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Autore: Bad Girl    21/09/2013    1 recensioni
“Perdere”... che verbo strano. Si usa banalmente per dire che abbiamo mancato l'ultima corsa dell'autobus -cosa che mi capita alquanto spesso, perlomeno quando la mia bambina decide di non partire e lasciarmi senza un passaggio a scuola. Grazie tante, motore di seconda mano!- ed anche per piangere chi, fisicamente, non abbiamo più accanto.
Io, fino a qualche minuto fa, credevo di essermi trovato da una sola delle due sponde. Credevo di sostare placidamente sulla via del non ritorno. Di quel famoso “per sempre” che tanto spaventa noi comuni mortali. E dai, ammettiamolo, qui si potrebbero tirare fuori duemila pare filosofiche sul tempo, sulla sua ciclicità, sul quel vattelappesca. Ma per quanto il mio cervello possa lavorare, in condizioni normali, un miglio al minuto... ora mi è un po' difficile.
E poi, oltretutto, a me non piace la filosofia. Ça va sans dire.
[Sterek] [Dedicata a Strega Mangia Frutta]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Fino a qualche minuto fa.



Quando perdi qualcuno, non sai mai fino in fondo come comportarti.
Insomma, andiamo, nessuno ha la risposta pronta. E' fisicamente impossibile. Anche perché, come certi potrebbero farmi notare, dipende molto dai casi.
Può capitare si perda una persona cara per un po'... o per sempre, per esempio.
“Perdere”... che verbo strano. Si usa banalmente per dire che abbiamo mancato l'ultima corsa dell'autobus -cosa che mi capita alquanto spesso, perlomeno quando la mia bambina decide di non partire e lasciarmi senza un passaggio a scuola. Grazie tante, motore di seconda mano!- ed anche per piangere chi, fisicamente, non abbiamo più accanto.
Io, fino a qualche minuto fa, credevo di essermi trovato da una sola delle due sponde. Credevo di sostare placidamente sulla via del non ritorno. Di quel famoso “per sempre” che tanto spaventa noi comuni mortali. E dai, ammettiamolo, qui si potrebbero tirare fuori duemila pare filosofiche sul tempo, sulla sua ciclicità, sul quel vattelappesca. Ma per quanto il mio cervello possa lavorare, in condizioni normali, un miglio al minuto... ora mi è un po' difficile.
E poi, oltretutto, a me non piace la filosofia. Ça va sans dire.


Da che mi ricordi, da quando … bé, da quel giorno -e basta a me sapere che giorno-, ho sempre tentato di abituarmi al distacco delle persone. Prima o poi, tutti se ne vanno, mi dicevo. E' inutile che li leghi a te, se ne andranno lo stesso. Non puoi impedirlo, cantilenavo nella mia testa di bambino affetto da ADD.
Nessuno rimarrà con te per sempre. Sei destinato a restare da solo, prima o poi. Abituati al sapore della parola “addio” sulla tua lingua. Abitua il tuo cuore a non sentirsi oppresso, abitua i tuoi polmoni a sforzarsi per incamerare aria anche quando si rifiutano di collaborare, abitua i tuoi nervi a stare sotto pressione e non cedere... abitua la tua schiena al peso che viene quando, una parte del tuo Io, viene strappata via.
E provavo a conviverci con questo mantra, senza accorgermi che, in realtà, mi appigliavo con le unghie e con i denti a chiunque sentissi parte di me. A chiunque facesse parte del mio personale mondo. Come un uomo avido che tenta di raccogliere più ricchezze possibili da un tesoro, io stringevo a me, con la stessa cupidigia mio padre, Scott, Lydia...
Lui non era previsto. Era una di quelle fottute variabili che non sono calcolabili.


Derek era come il bug di un videogioco.
Mai avrei potuto trovare paragone migliore, in vita mia.
All'inizio odio profondo, incapacità di gestirlo, frustrazione, paura che potesse mandare al diavolo tutto il lavoro da me fatto, fastidio, insopportazione. Una vera e propria spina nel fianco, tanto d'impiccio quanto pericolosa.
Poi, avevo imparato a conviverci. Avevo imparato come evitare che mi desse noia, avevo imparato come aggirarlo e come gestirlo. Mi ci ero affezionato, a quel piccolo difetto nella mia routine quotidiana.
Alla fine, da un giorno all'altro, non sono riuscito più a giocare perché il bug era sparito. Spazzato via dal nuovo aggiornamento. Sorprendente, vero, quanto quello che consideriamo un errore di valutazione, possa entrarci sotto pelle?
Derek era come il bug di un videogioco. Ed io ero rimasto incastrato nella sua dimensione.
Così incastrato, da aver dovuto ricorrere al passato per parlare di lui.


