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Autore: SexWick_GG    22/09/2013    9 recensioni
“Stiles è in ospedale. Ha tentato il suicidio.”
Il mondo sembra crollare addosso a Derek, che, senza nemmeno accorgersene, sta piangendo. Lo sapeva che la notte era la parte più dura, dove i pensieri e le paure possono mangiarti vivo.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
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...BEFORE YOUR LIFE IS OVER

 

 

La notte è la parte più dura, lo sa bene Derek, che sdraiato sul suo comodo letto, con le braccia dietro il capo come fossero un cuscino, combatte contro i propri pensieri. Solo un misero raggio di una mezza luna lontana filtra attraverso i vetri spessi e opachi nella stanza del ragazzo, che, immobile, fissa un punto vuoto nell'oscurità della sua camera da letto.

È un di quelle notti fragili, dove una persona, per quanto forte alla luce del giorno, è in grado di cadere in mille piccoli pezzi, sparsi qua e la sul pavimento. È una di quelle notti in cui non bisognerebbe trovarsi da soli, bensì, la soluzione migliore, sarebbe quella di avere qualcuno da stringere forte e da proteggere, qualcuno a cui dimostrare quanto sia forte il cuore di una persona coperta da cicatrici.

E Derek potrebbe avere chiunque, lo sa bene che con quell'aspetto, con quegli occhi verde smeraldo e quel sorriso che compare di rado, con quell'accenno di barba che gli ricopre le guance e poco meno la mascella perfettamente disegnata, con quel fisico perfettamente scolpito da ore e ore di duri allenamenti, di sacrifici che lo fanno apparire un bronzo di Riace e quei capelli neri, curati e sempre al loro posto; lo sa bene di piacere, di risultare dannatamente attraente anche grazie all'alone di mistero che lo ricopre. Potrebbe avere chiunque, andare in qualche locale o imbucarsi a qualche festa di liceali ubriachi e portarsi a casa una bionda da scopare o magari una mora, giusto per passare la notte. Potrebbe, ma non lo fa; non lo fa perché a lui importa di una sola, fottutissima persona. Quella persona che lo sta facendo rimanere sveglio tutta la notte a fissare un punto impreciso; quella persona che lo sta torturando da mesi ormai, con quel suo comportamento sempre inopportuno e con la battuta sempre pronta, come se la vita fosse solo uno stupido gioco; incline alle regole come se ne fosse allergico e il suo modo impacciato di muoversi che lo rende dolce e un po' goffo; quella persona che fino a poco meno di un anno fa detestava e ora, ora avrebbe fatto di tutto pur di stare con lui, con Stiles. Stiles lo stesso che è il migliore amico di Scott, di Isaac, il figlio dello sceriffo, il pessimo giocatore di lacrosse, il ragazzo perdutamente innamorato di Lydia e lui, Derek, era perdutamente innamorato di Stiles.

 

 

Non saprebbe dire esattamente quando ha cominciato a pensarlo, forse da quando l'ha salvato in piscina prima che il Kanima potesse ucciderlo, o forse fin dall'inizio, quando si trovavano nella stessa auto e Derek non faceva altro che guardarlo con la cosa dell'occhio cercando di reprimere il battito accelerato del suo cuore, lo osservava come fosse il suo piccolo segreto e forse lo era, lo era realmente. Forse non gli ha mani nemmeno dato veramente fastidio quel suo sarcasmo, perché lui lo sapeva, lo sapeva che era solo una maschera, l'unica difesa che quei sessantacinque chili di pelle chiara e ossa fragili possedevano.

Ma sapeva che non sarebbe cambiato nulla, Stiles lo odiava, lo detestava, sentiva quanto fosse indesiderato da lui ogni volta che se lo trovava di fronte. Non sarebbe cambiato nulla e questa era la cosa che feriva maggiormente. Si era inventato mille identiche scuse per giustificare le notti insonni, come questa, passate a pensarlo, a volerlo vicino, una volta si era pure ritrovato a piangere come un bambino cercando di non pensare agli occhi scuri del giovane, alle sue labbra morbide, a come sarebbe stato sfiorarle, al suo corpo che era certo combaciasse perfettamente con quello di lui, lui così uomo, l'altro poco più che un ragazzo di diciassette anni con il viso pulito, senza nemmeno un accenno di barba, fragile, solo e bisognoso di protezione.

