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Autore: giambo    20/09/2013    11 recensioni
“Uno solo!” ringhiò C18 con una vena che le pulsava pericolosamente sulla tempia sinistra. “Uno solo e poi la smetti di tormentarmi.”
“Così mi piaci mia cara!” affermò entusiasta la scienziata.
“Io non la provocherei se fossi in te...” disse preoccupato Crilin. “Quando mia moglie beve, perde totalmente il controllo. Non lo regge l'alcool.”
...
Ehi, guardatemi!” urlò mentre agitava la bottiglia in aria, spandendo sakè ovunque “Io sono C18, e insieme a mio fratello vi ucciderò tutti! Bum!”
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Crilin, Gohan, Un po' tutti | Coppie: 18/Crilin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lasciate ogni speranza o voi che entrate.

Bene, penso che già dall'inizio avrete capito tutto no? Questa non è una storia per tutti. Questa è una storia che avrebbe lo scopo di far ridere se non fosse per un piccolissimo particolare: IO NON SO FAR RIDERE. Sì, lo ammetto. Il mio umorismo è pari a quello di una mosca coi reumatismi (ma poi, le mosche, li avranno i reumatismi? Boh!). Quindi non è sicuro per voi addentrarvi dentro questa storia. Se tra di voi lettori c'è qualcuno che ride con difficoltà, che ha dei gusti difficili in fatto di ilarità o che non sopporta le cretinate (specie se di bassa qualità come queste che sto per proporvi) allora è il caso che andate a leggere qualcos'altro. Via! Scio! Lettori esigenti! Qui si fa solo letteratura di bassa qualità capito? Smammare!

Bene, dopo essere rimasto con uno sparuto gruppo di lettori incalliti, gente disposta a leggere anche una poesia scritta da una lucertola strafatta, posso darvi il mio benvenuto: BuonSalve miei cari lettori! Benvenuti nel paese delle baggianate! Questa è una storia malata, nata da una mente malata, in un momento malato, in mezzo a gente malata, mentre mi gustavo il mitologico nettare degli dei comunemente chiamato spritz. Ah, per caso ho ripetuto troppe volte l'aggettivo malato? Chiedo scusa.

In ogni caso, se siete arrivati fino a questo punto significa che avete coraggio da vendere! Non vi tratterrò più nell'addentrarvi dentro i meandri contorti che la mia mente contorta crea. Solo una cosa: se mai, finita la storia, avrete voglia di scrivermi un commento, non siate troppo crudeli. Aspettate di aver passato lo shock, di essere sicuri di non dover svenire dal disgusto e solo allora scrivete (se volete). Se anche allora vorrete dirmi che fa schifo e che non so far ridere, va benissimo lo stesso! In fondo, le recensioni servono anche ad aprire gli occhi no?

E dopo questo non mi resta che augurarvi buona lettura!

P.S: concludo questo (inutile) commento con una visione della bella cyborg in versione brilla *scansa un ki-blast lanciatogli dalla bionda*

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Drunk

 

C18 squadrò la marmaglia festosa che la circondava con uno sguardo di puro disgusto. Mentre osservava quegli inutili esseri mononeuronali agitarsi come dei dementi, la bella androide si domandò per la centesima volta chi glielo aveva fatto fare di mischiarsi con tale gentaglia, e per quale oscuro motivo stesse ancora lì a fissare il genere umano al suo capolinea evolutivo.

Che Bulma adorasse fare ogni tanto delle rimpatriate a casa sua era cosa risaputa, così come era risaputo che C18 odiava andarci. Ma l'aver sposato quell'inutile, stupido, babbeo, adorabile, buono a nulla di Crilin significava anche questo. Un matrimonio non era fatto solo di piaceri, ma anche di doveri. E la cyborg, ogni tanto, credeva che accontentare quel nanetto di suo marito facendo presenza alle feste dei suoi amici, ovviamente dietro promessa di giornate intere di shopping con lui in veste di suo fattorino personale, sarebbe stato gentile. Non che lei volesse essere gentile. Però doveva ammettere che quando suo marito la fissava con il suo sguardo da cucciolo bastonato le era terribilmente difficile dirgli di no.

In ogni caso, la bionda erano anni che andava di malavoglia a quelle maledette feste. E ormai ne era diventata una vera esperta. La scienziata aveva provato ogni tema possibile ed immaginabile, dalle feste in piscina, che lei osservava ben lontano dall'acqua dato che non aveva voglia di bagnarsi i circuiti né di mettersi quegli orrendi pezzi di stoffa colorata che le altre donne del gruppo chiamavano bikini ma che lei avrebbe definito come mutande da attrice porno, alle feste in costume, che puntualmente lei disertava insieme a suo marito pena morte violenta ed estremamente dolorosa di quest'ultimo. Insomma, C18 era convinta che la scienziata avrebbe fatto meglio a darci un taglio con quelle pagliacciate perché, a suo giudizio, oltre che incredibilmente oscene, stavano diventando anche ripetitive.

Tuttavia, in quegli ultimi tempi, la donna era riuscita a stupirla dando vita a feste con un tasso di gradazione alcolica inquietante. Sembrava che vedere gente bere come degli ossessi un bicchiere dietro l'altro di bevande ad alto contenuto alcolico fosse diventato incredibilmente divertente, mentre ai suoi occhi era solo patetico e repellente.

In quell'istante, Goku e Vegeta, ormai impegnati da parecchi minuti in una feroce gara di bevute, sembravano essere arrivati al termine del loro furioso scontro alcolico. Il saiyan più giovane infatti, con lo sguardo appannato dall'alcool e la faccia di uno che era stato appena pestato per mezz'ora di fila da Majin Bu, rigettò con violenza il contenuto del suo capace stomaco, per poi cadere profondamente addormentato sulla pozza giallastra che aveva appena creato.

“AH! HO VINTO IO! LO DICEVO CHE SEI SOLO UN MISERO SCARTO KAKAROTH! NESSUNO PUO' BATTERE IL GRANDE VEGETA, HAI CAPITO?! NESSUNO!!!!!”

C18 scosse la testa, distogliendo lo sguardo da quella patetica scena. Non sapeva cosa le faceva più schifo: Goku che russava nel suo vomito, Chichi e Gohan che tentavano di sollevarlo oppure Vegeta che, ormai totalmente partito, berciava festante la sua superiorità di stomaco al suo odiato rivale.

