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Autore: KatherineWinchester    21/09/2013    1 recensioni
A Castiel non era mai passato per la testa di trovare un modo per svignarsela dal Purgatorio e tornare sulla terra o, magari, in Paradiso. Pensava di meritare quello che gli era successo, che rischiare continuamente di essere annientato da un mostro qualsiasi fosse una punizione più che giusta per quello che aveva fatto ai suoi fratelli, ai suoi amici, a Dean stesso.
[...] Si ritrovò di fronte due figure maschili in completo scuro.
[Spoiler 8x07]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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''I DON'T WANT TO BE SAVED''

 



Dopo che Dean era riuscito a fuggire dal Purgatorio, quel posto, se possibile, aveva un'aria ancora più inquietante e sinistra agli occhi di Castiel, forse perché per la prima volta si trovava completamente solo in quella terra di mostri.

Certo, aveva passato mesi (se non anni.. non era sicuro di come funzionasse il tempo laggiù) vagando da solo per quella che somigliava ad una foresta senza via d'uscita, ma percepiva comunque la presenza di Dean, il quale non aveva smesso di cercare l'amico angelo dal momento in cui, dopo essere finiti laggiù, se n'era andato all'improvviso.
Ogni notte, il cacciatore non faceva che pregarlo di tornare da lui.
Castiel non aveva mai risposto a nessuna di quelle preghiere perché sapeva che, se fosse tornato da Dean, non avrebbe fatto altro che causargli ulteriori problemi. Dopotutto, era l'unico angelo in una terra di abomini. Si sentiva come se sulla sua testa pendesse un'enorme insegna al neon con su scritto 'SONO QUI. VENITE A PRENDERMI'.

Aveva già messo Dean abbastanza nei guai. Sentiva che era sua la colpa se erano finiti in Purgatorio, dal momento che se non avesse aperto quel maledetto portale e non avesse fatto uscire quei maledetti Leviatani, il suo amico sarebbe stato ancora sulla terra, al sicuro (se mai lo era stato).
Stargli lontano per non attirare l'attenzione delle creature del Purgatorio anche su di lui era il minimo che avrebbe potuto fare. Ed era, infatti, ciò che aveva fatto.

Ma Castiel non aveva fatto i conti con l'ostinazione di Dean, il quale, nonostante non avesse mai ricevuto alcuna risposta alle sue preghiere, aveva comunque continuato a cercarlo, riuscendo a trovarlo, non senza qualche difficoltà, e mettendolo al corrente del suo piano per uscire da quel posto abominevole.

A Castiel non era mai passato per la testa di trovare un modo per svignarsela dal Purgatorio e tornare sulla terra o, magari, in Paradiso. Pensava di meritare quello che gli era successo, che rischiare continuamente di essere annientato da un mostro qualsiasi fosse una punizione più che giusta per quello che aveva fatto ai suoi fratelli, ai suoi amici, a Dean stesso. Ma quest'ultimo, dopo averlo trovato, lo aveva praticamente costretto a seguirlo ed appoggiarlo nel tentativo di uscire da quel luogo di sofferenze.

''Non me ne vado da qui senza di te'' gli aveva detto.

Non poteva non assecondarlo. Non poteva essere anche la causa della permanenza in Purgatorio del suo amico. Perciò lo aveva seguito, nella speranza che, se fossero riusciti a trovare veramente una via d'uscita, avrebbe trovato il modo di tirarsi indietro nel momento in cui avrebbe avuto la certezza che Dean era al sicuro, lontano da lì.

E adesso, Castiel era davvero solo, totalmente solo. Eccezion fatta per le centinaia di migliaia di creature malvagie dalle quali continuava a scappare e nascondersi.

 

Si trovava davanti alle acque del Purgatorio, le stesse acque nei pressi delle quali Dean e Benny lo avevano trovato tempo prima, intento a lavarsi dal viso lo sporco che aveva accumulato durante le sue innumerevoli fughe, chinato sulle ginocchia a sciacquarsi con quell'acqua che sperava, invano, potesse purificarlo dai suoi peccati, quando un fruscìo dietro gli alberi catturò la sua attenzione.

Si alzò di scatto e si voltò in direzione degli alberi, ma non vide nulla.
Socchiuse gli occhi per concentrarsi e focalizzare qualcosa che magari non era riuscito a visualizzare un secondo prima, ma ancora nulla.

Nell'esatto momento in cui fece per chinarsi di nuovo, un fruscìo d'ali dietro le sue spalle lo portò a voltarsi per la seconda volta.

Si ritrovò di fronte due figure maschili in completo scuro.

