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Autore: _Devil Smile_    21/09/2013    3 recensioni
Una strana storia d' amore tra Elisabeth, una ragazza del liceo derisa da tutti, ed Andy, un demone che doveva nascere angelo. Per me questa è la prima fanfiction e vi consiglio vivamente di leggerla perchè non ha la solita trama di una storia d' amore, c' è molto di più e non posso rivelare altro oppure vi rovinerei il finale. Buona lettura a tutti e spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Andy Biersack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A DEVIL FOR ME
Era una notte buia e tempestosa (come tutte quelle dell’ ultimo mese d’ altronde). Sembrava che un qualche spirito si fosse impossessato delle nubi e dei venti ed ora si stesse dilettando nel far venire giù terribili acquazzoni e nel far urlare i venti come mai prima di allora. Faceva freddo per essere giugno ed ovviamente Elisabeth, come tutti gli altri, dormiva ancora con il suo piumone ricoperto di onde di tutti i colori conosciuti al mondo. Quella notte sembrava essere la peggiore tra tutte le altre: tuoni e fulmini si scatenavano nel firmamento più nero che mai, le tenebre avvolgevano la città e tutto sembrava acquisire un’ aura orribilmente inquietante, come se in qualsiasi luogo gli schiavi di Satana si stessero impossessando di ogni cosa. Elisabeth non si preoccupava di tutto ciò, perché sapeva che la mattina seguente sarebbe stato tutto più calmo, anche se sempre grigio e spento; ciò che non sapeva era che quella notte sarebbe stata l’ inizio di un incontro che le avrebbe cambiato la vita (come se fino ad allora avesse vissuto in un sogno).
Si trovava distesa sul letto, immersa nella sua solitudine e nelle sue canzoni, piangendo per il fatto di non poter più rivedere la sua unica amica e di ritrovarsi sola ora, con “Wretched and divine”, “Sweet blasphemy” ed “In the end” nel ruolo di colonne sonore per il suo incessante film di lacrime, disperazione e voglia di suicidio per soddisfare la curiosità di sapere chi avrebbe pianto la sua scomparsa oltre ai suoi cari e se c’ è davvero qualcosa di meglio nell’ “Al Di Là” di cui parlano tutti. Quei fiumi d’ acqua salata, che tutti conosciamo molto bene, non smettevano di sgorgarle dai suoi bellissimi occhi verdi (quel giorno davvero spenti e tristi forse per la prima volta da quando conosceva la sua migliore ed unica amica). Non riusciva a smettere di pensare al fatto che, oltretutto, quella notte sarebbe stata uno sfondo perfetto nel dipinto del suo suicidio; lo stava progettando da sole due ore, ma aveva già le idee molto chiare: si sarebbe alzata dal letto asciugandosi le lacrime come meglio poteva, si sarebbe messa il suo completo preferito (corsetto, pantaloni neri e camicia bianca),si sarebbe pettinata e, forse, anche truccata a dovere per il suo ultimo viaggio, poi lentamente si sarebbe avviata verso la ringhiera. Sul suo balcone. Fuori dalla finestra della sua camera. E da lì si sarebbe buttata giù. Come in un film ci sarebbe stata una colonna sonora (“Lost it all”); come in una foto ci sarebbe stato un primo piano spettacolare (lei che con le sue cuffie apriva le braccia e chiudeva gli occhi e si lasciava cadere); e come in un fantastico dipinto ci sarebbe stato uno sfondo degno dei più grandi pittori del mondo (quella notte tenebrosa e tempestosa). Probabilmente durante quella caduta avrebbe anche urlato a squarcia gola cosicchè tutti la potessero sentire. Questa teoria, però, le faceva venire la pelle d’ oca e proprio per questo decise di non assecondarla e di rimanere nel suo letto a piangere disperatamente sognando una vita solitaria, senza alcun essere umano che la derideva o faceva finta di non vederla facendola sentire malissimo.

