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Autore: amrty    20/09/2013    2 recensioni
Derek fa ritorno dopo sei mesi di lontananza e deve far i conti con quante cose possono cambiare con il tempo, e quante invece rimangono sempre le stesse. La distanza a volte ci fa scoprire cose che prima non volevamo ammettere.
Si collega al finale di mezza terza stagione, quindi attenzione SPOILER, ma ho modificato alcuni particolari.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Derek si prese un istante prima di aprire la porta dell’auto, un istante per metabolizzare che ecco, era tornato. Dopo sei mesi nei quali aveva sistemato quei pochi affari che aveva in sospeso, tra cui assicurarsi che la sua cara sorellina si ambientasse all’interno della sua nuova vita. L’aveva lasciata al collage perché così lei aveva deciso, e per una volta tanto era sembrata anche a lui una buona idea, si sarebbe tenuta fuori dai guai così.

Respirare di nuovo l’aria di Beacon Hill era come tornare a respirare dopo mesi di apnea, non si era reso conto di quanto quei luoghi gli erano mancati finché non c’era tornato. E questa volta non tornava per vendetta o con rammarico, tornava per rivedere vecchi amici, tornava per il suo branco.

Per prima cosa quindi avvisò Scott, con breve messaggio. Certe cose non cambiano mai e la propensione a divulgarsi in parole inutili per Derek era ancora un enorme terribile perdita di tempo. In questo modo sapeva che presto avrebbe ricevuto la visita di tutto il gruppo, anche Allison poteva venire.
In quei mesi di lontananza Derek si era ritrovato molto spesso a ripensare a tutti gli accadimenti, i guai in cui si era cacciato insieme al suo branco, a Scott, a suo zio, a tutti loro. Perfino Stiles, il logorroico Stiles era stato nei suoi pensieri. Fastidiosamente sempre presente.
Derek scacciò come sempre quella sensazione di mancanza che si manifestava solo quando ripensava all’umano. La scacciò come qualcosa di fastidioso, inopportuno. Però sapeva che la sua agitazione e desiderio di rivedere il branco era legata a doppio braccio con il rivedere Stiles.
Sentì i loro passi ancora prima che la porta si aprisse: ed eccoli là tutti venuti a salutare l’alfa tornato. A Derek apparve un leggero sorriso. Che subito si spense quando vagando tra il gruppo, tra gli abbracci e le pacche, le urla, le domande… si accorse che mancava qualcuno.
“Scott, dov’è Stiles?”
A casa a fare i compiti? Possibile che quel ragazzino avesse deliberatamente deciso di non venire a salutarlo? Scott alzò le spalle a mo’ di “e che ne so”, relegandolo come qualcosa di poco conto. In fin dei conti, commentò suo zio, per tutto il tempo Derek di certo non si era trattenuto dal dimostrare a Stiles quanto lo ritenesse inutile, di troppo, anzi un punto debole e di certo, di certo non lo considerava parte del branco.
Come faceva ora a spiegare a tutti loro che le cose erano cambiate? Che la sua prospettiva delle cose erano cambiate? Come fare senza… senza parlare anche di tutto il resto?
Dei sogni che in quei mesi lo avevano accompagnato? Della voce, sempre la stessa, sempre Stiles, che ogni notte sentiva nei suoi sogni? Come poteva parlarne, senza sembrare uno sciocco imbarazzato emotivo? Sapeva che avrebbe riconosciuto l’odore di Stiles tra tutti, poteva riconoscere la musica riprodotta dal battito del cuore di Stiles. Ma non sapeva dire come,  ne quando, l’essere un irritabile ragazzino, ruota di scorta di Scott era passato ad essere Stiles. Stiles e tutto quello che metteva in moto in lui.
Il lupo aveva ululato disperato per quella distanza in quei mesi e Derek aveva dovuto far i conti con qualcosa che a livello profondo già sapeva ma che la sua parte razionale aveva da sempre negato.