Sospirò esasperata. Domandandosi per la milionesima volta cosa le fosse passato per la testa il giorno in cui aveva accettato di sposare Crilin. Forse era stata ubriaca anche lei in quell'istante, ma ne dubitava. Non si sarebbe mai abbassata a simili azioni. Avrebbe preferito mille volte fare uno spogliarello a Muten che rotolarsi nel proprio vomito come stava facendo quell'idiota di Goku. Se quello era il salvatore dell'universo, ora capiva perché il mondo stava andando a rotoli.

“Noto una certa contrarietà a certe visioni o sbaglio?”

Bulma si era avvicinata alla bionda con un grande sorriso stampato sul volto. Teneva un bicchiere di spumante in mano, ed aveva le guance leggermente arrossate, ma la donna non sembrava ubriaca quanto piuttosto un po' brilla. Tra di loro non era mai scorso buon sangue, anche se C18 non avrebbe saputo trovare un motivo preciso di tale antipatia. Forse un po' tutto l'atteggiamento della scienziata. Trovava che avesse cervello, ma che lo sprecasse dietro a cose futili e stupide, come ad esempio organizzare quelle orrende feste.

Bulma ridacchiò nel vedere l'espressione di disgusto stampata sul volto della cyborg. Forse non era ubriaca, ma l'alcool aveva contribuito a farle diventare simpatica la scontrosa androide.

“Non preoccuparti per Goku. Si rimetterà. L'ho visto in condizioni molto peggiori in più di un'occasione.”

“Se pensi che mi stessi preoccupando per quella sottospecie di scimmia mal riuscita ti sbagli di grosso.” replicò con tono soave la bionda. “Trovo solo questo genere di pagliacciate inutili e degradanti.”

A quelle parole Bulma ridacchiò ancora più forte. Sorseggiò il proprio calice, facendo cadere una goccia di vino bianco sul suo prezioso abito da sera nero.

“Ah C18! Quanto sei seria! 'Questo è degradante, quest'altro non si fa, questo non va bene!'...dovresti vivere di più la tua vita. In fondo, siamo vivi! Chi l'avrebbe mai detto dopo tutto quello che ci ha fatto passare Majin Bu?” la donna cercò di grattarsi la punta del naso, ridendo come una bambina quando lo mancò.

“Io la mia vita la vivo lo stesso.” replicò con voce gelida C18. “E ti assicuro che è lo stesso ottima. Soprattutto senza scimmioni pompati in mezzo alle scatole.”

“Ahhh...C18...ammettilo! In realtà sei invidiosa di me e delle altre!”

L'unica risposta che ottenne Bulma in risposta fu un sopracciglio alzato verso l'alto in segno di scetticismo.

“Avanti! È inutile che lo nascondi! Sono sicuro che avere a letto un bel ragazzo come il nostro Gohan ti piacerebbe un mondo! Ho ragione?”

“Tsk! Non dire idiozie! Io non sono una patetica mocciosa che corre dietro ad un completo idiota.”

“Con questo ovviamente non voglio togliere nulla a Crilin...” proseguì allegra la madre di Trunks ignorando totalmente lo sguardo omicida che le stava rivolgendo l'androide. “Però ho il forte sospetto che manchi di alcune 'doti nascoste'!” la donna scoppiò a ridere da sola davanti alla propria, squallida, battuta.

C18 non la degnò neanche di uno sguardo. Si annotò mentalmente di riferire a suo marito della scarsa considerazione che aveva la sua amica riguardo la sua virilità. Argomento su cui lei la sapeva lunga, ma riteneva che non aveva senso sprecare il suo prezioso fiato con quella donna brilla dicendole che si sbagliava di grosso. Ma di tanto anche. Quelle erano faccende sue, che non aveva intenzione di condividere con gente di quella razza. Che continuassero pure a considerare Crilin una nullità! Sarebbe stato meglio per lei che non avrebbe dovuto perdere tempo a spezzare ossa a donne o ragazze troppo intraprendenti.

“Comunque sia, ho notato che non hai toccato un goccio neanche stasera.” proseguì festosa l'azzurra sorseggiando il suo calice con gusto. “Sei astemia per caso?”

“No.” fu la secca risposta dell'androide “Semplicemente mi fa schifo l'idea di fondermi i circuiti con quella roba.”

“Ma quanto sei deliziosa mia cara C18!” cinguettò Bulma in un'inquietate imitazione di sua madre. “Dovresti prendere la vita con più leggerezza. Che ti costa unirti a noi nel goderti la vita? Perché te ne stai sempre in disparte?”

L'unica risposta che ottenne fu lo scricchiolio dei denti della cyborg. Quest'ultima si stava domandando se fosse il caso o meno di far sfondare il muro alla donna che aveva affianco con un diretto al mento. Forse sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma l'idea di dover poi sentire suo marito lamentarsi come un gabbiano in calore per quello che aveva fatto le toglieva la voglia. Anche se avrebbe potuto tranquillamente picchiare anche lui se le rintronava troppo i timpani.

“Ehhhh...povero povero Crilin!” borbottò la donna finendo di scolarsi il proprio bicchiere con un ultimo sorso. “Costretto a vivere con una musona come te! Mi domando se non se ne sia mai pentito...”

C18 non la uccise solamente perché non la riteneva degna di essere fatta fuori da lei. Una simile deficiente non meritava neanche di morire. Per tentare di distogliere la sua mente da propositi omicidi vari ed eventuali, la bionda puntò le sue iridi chiare verso Yamcha che, sdraiato sul divano della Capsule Corporation, teneva la faccia incollata all'ennesima sua amica portata ad una festa. Era quel genere di ragazza che la cyborg definiva molto elegantemente con il termine di 'puttana'. In ogni caso, il terrestre sembrava molto concentrato su quello che faceva con quella stangona rossa con un davanzale non indifferente. Dopo qualche secondo, in cui C18 comprese cosa significasse provare lo schifo allo stato puro, l'androide distolse lo sguardo. Preferiva di gran lunga dare retta a Bulma.