 
* * *
Aveva appena chiuso gli occhi quando improvvisamente sentì la finestra spalancarsi e qualcosa entrare nella sua stanza. Si alzò di soprassalto credendo di svegliarsi da un incubo, ma rendendosi conto che ciò che stava accadendo era la  pura e semplice realtà. Si tolse rapidamente le cuffie per correre dinanzi alla finestra dove vide un angelo interamente nero, dalle ali scure, con le piume scompigliate e completamente bagnato. All’ inizio credette davvero di sognare, insomma aveva sempre sperato che esistessero tali creature, ma non ci aveva mai creduto davvero. Rimase paralizzata dinanzi a lui per qualche secondo, ma quando la creatura alzò i suoi bellissimi occhi azzurri e profondi verso il volto di Elisabeth quest’ ultima si riprese dal suo stato di trance e lo aiutò immediatamente ad alzarsi, ignorando completamente l’ idea che potesse essere pericoloso. Mentre cercava di sorreggerlo sul suo corpo magro e piuttosto debole, però si ricordò di non essere sola in casa e di lì a poco tutta la sua famiglia sarebbe piombata in camera sua, preoccupata che le potesse essere accaduto qualcosa di brutto (dato il frastuono che aveva provocato l’ angelo scuro entrando in camera sua). Così disse a quel misterioso ragazzo (che ragazzo non era) di nascondersi nell’ armadio durante la sua chiacchierata con i genitori e suo fratello. Come previsto arrivarono tutti a chiedere spiegazioni e fortunatamente credettero alla storia di Elisabeth senza fare domande: “Non avevo chiuso bene la finestra e così si è spalancata facendo volare via alcune cose dalla mia scrivania. Ora però è tutto a posto.” Andati via tutti chiuse la porta a chiave, si precipitò dal suo inaspettato ospite e lo fece sdraiare sul letto. Nel momento in cui adagiò il capo del demone sul cuscino riuscì a vedere chiaramente il suo volto e se ne innamorò perdutamente. Sembrava quasi un angelo, i suoi lineamenti erano perfetti e nei suoi occhi così chiari e meravigliosi si abbandonava ai più bei pensieri che una ragazza possa fare. Era semplicemente meraviglioso ed Elisabeth non poté fare a meno di passare una mano tra i suoi folti capelli neri ancora bagnati dalla pioggia che fuori non ne voleva sapere di smettere di battere violentemente contro il terreno. Lui sembrava leggermente preoccupato, ma quando incrociò lo sguardo della nostra protagonista si tranquillizzò capendo che non era una minaccia, bensì una salvezza che non aveva paura di lui e lo stava aiutando dopo quella notte infernale (decisamente quella sbagliata per scendere sulla terra). Lui, innamoratosi perdutamente di lei, non poté fare a meno di darle un bacio. Elisabeth all’ inizio chiuse gli occhi abbandonandosi alle sensazioni che quel bacio le stava facendo provare, ma, quando realizzò di non conoscere nemmeno il nome di colui che la stava baciando, staccò il contatto e con un dolce sorriso gli disse:”Non so neanche come ti chiami!” “Andy” le rispose lui e, ritirando le ali, la portò sempre più a sé fino a salirle sopra imprigionandola sotto il suo corpo non ancora molto muscoloso, ma abbastanza da poter tenere ferma Elisabeth, e starle talmente vicino da accorgersi che aveva pianto nonostante le tenebre che li avvolgevano, schiarite solo dalla luce fioca e discontinua dei lampi che veniva da fuori. Andy però non chiese spiegazioni, perché Elisabeth si asciugò gli occhi come meglio poté per evitare domande, e così le imprigionò i polsi e cominciò a baciarla sul collo, proseguendo sulle guance fino ad arrivare alle lebbra. Ora il suo bacio era più deciso ed Elisabeth si lasciò trasportare fino a quando, però, non percepì l’ erezione di quel meraviglioso demone tra le sue cosce. A quel punto lei liberò immediatamente i propri polsi dalla morsa di Andy e lo costrinse a togliersi da sopra il suo corpo snello e perfetto. “Scusa, ti ho messo in imbarazzo vero?” chiese lui “Ehm…sì, io…io credo di non sentirmela. C-comunque puoi sempre dormire con me stanotte. Io mi chiamo Elisabeth”. Lui non si fece pregare ed accettò l’ invito, anche perché non aveva un posto dove andare, e magari il giorno dopo, in assenza del fratello (che sarebbe partito per lavoro e sarebbe stato via per un mese) e dei genitori di Elisabeth (che sarebbero andati a stare nella baita di montagna per una settimana) si sarebbero raccontati le loro storie a vicenda. Si addormentarono entrambi quasi subito, anche se all’ inizio lei si sentiva un po’ a disagio accanto a quel ragazzo (che ragazzo non era) dalla corporatura perfetta e dal viso magnifico che dormiva solo con i boxer per evitare di bagnare il letto con gli indumenti ancora fradici di pioggia. La mattina seguente Elisabeth si alzò presto per chiudere la porta della sua stanza (con Andrew che ancora dormiva nel suo letto) e per salutare tutti. Finalmente il momento che attendeva dalla sera precedente: rimanere sola in casa. Quando Andy si svegliò Elisabeth gli portò la colazione in camera, e in quel momento si accorse di essere davvero innamorata in quanto non avrebbe mai fatto una cosa del genere per nessun altro.
