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Autore: the_southern_pansy    21/09/2013    0 recensioni
Sono passati circa dieci anni dalla Quasi Apocalisse e Adam ha una vita serena, lontana dal clamore delle battaglie sovrannaturali e dai presagi di morte che si addensano sul Nord America. Il suo mondo, meraviglioso e imperfetto, è di nuovo sull'orlo del baratro e la chiamata alle armi lo raggiunge attraverso qualcuno che non avrebbe mai sperato e temuto di incontrare davvero.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucifero
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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 << Ciao Adam >>.
 
Adam si svegliò all'improvviso. Non avrebbe saputo dire se la voce che aveva pronunciato il suo nome fosse reale o appartenesse al sogno che stava facendo. Puntellò le braccia sul materasso e strizzò gli occhi cercando segni di vita nella stanza buia. La poca luce che entrava dalla tapparella abbassata delineò una figura sul pavimento ed era decisamente sicuro che non ci fosse prima di andare a dormire. Il cuore gli rimbalzò fino in gola per un secondo. Poi, in un momento di surreale lucidità, si accorse che c'era qualcosa di sbagliato nella sua stanza.
 << Che cosa vuoi? >>
Non gli chiese chi fosse, perché lo sapeva benissimo.
 << Sono tornato >>
 << Lo vedo >> gli rispose Adam. La luce era aumentata in qualche modo. La figura appariva più chiara e riconoscibile, però Adam la riconobbe in un modo non empirico, attraverso una serie di sensazioni inspiegabili persino per se stesso.
 << Di chi è quel corpo? >> domandò sinceramente preoccupato.
Altrove, questa frase sarebbe stata facilmente fraintesa e senza un autentico motivo, si prese qualche secondo per immaginarsi a spiegarla fuori dal suo contesto, con scarsi risultati.
L'uomo era seduto a terra, con le spalle contro la parete di fronte al letto. Sul viso c'erano della piaghe, come bruciature. Sorrise ad Adam come non faceva da moltissimo tempo.
 << Non ti devi preoccupare per questo corpo, non lo avrò ancora per molto. Come vedi, non è sufficientemente forte, anche se si sta comportando meglio del previsto. In ogni caso, presto ne avrò uno che potrà sostenere la mia presenza e per il quale abbiamo lavorato molto a lungo  >>.
Adam annuì. Era sicuro di non aver capito proprio ogni singola parola, ma nell'insieme il discorso era chiaro.
 << Cosa vuoi? >> chiese di nuovo, dato che la prima volta non aveva ricevuto una risposta.
 << Cosa voglio? Sono qui perché finalmente posso parlare con mio figlio  >>.
Adam annuì ancora, ma più lentamente. Aveva capito subito di chi si trattasse, ma un conto è pensare al buio, un altro è essere persi in un bosco di notte. Rabbrividì, soprattutto per il freddo pungente che era calato nella stanza ma anche per il miscuglio di paura e ansia che gli attanagliava il corpo. Si sentiva come se qualcuno avesse spiattellato al mondo, all'improvviso con nonchalance, un segreto che era riuscito a nascondere per anni fino quasi a dimenticarlo. Era consapevole della propria origine, di ciò che era stato, gliel'avevano spiegato una volta raggiunta un'età sufficientemente matura per comprendere. Era arrivato un momento in cui aveva troppi ricordi che non riusciva a giustificare e l'ipotesi di aver fatto solo un sogno non lo convinceva per niente. Nonostante tutto, l'aveva presa discretamente bene, secondo il parere dei suoi mentori, ma questo in nessun modo poteva significare che fosse pronto a ripetere tutto quanto dopo dieci anni.
 << Sei davvero venuto fin qui solo per parlare con me?  >>
L'uomo si alzò da terra, si avvicinò lentamente ad Adam aggiustandosi il colletto della camicia e si sedette sul bordo del letto, accanto al ragazzo, il quale cercò di spostarsi sulla sponda opposta ma si trovò ad essere paralizzato da una forza invisibile.
 << Prima di tutto, io non sono qui  >> precisò.
 << Quindi sto ancora sognando?  >> Adam si sentiva abbastanza confuso dalla situazione, però cominciava a capire.
 << Non posso localizzarti e il sogno è l'unico modo che ho per raggiungerti. Tu sei nato da me, ma non mi appartieni >>. C'era un'inequivocabile velo di delusione nel tono della sua voce.   <>
Adam aveva capito perfettamente dove sarebbe andato a parare il discorso ed era esattamente dove aveva temuto che andasse sin dall'inizio. Aveva ventun'anni, l'università, l'impegno sociale, una vita semplice ma che amava alla follia, e amava allo stesso modo il mondo in cui viveva. Qualsiasi cosa volesse costringerlo a fare, si sarebbe ribellato con ogni cellula del suo corpo.
 <> continuò suo padre, come se gli avesse letto nel pensiero quelle preoccupazioni,  e probabilmente lo aveva fatto.
 <>.
Con qualche perplessità, Adam tentò di ribattere che l'amore non era in alcun modo il genere di sentimento che provava nei suoi confronti e non si può perdere qualcosa che non è mai esistito ma cambiò strada deviando il discorso. Anche se probabilmente suo padre era già cosciente di questo, a pelle, non gli

