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Autore: Laylath    21/09/2013    4 recensioni
La sua pelle è così bianca, eppure al tocco brucia quasi più del fuoco.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Act. 1.

Tramonto.

 


Forse dovrei lasciarti portare avanti i sogni di mio padre.
Quelle parole continuavano a rimbombare nella testa di Roy Mustang mentre alla fine di quella giornata di settembre del 1905, si recava presso la vecchia casa del suo defunto maestro.
Berthold Hawkeye non aveva rivelato al suo unico allievo i segreti dell’alchimia più potente, anzi le sue ultime parole erano state di rimprovero per essere entrato nell’esercito. Del resto, come avrebbe potuto quell’uomo ormai consumato dalla malattia e dalla sua stessa ricerca, capire i sogni di un giovane idealista come lui? A Roy dispiaceva sinceramente pensare queste cose della persona che, nonostante tutto, l’aveva guidato alla scoperta dell’alchimia, insegnandogli tutto quello che sapeva: tuttavia si rendeva perfettamente conto che lui non poteva stare fermo a guardare.
Lui voleva contribuire attivamente al bene di Amestris, soprattutto ora che la guerra civile si era inasprita. L’alchimia doveva essere usata per aiutare e proteggere le persone: non doveva stare egoisticamente chiusa nella ricerca di un uomo solitario che aveva quasi voltato le spalle all’intero mondo.
Ma per fortuna Riza aveva capito le sua ambizioni: anche lei sperava in un futuro migliore, in un nuovo paese in pace, costruito mattone dopo mattone.
Mentre la vecchia villa iniziava ad apparire in lontananza, quasi fuori dalla città, il sole iniziava a scendere pigramente tra le campagne. Sarebbe stato strano rientrare in quella grande casa polverosa sapendo che il vecchio Hawkeye non era più chino nella sua scrivania: era sempre stato un’inquietante costante a cui Roy si era abituato negli anni di apprendistato. A volte si era chiesto cosa avesse spinto quell’uomo ad accettarlo come allievo, dato che sembrava che il mondo esterno non lo interessasse: era arrivato alla conclusione che forse voleva un erede a cui affidare la sua ricerca. Per quanto un alchimista sia spesso geloso dei propri segreti, sapere di far morire le proprie scoperte con se stessi doveva essere in qualche modo inaccettabile.
Mia figlia possiede tutta la mia ricerca…
Queste ultime parole dette dall’uomo moribondo, nemmeno una settimana prima, lo fecero riflettere.
Conosceva Riza da diversi anni, una silenziosa e confortevole presenza in quella casa così grande e vuota: sapeva che era legata al genitore da una grande devozione, un po’ simile ad una catena, a parer suo. Discreta come un’ombra, voce calma e tranquilla, Riza era forse l’unico punto di sanità in quella casa che sembrava uscita da un racconto del sovrannaturale.
Non aveva mai fatto grandi discorsi con quella ragazzina che, con il passare del tempo, era diventata una giovane donna… adesso doveva avere quasi diciassette anni. Però non immaginava che lei si intendesse di alchimia a tal punto da diventare la custode della scienza del fuoco…
Che segreto mi stai nascondendo, piccola Riza?
 
