima volta di Republic City e Sokka cataloga da subito quel progetto nell'insieme delle Idee Un Po’ Folli Ma Degne Di Nota, da sempre le sue preferite. Gli viene chiesto di collaborare per trasformare quello spunto in qualcosa di concretamente attuabile e lui fa i bagagli, si trasferisce a Ba Sing Se e si lancia nella progettazione senza pensarci due volte.
Quello è anche l’anno in cui inizia a vivere con Suki. La motivazione che lei gli offre è assolutamente sensata: Né io né te abbiamo mai un attimo di tregua e così possiamo essere sicuri per lo meno di incrociarci in corridoio. Sokka si dice d’accordo; così d’accordo e così entusiasta che le promette di fare un sacco di Cose Da Vero Uomo come costruire un capanno in cortile, portare fuori i sacchi di spazzatura più pesanti e allevare maiali-rinoceronte. Alla fine, come prevedibile, non comprano nessuno strano animale né costruiscono capanni; anche per la spazzatura si arrangia sempre lei, ma sembra non importarle più di tanto. Sokka la vede come Quella Con I Muscoli Che Fa L’Uomo Di Casa; ogni tanto litigano per quel motivo, ma alla fine tutto passa.
Nell’anno tre c’è anche la storica raccolta a punti prendi-due-paghi-uno al Jasmine Dragon; Sokka la ricorda per l’epica indigestione di dolci della Luna (e anche buona parte degli abitanti di Ba Sing Se ne tramanderà il resoconto per via delle imbarazzanti conseguenze).
È un anno di grande impegno sotto ogni aspetto: mente, fisico, cuore, stomaco. È così che lo chiama: l’anno Tre-Per-Tre, perché è come se avesse vissuto per tre persone diverse, tre anni nello spazio di uno.
 
Forse è proprio per questo motivo che dei tre anni successivi non ricorda poi molto. È certo di essersi impegnato fino allo stremo, è sicuro di averci messo tutto se stesso, eppure non saprebbe spiegare bene cosa ha fatto. I giorni si sono susseguiti l’un l’altro in una fila ordinata, senza picchi né gole; le cose, semplicemente, funzionavano mettendo un passo dietro l’altro e Sokka si è fatto trascinare dalla corrente. La sua vita sembra aver finalmente preso una direzione ben precisa e poco importa se sia quella giusta o quella sbagliata. Quei tre anni non hanno un nome; non ha avuto il tempo per darglielo mentre scivolavano via.
 
Arriva l’anno sette e lui, a conti fatti, ancora non sa cosa dovrebbe pensarne. Gli dà però un nome ben preciso: è l’Anno-Sali-E-Scendi.
Il secondo mese inizia con un litigio epico, o forse sarebbe meglio chiamarlo il Litigio Più Epico Della Sua Intera Vita. Suki si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato, e quel fatidico attimo è niente di meno che la linea d’inizio di un colpo di stato per rimescolare il potere nella Nazione del Fuoco. Anche se le cose si risolvono con bel nulla di fatto politico, Suki ci rimette quasi la pelle. Non che non fosse mai successo prima d’allora, certo, ma quella volta lei finisce fin troppo vicina al punto di non ritorno. Sokka le chiede di votarsi ad una vita più tranquilla e Suki si rifiuta anche solo di prendere in considerazione l’idea.
La discussione parte da un nulla e si protrae per settimane in cui si accusano a vicenda delle cose più impensabili. Sokka arriva ad essere geloso perfino del tempo che lei trascorre con Zuko. Si accusano l’un l’altro per l’immondizia che nessuno porta fuori. Non si incrociano più nemmeno nei corridoi. Quando lei alla fine fa le valigie e se ne va è come se lo spazio intorno a lui si fosse improvvisamente fatto ampio – ma in quel vuoto non c’è niente, nemmeno l’aria. Per mesi rimane fermo e non ricorda di essere mai stato così immobile prima d’allora.
Quando arriva al punto più fondo dello Scendi c’è un Sali che lo riporta su: c’è un bambino in arrivo e dopo lo shock iniziale – indubbia colpa anche di Katara e della sua abitudine di dire le cose in maniera fin troppo diretta – il suo umore raggiunge picchi che non credeva più possibili. (È grazie a quei picchi che riesce a focalizzare il pensiero oltre Le Cose Che Sua Sorella Ha Fatto E Che È Meglio Non Immaginare Perché I Baci Erano Già Imbarazzanti A Sufficienza).
L’altro Scendi è la reazione della gente al matrimonio precipitoso dell’Avatar che, a quanto pare, non sta bene a nessuno di coloro che non conoscono Aang di persona. Quando ne parla con Zuko lui scrolla le spalle e gli dice che avrebbe dovuto aspettarselo, che in fondo Aang è l’ultimo del suo popolo e che chiunque vorrebbe sistemare una figlia o due con qualcuno di così influente; Aang, semplicemente, li ha presi in contropiede facendo tutto prima del tempo. E’ in quella voragine aperta che Sokka perde un po’ della sua fiducia nelle persone.
Prima della fine dell’anno, però, c’è un altro Sali: Toph si unisce a loro nel progetto di Republic City ed è come se il gruppo fosse di nuovo al completo. Manca solo Suki. È ancora troppo presto.
 