“Comunque sia...parli del diavolo...” dichiarò con un sorriso quest'ultima mentre afferrava un bicchiere pieno da un vassoio portato in giro per l'immensa stanza da uno dei suoi robot domestici.

Crilin si avvicinò alla moglie ed all'amica con un sorriso di circostanza. Fu con enorme piacere che la cyborg constatò che suo marito era sobrio. Nella festa precedente il terrestre si era messo a gareggiare con Goku a chi resisteva di più nel bere sakè. Successivamente, i due si erano messi, abbracciati, a cantare a squarciagola l'inno nazionale saltellando per tutta la stanza. Dopo quella sera, C18 aveva proibito severamente al piccolo guerriero di assaggiare anche un goccio di alcool, pena morte violenta e dolorosa da parte sua. Era bello notare come i suoi metodi funzionassero nel tenere a freno la stupidità di suo marito.

“Ehilà Crilin!” lo salutò allegramente Bulma mentre sorseggiava il suo nuovo drink. C18 dovette ammettere che la donna aveva una bella faccia tosta a salutare in quel modo caloroso suo marito dopo averlo appena denigrato dal punto di vista virile.

“Ciao Bulma.” rispose educatamente il moro.

“Allora, che cosa mi racconti di bello? Ti stai divertendo?” domando l'amica. Per tutta risposta il terrestre scrollò le spalle.

“Non c'è male. Anche se devo ammettere che risvegliare Goku a suon di caffè non è il massimo. Specialmente se si considera che puzza come un maiale!”

“Chissà Chichi come sarà felice...” osservò con gioia maligna la scienziata.

“In effetti è abbastanza furiosa...” il terrestre ebbe un brivido. Quando la moglie del suo amico era arrabbiata, era molto meglio starle il più lontano possibile. Nel vederlo rabbrividire l'azzurra scosse la testa, facendo agitare la sua curata capigliatura.

“Io non la capirò mai. A che pro sposare uno come Goku se poi passa la vita a lamentarsi del suo modo di fare? Bah!”

Nessuno dei due coniugi ritenne che fosse il caso di rispondere a tale quesito.

“In ogni caso, che fai di bello Bulma?” le domandò cortesemente l'amico nel tentativo di rompere l'imbarazzante silenzio che si era creato.

“Oh, niente di che...solo tentando di far capire alla tua adorabile mogliettina le gioie del divertirsi.” rispose la scienziata ignorando spudoratamente l'occhiata assassina che le rivolse la bionda.

“Secondo me mia moglie sta bene così...” osservò timidamente il piccolo guerriero. A differenza dell'amica, lui l'aveva notato il desiderio omicida che pervadeva sua moglie.

Per tutta risposta Bulma sbuffò.

“Ma andiamo Crilin! Se ne sta qua, a fare la musona con le braccia incrociate per tutto il tempo! Scommetto poi che lei l'alcool non lo regge neanche.”

Ting! La madre di Trunks aveva appena detto le parole capaci di risvegliare l'orgoglio della bella cyborg.

C18 la osservò con un violento desiderio assassino che brillava nelle sue iridi chiare. Con un guizzo della mano, troppo rapido per essere visto da occhio umano, l'androide strappò il bicchiere dalla mano dell'azzurra.

Le due donne si osservarono per qualche istante con aria di sfida. Poi, lentamente, la bionda si portò il bicchiere alle labbra.

“Uno solo!” ringhiò C18 con una vena che le pulsava pericolosamente sulla tempia sinistra. “Uno solo e poi la smetti di tormentarmi.”

“Così mi piaci mia cara!” affermò entusiasta la scienziata.

“Io non la provocherei se fossi in te...” disse preoccupato Crilin. “Quando mia moglie beve, perde totalmente il controllo. Non lo regge l'alcool.”

“Taci nanerottolo!” sbottò l'androide senza smettere di fissare gli occhi celesti della scienziata. “Io non soffro niente. E reggo tutto. Sono un cyborg, non una donnicciola da due soldi.”

Poi si scolò in un colpo solo il bicchiere, assaporando il gusto dolce e frizzante del vino che le pizzicava la gola.

Gliela avrebbe fatta vedere lei. Lei era la grande, unica, perfetta C18. Non una donnetta incapace di reggere l'alcool. Poteva tranquillamente bersi un barile e rimanere perfettamente lucida e sobria come sempre. I suoi circuiti la rendevano superiore a tutta quella gentaglia infima ed indegna di esistere con cui era costretta a mischiarsi.

O almeno lo fu fino al terzo bicchiere...

 

 

C18 risucchiò rumorosamente il fondo della quinta bottiglia, asciugandosi il filo di vino che gli incorniciava l'angolo sinistro della bocca con un polso. Aveva gli occhi lucidi e illuminati di una strana luce, mentre, seduta su un tavolo, afferrava una nuova bottiglia con un sorriso allegro stampato sulle labbra.

“Ehi, guardatemi!” urlò mentre agitava la bottiglia in aria, spandendo sakè ovunque “Io sono C18, e insieme a mio fratello vi ucciderò tutti! Bum!” e scoppiò in un risata sguaiata mentre riprendeva a bere a grandi sorsi il liquore.

Nel frattempo Oolong e Pual, adibiti per quella sera a dj, cominciarono a mettere su alcuni pezzi da discoteca. La luce nella sala si abbassò, mentre grandi fanali colorati illuminavano ad intermittenza di giallo, rosso e verde la stanza.

“Sì, bravi!” urlò l'androide mentre si alzava. Incespicò un paio di volte mentre tentava di rimanere in equilibrio. Quando alla fine cadde addosso a Gohan scoppiò in una risata argentina.

“Ahhh...grascie bel ragascio...” biascicò sorridendogli maliziosamente. Il giovane saiyan la osservò confuso. Tentò di aiutarla ad alzarla, ma più tentava di metterla in piedi e più C18 si appoggiava a lui con forza.

“C18...t-t-temo che dovresti alzarti...sai com'è...” balbettò il primogenito di Goku mentre tentava di staccarsela di dosso. Per tutta risposta l'androide lo abbracciò con forza.

“Perrrrché mi scasci?” strascicò mentre lo guardava sorridendo in maniera inquietante. “Eppure...non credo...non credo di essere così...così brutta!”

