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Autore: Fujikofran    21/09/2013    1 recensioni
Franca, storica dell'arte finita a fare sorveglianza alla Galleria Borghese di Roma, è amica di Fujiko, che poi la coinvolgerà in un piano per il furto del noto quadro "Le déjeuner sur l'herbe" di Manet, insieme a Lupin e co. Non può sfuggire alle loro grinfie e dovrà seguire ogni loro dettame. Ma nel colpo ci saranno dei cambi di programma, perché uno dei tre uomini della banda si innamora perdutamente di Franca. Chi?
Questa è la mia prima storia più o meno AU, in quanto c'è un protagonista che non è Lupin o gli altri e il contesto è più insolito. E poi la storia si svolge ai tempi di oggi. I capitoli sono brevi. Brano da ascoltare: "Crystalized" dei The XX
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Irruzione in una vita'
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Capitolo due- Amici

Alcuni giorni dopo, Franca seppe che i suoi turni alla Galleria Borghese non erano più fissi né iniziavano sempre di mattina, ma si sarebbero svolti anche a partire dal pomeriggio oppure di notte, dato che al museo era da poco arrivato un famoso dipinto, appena restaurato: “Le déjeuner sur l’herbe” di Edouard Manet. E lei era una delle persone che dovevano sorvegliarlo, insieme a un vero e proprio vigilante. Infatti, le era stato assegnato proprio il compito di occuparsi della sicurezza di quel prezioso quadro, che la gente di tutto il mondo si sarebbe precipitata ad ammirare. Quando lo osservava, Franca si domandava perché lo avessero dovuto restaurare, credeva non ce ne fosse stato ancora bisogno.

-Perché si erano accorti che una parte si stava deteriorando. Lo so che sembra strano…Ma ora è tornato in splendida forma, vero?- le disse un giorno Fujiko, mentre erano sedute a prendere un the nei pressi di Villa Giulia, vicino ai Parioli.

Ebbene sì, Fujiko aveva ragione: il dipinto era tornato splendente e riusciva ancora a trasmettere la delicata carica erotica che emanava e che tanto aveva lasciato scalpore nei critici della seconda metà dell’Ottocento, dato che presentava dei nudi femminili.
Franca era riuscita ad avere dei pass per far visitare gratis la mostra su Manet a Fujiko e a tre suoi amici, arrivati da poco a Roma da varie parti del mondo. Quando questi si presentarono alla Galleria Borghese, Franca riuscì a notarli di sfuggita, poiché la gente presente era davvero tanta, ma, a prima vista, aveva avuto l’impressione di averli già visti da qualche parte. Il suo turno sarebbe terminato alle 20 e Fujiko le aveva promesso che l’avrebbe portata a cena fuori, per ringraziarla della visita gratis al museo. Finalmente avrebbe avuto l’occasione di conoscere i suoi amici, che poi le furono presentati.

-Lui è Arsene, è francese ed è anche lui un esperto d’arte. Lui, invece, è Goemon, giapponese, insegna discipline orientali e arti marziali. Infine, il simpaticone col cappello e la barba senza baffi, Daisuke, viene dagli Usa, dove viviamo tutti noi la maggior parte del tempo-

-E lui si occupa di?- domandò Franca, incuriosita dall’ultimo uomo presentatole.

-Mi occupo di?- le rispose lui, mostrando uno sguardo enigmatico, dopo essersi sollevato il cappello, che gli copriva gli occhi.

-Di che ti occupi? No, va beh, scusami, non volevo farmi gli affari tuoi- disse Franca, imbarazzata.

-Mi occupo di tabacchi, a New York-

-Infatti è un esperto di fumo- affermò Arsene ridacchiando e con aria scimmiesca –qualsiasi tipo di fumo…-

Franca non si sentiva a disagio in presenza di quei tre individui, ma li trovava bizzarri, specie Daisuke, che sembrava osservarla di tanto in tanto, mentre tutti si stavano recando con lei verso la sua auto. Però era rimasta colpita dalla bellezza di Goemon e dal suo apparire particolarmente raffinato, mentre Arsene non le stava simpaticissimo, per via di un atteggiamento spavaldo e ridanciano. Si rese conto che era lui il tizio che Fujiko frequentava, poiché non faceva altro che starle appresso.

-Chi si siede davanti?- domandò Franca, riferendosi ai posti nella sua Mini –Fujiko, vieni tu?-

-Meglio di no- le rispose la donna- ‘sti tre omoni non ci stanno, se si mettono dietro-

-Mi metto io- intervenne l’amico col cappello e appena si sedette Franca avvampò, imbarazzata.

-Che c’è?- domandò lui –Problemi? Torno dietro, se vuoi-

Ma a sedersi avanti non fu poi Jigen, bensì Goemon, un altro che creava non poca tensione alla guidatrice.

-D-dove andiamo?- balbettò Franca.

-Offro io! – rispose Goemon – vi porto nel miglior ristorante giapponese di Roma. L’ho già provato…Scusate, ma io faccio fatica a mangiare cibo di altre nazioni, mi fa venire mal di stomaco-

-Non badate a lui, è tutta scena: quando ha fame è onnivoro. E poi, come ti permetti di snobbare la cucina italiana, la migliore al mondo? Di’ la verità: vuoi far colpo sulla nostra nuova amica Franca?- affermò Arsene malizioso.