Finita la festa, Derek poté finalmente andare da chi veramente voleva incontrare, l’unico motivo vero per cui era tornato.
Arrivato davanti casa Stilinski notò subito che l’auto dello sceriffo mancava, bene, così poteva agire indisturbato. Come sempre non degnò di un’occhiata la porta e si servì della più comoda finestra: così si ritrovò direttamente all’interno della stanza di Stiles.
Il ragazzo stava al computer, probabilmente una ricerca di scuola, o ancora più probabile un qualche stupido gioco online.
“Ma che diavolo? DEREK? Sei tornato da cosa? Dieci minuti? E già mi hai quasi fatto morire d’infarto. Cavolo esiste la porta sai? Quante volte te lo devo spiegare?”
Eh già, molte cose possono cambiare, ma alcune rimangono sempre le stesse. Stiles era ancora il solito logorroico. Ma questa volta invece che irritarlo, per Derek quel fiume di parole fu come un balsamo. Sorrise.
“Derek cosa vuoi?”
Non si aspettava quella freddezza però. Qualcosa stonava. Stiles si era ripreso dallo shock e ora lo guardava silenzioso. Non si era neppure alzato dalla sedia. Il gioco in pausa, lo sguardo in attesa e perplesso.
“Non ti ho visto al loft oggi pomeriggio, sono passati tutti a salutarmi.”
“Ah beh e questo mi ha fatto vincere una visita a domicilio? Carino da parte tua. Ora che ci siamo visti e salutati, a proposito Ciao-Derek-ben-tornato, puoi andare. Missione compiuta.”
Si gira senza tanti complimenti e si rimette a giocare, senza dar la possibilità a Derek di ribattere.

Qualcosa scatta dentro Derek, non può trattarlo così, è andato fin casa sua a salutarlo…. È tornato a Beacon Hill per lui! Anche se questo Stiles non lo sa, ed è meglio così.
Reagisce senza tanto pensare: afferra Stiles per le spalle e lo schianta su per il muro, guardandolo dritto negli occhi con un leggero ringhio.
“Wow, wow, Derek, vedo che certe cose non cambiano: manchi ancora di buone maniere.”
“Si può sapere che accidenti hai? Sono tornato dopo sei mesi e non ti degni neppure di venire a salutare?”
“Perché quando sei partito te hai avuto questa gentilezza?”
È in quell’istante che l’aria d’indifferenza e ironia stampata in faccia al ragazzo si scioglie, è in quell’istante che Derek si sente un’idiota. Un idiota felice.
“Sei partito e non hai avvisato nessuno! Nessuno! Il giorno dopo mandi un sms a Scott per dirgli che sei dovuto andar via a sistemare delle faccende e tanti saluti a tutti! E i tanti saluti gli ho aggiunti io perché il grande e potente alfa non si degna certo di aggiungere una decina scarsa di lettere per salutare tutti. E poi torni e fai di nuovo irruzione nella mia stanza mi schianti contro il muro … perché non sono venuto a salutarti?”
Derek lo lascia andare, non si aspettava tutta questa rabbia. Stiles lo conosce, cosa si aspettava? Eppure quella rabbia fa rallegrare il lupo, qualcosa dentro di lui saltella felice: forse Stiles ci è rimasto male, e forse questo ha qualche significato.
“Stiles”
“Fattene Derek, va via. Sono passati sei mesi, siamo tutti andati avanti con le nostre vite, le nostre strade si sono separate qualche tempo fa e l’hai deciso tu. Non che cambi molto, mi hai sempre fatto presente come Poco-importassi, quanto Debole-stupido-umano io sia. Non facevo parte del tuo branco allora, non faccio parte del tuo branco ora. Quindi spiegami cosa vuoi da me perché io francamente non lo capisco.”
“Stiles” Non sai che altro dire. Ti esce come una preghiera e un lamento. Un mezzo ringhio per nascondere la vera natura di quella parola: un implorazione.
Scuote la testa “Si si va bene, me ne sto zitto, prima che inizi a minacciarmi di staccarmi la testa a morsi, sei sempre lo stesso Derek.”