“M-m-m-ma certo che no! È s-solo c-che...”

“Per fortuna! Sciai...credevo che avrei dovuto...dovuto...uccidere anche te!” e scoppiò di nuovo a ridere mentre Gohan tentava di tenerla a bada. La cyborg aveva preso infatti ad accarezzarlo in maniera non propriamente casta, facendo cadere nel panico più totale il ragazzo dato che Videl avrebbe potuto accorgersene da un momento all'altro.

“M-ma che cosa fai?!”

“Sciai...non ti ho mai...non ti ho mai...ringra...ringrasciato per avermi salvato da...da...” e qui la bionda ebbe un nuovo scoppio di risate.

“Non mi ricordo più da chi! Non è divertente?” dichiarò tra le risa l'androide mentre gli batteva una mano sul petto in maniera non propriamente leggera. Gohan ebbe l'impressione che le sue costole stessero scricchiolando.

“Comunque scia...adesso voglio...voglio ballare...con te. Oh scì, lo voglio fare!” esclamò C18 accarezzandogli il naso, mettendo sempre più in imbarazzo il ragazzo.

“Ah, v-vuoi ballare? C-c-con me? Beh, m-mi piacerebbe molto! Però...”

“Niente storie!” dichiarò la bionda spingendolo in mezzo alla pista da ballo già affollata. Qui la cyborg si mise ad dare mostra di uno sfoggio di passi da discoteca uno migliore dell'altro. Come e dove li avesse imparati Gohan non avrebbe saputo dirlo. Tutto quello che il ragazzo faceva era quello di tenere a bada le mani di lei, mentre si muoveva con l'agilità di un orso e l'elasticità di un baccalà al suo fianco.

“Sì! Forza! Muovete quel disco! ” urlava mentre continuava a bere a grandi sorsi la bottiglia di sakè. “Fate un pezzo decente o vi ammazzo!” ed ebbe un nuovo scoppio di risa.

Dopo circa mezzora di ballo scatenato, Gohan, ormai sull'orlo di un infarto, riuscì a districarsi dalla massa di gente che si agitava in maniera convulsa, cercando scampo verso uno dei divani del salotto di Bulma.

Tuttavia, una mano gli prese il polso.

“Scì può sapere...dove...dove stai andando?” domandò C18 sempre con quel sorriso malizioso stampato in faccia. “Io...io...non ho...non ho finito di...di ringrasciarti!” esclamò mediante una mimica grottesca ed esagerata.

“A davvero? M-ma che b-b-bello...” rispose il primogenito di Goku ormai sull'orlo della disperazione. “Però...sai com'è...adesso devo scappare...”

Per tutta risposta C18 cominciò a togliersi la maglietta, quando il saiyan riuscì a riprendersi ed a bloccarla la bionda aveva già scoperto parte dell'addome piatto e quasi tutto il reggiseno nero di pizzo.

“Ma si può sapere che stai facendo?! Sei impazzita?!” domandò sconvolto il moro.

“Perché mi blocchi Gohan? Guarda che ci divertiremo!” esclamò con voce la voce soffocata dal tessuto la cyborg.

“C-C-Crilin!!! Ho bisogno di un aiuto!” Gohan invocò l'aiuto dell'amico nel cercare di tenere a freno l'ubriaca androide che, per tutta risposta, continuava a cercare di togliersi la maglietta. Quando alla fine Gohan ebbe la meglio, facendola ricadere sul ventre della bionda, C18 lo guardò con sguardo offeso.

“Ma perché Gohan? Forse...forse...non ti piaccio?” domandò con fare minaccioso la bionda.

“Crilin!!! Ma si può sapere dove ti sei cacciato?!” nessuno rispose al suo nuovo grido di aiuto. Evidentemente, il terrestre era tornato in cucina ad aiutare sua madre a far rinvenire quell'essere mononeuronale che si ritrovava come padre dalla sbronza di poco fa.

“E dai...” biascicò C18 afferrando il ragazzo e stringendolo al petto. “Ci divertiremo! Ti mostrerò cose...che quella verginella...da due soldi che ti viene sempre dietro se le sogna la notte!”

“Cosa succede qui?!”

Una voce femminile autoritaria si fece largo tra la musica, facendo sprofondare nel terrore più assoluto il povero Gohan. Quella era la voce di sua madre.

“Quella dannata cagna!” esclamò con fare rabbioso la cyborg mollando Gohan e girandosi ad osservare con fare minaccioso la mora. Quest'ultima la squadrava con fare rivoltante. Al fianco della madre di Gohan, intento a sorreggere un ancora intontito Goku, c'era Crilin che osservava preoccupato la mutazione che aveva avuto sua moglie in quelle ultime ore.

“Si può sapere che cosa stavate facendo?!” domandò con voce velenosa Chichi. Se ne avesse avuto il potere di incenerire con gli occhi, la donna avrebbe carbonizzato C18 già da qualche minuto.

“Beh...ecco...n-niente di che mamma...non è come pensi...” rispose gesticolando in preda al panico il suo primogenito. “C18 ha bevuto un po' troppo stasera e quindi...”

“Oh, sta scitto!” strascicò rabbiosa quest'ultima. “Sce vuoi la verità, io e il tuo primogenito stavamo per farlo! Perché io scio fare cose che tu, e quell'altra cagnetta rinsciecchita, neanche vi immaginate di farle!”

“C18! Non credi che dovresti smetterla?!” domandò preoccupato suo marito.

“TU STAVI FACENDO COSA?!” urlò isterica Chichi mentre la sua gola emetteva ringhi assai poco umani.

“Hai scientito benissimo stupida cagna! Quindi ora tornatene in cucina e lascia tuo...tuo figlio...ad una vera donna!” ribatté con rabbia l'androide.

Sia Crilin che Gohan dovettero mettersi in mezzo per cercare di evitare che le due donne arrivassero al contatto fisico. Goku cadde pesantemente a terra, biascicando un “Chichina dove sei?”, ma nessuno se ne preoccupò.

“TU! SOTTOSPECIE DI SVERGOGNATA! SE SOLO TI METTO LE MANI ADDOSSO...”