Raramente era stato in quella parte della casa.
Le lezioni assieme al suo maestro si erano sempre svolte nell’ala destra della villa, tra lo studio, il laboratorio e, negli ultimi tempi in cui la malattia lo stava divorando, la sua camera da letto. La stanza dove l’aveva invitato Riza gli era quasi del tutto sconosciuta e gli sembrava far parte di un’altra casa. C’era sì la stessa noncuranza, ma il senso di abbandono non era così opprimente: non c’era polvere nei semplici mobili, il pavimento era stato lavato abbastanza di recente e la finestra aveva il vetro pulito che lasciava filtrare la dolce luce del tramonto.
Riza era seduta davanti a lui, il corpo ormai da adulta racchiuso nella corta gonna, nella camicetta e nella giacca, gli stessi abiti che aveva indossato al funerale di suo padre. Roy si fermò a guardarla con attenzione, studiando quel viso ovale, dai corti capelli biondi e dai profondi occhi castani. Ricercò nell’espressione placida, come un lago, una somiglianza con il suo maestro, ma non ne trovò: molto probabilmente la ragazza aveva ereditato l’aspetto della madre, che Roy sapeva essere morta molti anni prima.
Non era presente nemmeno una briciola di quella sapienza che era così palese nello sguardo del maestro Hawkeye.
Non riusciva a credere che Riza potesse possedere la chiave dell’alchimia del fuoco: era una figura completamente diversa dal padre. Che razza di legame poteva avere per poter anche solo…
“Posso offrirle altro caffè, signor Mustang? – chiese lei, distogliendolo dai suoi pensieri – Mi scusi, ma non conosco i gradi militari”
“No, grazie. – rispose lui – Comunque sono un maggiore in questo momento: è così per chi diventa Alchimista di Stato e…”
E’ uno spreco insegnare anche solo le basi a qualcuno che si abbassa a diventare un Cane dell’Esercito.
Le parole di rimprovero dette dal maestro in punto di morte tornarono alla mente del soldato. Riza non gli era sembrata così ostile alla sua divisa, anzi, eppure non poteva far a meno di provare un certo timore a ricordarle la sua posizione.
“Qualcosa non va?” chiese lei
“No, va tutto bene” sorrise lievemente Mustang, scuotendo il capo per allontanare quei pensieri.
Ci furono dieci secondi di interminabile silenzio, mentre entrambi si guardavano con attenzione. Roy non voleva essere così indiscreto da iniziare per primo e Riza sembrava cercare le parole giuste per iniziare.
“Ho detto che le avrei affidato la ricerca di mio padre, signore” sospirò infine la ragazza, guardando con tranquillità la sua tazza di caffè ancora intatta: solo allora Roy si accorse che non ne aveva bevuto una goccia.
Era il momento cruciale, quello per cui era tornato in quella casa: avrebbe messo le mani sui segreti dell’alchimia del fuoco, l’alchimia più potente di tutte, quella che lui aveva segretamente bramato da quando il maestro gliene aveva parlato la prima volta.
Le dimostrerò che sono degno di usarla, maestro.
Vide che Riza si alzava in piedi e fece altrettanto, aspettandosi di doverla seguire in qualche stanza dove stavano gli appunti di quella ricerca. E dunque rimase perplesso quando lei si portò a circa due metri dalla finestra, dandogli le spalle per fissare profondamente la campagna desolata che appariva dai vetri.
Roy non capì il significato di quel gesto e avrebbe voluto chiederle spiegazioni, tuttavia rimase impietrito a guardare la bellezza di quella scena: la luce rossa del tramonto sembrava creare un’aura di fuoco intorno alla figura snella della ragazza, i cui contorni sembravano sfocati.
Una divinità del fuoco…
Come se avesse evocato l’alchimia, come se tutta la sua persona fosse immune alle fiamme, anzi fosse composta da esse. E quelle parti più scure dei suoi vestiti servivano solo a renderla reale, altrimenti sarebbe quasi di sicuro volata via, nell’olimpo delle divinità.
E’ questa, dunque, la custode dell’alchimia del fuoco?
Ma quel momento di stordimento finì quando Riza si mosse.
A Roy si mozzo la frase che aveva in gola quando vide che si stava sfilando la giacca. E come questa toccò terra, vide con sgomento che le braccia stavano armeggiando coi bottoni della camicetta.
“Signorina Riza… non…”
Ma che cosa stava facendo quella ragazza?
I suoi occhi scuri si dilatarono nell’istante in cui vide la camicetta bianca scendere al di sotto del collo. In controluce la pelle della ragazza era stranamente scura, ma quello che stava vedendo sembrava risaltare di luce propria.
Scritte… decine di parole racchiuse tra due spire di rettile che proseguivano mano a mano che la camicetta scivolava, con una lentezza incredibile, mettendo a nudo la schiena della ragazza. Le due spire, nella parte centrale della schiena, lasciavano il posto al grande cerchio alchemico, il vero flusso di energia, con all’interno le linee che avrebbero permesso al fuoco di essere posseduto da chi riusciva a controllarle… e poi la salamandra, l’animale legato a quell’elemento. Il sole, altre scritte, le spire di serpente…
“Questa è…”
“Questa è la ricerca di mio padre, signor Mustang” mormorò la ragazza con voce flebile, troppo terrena per essere quella di una divinità.