Non sono mai stato un amante dei cambiamenti. Mi danno la nausea, un senso di vertigine, soprattutto da quando ne ho dovuto affrontare uno enorme quando ancora non ero pronto, quando ancora non sapevo neppure di che pasta fossi fatto io stesso. Gli attacchi di panico ne sono stati la prova. Credere di essere forte non basta, la maggior parte delle volte.
Da sempre, il mio più grande terrore, è quello di perdere mio padre. Ho già perso un genitore, non voler perdere anche l'altro mi sembra del tutto comprensivo. Poi, insieme, era arrivata la paura di perdere Scott, la paura di perdere Lydia, con quella cotta per lei quasi ossessiva.
La paura di perdere Derek, divenuta concreta quando, un giorno di pioggia, avevo deciso di andare al suo loft, dopo diversi tentativi di rintracciarlo, per trovarlo vuoto. Non ho mai confessato, neppure al mio migliore amico, che ho avuto un attacco al centro dell'immenso spazio che, in quel momento, mi sembrava decisamente stretto ed opprimente.
Come una gabbia, tra le cui pareti, risuonavano voci accusatorie. Potevi fare di più, Stiles. Potevi fare di più e non l'hai fatto. Sei patetico. Devi sempre avere un piano di riserva. Non devi mai farti cogliere impreparato. Sei patetico, Stiles Stilinski. Pretendi di voler salvare il mondo ma non sai neppure salvare te stesso da te stesso. Sei patetico.
Avevo perso. Perso qualcuno, perso una battaglia.
Perdere, perdere, perdere... Come ricorre spesso questa parola, nella mia vita. Non me ne sono mai reso conto fino adesso, a dirla tutta.
E quante volte, in questi ultimi tempi, ho sofferto di nausea.
La vita a Beacon Hills è un casino. Non fai in tempo a far fuori un mostro, che ne spunta un altro. A volte penso che altro che Nemeton-attira-guai, qui si parla di un vero e proprio mirino con centro in questa maledettissima città. Perchè non è fisicamente possibile che, con tutte le dannate città della California, proprio nella mia si debba concentrare una tale percentuale di disastri sovrannaturali. Ma non potevo nascere, che ne so, a Honolulu? Me ne andavo a far compagnia a Mago Merlino e ciao ciao licantropi, kanima, branchi di Alpha con tanta voglia di vedere se, il sangue dei loro nemici, s'intoni con i loro graziosi artigli. … ciao ciao ad un dannatissimo lupastro che decide di andarsene senza neppure un fiato.
Però, per quanto io mi possa lamentare della nausea, di tutti gli avvenimenti fuori logica... rifarei tutto quello che ho fatto fino adesso.
Probabilmente.
...Cambierei solo un particolare... che però, ora, non conta più nulla.


Non conta nulla. Tutto contava fino a qualche minuto fa. Contava. Contare.  Reputare, stimare, attribuire valore o importanza. Puff.
Tutte quelle parole che non ho vomitato, mi sovrastano come un'onda. Non posso respirare, ma non è spiacevole. Roba da pazzi, vero? Lo è. Forse sono impazzito.
Perchè, se non ricordo male, fino a qualche minuto fa, stavo per essere ...mangiato da un demone? Almeno credo fosse un demone. Diciamo che, nel tentativo di fuga generale mentre urlavo come un ossesso, non mi ero soffermato a controllare cosa fosse intenzionato ad uccidermi ed a banchettare con i miei organi.
Ma, ripeto, tutto questo fino a qualche minuto fa.


Non si è capito nulla, vero? Sì, i miei pensieri non hanno un filo logico, ne sono consapevole.
Stanno stagnando nel mio cervello, mentre tento di regolarizzare il battito del mio cuore, giustamente impazzito. Sono un casino ambulante.
Giaccio a terra. Sono un ammasso di sensazioni e sentimenti intrappolati dietro un appena esalato: «Mi sei mancato.»




Note dell'autrice.

La storia è un puro lavoro di fantasia, i personaggi appartengono alla fantasia di Jeff Davis ed io ho deciso di prenderli in prestito per la lunghezza di una One-shot.

Come spero si sia capito, tutto è concentrato su Stiles. Uno Stiles in pericolo che viene salvato dal ritorno di Derek. E' così che mi sono immaginata il momento del "I missed you" che tanto tormenta il fandom Sterek da mesi. E' una mia piccola personalissima variante, può anche non piacere. Ho inserito l'avvertimento "Spoiler!" perchè non so quanti sappiano questo possibile minuscolo spoiler (anche se, conoscendo Jeff, potrebbe averci preso tutti bellamente per i fondelli e amen) e non voglio incappare nelle ire di nessuno.

Io non scrivo da davvero tanto -troppo- tempo. Ho abbandonato per diversi motivi... ma avevo promesso ad una certa persona che, un giorno, le avrei fatto legger qualcosa di mio.
Questo giorno, mi sembrava perfetto per accontentarla.
E' da un anno che la conosco, mi sembrava opportuno regalarle qualcosa fatto con le mie manine.


Perdonami se non è uscito qualcosa di decente, ma sai bene che scrivere, ormai, mi risulta non poco difficile. Però mi sono detta che potevo e volevo fare uno sforzo, giusto per farti capire quanto tu sia un'amica preziosa ed importante. Sei la mia Derek -in realtà la mia Stiles-, il mio personale tormento ùwù Ma ti voglio troppo bene <3 Non te l'ho fatta leggere prima perchè voglio regalarti anche i duemila errori che ci sono dentro! XD

Love you, scema Strega Mangia Frutta.
Bad Girl

  
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