Akane era sempre stata sbadata, nonostante fosse una discretamente apprezzata artista marziale.
Era talmente sbadata, che ogni volta in cui provava a salire sul tetto della sua camera finiva per inciampare, soprattutto da quando qualcuno aveva deciso di appropriarsi di quella porzione di casa Tendo.
Ranma era come sempre sdraiato sulle tegole, immediatamente sopra la stanza della giovane. Chissà perchè non andava a stendersi sopra la sua, di stanza.
"Perchè non vai dalla tua parte?'', chiese raggiungendolo, barcollando.
"Perchè non ti fai gli affaracci tuoi, maschiaccio?''
"Ma sentilo! Sei arrivato da pochi mesi e già ti atteggi come il padrone!"
"Non sei per niente carina!"
Akane si voltò per rientrare nella sua stanza, sbuffando ed inciampando.
Quando aveva sentito Ranma salire sul tetto aveva deciso di raggiungerlo per stare un po' insieme e parlare dopo quello che era successo, ma lui aveva rovinato tutto come al solito.
Dal canto suo, il giovane Saotome era troppo scioccato per continuare quello stupido giochetto.
Aveva appena riportato Akane a casa da Ryugenzawa, e non aveva mai avuto più paura di perderla.
"C'è mancato così poco, Akane", sospirò con un filo di voce, pensando di non essere sentito.
"A cosa?'', chiese la giovane tornando indietro ed andando a sdraiarsi accanto al codinato, sotto le stelle.
"Eh...Hem...Nulla, nulla. Perchè sei venuta qui?''
"Beh io...Generalmente non ti sopporto''- disse con un cipiglio orgoglioso molto poco credibile, che strappò un sorriso al ragazzo- ''Ma stasera...'', arrossì.
"Stasera?''
"Volevo solo stare un po' con te''.
Chiuse gli occhi ed appoggiò la testa sulla spalla del suo fidanzato, che la strinse timidamente con un braccio, mentre il resto del suo corpo sembrava ingessato e ghiacciato come un merluzzo surgelato. Un merluzzo al sugo, visto il colore delle sue gote.
Benchè la sua coordinazione mano-occhio fosse milioni di volte superiore a quella della fidanzata, il suo corpo rispondesse perfettamente ad ogni stimolo, i suoi riflessi fossero allenati e la sua grazia nei movimenti superasse di gran lunga quella di una ballerina classica, al mondo non c'era nessuno di più sbadato di Ranma Saotome, almeno quella sera, sopra quel tetto.
Almeno per quel che riguardava la sfera sentimentale.
Represse come sempre tutto ciò che provava e volse gli occhi al meraviglioso spettacolo che la notte stellata di fine estate gli stava offrendo, lasciando che il cielo fosse l'unico testimone di quel momento magico, per una volta senza nessuno scocciatore ad interromperlo, senza dire niente, per paura di sbagliare qualcosa come sempre, e far arrabbiare il piccolo miracolo che stava timidamente stringendosi al suo petto, forse in attesa di una mossa da parte sua.
Mossa che nemmeno quella sera sarebbe arrivata.
Davanti ad un testimone così grande ed imponente, forse l'unica cosa che reputava più grande di lui, Ranma si decise, e lo giurò solennemente.
La prossima volta glielo dico.