Fu come un segnale, ma udendo quelle parole Roy si accorse che la luce del tramonto aveva smesso di essere così forte, forse coperta da qualche nuvola: ora Riza gli appariva in tutta la sua umanità. La schiena bianca, dove spiccava maestoso quel capolavoro, apice della ricerca alchemica, ebbe un leggero brivido e solo allora Roy si rese conto che la testa bionda era lievemente china e le braccia erano strette timidamente a protezione del seno nudo.
La vestale custode del fuoco era in realtà una ragazza spaventata a mostrarsi così ad un uomo.
“E’ così che custodivi la sua alchimia?” mormorò il soldato, avanzando di un passo. Non poté fare a meno di sentirsi triste per lei: adesso capiva quale perversa catena la tenesse legata al suo genitore.
“Era un segreto che doveva essere tenuto nascosto… - sussurrò lei, ma in realtà stava solo riprendendo le parole che le aveva detto suo padre – non doveva cadere in mani sbagliate”
“E dunque l’ha marchiato nella tua schiena… con che coraggio ha potuto…” Roy si sentì fremere dalla rabbia. Perché quell’uomo aveva dovuto caricare la ragazza di un simile peso?
“Era il solo modo in cui potevo davvero aiutarlo…” bisbigliò lei
Roy stette zitto, capendo che dietro quella storia c’era una realtà familiare davvero difficile. Ma quel tatuaggio era una prigione per la ragazza, un qualcosa che le avrebbe impedito per sempre di avere una vita propria.
E’ per questo che mi hai chiesto di prendermi cura di lei, maestro? Per custodire ulteriormente la tua alchimia? Ti sei reso conto di cosa hai negato alla tua stessa figlia nel momento in cui le hai fatto questo? La sua vita non potrà mai essere normale con un segreto simile…
“Posso affidarglielo?” chiese lei
“Come?”
“Posso affidarle il segreto di quest’alchimia? – ripeté la ragazza – Lo userà davvero per creare un mondo migliore?”
Lo sguardo di Roy si spostò di nuovo sul tatuaggio: la sua mente attenta si soffermò a leggere le prime parole, appena sotto quei corti capelli dorati. Ma non poté far a meno di notare la pelle candida tra una lettera e l’altra, qualcosa di estremamente liscio e perfetto più di qualsiasi carta o pergamena… un supporto incredibilmente ed innegabilmente bello.
Ma che prezzo ha avuto?
“Signore?” ripeté Riza
“L’alchimia del fuoco è quello a cui… a cui tuo padre ha sempre lavorato. E’ un peso che non ti avrebbe mai dovuto caricare addosso. Ti prometto… ti giuro che la userò per creare il mondo migliore di cui ti ho parlato qualche giorno fa”
“Grazie” sussurrò lei dopo qualche secondo
“Perché… perchè mi ringrazi?”
“Perché… sta dando un senso a tutto questo” mormorò lei
Rimasero qualche minuto in silenzio, mentre entrambi si rendevano conto che erano inevitabilmente legati da quel tatuaggio: Berthold Hawkeye li aveva intrappolati in una gabbia che aveva le sbarre fatte di spire di serpente e parole arcaiche che sprigionavano il fuoco.
“V… va bene se sto in piedi… o preferisce che mi sdrai?” chiese Riza
Roy notò un rossore sulla base del collo e intuì che anche il viso doveva essere del medesimo colore.
Perché per tutto quel tempo lei gli aveva sempre dato le spalle e non si erano guardati in faccia.
Dio mio, che perversione. Questo corpo doveva essere mostrato all’uomo che avresti amato; mi sembra quasi di violentarti e sei appena una ragazza… che ha, nonostante tutto, la forza di chiedermi come preferisco studiare queste formule.
Si costrinse a schiarirsi la gola e a tenere un tono di voce fermo.
“Se per te va bene, puoi anche sederti nel divano – le disse, prendendo la camicetta da terra e porgendogliela in modo che potesse coprirsi meglio il seno – non so quanto mi ci vorrà… e… lo so che è veramente poco dignitoso, ma… sarebbe effettivamente più comodo per me se potessi, uhm, toccare anche la tua schiena: ho bisogno di seguire alla perfezione quei simboli”
Roy Mustang, sei un perverso!
La ragazza sorrise timidamente nel prendere la camicetta, mettendosela sopra il seno con evidente sollievo, quasi si sentisse protetta. Poi si mosse e andò a sedersi nel divano, facendo in modo che la schiena fosse perfettamente esposta.
Roy sospirò e si andò a sedere accanto a lei.
La luce del tramonto stava lentamente scemando quando il suo indice, dopo una lieve esitazione, sfiorò la parte alta della schiena di lei.
La sua pelle è così bianca, eppure al tocco brucia quasi più del fuoco.






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nda.
E' un piccolo esperimento che ho deciso di fare.
Sarà molto breve, dovrebbe concludersi in soli tre capitoli.
In genere preferisco il rapporto che Roy e Riza hanno nel manga/anime, ossia qualcosa che è palesemente chiaro a noi, ma che loro non hanno mai dichiarato e che forse manterranno sempre nascosto dietro il rapporto colonnello-tenente. Lo trovo così naturalmente giusto per due figure come le loro che è stata una sorpresa anche per me iniziare questa piccola storia.
A dire il vero, all'inzio doveva essere impostata solo su due capitoli e non si sarebbe resa necessaria la coppia, ma poi mi sono accorta che effettivamente il ciclo veniva a mancare di un pezzo fondamentale: stavo sacrificando una tappa o, se avessi seguito un altra scelta, avrei reso tronco il racconto.
Insomma, è anche giusto sperimentare. ^^'
Enjoy.
  
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