“Se vuoi puoi farti una doccia, i tuoi vestiti sono asciutti”disse la nostra protagonista “Grazie ti sono infinitamente grato della tua ospitalità, ma non hai paura di me? Sai che sono un demone?”le disse lui. “Certo che lo so, ma no, non ho paura di te, altrimenti non ti avrei fatto dormire accanto a me. Però se proprio devo avere paura dimmelo.”
“No,no…è solo che sei il primo essere umano che non ha paura di me.” E così dicendo le cinse i fianchi con le sue braccia e la baciò.
* * *
“I miei mi hanno cacciato perché dicono che non sono un vero demone se ho paura di fare del male agli altri. Mi hanno chiamato codardo, mi hanno dato dell’ angelo per questo. Non ho amici, tutti mi parlano alle spalle o mi ridono in faccia, però potrebbe andarmi peggio ed è proprio per questo che penso che la vita non sia poi così male…Di solito vengo sulla terra per stare un po’ da solo, ma ieri non era la serata più giusta, come hai potuto notare.” Spiegò Andrew e proseguì:”Ovviamente non ho mai osato volare così in basso prima di allora, sono sempre rimasto in alto.” “E perché ieri sera hai deciso di piombare nella mia stanza?”chiese Elisabeth. “Ieri notte volevo arrivare fino alla “Gola della morte” qui vicino, ma quando sono arrivato vicino casa tua le mie ali non hanno retto più sotto la pioggia e mi sono lasciato cadere.”rispose lui. Ci furono alcuni attimi di silenzio, che sembrarono essere delle ore, durante i quali Elisabeth pensò se dirgli oppure no ciò che stava passando, ma alla fine Andy le chiedette perché stesse piangendo la sera precedente “Semplicemente perché sono stufa della mia vita e di tutti coloro che mi circondano. Io non riesco davvero a pensare che ci potrebbe essere di peggio, insomma quelli che dovrebbero essere i miei anni migliori si stanno rivelando i peggiori! Le persone ridono di me per come mi vesto e come mi trucco, sono diventata lo zimbello di tutta questa piccola e schifosa città, non ne posso più!” rispose lei con gli occhi di nuovo lucidi, e proseguì:”Avevo un’ amica che mi aiutava ad andare avanti, che mi dava un motivo per alzarmi la mattina e sorridere, ed ora lei se n’ è andata. Da quando è partita non riesco più ad essere felice, nemmeno quando chattiamo insieme perché non riesco a vederla e tantomeno non riesco a sentire il suono della sua voce.” E così dicendo si abbandonò ad un pianto disperato. Andy la strinse tra le sue braccia e cercò di consolarla:”Mi dispiace non volevo farti piangere, ma ti prego ora calmati, non riesco a vedere i tuoi occhi così spenti. Ogni lacrima che lasci cadere è un pezzo del mio cuore che va in frantumi…ti prego basta.” E a queste parole Elisabeth si sentì di nuovo bene e si innamorò più che mai di quello sconosciuto. Quando lei lo guardò negli occhi lui non resistette più e cominciò a baciarla nello stesso modo della notte precedente, sullo stesso letto su cui di nuovo si sdraiò su di lei, e di nuovo lei percepì l’ erezione di lui tra le cosce, ora però lei non cercò di liberare i polsi dalla morsa di Andrew e si lasciò prendere da lui che fu dolcissimo e rese indimenticabile quella giornata.
La mattina seguente Elisabeth svegliandosi sorprese Andy a carezzarle i capelli ammirandola in tutto il suo splendore, accoccolata a lui con un’espressione di beatitudine e felicità sul suo magnifico viso. “Buongiorno amore mio” le disse. “Buongiorno” rispose lei, ancora un po’ assonnata, si diedero un bacio ed andarono a fare colazione insieme.
* * *
“Vuoi venire con me? Volando intendo.” Disse ad un certo punto Andy.”E dove mi porteresti sentiamo.” Ribatté Elisabeth. “Voglio portarti via con me, in un posto dove niente e nessuno può impedirci di stare insieme.”
“Ma io non so volare, e poi ci sarà sempre il fatto che tu sei un demone ed io no a dividerci.”
