Lettera perché ti amo,
per la punta delle scarpe,
per le catene delle biciclette che cadono davanti a me e davanti a te
in un disordine che non ci fa incontrare,
per le belle frasi che ti urlerei alla macchinetta del caffè,
ma piano,
per il cielo di settembre e il muro di mattoni,
per la risata che ci siamo strappati
e per le tue guance rosse,
per lei che si è scostata in fretta,
per l’erba alta che mi ha trascinato avanti
a inalare il fumo passivo di un gruppo di camicie
e orli di jeans consumati sotto i talloni,
per le ore di latino
e i rigetti matematici
per le formule chimiche costruite su ponti di zucchero
e i ponti di marmo
che portano ad un amore che non vale la pena,
per i respiri dedicati
e le penne che consumo sul banco
in parole che mi fanno piangere,
per i bottoni colorati
e gli ascensori stretti,
per le scale rosse
e la colonna che abbiamo fatto esplodere
l’anno scorso con le fotografie strappate,
e per i tormenti delle contratture muscolari,
i primi brividi e mattinate scure,
le lacrime infreddolite e le occhiaie viola,
per i suggerimenti sparsi fra i capelli,
per le caccie al tesoro
che tanto lo getterei nel cesso,
alla fine,
e per le prospettive degli specchi,
e le pieghe nei tuoi occhi.
Lettera per la voce dei cantanti che non conosci
e i disegni che ti ho rubato
(e perso)
apposta.
Lettera per le bugie di merda
e per to So Far Away’s dark.
Lettera per il mio amore,
perché ho finito la carta
e allora la scrivo sul muro
con l’eyeliner.
per la punta delle scarpe,
per le catene delle biciclette che cadono davanti a me e davanti a te
in un disordine che non ci fa incontrare,
per le belle frasi che ti urlerei alla macchinetta del caffè,
ma piano,
per il cielo di settembre e il muro di mattoni,
per la risata che ci siamo strappati
e per le tue guance rosse,
per lei che si è scostata in fretta,
per l’erba alta che mi ha trascinato avanti
a inalare il fumo passivo di un gruppo di camicie
e orli di jeans consumati sotto i talloni,
per le ore di latino
e i rigetti matematici
per le formule chimiche costruite su ponti di zucchero
e i ponti di marmo
che portano ad un amore che non vale la pena,
per i respiri dedicati
e le penne che consumo sul banco
in parole che mi fanno piangere,
per i bottoni colorati
e gli ascensori stretti,
per le scale rosse
e la colonna che abbiamo fatto esplodere
l’anno scorso con le fotografie strappate,
e per i tormenti delle contratture muscolari,
i primi brividi e mattinate scure,
le lacrime infreddolite e le occhiaie viola,
per i suggerimenti sparsi fra i capelli,
per le caccie al tesoro
che tanto lo getterei nel cesso,
alla fine,
e per le prospettive degli specchi,
e le pieghe nei tuoi occhi.
Lettera per la voce dei cantanti che non conosci
e i disegni che ti ho rubato
(e perso)
apposta.
Lettera per le bugie di merda
e per to So Far Away’s dark.
Lettera per il mio amore,
perché ho finito la carta
e allora la scrivo sul muro
con l’eyeliner.