“E che cosa vorresti fare?” domandò in maniera provocatoria C18 sorridendo in maniera sprezzante. “Tu lo sciai fare questo?” e lanciò un ki-blast contro il muro del salotto, distruggendolo.

Immediatamente nella sala cadde il silenzio. Anche la musica si bloccò di colpo, mentre C18 si rotolava a terra dalle risate. Interrompendo la sua scarica di ilarità solamente per riprendere fiato.

“Ma avete visto?! Ho distrutto tutto!! Bum!” e riprese a ridere sguaiatamente mulinando le lunghe gambe per aria.

Quando Crilin e Gohan la presero per le braccia e cominciarono a portarla fuori dalla stanza, C18 cercò di divincolarsi.

“No, non ho voglia di andarmene! Mi sto divertendo!” biascicò mentre tentava in maniera convulsa di liberarsi.

“Tesoro, non sei in te. È meglio se torniamo a casa.”

“Concordo con Crilin.” sbuffò Gohan mentre provava a tenerla ferma. “Sai, ormai è da parecchie ore che manchi, tua figlia si starà preoccupando.”

“Non dire cavolate!” borbottò l'androide. “Mia figlia...mia figlia...è forte! Non è come...come...come quella là!” e sputò in direzione di Chichi che fu trattenuta dall'attaccare C18 solamente grazie all'intervento di Yamcha.

“BRUTTA VIPERA! LASCIA CHE TI METTA LE MANI ADDOSO E POI VEDI! E TIENI LE TUE MANACCIE DA DONNACCIA LONTANE DA GOHAN, CAPITO?!”

“Chichi, non credi che dovresti calmarti? Dai, non fare cos..ahio!” Yamcha si massaggiò il naso con la mano libera. Nel tentativo di liberarsi la donna aveva tirato una violenta gomitata in faccia al guerriero.

“Ma che cosa vuoi fare?” domandò sarcastica l'altra rivolgendole un gestaccio con una mano. “Sei sciolo...sciolo invidiosa! Di me!”

“IO INVIDIOSA? MA COME OSI, BRUTTA STREGA!”

“Sei invidiosa di me e di mio marito!” urlò C18 mentre si appoggiava di colpo sul povero Crilin che rischiò di perdere l'equilibrio con il 'dolce' peso della sua adorata metà sulle spalle.

“C-Crilin...” biascicò la bionda guardandolo con speranza. “Tu non puoi...non puoi...darmi torto. Perché io ho ragione vero? Dillo che ho ragione a quella là! Devi dirlo...devi dirlo...a tutti!”

“C18...dai andiamo a casa. Ti prego...”

“Dillo che ho...che ho...ragione!”

“Ma sì sì certo!” rispose il piccolo guerriero speranzoso di convincerla ad andarsene via.

“Avete sentito?!” tuonò nella stanza silenziosa l'androide. Con uno strappo improvviso si liberò dalla presa dei due guerrieri e si incamminò barcollando verso un tavolo.

“Mio...mio...marito mi da ragione!” biascicò guardando trionfante gli altri. “Lui...lui...non è...come voi! E tanto perché...perché lo sappiate...un giorno...un giorno...io vi ucciderò tutti!” in quel momento la cyborg perse l'equilibrio e cadde sul tavolo dietro di lei, sfondandolo.

“Vi uccido tutti...tutti...b-bum...” borbottò un'ultima volta prima di chiudere gli occhi e cominciare a russare sonoramente.

Nella grande stanza ci furono alcuni minuti di silenzio profondo, rotti solamente dal russare di C18.

Crilin si grattò la nuca facendo un profondo sospiro.

“Lo dicevo io che non lo regge l'alcool.”

 

Crilin atterrò sulla spiaggia della Kame House con un profondo respiro, assaporando, dopo ore continue di rumori assordanti, un po' di silenzio. Anche se di silenzio, in realtà, non c'è ne era moltissimo dato che C18, portata in braccio da lui fino a quel momento, continuava beatamente a russare. Nel sentirla dormire con la grazia di un camionista, il piccolo guerriero fece una smorfia.

“Ma guarda un po' che cosa mi combini...” borbottò sconfortato. “E sì che ti avevo avvertita! Ma ovviamente, tu devi sempre fare di testa tua!”

L'unica risposta che ottenne fu un grugnito. Contemporaneamente, la cyborg si accoccolò meglio contro il suo petto.

Crilin sospirò. Non ci riusciva ad essere veramente arrabbiato con lei, anche se ne avrebbe avuto tutto il diritto. Semplicemente non era nella sua natura prendersela riguardo certe cose. In fondo, anche lui si era ubriacato e messosi in ridicolo qualche volta. Se una volta tanto lo faceva sua moglie, che cosa c'era di male?

“Nulla, assolutamente nulla...” si rispose mentre tentava di aprire la porta di casa senza buttare per terra sua moglie. “A parte provarci con un ragazzo e distruggere il salotto di Bulma, non ci trovo proprio nulla di male!” pensò sarcastico mentre stramalediceva quella dannata serratura che si inceppava sempre. Erano anni che diceva a Muten di cambiarla, ma questioni di così basso livello non sfioravano mai la mente del grande maestro, intento a gustarsi i programmi di ginnastica femminile alla televisione.

Armeggiò ancora per qualche minuto con la porta di casa. Fu tentato di buttarla giù con un calcio, ma non voleva svegliare sua figlia nel cuore della notte, né desiderava che la piccola vedesse sua madre ridotta in quel misero stato. Quando alla fine riuscì ad aprirla, il terrestre si ripromise di sfondarla il giorno dopo. Almeno avrebbero avuto una serratura nuova.

In salotto regnava un profondo silenzio. Marron, tenuta a bada da Umigame, doveva essere a letto da ore. Mentre Muten era rimasto alla festa, e da come era ridotto l'ultima volta che il moro l'aveva visto c'era da scommettere che prima del giorno dopo non sarebbe stato in grado di rimettersi in piedi.

Dopo aver adagiato sul letto la cyborg, ed essersi andato a togliersi quella dannata giacca che gli stava troppo stretta ma che a detta di sua moglie gli stava bene, il terrestre decise di andare a vedere come stava sua figlia. Muovendosi in punta di piedi, e pregando gli dei che la piccola Marron non avesse lasciato in mezzo al corridoio giocattoli vari ed eventuali che al buio lo avrebbero mandato a sfracellarsi sulle scale, il piccolo guerriero avanzò nel buio della casetta fino alla camera di sua figlia, aprendo adagio la porta.