“Se ti aggrappi a me ti porterò io, e comunque il fatto che io sia un demone non sarà un problema se mi dai la tua anima.” A quel punto Elisabeth non seppe più cosa dire, insomma lui le aveva chiesto l’ anima! Anche se era stanca di vivere tra gli esseri umani non era pronta a vendere la sua anima ad un demone (anche se quando era vicina a lui si sentiva protetta e non voleva lasciarlo andare).
“Mi dispiace Andrew, ma non se ne parla. Non posso darti la mia anima e non credo di voler vivere come un demone!” disse lei. “E perché vorresti rimanere qui eh? Per continuare a soffrire sola e senza amici?!”
“Ti prego non dire così…”
“E perché non dovrei?! Dopotutto è la verità!”
“Tu non sei diverso sei proprio come tutti gli altri demoni, cattivo ed insensibile!” e così dicendo Elisabeth non poté trattenere le lacrime che ora solcavano di nuovo le sue guance.
Osò guardare Andy, ma lui non sembrava essere dispiaciuto per averla fatta soffrire, al contrario i suoi occhi rivelavano un animo di ghiaccio che godeva nel vedere il dispiacere altrui. Ora Elisabeth aveva paura di avvicinarsi a lui, ma non fece in tempo a riaprire gli occhi ed asciugarsi le lacrime che sentì le mani di lui afferrarla con violenza e trascinarla fuori. A quel punto Elisabeth era più che sicura di stare per morire, così iniziò a dimenarsi cercando di liberarsi dalla sua presa sovrumana, ma invano. Andrew riuscì a trascinarla sul balcone e le disse:”Se tu non vuoi venire con me di tua spontanea volontà, allora sarò costretto a portarti via con la forza.” A quelle parole Elisabeth cominciò a dimenarsi sempre di più, ma Andy la strinse a sé in modo tale che fossero faccia a faccia, spiegò le ali e si diressero insieme  verso la “Gola della morte”. Giunti sull’ orlo del dirupo il demone lasciò andare la nostra protagonista e le disse:”Qui è l’ unico posto dove io posso morire, dove tutte le creature possono morire e per questo ne stanno alla larga. Ora voglio darti due possibilità: se non mi ami e non posso averti accanto a me per sempre allora spingimi di sotto perché so che non riuscirei a vivere con il pensiero che tu non sarai mia e non farai parte del mio cuore per sempre. Oppure anche senza darmi la tua anima, puoi decidere di stare con me e io mi comporterò come un normale adolescente innamorato di una ragazza stupenda come te. Prima che tu decida però voglio chiederti scusa per come mi sono comportato prima, ma tu devi capire che è pur sempre la mia natura e a volte mi lascio un po’ andare.”
Elisabeth inizialmente era rimasta stupita dal comportamento di Andy, ma non ci badò più di tanto perché a poco a poco iniziò a ricordarsi di quel luogo: era l’ ultimo posto dove era stata con la sua migliore amica prima che quest’ ultima partisse, ma non riusciva a ricordare com’ era tornata a casa quel giorno, né tantomeno ricordava di aver mai salutato la sua migliore amica, sapeva solo che non c’ era più. Abbandonando definitivamente il tentativo di ricordare quell’ ultima giornata, si avvicinò ad Andrew e sapendo che non avrebbe mai scelto né di ucciderlo (perché ora si sentiva di nuovo protetta e sicura di sé vicino a lui), né di amarlo per tutta la vita (perché sarebbe stato impensabile per lei far finta che lui fosse un ragazzo normale e non un demone), lo baciò, lo spinse sempre più verso l’ orlo del dirupo, si avvinghiò a lui e lui fece lo stesso con lei, ed infine si buttarono insieme.
Durante la caduta Andy si trasformò e si fece vedere con quella che era la sua vera forma: la forma di un Angelo Custode, anzi dell’ Angelo Custode di Elisabeth e le disse:”Ricordati che anche se non mi vedrai io ci sarò sempre a proteggerti. Ora non ci credi, ma ti accorgerai che ti sto salvando la vita anche in questo preciso istante quando ti risveglierai.” E come in un sogno, poco prima di toccare terra, Elisabeth vide farsi tutto nero intorno a lei finché non spalancò gli occhi nella stanza di un ospedale. Accanto a lei c’ era la sua migliore amica che, anche se doveva partire, era rimasta con la madre ed aveva lasciato il padre andare via da solo. Elisabeth era stata in coma per una settimana dopo essere scivolata dalla “Gola della morte” ed i medici le dissero che era salva solo grazie ad un miracolo, ma la nostra protagonista sapeva bene che non era stato un miracolo a salvarla, bensì Andy il suo amato Angelo Custode.
 
  
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