Mille pensieri, mille scuse che si perdevano in quel misero punto vuoto senza significato; un'altra notte insonne che andava via via perdendosi tra le molte altre, identiche, prima che il telefono squillasse. Una voce, poche parole e il tonfo del telefono che si frantuma sul pavimento mentre Derek, con gli occhi spalancati e il terrore dipinto sul volto, si lascia cadere sulle ginocchia tremolanti.

 

“Stiles è in ospedale. Ha tentato il suicidio.”

 

Il mondo sembra crollare addosso a Derek, che, senza nemmeno accorgersene, sta piangendo. Lo sapeva che la notte era la parte più dura, dove i pensieri e le paure possono mangiarti vivo.

 

 

L'ospedale ha sempre avuto quell'odore pungente di morte, di sangue; i muri eternamente impregnati di preghiere che Dio non avrebbe mai realmente ascoltato. Preghiere che sono per lo più uno sfogo quanto meno inutile, servono solo a togliere quel poco di dolore da sembrare di poter sopravvivere, quando invece lo sanno tutti che in realtà non si sopravvive, si muore, poco a poco, ogni giorno.

Le luci al neon sono forti, troppo per un paio di occhi che hanno da poco smesso di vivere la tempesta.

Derek si avvicina a passo svelto alla camera dove è ricoverato Stiles, trovando all'esterno i volti stanchi di Scott e gli altri e uno sconvolto sceriffo Stilinski. Inutile dire la sofferenza e la delusione dipinte sul suo volto; la delusione di non essere riuscito a fermare il proprio figlio, a salvarlo perché “infondo che importa lavorare giorno e notte, tutta la settimana, tutte le settimane cercando di salvare le persone dall'inferno e poi non riuscire a salvare il proprio figlio da se stesso”.

Queste parole risuonano dire e tristemente vere all'interno di quelle mura bianche e odoranti di candeggina, mentre proprio dietro di lui suo figlio se ne stava sdraiato su di un letto, sfiorato da una morte volute. Vane le solite parole di conforto, quelle che ormai sono diventate abituali, usate per nascondere verità terrificanti. E Derek, li in piedi, con gli occhi fissi chissà dove, avrebbe voluto prendere a pugni ognuno di loro. Come avevano potuto? Come diavolo avevano potuto lasciare che il suo Stiles facesse una cosa simile? Ma forse la vera domanda era come lui avesse potuto lasciare che accadesse e non accorgersi della sofferenza di colui che amava.

 

“Serve qualcuno che rimanga per la notte, a controllare che non accada nulla.”

 

Le parole di Melissa erano chiare: non lo si poteva lasciare solo.

 

“Resto io.”

 

La convinzione con cui Derek lo disse fece stupire tutti. Gli sguardi posati sul licantropo quasi fosse un fantasma, ma il suo tono era fermo e deciso, nessuna esitazione nei suoi occhi verdi. Voleva restare, ma nessuno ne capiva il motivo.

 

Avvicinarsi a quello Stiles inerme, con il battito leggero quasi da sembrare inesistente, fu difficile. Fino a poco tempo prima avrebbe fatto di tutto pur di farlo stare in silenzio per due minuti consecutivi, ma ora i minuti passavano e diventavano ore e Derek avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sentire la sua voce. Addormentarsi era escluso, i suoi occhi non ci pensano proprio a chiudersi, così resta lì, seduto accanto al capezzale, con una mano stretta a quella del diciassettenne, a guardarlo dormire.

 

“Devono essere disperati se hanno messo te a farmi da baby-sitter, Derek.”

 

Derek sorrise. Per quanto quella frase dovesse essere intesa come una frecciatina, era felice di sentire la sua voce.

 

“Sì, credo proprio di si.”

 

La mano sempre su quella di Stiles, come a dirgli – io non ti abbandono -.

 

“Se sei qui per uccidermi per quello che ho fatto, fa pure, completeresti l'opera.”

“Sei un'idiota, Stiles. Perché l'hai fatto?”

“Volevo vedere se era vera la storia della luce in fondo al tunnel, sai, quella che dovresti vedere quando stai morendo e quel senso di leggerezza...uhm credo siano solo stupide storie.”

 

Sempre quel dannato sarcasmo.

Sempre quella dannatissima maschera, non la toglieva nemmeno lì, nemmeno con lui.

 

“Senti, qualsiasi ragione ti ha spinto a farlo, tagliarsi le vene e ingoiare pillole non è la soluzione. É la strada più facile, ma non è la soluzione.”

 

Certo lo diceva proprio lui; lui che quando aveva perso la sua famiglia nell'incendio, l'unica cosa che voleva era infilarsi una pallottola nel cranio. E l'avrebbe fatto se sua sorella Laura non l'avesse fermato, salvandolo dall'abisso in cui stava cadendo.