Rimase intenerito dalla scena che gli si presentò: Marron dormiva beatamente nel suo lettino, abbracciata forte forte al buon Umigame che, dalla professione di baby-sitter, era passato a quella di peluche vivente per la piccola. Crilin sorrise davanti a quello spettacolo. Si rammaricò di non aver una macchinetta fotografica per mantenere indimenticabile quel piccolo attimo di dolcezza che si stava gustando nel silenzio della Kame House. Alla fine, cominciando a desiderare una buona dormita, il moro uscì chiudendosi silenziosamente la porta dietro di sé.

Una volta entrato in camera sua sospirò. Quelle feste erano stancanti ed, ultimamente, anche un po' pesanti. Era una cosa che aveva notato negli ultimi tempi: aveva sempre meno voglia di allontanarsi, fosse anche per poche ore, dalla Kame House e dalla la sua pace e le sue comodità. Il terrestre dovette ammettere con sé stesso che si stava impigrendo. Forse avrebbe dovuto riprendere a fare qualche esercizio di tanto in tanto. Giusto per non diventare un buono a nulla come Yamcha.

Si avvicinò alla sua parte di letto, togliendosi la camicia per le grandi occasioni e buttandola con malagrazia sopra l'armadio. Se ne sarebbe occupato il giorno dopo. Adesso aveva solo voglia di dormire.

Tuttavia, appena si sedette sul letto, una mano lo afferrò e lo bloccò sul materasso. Prima che Crilin potesse rendersi conto di cosa era successo, si ritrovò sdraiato con sopra sua moglie che lo fissava con uno sguardo non esattamente casto.

“C18! M-ma che dia...” prima che il moro potesse terminare di parlare la cyborg lo baciò.

Non fu un bacio feroce, passionale e cattivo come era solita fare lei. Era un tocco dolce, morbido, delicato. Le labbra di lei andarono a combaciare perfettamente con quelle del marito, schiudendole. Immediatamente, la lingua della donna andò ad incrociarsi con quella di lui. Dando vita ad una danza tenera e dolce.

Crilin rimase basito da quel gesto. In tutti quegli anni che vivevano insieme lei non lo aveva mai baciato in quel modo tenero, né gli aveva mai accarezzato dolcemente la schiena, al posto di graffiarlo furiosamente e mordendolo con rabbia sul collo. Era quello il modo di sua moglie di fare l'amore. Un danza erotica, bestiale e furiosa che terminava con il piacere estremo di entrambi, lasciando il terrestre dolorante ed esausto.

Quella non era la sua C18. Quella non era sua moglie.

Tentò di staccarsi da lei, riuscendo con estrema facilità nel suo intento. Anche quel gesto, quella docilità, quel non reagire ringhiando ed offendendolo pesantemente era un chiaro segno che la cyborg non era in lei. Che in quel momento era l'alcool e non la sua volontà a farla agire.

Lei lo fissò negli occhi. Non disse nulla. Ma il modo, triste ed offeso, con cui lo guardò era talmente innaturale che Crilin ebbe l'impressione di essere immerso in un sogno bizzarro.

In quel momento il piccolo guerriero prese una decisione: l'avrebbe fermata. Le avrebbe impedito di commettere un gesto che sapeva che lei non voleva fare. Non poteva permetterselo. Sua moglie non era cosciente di quello che faceva in quel momento, e lui l'avrebbe protetta da sé stessa.

In maniera dolce, ma decisa allo stesso tempo, si liberò del suo peso dall'addome. C18 lo lasciò fare, ricadendo con pesantezza sul letto, e fissandolo con tristezza.

“Crilin...perché?” mormorò con un tono che lui non le aveva mai sentito usare.

Prese un profondo respiro, cercando di convincersi che quella splendida bambola priva di volontà che aveva al suo fianco in quegli istanti non era sua moglie ma una grottesca copia generata dai fumi del saké. Le prese le mani e la accompagnò nel distendersi.

“Dormi.” disse con voce dolce. “Non sei in te in questo momento.”

“”Ma io ti voglio...” si lamentò con le lacrime agli occhi l'androide. Crilin rimase di stucco. Non l'aveva mai vista piangere. “Ti voglio ora...perché sei l'unico che mi vuole bene...l'unico...”

“Non è vero e tu lo sai.” replicò suo marito mentre si sedeva di fianco a lei. “Dormi ora. Domani starai meglio.”

“Non è vero...domani sarà esattamente uguale ad oggi...” continuò a lamentarsi la bionda. “Io sono un mostro Crilin...un mostro...mi faccio schifo...”

Crilin si schiaffò una mano sulla fronte. Dopo aver avuto una sbornia allegra e vogliosa per tutta la serata da Bulma, ora a sua moglie le era presa una sbornia triste.

“Ci mancava solo questa...” pensò mentre la cyborg continuava a piagnucolare abbracciandolo e appoggiando la sua chioma paglierina sul suo petto, lamentandosi che lui era l'unico che le voleva bene. “Ma stanotte c'è un complotto contro di me?” si lamentò dentro di sé il piccolo guerriero.

“Crilin...io ti amo...ti amo! Tu sei l'unico che desidero avere vicino!” l'androide continuava a borbottare discorsi melensi e sdolcinati affondando il volto sul suo petto ed accarezzandolo con dolcezza. Se la sua C18 avesse avuto la possibilità di vedersi in quello stato pietoso, Crilin era certo che gli avrebbe ordinato di ucciderla subito per la vergogna.

“Ti amo! Ti amo tanto!” in quell'istante, la cyborg alzò di scatto la testa fissando con i suoi occhi vacui e privi di volontà il marito. Si avvicinò a lui, con l'intento di baciarlo di nuovo. Quando Crilin la respinse delicatamente, nuove lacrime andarono a solcare il bel volto dell'androide.

“Crilin...perché? Forse non mi vuoi più bene?”

