Scosto piano una ciocca di capelli sudati che si sono appiccicati sulla fronte.

Con tutta la calma del mondo risistemo la spada angelica, mentre i vestiti si corrodono.

Se solo fossi stato pił attento, adesso non avrei delle ustioni su tutto il braccio.

Invece ho permesso al sangue di demone di bruciare la mia pelle, scorrendo nero e viscoso gił per il braccio mentre mi apprestavo a dare il colpo finale.

Ma forse l'ho fatto a posta per ferirlo, per fargli del male.

A Jace o a Jonathan?

Il battito si fa di nuovo regolare, il sudore misto al sangue comincia ad asciugarsi.

Il sangue ha un buon odore, un aroma quasi dolciastro.

Alzo il braccio per controllare la gravitą delle ferite, mentre con l'altro cerco di disegnare una iratze.

Sei molto pił brava di me a disegnarle, sorella, questo lo so bene, ma dubito che riuscirei a convincerti ad aiutare il tuo povero fratellone.

Tremo a causa del sudore che si raffredda, un brivido che percorre tutta la spina dorsale.

Mi alzo, esco dall'edificio: necessito di un bagno caldo.

Quando spalanco la porta di casa provo un moto di soddisfazione nel vedere Jace sorridere.

<< Potevi almeno stare pił attento, mi hai riempito di ustioni>>

Il suo sguardo non ha pił niente del vecchio Jace, non ha niente di davvero vivo.

Una pedina, mi dico, una semplice pedina.

Ma quando mi dirigo verso il bagno rimango un po' a contemplare il mio volto insanguinato.

Chissą se io sono davvero Jonathan, non saprei dirlo.

Curioso: dico sempre di non essere un demone, eppure sono il primo a dubitare della propria identitą.

Forse Jonathan aveva gli occhi di un altro colore, forse era un bravo ragazzo.

Forse era come Jace.

Ma io, io sono un'altra cosa.

Chiamatemi come volete: Jonathan o Sebastian, per me non fa alcuna differenza.

Ma non scordatevi di me come persona, potreste pentirvene.

A differenza di altri, io non mi pongo domande capaci solo di allontanarmi dalla meta.

Brucerņ questo mondo per te, sorella..... O forse per me, non ne sono sicuro.

Ma ti piacerą.