Franca rimase di sasso e preferì concentrarsi sulla guida, sperando di trovare presto parcheggio nel centro storico della città, dove trovare un posto auto era spesso un miraggio. Il ristorante, finemente arredato, trasudava classe e il ghiaccio coi tre amici di Fujiko, per l’unica italiana in quel locale, si stava rompendo. Si era creata una bella alchimia con tutti e lei si trovava talmente a suo agio da non riuscire a credere che quei tre tipi li conoscesse soltanto da poche ore. Arsene faceva spesso battute esilaranti, che talvolta irritavano Fujiko, Daisuke rideva mostrando spesso un sorriso canagliesco e Goemon si era messo a parlare con Franca di film di malavita, che i due apprezzavano particolarmente. Poco prima che la cena finisse iniziò a piovere copiosamente e, anche se la macchina di Franca era vicina, era un peccato che la serata si stesse concludendo troppo presto.

-Franca, perché non ci fai vedere la tua nuova casa? Sempre se ti va, ovviamente. Portiamo il buon vino che Arsene ha comprato stamattina e ce lo beviamo. Non ci ubriacheremo, promesso- disse Fujiko.

Sentendosi presa alla sprovvista, Franca non riuscì a dire di no e così si era deciso che la serata doveva proseguire bevendo a casa sua. Appena arrivati, mostrò loro le stanze, mentre si parlava dello stile che aveva l’appartamento, di design, di mobili e della questione dei prezzi alti di molti immobili romani. Di questi argomenti era ferrato e appassionato Arsene, che raccontò a Franca di quando era stato fortunato una volta a comprare a poco prezzo un mobile pregiato. Poi si recarono nel soggiorno e ci fu un brindisi con un vino dei Castelli romani.

-Complimenti, Arsene, ottimo vino!- esclamò Franca – non lo conoscevo…hai fatto bene a portarlo. Goemon, forse tu non lo bevi, perché…-

-
…no, versa!- la interruppe Goemon, che non voleva rinunciare a quel vino gustoso.

Il soggiorno sembrava più una sala di un’enoteca e i calici non facevano in tempo a svuotarsi che già erano di nuovo pieni.

-Ragazzi, ho un’idea – Arsene interruppe la baldoria –facciamo ubriacare Goemon!-

-Si, dai, quando è ubriaco è quasi simpatico- aggiunse Daisuke, versando ancora vino nel calice della vittima designata.

-Povera stella, ma smettetela!- intervenne Fujiko –abbiamo promesso di non creare problemi a Franca, non è casa nostra!-
La situazione tornò sotto controllo, poi Fujiko riprese a parlare.

-Franca, è inutile dire che ti ringraziamo per l’ospitalità e grazie ancora per averci permesso di ammirare la mostra gratis, specialmente il bellissimo “Le déjeuner sur l’herbe”. Però, ecco…dovresti farci un favore che per te è piccolo e per noi è grande grande-

-Certamente-

-Vedi, cara – intervenne Arsene – a noi non basta vederlo, un bel quadro, ma…lo vogliamo anche. Quindi, appena ti diremo il giorno esatto, tu disinnescherai l’allarme durante il tuo turno di notte, così il dipinto di Manet potrà dire addio alla Galleria Borghese-

-Ahahahahah, grande Arsene!- esclamò Franca, convinta che si trattasse di uno scherzo.

-Non stiamo raccontando barzellette, siamo spiacenti: siamo ladri professionisti- aggiunse Daisuke.

-Già… ci devi davvero scusare, Franca – disse Fujiko –ma dobbiamo rubare il quadro. Siamo qui a Roma per questo-

-No, aspettate, non capisco…- Franca aveva un’aria tra lo sfottò e l’inebetita.

-Così lo capisci?- le disse Fujiko puntandole una pistola in faccia. Anche Arsene e Daisuke fecero la stessa cosa, mentre Goemon tirò fuori una spada, che non si capiva come avesse fatto a tenerla nascosta.

-No, dai, ragazzi, che è scherzo è questo? Le armi sono vere?-

-Verissime…come vero è il mio nome: Arsene Lupin III. Lui è Daisuke Jigen e lui Goemon Ishikawa. Ti dicono nulla questi nomi?-

-No…solo Lupin mi dice…cosa? Lupin III? E loro sono i tuoi complici…ecco perché avevo l’impressione di conoscervi già…vi ho visti grazie ai media! Fujiko, come ti sei permessa di prenderti gioco di me?-

-Perdonaci, ma sei l’unica che potrebbe aiutarci-

Franca rimase senza parole, con le armi ancora puntate addosso, mentre temeva per la sua vita e per la sua casa, che quei quattro avrebbero potuto pure svaligiare. Non riusciva a reagire né a versare una minima lacrima. Piangendo, almeno si sarebbe sbloccata e invece…nulla. Restò immobile, ma poi trovò il coraggio di parlare.

-E va bene: accetto. Non ho altra scelta. Cercherò di non farmi scoprire, studieremo insieme un piano d’azione, per cui dovrete aiutarmi. Ma ora sono io a porre una condizione: non dovete rubare in casa mia né il mio portafogli, che è pure mezzo vuoto. Promesso?-

-Promesso- risposero all’unisono.

-Ehi, ma ci prendi per ladri da quattro soldi? – aggiunse Jigen- Avanti, prendi il cellulare e segnati i nostri numeri-
 

   
 
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