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Autore: Himeelly    20/09/2013    2 recensioni
Questa oneshot è ambientata verso la fine del secondo episodio di Skins Fire, e va anche oltre.
Dalla storia:
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emily Fitch, Naomi Campbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia aveva chiamato Effy non avevo idea del perché, ma quando avevo risposto e sentito le parole “Naomi sta morendo di cancro” il mondo mi era crollato addosso, con quelle poche parole. Ero rimasta ferma lì in piedi, il cellulare mi era caduto di mano, in mezzo alla stanza. Non sapevo nemmeno se stessi piangendo o meno, non sapevo cosa fare, senza di lei tutto perdeva senso. Rimasi in quello stato per non so quanto tempo come mi resi conto che ogni istante che passavo lì immobile erano istanti passati senza Naomi. Ora più che mai ogni istante era importantissimo. Presi la valigia, la feci il più veloce possibile, ci misi dentro solo l’essenziale, corsi all’aeroporto. Presi il primo aereo per Londra, tremavo, avrei voluto che quell’aereo fosse stato più veloce, non volevo stare lontana da lei. Non riuscivo a credere che potesse essere vero che Naomi, a mia Naomi, stesse morendo, inconsciamente stavo sperando che quella di Effy fosse una balla e che quando fossi arrivata a Londra, avrei trovato Naomi la ad aspettarmi bella come al solito. Durante il volo mi addormentai, prima sognai che al mio arrivo avrei trovato Naomi viva, poi ebbi veri incubi sulla morte di quest’ultima. Non fu un viaggio tranquillo per me, quando dormivo avevo incubi, quando ero sveglia piangevo. “Signorina tutto bene? Soffre l’aereo?” mi chiese un hostess, mi voltai verso quest’ultima con uno sguardo truce, che non avevo mai, ma in quel momento non volevo sentire nessuno a parte il mio dolore. “Non va tutto bene, la mia ragazza sta morendo e questo aereo è maledettamente lento” dissi isterica, continuando a piangere, non riuscivo ad accettare il fatto di star rischiando di perderla per sempre. Dopo svariate ore di volo l’aereo atterrò, il momento della verità era giunto, quello sarebbe stato il momento in cui mi sarei resa conto della realtà ne ero consapevole, ma non volevo semplicemente accettarlo. Arrivai e vidi il volto preoccupato di Effy, trattenni le lacrime, tutto era vero non si trattava di uno stupido scherzo, dovevo rimanere forte lo dovevo fare per Naomi. Mi avvicinai a Effy e le diedi uno schiaffo,  dovevano dirmi prima della situazione, Naomi era la mia ragazza e avevo tutti i diritti di saperlo prima. Avrei lasciato New York, lo stage e tutto il resto, per passare più tempo con lei, per aiutarla… Me ne andai lasciando Effy li in piedi sconvolta, uscii dall’aereo porto e come mi raggiunse prendemmo un taxi e andammo all’ospedale dove Naomi era ricoverata.  Passai tutto il tragitto fissando fuori dal finestrino, Londra era tutta innevata, era un spettacolo fantastico, ma io non me lo godetti. Associavo la quiete che la neve trasmetteva alla morte, tutta quella quiete mi stava uccidendo da dentro assieme alla consapevolezza che non sapevo quanto mi rimaneva da vivere con la mia ragazza. Ma di una cosa ero certa, avrei passato tutto quel tempo attaccata a lei, non mi sarei allontanata per nulla al mondo, se erano pochi i momenti che avevamo li dovevamo sfruttare al meglio. Era quasi natale, stavo avendo proprio un fantastico regalo di Natale. Pensai, una lacrima mi sfuggì al controllo scendendo lungo la guancia, subito la rimossi col dorso della mano, non dovevo piangere, mi ero ripromessa di non farlo. Arrivammo all’ospedale e scesi dal taxi e Effy fece per fare lo stessa cosa. “Resta pure lì. Non pensi di avermi già portato via abbastanza?  Non avevi diritto a passare questi momenti con lei. Li hai rubati a me” le dissi con tono pieno di rancore se questi erano gli ultimi momenti di vita di Naomi volevo passarli sola con lei. “Lei non voleva” provò a dire Effy non la ascoltai continuai con il mio discorso. “Non ti perdonerò mai per questo.” Le dissi e le chiusi lo sportello della macchina per poi andarmene dentro, non volevo più perdere tempo. Entrai nell’ospedale, mi sembrava più grande di quello che era effettivamente , sembrava quasi che incombesse su di me come un uccello del malaugurio, come a se volesse risucchiarmi via tutta la mia linfa vitale. Ed era così, quel posto stava portando Naomi via da me, e lei era la mia linfa vitale. Arrivai davanti alla sua stanza, la vidi sdraiata sul letto, stava dormendo, era stupenda nonostante tutto, nonostante fosse collegata a numerosi macchinari, il primo che notai fu quello che controllava il battito cardiaco, non avrei mai saputo dire se era regolare o meno, ma sapevo che c’era grazie ai picchi di quelle linee, tirai