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Autore: DanielaRegnard    19/09/2013    3 recensioni
30 Maggio 1431.
Era mattina presto.
I raggi del sole entravano appena dalla finestra alta della cella, illuminando il pavimento, scuro e impolverato.
Nella cella non c’era niente, se non della paglia in un angolino e tante, tante ragnatele.
Seduta sulla paglia, c’era una donna. Una ragazzina, in realtà.
Aveva meno di vent'anni.
Diciannove, per essere pignoli, compiuti il 6 Gennaio di quell’anno.
Il suo nome era Jeanne d'Arc.
{Leggeri accenni alla GillesxJeanne.
Genere: Angst, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gilles de Rais, Michael
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Morte alla Pulzella


30 Maggio 1431.
Era mattina presto.
I raggi del sole entravano appena dalla finestra alta della cella, illuminando il pavimento, scuro e impolverato.
Nella cella non c’era niente, se non della paglia in un angolino e tante, tante ragnatele.
Seduta sulla paglia, c’era una donna. Una ragazzina, in realtà.
Aveva meno di vent’anni.
Diciannove, per essere pignoli, compiuti il 6 Gennaio di quell’anno.
Indossava abiti maschili, e i corti capelli biondi, spettinati, le ricadevano davanti agli occhi disordinatamente.
Aveva gli occhi socchiusi, mentre fissava un punto indefinito della stanza, con la testa poggiata al muro.
Il suo nome era Jeanne d’Arc.
 
Quel giorno, le avevano detto, ci sarebbe stata la sua esecuzione.
Non aveva idea di cosa le avrebbero fatto, da contadina quale era, nonostante fosse un’eroina, ma a grandi linee qualcosa in mente l’aveva.
Non aveva paura, Jeanne. Non aveva mai avuto paura, neanche quando, da sola, si era schierata contro l’esercito degli Inglesi, con solo il suo stendardo in mano.
Se doveva morire, avrebbe affrontato la morte a testa alta, nel nome del Dio per il quale aveva sempre combattuto. Se doveva morire, l’avrebbe fatto pregando.
Se doveva morire… Queste parole echeggiavano nella mente della giovane, sembravano rimbombare all’interno di quella stanza, nella quale regnava il più assoluto silenzio.
Era strano pensarci. Non che non avesse mai pensato di poter morire in battaglia, ma non immaginava di finire in quel modo, così giovane.
Sospirò, stiracchiando appena le braccia, legate al muro con delle catene che non le permettevano di allontanarsi dal giaciglio.
Non aveva rimpianti. Aveva servito il suo Dio, aveva potuto contribuire a salvare il suo paese, e nella sua breve vita aveva conosciuto persone davvero gentili.
I suoi genitori, i suoi fratelli, il suo dolce delfino, Gilles.
No, non poteva lamentarsi.
I suoi genitori, probabilmente sarebbero stati orgogliosi di lei.
Il suo dolce delfino era diventato finalmente il consacrato re di Francia.
E Gilles… Gilles, era una delle persone più gentili che lei avesse mai incontrato.  Forse era un po’ diffidente, ma non era cattivo.
Jeanne ricordava benissimo cos’era successo quando era stata ferita alla spalla con una freccia il secondo giorno della guerra ad Orleans.

Sanguinava molto.
C’erano alcuni soldati che scommettevano su quanto c’avrebbe messo a morire, e altri che si accalcavano sopra di lei, per tentare di capire cose fosse successo.
In mezzo a tutto quel caos, Gilles aveva velocemente abbandonato la prima linea, avvicinandosi al gruppo e urlando.
«Toglietevi dai piedi e lasciatela respirare, stupidi!» dopo di che, l’aveva presa in braccio, e l’aveva portata all’accampamento, per farla medicare. Ed era rimasto lì con lei, a stringerle la mano, a vegliare tutta la notte, se avesse bisogno di qualunque cosa.
«Jeanne? Riposa, sono qui. Per te non c’è motivo di tornare subito a combattere.» le aveva detto. Ma lei, ovviamente, aveva insistito per tornare sul campo di battaglia il prima possibile.
E non se n’era andato un attimo, fino alla mattina dopo, quando ricominciò il combattimento.
Jeanne, ricordando, non poté fare a meno di sorridere. Sebbene Gilles tentasse di apparire forte ed orgoglioso, con lei era sempre gentile.
La ragazza sperava di essere riuscita a renderlo una persona migliore, almeno un po’.
 
Jeanne sospirò appena. Non aveva sentito nulla, quel giorno, nessuna voce, niente. Passò buona parte delle ore successive a pregare, per la salvezza della Francia, non per se stessa. Perché lei, aveva già affidato il suo corpo al suo signore.
Quando arrivarono i soldati, cinque, a prelevarla dalla cella, lei si alzò in silenzio e lì seguì, senza dire nulla. Tenendo le mani unite dietro la schiena.
Forse, un po’ di paura, l’aveva. Paura della morte, di cos’avrebbe provato.
Sarebbe stata sola, in quel momento?
Sola ad affrontare il dolore delle fiamme che divoravano ogni cosa?
Jeanne fu portata in una grande piazza, piena di gente, al centro della quale c’era un tronco di legno con sotto della paglia. Oh, ora sapeva che fine avrebbe fatto.
Salì sul rogo, stringendo il crocifisso di legno che le era stato dato poco prima.
Fu legata contro il tronco con delle catene, per evitare ogni movimento.
Chiuse gli occhi, rivolgendoli al cielo.

E sentì una voce accanto a lei. La voce di un Arcangelo.
La sua voce.



«Non temere, Jeanne. Sono qui con te, sempre.»
 
  
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