L’anno otto si chiama Republic City ed è così che decide che l’otto sarà il numero fortunato di entrambi: suo e di quel prototipo di paese pacifico.
Sokka trascorre i primi mesi vagando per tutta la superficie del globo e gli sembra di essere tornato ai tempi dei viaggi con Appa e della guerra. Pare che da allora sia passato un solo attimo.
Lui e Aang parlano con le delegazioni dei regnanti dei paesi più grandi, espongono il loro progetto, raccolgono approvazioni e dinieghi; Sokka disegna grandi sale ottagonali e progetta forme di governo che forse, un giorno, funzioneranno. Chi vivrà vedrà, ma è sicuro che tra altri otto anni tutto sarà ormai completo.
È in quei viaggi – parlando con quelle persone, ascoltando quei problemi, osservando i gruppi che cambiano e si trasformano e i popoli che si mischiano – che Sokka si riprende un po’ di quella fiducia nelle persone che aveva perso. È in quel periodo che pensa di tagliarsi la barba, ma poi cambia idea.
A volte sente la mancanza di Suki; altri giorni non la sente affatto ed è convinto che alla propria vita non serva nient’altro. Sta bene.
Alla fine dell’anno nasce il bambino di Katara e Aang ed è così minuscolo che la prima cosa che Sokka pensa è che il suo nome così corto sia davvero appropriato. E poi Bumi ha quattro lettere, e quattro è la metà di otto, perciò non può che portare fortuna.
C’è qualcosa che nasce insieme a quel bimbo, da qualche parte laggiù nel suo stomaco, nel momento in cui lo prende in braccio per la prima volta. Decide che darà a lui il suo boomerang.
 
Dopo la fine dell’ottavo, smette del tutto di tener conto degli anni in cui accadono le cose e comincia invece a ricordare i periodi. Non saprebbe dire quando Bumi abbia mosso i suoi primi passi, ma è certo fosse primavera, così come è sicuro che Kya sia nata in inverno.
 
È nel secondo mese di un anno indefinito che Suki ci lascia le penne per davvero. Sokka non ha voluto sapere come sia successo e forse la voragine nella sua pancia è ancora più grande proprio per quel motivo: la sua mente non conosce la verità e immagina infiniti scenari diversi. Continuare a pensare a lei è un buon modo per tenerla con sé, anche se all’inizio non capisce se davvero vuole che lei stia lì dov’è. Dimenticare sarebbe più facile, ma non gli sembra giusto.
Poco tempo dopo la sua morte, buona parte del mondo sembra essersi già scordato di lei – di come sorrideva, di quanto era brava con i ventagli, del modo in cui cucinava le patate, dell’inflessione della sua voce, di tutto ciò che aveva fatto. Sokka ricorda ogni cosa, soprattutto quei lati che è forse l’unico ad aver visto, e si ripromette di farlo per sempre. Per un bel po’ di tempo – forse due anni interi; non lo saprebbe dire - vive solo ripensando al passato. Si taglia la barba.
Anche quella volta è un bambino a salvarlo. Non avrà mai dei figli e ha perciò deciso arbitrariamente che tutti i nuovi nati saranno anche figli suoi.
 
L’anno sedici è l’anno del Gran Mal Di Schiena Coi Fiocchi.
Toph si lamenta dicendo che quel nome è fin troppo ridondante e che forse lui non lo nota perché è distratto e non fa mai troppo affidamento all’udito, ma può garantirgli che è così ripetitivo che le provoca perfino del dolore fisico alle orecchie. Non basta a convincerlo a cambiare idea.
Il Gran Mal Di Schiena Coi Fiocchi è provocato dal movimento che deve fare ogni volta per chinarsi e prendere in braccio Lin. Ha deciso che dovrà farlo lui per forza perché è un lavoro da padri e Lin pare non averne uno, e Toph ha commentato semplicemente scrollando le spalle e dicendo Tutta fatica in meno per me.
Lin è nata nell’anno sedici, e sedici è il doppio di otto, e Sokka si convince che le porterà fortuna.
 
Republic City viene completata nell’anno diciotto. Certo, non è un multiplo del suo numero preferito, ma c’è pur sempre un otto di mezzo e così è forse ancora meglio perché il collegamento salta subito agli occhi. Anche la città è otto volte più meravigliosa di come se l’era figurata nelle sue fantasie.
Il primo giorno sono solo loro otto: Lui, Katara, Aang, i loro tre bambini, Toph e Lin.
Il secondo giorno iniziano ad arrivare le altre persone.
 
Il secondo anno zero prende il via nel giorno dell’arrivo del primo abitante di Republic City – un longevo vecchietto di nome Iroh che intende aprire la succursale della sua sala da tè.
Certo, contare l'età a ritroso è ancora scomodo - in fondo non si può certo andare in giro e dire: Piacere, mi chiamo Sokka e sono nato nell'anno MenoSedici rispetto al primo anno zero, no?, - ma gli è parso doveroso. Republic City è un nuovo inizio e c’era bisogno di un conteggio che fosse valido per tutti quanti.
Il secondo anno zero è quello in cui suo padre si trasferisce per alcuni mesi nella loro nuova città. Sokka lo conclude con l’ubriacatura che darà nuova vita ad un mito che tutti i suoi concittadini tramanderanno di generazione in generazione: Sokka, Il Portatore Di Boomerang, Colui Che Ha Posseduto E Poi Perso La Grande Spada Spaziale, L’Ingegnere Di Republic City, Il Padre Ottagonale e, nonostante tutto, Il Bevitore Che Ancora Assume Il Colorito Delle Prugne Di Mare.
Niente male, in fondo: quando hai un nome composto è come se avessi tanti nomi diversi e puoi star sicuro che, tra tanti, la gente ne ricorderà almeno uno.
Anche il secondo anno zero è un buon inizio.
 
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18.09.2013
Ringrazio moltissimo Scrapheap_sama per il betaggio multiplo e i continui consigli durante la stesura; senza di lei tutto quanto sarebbe stato molto più confusionario di così. Questa storia mi è particolarmente cara, anche se ancora non ho capito bene il perché.
Grazie mille per aver letto!
Kuruccha

 
   
 
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