Il piccolo guerriero fece un profondo respiro, radunò tutta la pazienza karmica dell'universo, si annotò mentalmente di chiudere a chiave le bottiglie di bevande alcoliche presenti alla Kame house per evitare nuove sceneggiate come quella che stava affrontando in quell'istante, ed infine si rivolse a sua moglie in preda ad un sbornia depressiva di proporzioni catatoniche.

“C18, non è che non ti voglio più bene...è solo che in questo istante è meglio che andiamo a dormire. Non pensi anche tu che sia la cosa migliore da fare?” il terrestre tentò di usare il tono che di solito usava con sua figlia quando doveva spiegarle qualcosa. Era sicuro che se avesse rivolto la parola con quel tono a sua moglie da sobria sarebbe finito all'ospedale per sei mesi filati, ma in quelle condizioni, l'unica cosa che C18 fece fu di annuire dubbiosa.

“Ma non mi abbandoni, vero?” domandò con voce apprensiva.

“No, C18. Non me ne vado. Te l'ho prometto.” rispose paziente Crilin.

C18 lo fissò ancora per qualche secondo dubbiosa. Poi, con uno scatto improvviso, gli cinse il collo con le braccia e lo baciò teneramente. Fissandolo con un'espressione che la C18 di tutti i giorni non avrebbe definito altro che 'disgustosa'.

“Va bene Crilin.” mormorò con tono dolce. “Se mi stai vicino a me va bene tutto.”

Fu un attimo. Proprio quando Crilin era convinto di essere riuscito a calmare sua moglie e a convincerla ad andare a dormire, quest'ultima spalancò gli occhi. Sbigottita e sorpresa. Portandosi, tremante, una mano alla bocca ed impallidendo di botto. Il moro la guardò preoccupato. Non l'aveva mai vista così pallida. Dentro di lui temeva che avesse avuto un cortocircuito con tutto quello che aveva bevuto.

“C18...stai bene?” le domandò con fare esitante.

Per tutta risposta, C18 si girò di scatto. Rigettando violentemente sul pavimento.

 

Crilin si asciugò la fronte mentre osservava la stanza di nuovo pulita. Ci aveva messo più di un'ora per togliere ogni resto che lo stomaco di sua moglie aveva buttato fuori. Aveva usato anche la varechina per l'odore orrendo che si era sparso per tutta la camera. Ma se annusava qua e là poteva ancora sentire di sottofondo l'olezzo penetrante del contenuto dello stomaco di C18. Aveva aperto la finestra, ma ci sarebbero volute ore prima che tornasse un'aria accettabile lì dentro.

Nel frattempo, mentre usciva in corridoio chiudendosi la porta alle spalle, il terrestre sentì sua moglie in preda all'ennesimo rigetto in bagno.

Sospirò. Quella era proprio una notte maledetta. Guardò con fare rassegnato l'orologio che portava al polso che, crudele e freddo, gli ricordava che la notte era ormai agli sgoccioli. L'unica nota positiva era che Marron non si era svegliata. Se anche la piccina si fosse alzata nel cuore della notte, sarebbe stata una catastrofe totale.

In quell'istante, sentì sua moglie uscire dal bagno. Aveva i capelli dorati appiccicati sulla fronte, le guance arrossate e un violento desiderio omicida che si poteva chiaramente leggerle nelle iridi chiare.

“Come stai?” le domandò il piccolo guerriero.

“Uno schifo.” fu la brusca risposta di lei. Il moro notò che, unico fatto positivo di tutta quella situazione, rigettando sua moglie si era ripresa a sufficienza, tornando ad essere la C18 di sempre.

La cyborg si buttò con fare pesante sul divano del salotto, massaggiandosi le tempie. Aveva un tremendo mal di testa, lo stomaco sottosopra, e le pareva di avere piombo al posto dei circuiti neuronali. Emise un ringhio di esasperazione quando quest'ultimi le inviarono una nuova fitta di dolore. Crilin le si sedette affianco, asciugandole gentilmente la fronte sudata, ma essa lo scacciò via in malo modo.

“Smettila!” borbottò con fare irritato. “Non sono una mocciosa!”

Vide suo marito sorridere senza alcun motivo apparente, ma lo cosa non la stupì più di tanto. Crilin era noto per fare cose stupide senza motivo.

“Come va C18? Vuoi qualcosa?”

“Sì.” rispose lei con un sospiro mentre tentava di sopportare l'ennesima fitta di dolore alla testa. “Voglio che stai zitto.”

Immediatamente nel salotto scese un profondo silenzio, rotto solamente dai rumori degli elettrodomestici della cucina. C18 tentò di approfittare di quell'attimo di quiete per sistemare la propria lucidità mentale, mentre suo marito le sedeva silenziosamente accanto.

La cosa che più le diede fastidio fu il non riuscire a ricordare assolutamente nulla di quello che le era accaduto in quelle ultime ore. Aveva un ricordo nebuloso degli inizi della festa a casa di Bulma, ma per il resto la sua memoria era come coperta da un telo che le impediva di rammentare come diavolo aveva fatto a ritrovarsi nel suo bagno a vomitare in maniera ossessiva per più di un'ora.

“La mia testa...” pensò mentre sentiva il dolore non darle tregua. “Ma cosa diavolo mi è capitato? Mi sono picchiata con Vegeta per caso?”

“Ehi Crilin.”

“Sì?”

“Cosa diavolo è accaduto stasera?” domandò mentre si sistemava meglio sul divano. Nel frattempo sentì suo marito irrigidirsi di colpo. Non lo interpretò come un fatto positivo.

“N-non ricordi niente?” le domandò balbettando il terrestre.

“Se mi ricordassi qualcosa pensi che te l'ho domanderei?”

“Beh...ecco...no.”

“E allora rispondi e non farla tanto lunga.” borbottò sua moglie cercando una posizione comoda su quel divano maledettamente corto per lei.

Il piccolo guerriero prese un profondo respiro. Sapeva che quello che stava per dire avrebbe scatenato l'ira di sua moglie. D'altro canto, era meglio che lo venisse a sapere da lui, piuttosto che dagli altri. In quel caso, non avrebbe certo scommesso sulla sua incolumità e di quella dei suoi amici.