un sospiro di sollievo, la mia paura peggiore era di arrivare li e trovare su quello schermo una semplice retta che scorreva. Lei sembrava un angelo, come la prima volta che avevamo dormito assieme. Un piccolo sorriso si dipinse sul mio volto, ma durò solo un secondo, non sarebbe mai più accaduto, non avrei mai più dormito con lei. < Smettila Emily, non è detto che morirà > mi rimproverai mentalmente, ma non ci credevo, i medici avevano detto che solo un miracolo l’avrebbe potuta salvare. Non riuscivo ad entrare, non me la sentivo, ero in parte arrabbiata con lei. Avrebbe dovuto dirmelo prima, non doveva aspettare così tanto, non l’avrei dovuto sapere quando stava morendo. Feci avanti e indietro per il corridoio parecchie volte, se mi avesse visto un’infermiera mi avrebbe portata nel reparto psichiatrico. Sentii dei passi, mi voltai e vidi Eddy.  “Non riesco ad entrare” le risposi alla muta domanda che aveva sul volto.  “Io, io ho bisogno di più tempo. “ continuai. “Non c’è più tempo, Emily” mi disse lei. Lo sapevo ma non ci riuscivo. “Sono così arrabbiata con lei. “ dissi e una lacrima fece capolino all’angolo del mio occhio “Sta morendo, Emily” mi ricordò Effy, come se ce ne fosse stato bisogno. “Lo so” dissi scoppiando il lacrime, lei si avvicinò e mi abbracciò. “Guardami, sii forte, devi essere forte per lei, come lei lo è stata per te.” Mi disse una volta che mi fui allontanata dall’abbraccio, aveva ragione, mi volta verso la porta. Feci un gran respiro, ce l’avrei fatta, ce l’avrei fatta per la mia Naomi , entrai nella stanza. Mi avvicinai al letto ed entrai sotto le coperte. L’abbracciai in lacrime, mi era mancata così tanto e odiavo il motivo per il quale ero tornata, avrei preferito qualsiasi altra cosa. “Ems” sussurrò lei, abbozzai una sorriso, averla tra le mie braccia allietava il dolore.  “Una volta mi avevi promesso che non mi avresti mai più fatta soffrire, ti ricordi? Beh non l’hai mantenuta la tua promessa, ora sto soffrendo” le dissi, dolcemente, mentre lei ricambiava il mio abbraccio, non c’era traccia di rabbia o rancore nella mia voce, solo un’immensa sofferenza.  “Scusa” mormorò lei, sorrisi dolcemente per un’ennesima volta, lei fece lo stesso. “Fa nulla ti amo”  le dissi posandole un tenero bacio a fior di labbra “lo so, ti amo anche io” fu l’ultima cosa che udii uscire dalle sue labbra, fu l’ultima volta che sentii la sua voce. “Lo so” le risposi, e solo quando non sentii una risposta mi resi conto che erano svariati secondi che la macchina che controllava il suo battito cardiaco emetteva un unico suono continuo, era finita. Scoppiai nuovamente in lacrime, ero convinta che ormai dopo aver pianto per tutto il giorno le avessi terminate, invece rimasi lì con il corpo di Naomi tra le mie braccia piangendo. Entrarono vari medici, seguiti da Effy, mi fecero allontanare da lei, Effy mi prese per le spalle e mi fece uscire dalla stanza. Mi lascia trascinare fuori, non avevo nemmeno le forze per opporre resistenza, come uscita mi incollai al vetro, con un espressione di terrore sul volto, la bocca e gli occhi erano spalancati come in un urlo muto, e le guancie rigate dalle numerose e infinite lacrime. Quello che non sapevo era che le urla non erano poi così mute. Dopo non so quanto tempo un medico uscì dalla stanza, e il suo colto non faceva presagire nessuna buona notizia, anzi. “Ho cattive notizie, mi dispiace, ma la vostra amica…” non gli diedi il tempo di terminare che mi voltai furiosa, dovevo sfogare il mio dolore su qualcuno, sapevo che era sbagliato, ma ne avevo un disperato bisogno.  “Lei non era mia amica” urlai e il medico rimase sconvolto non me ne curai continuai per la mia strada “Lei era la mia ragazza, lei era parte di me, era la ragione della mia vita. E voi me l’avete portata via, dovevate salvarla!” gridai isterica, Effy era sconvolta, e il medico aveva un espressione tra lo sconvolto e lo schifato. “Signorina si calmi” dissi titubante quest’ultimo ma io non me ne curai, me ne stavo andando. Non volevo passare nessun altro secondo li  dentro. Uscii fuori senza giacca, nonostante fosse inverno e quindi facesse freddo, mi sedetti per terra in mezzo alla neve gelida, con le gambe portate al petto. Piansi come se non avessi più una ragione di vita, ed era così. Ora era realmente tutto finito.
 
Esm’s Corner
Se ve lo stesse chiedendo: si sono masochista. L’idea mi era venuta ieri sera tardi e stamattina a scuola ho ben visto di mettermi a scrivere questa onesto, dopo 6 ore passate a scrivere e due a copiarla al pc, eccovi qua la storia più deprimente che abbia mai pubblicato. (Mi veniva da piangere per tutto il tempo, ma non potevo stando a scuola) Fatemi sapere che ne pensate. 
Xoxo Esm
   
 
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