 

“E quale sarebbe, la soluzione?”

 

La voce di Stiles è tremante, quasi tema la sua stessa domanda.

 

“Combattere.”

 

Risponde Derek, mentre gli occhi di Stiles lo fissano stupiti come avesse appena detto chissà quale assurdità. Dopo qualche secondo la sua testa si poggia delicatamente al cuscino dietro di lui e le parole fuoriescono dalle sue labbra come il canto degli usignoli dopo una tempesta.

 

“L'ho fatto perché avevo bisogno di sentirmi vivo, per un fottuto secondo io avevo bisogno di sentire che batteva ancora un cuore dentro il mio petto. Ormai mi sento sempre più insensibile, come se le cose non mi toccassero minimamente. Poi ho visto il sangue, ho sentito dolore e la testa girava e improvvisamente era come se tutta la sofferenza si fosse riversata dentro di me e mi sono sentito solo. Sai cosa significa sentirsi soli, a pezzi, costantemente fuori luogo?...”

 

La voce semi rotta dal pianto crescente che desidera uscire e nei suoi occhi si nota la dura lotta contro le lacrime. Non avrebbe mai pianto davanti a Derek, non avrebbe mai permesso che quelle lacrime uscissero. Tira un lungo sospiro prima di continuare.

 

“...E il mondo non ti capisce, non fa nulla per capirti e vorresti solo scappare, ma non puoi farlo, non ti è permesso, altrimenti deluderesti tutti anche se alla fine è quello che succede sempre: deludi tutti. E se scappassi sai che non ti sentiresti meglio in nessun posto perché sei un errore e te lo sei sentito dire così tante volte che alla fine te ne sei convinto. Sentirsi preso in giro in continuazione, essere sempre sull'orlo di crollare e sai che non c'è nessuno lì a salvarti perché la gente ha i suoi problemi e non nota nemmeno se stai male...”

 

La sua lotta è persa: le lacrime scendono a dirotto sai suoi grandi occhi scuri. La sua mano stringe quella di Derek con una forza mai avuta da quel ragazzino, la forza del dolore. Ma non c'è bisogno di continuare perché Derek lo fa al suo posto.

 

“Vuoi solo essere qualcun altro, avere un'altra vita e ti chiedi perché il peggio debba capitare sempre a te, agli altri sembra che vada sempre tutto bene, non è vero? Ti senti come se fossi alla disperata ricerca di qualcosa che riesca a salvarti, un'ancora a cui aggrapparti prima che tutto finisca. Sei stanco di tutti quelli che ti circondano e in loro non riesci a vedere nemmeno un sorriso che possa essere definito tale, perché ti sembra che si prendano solo gioco di te...”

 

Gli occhi di Stiles puntati su Derek, che continua senza esitazioni, mentre il suo tono si fa via via più lieve e triste.

 

“...ti senti bloccato in un mondo che odi, che non fa per te e dentro stai sanguinando, stai morendo. Ti colpiscono quando sei già a pezzi, pugnalandoti alle spalle e poi chiedendoti scusa, come se questo potesse farti stare meglio. Non starai meglio, e mentre tu stai piangendo sotto la doccia, loro stanno ridendo. E la cosa peggiore sono tutte le domande che ti poni a cui nemmeno tu sai rispondere.

So esattamente come ti senti, Stiles. So perfettamente cosa significhi indossare una maschera per non mostrarti debole ed insicuro. Ma devi alzarti e combattere, non puoi lasciare vincere i tuoi demoni...”

 

I loro sguardi incatenati uno all'altro li rendevano una cosa sola.

 

“...A quanto pare a te non interessa se ti fai del male, ma ascolta, la morte non può farti nulla, Stiles, colpisce le persone che ti sono vicino, ok? Tutte le persone che verranno al tuo funerale, che cercheranno di immaginare come sarà la loro vita d'ora in poi, senza di te. Forse tu credi che a loro non interessi, ma non è così, a loro interessa e il vuoto che lascerai dentro di lui, quell'incolmabile vuoto dentro ai loro cuori sarà terribile e tu non puoi volerlo sul serio.”

 

Ora era Derek che stringeva con forza la mano di Stiles, una forza diversa: la forza dell'amore.

 

“Ma a te cosa importa? Tu mi odi!”