Raccontò tutto quello che gli aveva narrato Gohan prima di tornare alla Kame House, compreso il suo tentativo ridicolo di abbordare il giovane saiyan. Tuttavia, per qualche oscuro motivo, decise di tralasciare la parte in cui lei aveva pianto e lo aveva abbracciato sul loro letto dichiarando che lo amava alla follia. Non voleva distruggere totalmente l'orgoglio di sua moglie. E poi, a pensarci bene, il moro comprese che se anche avesse escluso quella parte della storia non ci sarebbe stato nessun pericolo in futuro. Almeno in quel caso erano stati soli.

C18 ascoltò suo marito narrare quella storia assurda con gli occhi cerulei spalancati in una muta espressione di stupore e di incredulità. Le pareva impossibile che, dopo aver raccolto la sfida di Bulma, lei si fosse comportata in quel modo terrificante. Aveva ballato (ballato!) con quel moccioso di Gohan, ci aveva provato con lui (orrore!), si era messa ad urlare contro sua madre definendola una schifosa cagna (e fin qui nessun problema dato che erano anni che voleva farlo) ed, infine, si era messa a vomitare come una donnetta qualunque nel suo bagno (disastro!, fine del mondo!, cataclisma totale!).

Il suo orgoglio era in frantumi. Come avrebbe potuto guardare in faccia quegli stupidi esseri inferiori in futuro dopo essersi comportata esattamente come loro? Disperata, C18 si nascose il volto tra le mani, desiderando ardentemente di potersi seppellire in profondità all'istante, sotto lo sguardo preoccupato di suo marito.

“Cara, ascoltami...lo so che ora non sei molto felice di quello che hai fatto...” il moro non interpretò come un buon segno che sua moglie non rispondesse. “Però sono sicuro che con il tempo questo episodio verrà dimenticato da tutti.”

Il fatto che non ricevesse ancora nessuna risposta era un chiaro segnale che, se avesse avuto un po' di sale in zucca, se la sarebbe data a gambe all'istante. Andando a nascondersi il più lontano possibile da quella furia che si stava per scatenare.

“Ehm...Tesoro? Hai capito quello che ti ho detto?”

“Crilin...” finalmente la bionda parlò. Anche se il suo ringhio era più simile a quello di una bestia che alla parlata di un essere umano. “Se non vuoi andare a raggiungere immediatamente i tuoi inutili antenati, stai zitto!”

Crilin tacque. Tuttavia, quando scese di nuovo il silenzio, fu l'androide a romperlo.

“Bulma!” la cyborg sputò il nome della scienziata con tutto il disprezzo di cui era capace. “Quella schifosa cagna! Mi ha fregato!”

Suo marito preferì rimanere in silenzio invece di ricordarle che era stata lei ad accettare la sfida dell'azzurra pur conoscendo i suoi limiti in materia di alcolici. Avrebbe potuto dirle 'te l'avevo detto', ma oltre al fatto che non era nella sua natura far pesare gli errori agli altri, il piccolo guerriero desiderava continuare a vivere.

“Se mi ricapita tra le mani giuro che userò la sua pelle per farmi un copriletto!” borbottò C18 mentre continuava a nascondersi il volto tra le mani.

“Come ho potuto coprirmi di ridicolo in questo modo?” pensò disperata. Neanche se si fosse spogliata davanti a Muten avrebbe provato così tanta vergogna.

Immersa completamente nella sua disperazione, la bionda rimase sorpresa quando Crilin, con fare dolce e deciso allo stesso tempo, le prese le mani e le strinse tra le sue. C18 lo fissò, sorpresa da quel gesto, e rimase ancora più perplessa quando lo vide sorridere.

“Che vuoi?” domandò. Il suo tono non era cattivo, ma neanche molto cortese.

Il sorriso del terrestre si allargò.

“C18, lascia perdere questa storia. Tutti noi facciamo degli sbagli nella vita. Dimenticala. Se ci rimugini su, starai solo peggio.”

“Tu non capisci.” rispose l'androide mentre osservava con sguardo spento il soffitto. ”Un conto è se gli errori li fanno gli idioti come te, un altro è se li fa una come me.”

“Errare è umano Amore.” disse Crilin continuando ad accarezzarle le mani con dolcezza. “E non penso che tu non sia umana.”

Le parole del marito ebbero l'effetto di calmare parzialmente la sua disperazione. Leggermente rasserenata, C18 gli rivolse un flebile sorriso.

“Ok, d'accordo nanerottolo. Posso accettare di aver sbagliato.” rispose più tranquilla. “Però come farò con Gohan? Ci ho provato in maniera ridicola e gli ho offeso la madre davanti a tutti!”

“Gohan sa che non eri in te. E comunque, se proprio ti senti in colpa, puoi sempre chiedergli scusa.” rispose divertito il consorte.

“Io chiedere scusa? Mai!” ringhiò scontrosa l'androide. Davanti a quella risposta, Crilin sospirò in maniera teatrale.

“Ah Tesoro! Temo che non cambierai mai da questo punto di vista.”

C18 sorrise in maniera soddisfatta mentre ricambiava la stretta del marito. Con uno scatto se lo tirò addosso, abbracciandolo con forza sulla vita.

“Ho sonno ora.” rispose alla muta perplessità del moro. Nei suoi occhi chiari brillava una luce divertita. A cui Crilin rispose con un sorriso.

Il sole della nuova giornata cominciò ad illuminare con dolcezza il divano della Kame House, mentre marito e moglie si addormentavano abbracciati, stringendosi nel poco spazio a loro disposizione.

“MAMMA!!! PAPA'!!! DOVE SIETE?!”

O almeno, quelle erano le loro intenzioni.

Ma qualcuno non la pensava esattamente così.

C18 emise un gemito, mentre Crilin sospirò per la centesima volta per quella notte. Quando guardò con fare speranzoso la cyborg, essa lo fulminò con un'occhiataccia. Non ci fu bisogno di dire nulla.

Senza dire una parola, il piccolo guerriero si alzò. Lasciando sua moglie un po' di tempo per riposare. Corse velocemente verso il piano superiore della casetta, mentre le strilla di sua figlia echeggiavano per tutto il pianoterra.

C18 sorrise. Sì, ne era sicura. Poteva anche essersi coperta di ridicolo, ma per suo marito lei sarebbe rimasta sempre quella che comandava.

 

Fine

 

 

  
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