Qualcosa dentro Castiel gli fece capire che non si trattava di Leviatani, e neanche di altre creature con cui era venuto a contatto in Purgatorio in precedenza. Non appartenevano a quel posto, ne era certo, ma non riuscì comunque a capire chi fossero.

All'apparenza, potevano sembrare due ragazzi sulla trentina.
Uno aveva i capelli scuri, leggermente lunghi e mossi, tirati all'indietro, gli occhi grigi tendenti al verde, e sul viso un accenno di barba che gli evidenziava i contorni della mascella quadrata.
L'altro aveva i capelli biondo platino, molto corti, gli occhi chiarissimi, il viso pallido perfettamente liscio.

Le espressioni sui loro volti erano pressoché identiche, serie, dure, indagatrici.
Fissavano Castiel, il quale si sentì a disagio. Si sentiva come se lo stessero giudicando in silenzio.

''Castiel'' esordì il più alto dei due, quello moro, che era anche il più vicino all'angelo.
Sapevano il suo nome. Dovevano conoscerlo sicuramente.
''Chi siete?''
''Come!? Non lo vedi!?'' replicò lo stesso che aveva parlato in precedenza, le mani dietro la schiena. Si guardò intorno.
''A quanto pare, questo posto ha influenzato in maniera negativa le tue abilità angeliche.''
Alzò un sopracciglio e si voltò verso il suo compagno, che rimase impassibile.
Puntò, poi, di nuovo lo sguardo su Castiel, il quale lo fissava con gli occhi socchiusi, come se stesse cercando di concentrarsi per visualizzare sul volto di quell'uomo qualcosa che gli permettesse di capire chi o cosa fosse.

''Io non..'' Castiel era sempre più confuso.
L'uomo dai capelli scuri sbuffò col naso. Si sporse verso Castiel e bastò che gli sfiorasse appena la fronte con due dita perché l'angelo spalancasse gli occhi e mettesse a fuoco le aure luminose che avvolgevano i due esseri che aveva davanti.
''Angeli'' disse, sorpreso, abbassando lo sguardo e fissando il vuoto.
''Ma come..''
L'angelo moro gli impedì di concludere la domanda.
''Non ha importanza come siamo entrati. L'importante è che siamo qui.''
Si guardò ancora intorno per poi guardare di nuovo Castiel.
''Siamo qui per te, Castiel.''

A quel punto, Castiel pensava di aver capito tutto. Erano venuti a salvarlo, a riportarlo indietro. Ma lui non voleva tornare indietro, no. Non ne aveva mai avuto l'intenzione, neanche quando Dean gli aveva offerto una via d'uscita.

''State sprecando il vostro tempo. Io non voglio essere salvato.''

L'angelo biondo, che fino a quel momento non aveva proferito parola, si accigliò e fece un passo in avanti.
''Salvarti!? Non mi pare che qualcuno abbia detto che siamo qui per salvarti!''
L'angelo moro alzò una mano per farlo tacere, senza spostare lo sguardo da Castiel, e l'altro esitò un attimo per poi tornare al suo posto.

Era evidente che ci fosse una sorta di gerarchia tra i due angeli.
Il moro era un superiore del biondo, e per Castiel fu come rivedere il vecchio sé, il Castiel pre-ribellione, il Castiel che impartiva ordini ma che ne riceveva anche, il Castiel guerriero di Dio, il Castiel soldatino perfetto.

L'angelo moro parlò con voce tranquilla ma minacciosa.
''Abbiamo l'ordine di tirarti fuori da qui. Tu ci servi, Castiel. Abbiamo dei progetti per te. Ma sia chiaro che questo non significa che tornerai in Paradiso, non dopo quello che hai fatto. Un giorno potrai farlo, forse. Sarà lei a deciderlo.''
''Lei!? Lei chi? Di cosa stai parlando?''
Castiel li guardò con un espressione torva sul volto. Sapeva bene che quelle parole non preannunciavano nulla di buono. Erano simili a quelle che aveva usato lui stesso quando aveva salvato Dean dalla perdizione, per farlo praticamente passare da un Inferno ad un altro, cedendolo a Michele che lo avrebbe usato durante l'Apocalisse.

La sua espressione si fece, perciò, ancora più cupa.

''Per il momento non hai bisogno di sapere altro. Sappi che è inutile opporre resistenza. Ci servi, fine della discussione. Abbi la decenza di obbedire dopo il dolore che hai causato in Paradiso. Fosse stato per me, saresti rimasto a marcire quaggiù in eterno. Ma.. i piani sono altri..''