Con Stiles girato verso il pc, che non lo fissa più con quegli occhi indagatori che sembrano poter capire tutto Derek sembra tornar padrone della propria voce.
“Sono partito perché avevo delle questioni da sistemare, è vero, ma non ho mai detto che non sarei tornato. Infatti eccomi qua, sono tornato. Ed è vero sono sempre lo stesso. Poche parole, tanti ringhi diresti tu. Ma lontano da qui ho ripensato molto a quanto successo. Ho capito che … quanto successo mi ha cambiato. Migliorato, anche se sembra impossibile. La vicinanza con il branco, era da molto che stavo per conto mio, non ero più abituato. E se tu la smettessi di fare tanto il difficile… insomma Stiles! Se sei solo uno stupido inutile umano, che non voglio nel mio branco, mi spieghi cosa ci farei io qui?”
“è esattamente quello che mi sto chiedendo”.
Non ne risparmia una il piccoletto. Rimangono così: uno gioca al pc e l’altro che fissa qualcosa fuori dalla finestra. Ognuno perso in mille pensieri.
Solo così, in quel momento di pausa, Derek fa caso al ritmo accelerato di Stiles, lo sente e lo conosce abbastanza per sapere che non è paura. No, quel cuore sta battendo forte ma non per la paura. Per cosa allora?
“Cora dice che con te nelle vicinanze io sono migliore.”
“e questa come le è uscita? Aumento la tua capacità di sopportazione? O magari buttarmi qua e là su per il mobilio è un buon allenamento per i muscoli? O magari se mi ascoltassi capiresti che sono l’intelligente tra i due….”
Per te parlare non è facile, figurati parlare di quello. E nel contempo anche arginare il fiume di parole di Stiles. Senti il lupo che scalcia per uscire: vuole far star zitto Stiles e conosce un buon metodo, che comprende bocce e lingue. Alla fine per non cedere prendi un libro appoggiato lì vicino e lo scaraventi su per il muro. Poi esci da dove sei venuto.

Stupido ragazzino. Non ha capito niente. Niente. Stupido, stupido.
Sei ancora infuriato, e sei lì sotto la sua finestra a cercar di riprendere il controllo sulla bestia. È per questo che lo senti. Un singhiozzo. Soffocato e debole ma un singhiozzo.
Così ti arrampichi silenzioso su per la grondaia fino a guardar dentro la stanza: Stiles è ancora davanti al pc, in piedi, il gioco ormai segna game over, le lacrime scendono lungo quel viso, lo sguardo perso chissà dove. Non ci rifletti su molto. Entri.
Si gira, di scatto, sorpreso. Per un istante sembra voler gridare qualcosa, poi ci rinuncia.
Ti avvicini, ora che sei là non sai cosa dire, cosa fare.
Rimanete lì come due idioti per qualche tempo, in silenzio, finché è Stiles a muoversi, si avvicina piano, titubante, fino a esser così vicino, troppo vicino, pericolosamente vicino. Alla fine Stiles ti sfiora un braccio come se toccandoti avesse paura che svanissi. 
Finiscono per abbracciarsi. Stiles ancora singhiozza, Derek finalmente è circondato da quel profumo così perfetto che solo Stiles possiede, il ritmo del suo cuore è la sua musica prediletta e anche il lupo dentro di sé è finalmente in pace.

“Sono tornato per te.” E non si sente stupido mentre lo dice, gli sembra così normale, così giusto dirlo.
E quando quel ragazzino alza gli occhi verso di lui, così sorpreso, così senza parole… capisce che è la verità ed è bene che lui la conosca. Rimangono a fissarsi finché Derek avvicina lentamente il proprio viso a quello dell’altro, finché le labbra arrivano a sfiorarsi, poi si ferma. Per un attimo teme di essersi spinto troppo oltre. Il lupo reclama di farlo suo subito. Ora. Ma lui aspetta. Aspetta una qualsiasi mossa di Stiles, che non tarda ad arrivare. Il ragazzo dischiude leggermente le labbra, in piccolo implicito invito, un gesto quasi impercettibile ma che viene notato dal lupo, che non si fa attendere oltre e bacia quelle labbra, rincorre quella lingua.
Alla fine si staccano per respirare.

“Non farlo mai più.”
“Cosa? Baciarti? Pensavo…”
“Andartene. Non ti azzardare…”
“No. Non vado più via. Sono tornato per restare, ho un ottimo motivo per farlo.”
“Tipo? Oddio sta succedendo qualcosa e come sempre mi state tenendo all’oscuro? No perché guarda che se è così…”
“Frena! Stiles! Sei tu il mio ottimo motivo per restare!”
“IO???”
“Si pensavo fosse chiaro ormai. Sempre che tu…. Che tu lo voglia insomma.”


Per tutta risposta Stiles gli prende la mano e il lupo sa già di essere fregato.
 
 
 
  
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