sembrava una buona idea contraddirlo. Oltretutto aveva altri dubbi da chiarire.
 << In che cosa sarebbe diverso questa volta? >> gli chiese.
Lucifero apparve sorpreso.
 << E' tutto diverso. >> rispose, accennando un sorriso compiaciuto  << Non è un'improvvisazione, è un piano a lungo termine, organizzata nel dettaglio. Sporchi demoni molto motivati e, gliene rendo atto, ben preparati. Si sono sacrificati e hanno sacrificato molto per permettermi di camminare di nuovo su questa terra.  >>
 << E quei quattro? Sono stati distrutti? >> Adam conosceva già la risposta ma sperava di ritardare il più possibile il momento della domanda che avrebbe preferito evitare con ogni mezzo.
 << Non essere ingenuo, lo sai che non c'è modo per distruggerli. Li avete creati all'inizio dei tempi, fanno parte della natura degli Uomini e ora ne avete a che fare ogni giorno della vostra imperfetta esistenza. Tu e i tuoi piccoli amici li avete solo allontanati, avete distrutto  il corpo apparente che si erano creati per confondersi tra la folla ma non puoi pensare che sia bastato quello per sconfiggerli. Come te, sono rimasti quiescenti fino ad oggi, mentre gli uomini hanno continuato imperterriti ad autoflagellarsi in loro nome. >>
Adam annuì lentamente. Non serviva l'Apocalisse per distruggere il mondo, gli uomini erano già molto bravi in questo anche se avevano scelto di intraprendere la strada più lunga e dolorosa. Si chiese quanto apparissero patetici agli occhi di suo padre e quella parte sopita di sé che si stava risvegliando cominciava a  comprendere non poteva veramente biasimarlo per l'odio che provava.
 << Sono un giocattolo imperfetto >> continuò, stringendo i pugni come se stesse sbriciolando immaginari omini di creta  << il Suo giocattolo preferito, anche se finge che non gli importi niente di loro e li punisce in modi che non vorrei nemmeno concepire >>.
Lucifero ruotò il busto e poggiò una gamba sul letto, mettendosi a sedere di fronte a suo figlio. Gli pose per un breve istante una mano sulla spalla. Adam sentì un brivido corrergli lungo la schiena come un liquido freddo.
 << Qualsiasi cosa ti abbiano insegnato su di me, è frutto di verità piegate e male interpretate. Hanno cercato in ogni modo di farmi apparire come l'ultimo e il più orribile dei mostri, ma la mia sola colpa è stata amare incondizionatamente e sperare di essere amato allo stesso modo. Se questo fa di me un mostro, potrai deciderlo da solo >>.
Gli sorrise, scompigliandogli i capelli con affetto, come se fosse una conversazione del tutto normale.
Il rancore verso la propria famiglia, l'odio e la gelosia infantile nei confronti degli Uomini e il disgusto per le creature demoniache che lo circondavano, questo traspariva da quegli occhi. Adam ne poteva vedere ogni frammento ma sfortunatamente non c'era solo rabbia e desiderio di vendetta. C'era anche quell'amore inalterato e potente di cui parlava, non ricambiato, passionale e violento verso i fratelli, e per suo Padre, e per Adam.
Il ragazzo sentì una crepa allargarsi nel muro che voleva a tutti costi costruire tra se stesso e suo padre. Per quanto abbastanza solido da non crollare, non poteva negare di provare sentimenti contrastanti in quel momento.  L' empatia per Lucifero doveva entrare di diritto nella top ten delle cose più sbagliate che qualcuno avrebbe mai potuto fare nel corso della sua vita, e ciò nonostante era stato inevitabile. Le parole di Lucifero, sincere e terrificanti, lo schiaffeggiavano e lo riportavano all'Apocalisse imminente e alla fine di tutto, ma c'era una comunicazione a livello emotivo che lo stava provando molto di più.
Inspirò profondamente e richiamò tutte le sue forze all'appello. Non era sicuro che potesse funzionare ma di fatto le catene invisibili che lo tenevano fermo erano svanite e poté sollevarsi un poco per mettersi a sedere. Era probabile che Lucifero stesso l'avesse lasciato libero di muoversi, ma non glielo domandò. La sua priorità era mettere ordine. Non voleva decidere, non voleva dirgli che non poteva evitare di vederlo come un mostro ma anche se stava imparando a conoscere aspetti di Lucifero mai immaginati prima, niente di ciò che avrebbe detto suo padre l'avrebbe mai convinto a rivoltarsi contro quel mondo di Uomini a cui sentiva di appartenere, né ora né tra altri dieci anni.

 
                                                _________________________________________________________________________

Se qualcuno li avesse osservati dalla finestra, qualcuno senza la minima idea di chi fossero quelle due figure sul letto, avrebbe pensato senza ombra di dubbio che un padre affettuoso stesse salutando un figlio poco prima di lasciarsi per molto tempo. Avrebbe pensato che quel padre era triste di doversene andare, sempre troppo presto, mentre il figlio era preoccupato per il proprio futuro senza la luce di suo padre che potesse accompagnarlo lungo la strada della vita. Quella persona, ignara del destino oscuro del mondo,  se abbastanza sensibile, avrebbe speso una lacrima per loro, perché è sempre molto commovente vedere un uomo piangere mentre abbraccia suo figlio.
 
  
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