Castiel avrebbe voluto volatilizzarsi nell'esatto momento in cui l'angelo aveva menzionato lo sterminio che aveva fatto in Paradiso, ma sapeva che sarebbe stato inutile. I due angeli lo avrebbero trovato in qualsiasi angolo si fosse nascosto, anche perché al momento i loro poteri erano di gran lunga superiori ai suoi. E poi, avrebbe anche rischiato di farli uccidere da qualche creatura presente nel Purgatorio e non voleva essere ancora una volta responsabile della morte di altri angeli. Perciò tentò di farli ragionare.

''Ascoltate, fratelli. Ho commesso degli errori imperdonabili, lo so bene. Ed è per questo che la cosa migliore per me e per voi tutti è che io rimanga in Purgatorio. Qui io posso espiare e...''
L'angelo moro lo zittì con lo stesso gesto con cui aveva messo a tacere poco prima l'altro angelo. Si rivolse a Castiel duramente.
''Fa' silenzio! Non ti devi permettere di stabilire ciò che è meglio per noi angeli. Non più.''

A Castiel era chiaro che le parole non sarebbero servite a nulla. I due angeli non avrebbero mai ceduto alle sue richieste. Avrebbero portato a termine la loro missione di salvataggio, anche se gli avevano fatto capire benissimo che non si trattava di un vero e proprio salvataggio. D'altronde, conosceva bene quelle che erano le loro 'impostazioni di fabbrica'. Tutti gli angeli erano programmati per obbedire agli ordini che provenivano dall'alto. Un tempo anche lui era stato così. Quel tempo sembrava ormai così lontano, eppure erano trascorsi solo quattro anni, quattro anni di libero arbitrio e di sbagli che paragonati a centinaia, migliaia di anni passati a servire il Paradiso potevano sembrare un nonnulla, ma erano stati sufficienti ad allontanarlo dalla sua casa non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Sentiva.. no.. sapeva di non appartenere più a quel luogo.

E non apparteneva neanche alla terra. Non solo perché non era umano, ma anche perché gli unici umani che poteva definire suoi amici probabilmente non avrebbero voluto più avere nulla a che fare con lui.

Era questo che stava cercando di far capire ai due angeli che si erano presentati da lui per portarlo via.

Scosse la testa, senza mostrare alcun segno di cedimento.
''Io non verrò con voi. Non voglio essere salvato.''
''Non è una tua decisione, Castiel.''
''E chi vi assicura che, una volta lassù, che sia la terra o il Paradiso, farò quello che direte?''
''Abbiamo i nostri.. sistemi.''
L'angelo moro accennò un sorriso.
''Non ricorderai nulla, comunque.''

Castiel sapeva che quando gli angeli progettavano qualcosa non c'era modo di opporsi. E qualsiasi cosa stessero architettando in quel momento, non era nulla di buono, sicuramente non per lui.
Non poteva permettersi di fare altri casini, di deludere ancora una volta i Winchester.

Perciò, anche se fino a quel momento aveva evitato di farlo, non vide altro modo di sottrarsi da loro se non volatilizzandosi, nella speranza che.. non sapeva neanche cosa sperare ormai.

Si rivolse un'ultima volta ai due angeli.
''Io..''
Nell'esatto momento in cui aprì bocca, l'angelo moro alzò la mano sinistra e gli toccò la fronte con l'indice e il medio.

 

Castiel si ritrovò sul ciglio di una strada.
Si guardò intorno, confuso come non mai. Quello sicuramente non era il Purgatorio.
Il suo sguardo si posò su un'insegna che era posta di fronte a lui. Si trovava nell'Illinois.
Com'era finito lì?
Un attimo prima era in fuga da alcuni Leviatani che lo avevano trovato mentre era seduto sotto ad un albero a rimuginare sulle sventure che si erano abbattute su di lui e su quelle che lui stesso aveva fatto abbattere sugli altri, e ora eccolo lì.

Era impossibile uscire dal Purgatorio. Impossibile. Almeno per lui. Dean c'era riuscito, ma la situazione era diversa. Ce l'aveva fatta grazie ad un portale che poteva essere oltrepassato solo dagli umani. Anche quando aveva assecondato Dean nella sua missione di portare tutti in salvo, Castiel non aveva la certezza che sarebbe stato in grado di attraversare il portale, essendo un angelo. E poi, Dean voleva andare via. Lui no.

Aveva iniziato a camminare senza neanche accorgersene, perso com'era in quei pensieri, quando una Chevy Impala del '67 gli sfrecciò accanto.


 

- THE END-

  
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