“No, non ti odio e se tu morissi io diventerei pazzo e sai il perché? Perché io ti amo, Stiles, ti amo e non posso immaginare il resto della mia stupida vita senza di te, senza il tuo sorriso e i tuoi occhi e pure quella tua stramaledetta ironia che non sopporto.”

 

Una frase gettata fuori tutta d'un fiato e quel – ti amo – così importante era uscito spontaneo dalla calde labbra di Derek, eppure quella dichiarazione sembrava così dura e irreale.

Senza dire altro, lasciò la mano di uno Stiles rimasto per la prima volta senza parole e uscì dalla stanza, aveva bisogno di aria.

 

L'aria fresca e un poco pungente di un autunno ormai alle porte sfiora il viso di Derek , che, solo nel parcheggio dell'ospedale, crolla. Le ginocchia scivolano contro il cemento grigio dell'asfalto, le mani a terra e gli occhi gonfi e disperati, che lasciano finalmente andare tutto il dolore represso. Era la seconda volta in quella sera che Derek piangeva.

Una mano tremante e debole si posa sulla sua spalla, Derek si volta, trovando Stiles inginocchiato accanto a lui, non lo aveva nemmeno sentito arrivare; lo guarda con le labbra leggermente schiuse e gli occhi pieni d'amore e compassione. Il respiro di Derek va via via calmandosi sotto il tocco affettuoso di Stiles.

 

“Vuoi sapere una cosa, Derek? Sai a chi pensavo nell'esatto momento in cui stavo nella vasca, con la lama in mano che aveva appena squarciato i miei polsi , dopo che avevo già ingoiato un tubetto di pillole? Sai a chi pensavo? A te. Perché ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il tuo volto serio, duro come la pietra che ad un certo punto si apriva nel sorriso più bello che Dio avesse mai donato a qualcuno. Chiamami pazzo se vuoi, ma il tuo pensiero mi faceva stare meglio, mi alleviava tutto il dolore, la tua presenza mi avrebbe addirittura salvato e credimi, tu stanotte mi hai salvato.”

 

Le esigue luci del parcheggio rendono ancora più belli gli occhi color verde foglia di Derek e le ombre prodotte dal contrasto chiaro-scuro delineano i polsi fragili e fasciati di Stiles. Lo sguardo del licantropo si posa prima su di essi e poi sulle labbra rosee del giovane, desiderando con tutto se stesso di curare il suo dolore con un bacio. Ed è quello che decide di fare.

Non deve percorrere tanta strada perché incontra quelle di Stiles a metà. Tutto in quel bacio sembra perfetto. È uno di quei baci veloci, quasi che nessuno dei due si aspettasse di riceverlo, eppure entrambi lo avevano cercato, lo avevano bramato da una vita. Baciare Stiles per Derek in quel momento fu come entrare in paradiso, nonostante lui fosse un demone, un abominio della natura.

Con il sapore del ragazzo ancora sulle labbra, Derek si alza, porgendo una mano all'altro per aiutarlo, ma questo si alza di scatto e gli offre uno di quegli abbracci che si danno quando l'altra persona è sull'orlo di crollare, uno di quegli abbracci che salvano la vita.

 

“Dai, rientriamo.”

 

Lo incita Derek, sciogliendosi dall'abbraccio anche se controvoglia. Ci sarebbe rimasto per sempre tra quelle braccia minute.

 

“Non rientrerò in quel posto, scordatelo. Non ce la faccio.”

 

Stiles immobile, illuminato dalla poca luce prodotta dai lampioni. Il suo sguardo puntato a terra quasi si sentisse in colpa, le sue mani chiuse a pugno. Derek sa cosa significhi sentirsi sbagliati e lottare contro se stessi per tenere a bada il dolore, crollare e cercare di non fare troppo rumore. Sa cosa significa, per questo prende la sua mano e lo guida verso la sua Camaro nera parcheggiata poco distante.

 

“Ti porto a casa. Starai bene.”

“Non voglio tornare a casa, non posso tornare e trovare mio padre, non posso leggere la delusione le suoi occhi, non riuscirei a sopportarlo.”

“Allora andiamo a casa mia.”

