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Autore: Romanova    21/09/2013    1 recensioni
Una raccolta di storie su Hunger Games. Tanti personaggi, tante voci e tanti punti di vista per raccontarvi di Panem e dell'incendio che l'ha devastata perché potesse risorgere dalle sue stesse ceneri.
~ Tentazione {femslash; Katniss/Johanna} «il mattino dopo, sul cuscino di Katniss c'era un messaggio»
~ Sugarfree {slash; Finnick/Peeta} «perché lui non aveva mai chiesto a nessuno di restare»
~ Asciugamani {het; Effie/Haymitch} «il minimo che possono fare è prestarci gli asciugamani»
~ Perfezione {het; Clove/Cato} «la perfezione non si divide con nessuno» {bonus}
~ Smile, Annie {het; Annie;Johanna;altro personaggio} «cosa vuol dire morire?»
~ Weapons {het; Katniss/Peeta;altro personaggio} « due chiacchiere fra donne»
~ Le relazioni pericolose {slash; Finnick Odair; Coriolanus Snow} «a lui basta il potere»
~ Ridi pagliaccio {het; Cesar Flickermann, Katniss Everdeen} «non le servono colori accesi per brillare»
~ Sinfonia {het; Tresh;Rue} «ora possono cantare insieme»
[...]
Questa raccolta ha visto la luce grazie al lavoro di MayaSigma, la mia grammar nazi di fiducia.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il domani é una brutta cosa, perché non muore mai, o almeno non del tutto.
Almeno finché non partecipi agli Hunger Games.
Le sorride per una volta veramente gentile, veramente affascinato da quella ragazza che non ha bisogno di colori accesi per brillare.
Tanti sono morti sotto i suoi occhi e il suo sorriso é diventato più finto dei denti cariati di Snow.
Sente freddo, si sente freddo e vuoto nel soppesare quali domande porre, quando esattamente sollecitare l'intervento del pubblico, quando ammiccare, quando stringere pietosamente la mano a un ragazzino tremante di paura.
Poi l'ha vista alla Parata e può ben affermare che il suo cuore s'è fermato.
Lei non avrebbe avuto bisogno di pietà, ce l'ha scritto nell'atteggiamento, é un'idea che le risplende tanto nello sguardo quanto nei vestiti fiammeggianti.
Bellissimi.
Lo sono davvero, si scopre a pensare mentre sorride alla folla gaudente.
Arriva la terza edizione della Memoria e quella sua idea trova conferma.
Sarebbero stati i suoi avversari a implorare pietà.
Sorride baciandole la mano, colpito da tanto stile e classe, da tanta dignità e contegno nel portamento.
Maestosa.
E’ diventata una regina.
Prega che ce la faccia un'altra volta, non pensa di poter sorridere e commentare noncurante altre vite che si spengono.
 Non pensa di poter commentare in qualunque modo la sua vita che si spegne.
Vorrebbe poter godere della libertà, anche se da lontano, al sicuro da dietro uno schermo.
Quando si spengono le luci si ritira.
La bellezza, la forza e l'abilità di ciascun vincitore gli riaffiorano alla coscienza.
Gli fa male la mascella, a forza di fingere.
Giunto nel suo appartamento, ormai a tarda sera, non ha nemmeno fame: si strucca e si butta malamente sul divano chiudendo gli occhi.
Piange nel sonno.
Quando si sveglia per prepararsi all'ingresso dei Vincitori nell'Arena si guarda allo specchio.
"Sei vecchio,Ceasar." si dice sfregandosi gli occhi con le mani bagnate d'acqua: "Dovrai farti tirare fissare ancora le labbra col botox. Non puoi piangere sempre.
Possibile che in tutti questi anni tu non abbia ancora imparato a ridere, pagliaccio?"

 
   
 
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