 

Senza altre parole i due salgono in macchina, la strada non è molta, anche se non si può dire che la casa di Derek sia accogliente: non ci sono tanti mobili, solo un tavolo di legno rezzo con delle sedie posti alla belle e meglio vicino ad una vetrata gigantesca e opaca dallo sporco, dalla quale filtravano i raggi della luna non piena e delle misere luci della città circostante; poco distante un divano semplice, ricoperto da una stoffa grigia, un poco malandata; in un angolo degli armadietti di legno scuro, contenenti probabilmente del cibo in scatola di poco prezzo; accanto un piccolo frigorifero di colore bianco sporco e le maniglie in acciaio, ricoperto da post-it colorati con diversi appuntamenti e scritte di vario tipo, la scrittura di Derek non era facilmente decifrabile. Alla sinistra dell'entrata una scala di ferro arrugginito, ripitturata di vernice scura, avente la forma di una chiocciola che portava al piano di sopra. Quella è la strada che i due prendono. Non che la stanza del piano superiore fosse diversa: stessa vetrata sporca, un letto matrimoniale sfatto, due comodini di legno, poco ricamati e sovrastanti da delle lampade da camera bianche. Sul comodino di destra un libro con la copertina alzata e un segnalibro posto circa a metà libro o poco più, portava il titolo de “I dolori del giovane Werther”. Faceva un certo effetto pensare Derek seduto sul suo letto a leggere quel libro e immedesimarsi nel personaggio di Werther appunto, perso in un amore quanto meno impossibile e non ricambiato. Sul viso di Stiles si forma un sorriso compiaciuto, immaginando l'uomo serio dietro di lui cedere a certe emozioni. Ma quello che colpisce la sua attenzione sono delle fotografie in cima ad un cassettone di lacero, raffiguranti principalmente Derek e qualche membro della sua famiglia.

 

“Credevo che se avessi fotografato i momenti più belli assieme alle persone a me care non avrei perso nessuno di loro, non li avrei mai scordati e li avrei portati con me per sempre. Tutte quelle fotografie mi ricordano quante persone ho perso e ora ho quasi dimenticato la voce di ognuno di loro.”

 

Lo sguardo di Derek puntato su quelle fotografie, erano l'unica cosa per lui davvero importante, l'unica probabilmente che gli desse un motivo per non crollare.

Gli occhi pieni di ricordi e di tristezza per i giorni non vissuti, strappati a lui e alla sua famiglia. Non sarebbe mai stato più lo stesso, le tragedie ti cambiano e una parte di lui era andata in cenere quella notte nell'incendio.

 

“Mi succede la stessa cosa con mia madre – la voce di Stiles interrompe i pensieri di Derek – io non me la ricordo, più passano i giorni e più l'immagine di le va svanendo e l'unica cosa che rimane è il dolore, mi aggrappo a quello per provare che non ancora vivo.”

 

Le luci che filtrano dalla vetrata invadono Stiles, immobile nella stanza, vestito ancora con la camicia ospedaliera, mentre Derek gli porge dei vestiti comodi per dormire per poi dirigersi verso il bagno.

 

 

Il rumore dell'acqua che scende dalla doccia invade il silenzio caduto sull'appartamento. Stiles, sdraiato sul letto con indosso i vestiti di Derek, si rilassa ascoltando le gocce cadere una dopo l'altra sul corpo del ragazzo oltre la porta.

Un senso di calore invade le sue morbide guance ripensando alla dichiarazione di Derek all'ospedale, il suo ti amo così inaspettato e il bacio che entrambi in quel momento avevano voluto così intensamente. In un minuti tutte le immagini di lui e Derek gli passano davanti agli occhi, chiedendosi come sono arrivati a quel punto: la notte in cui Scott venne morso, il ritorno a Beacon Hills di Derek, tutte le volte in cui lo ha accusato di reati che in realtà non aveva mai commesso, i momenti passati sulla stessa auto e quelli in cui uno salvava la vita all'altro, come se fossero sempre stati destinati ad incontrarsi, a stare insieme; l'amore mascherato da un odio reciproco, il desiderio nascosto dietro ai litigi e poi il suo tentato suicidio: lui da solo in quella vasca, coperto dal suo sangue, la vista offuscata a causa delle pillole e il dolore lancinante che sembrava non dovesse finire mai. Sembrava la fine e avrebbe potuto esserlo se il suo angelo custode non lo avesse salvato, se in quel momento l'immagine di Derek che sorrideva non gli fosse tornata in mente, allora sì, sarebbe morto.

Il rumore più intenso dell'acqua fa tornare Stiles alla realtà, il suo stomaco sembra percepire qualcosa che non aveva mai sentito prima, si sente leggero, vero, innamorato.

Come preso da un lampo improvviso, si alza da letto e si incammina verso la porta del bagno, è socchiusa, la apre lentamente. Il vapore creato dall'acqua calda lo inonda, creando uno strato semi bagnato sulla sua pelle chiara. A meno di un metro da lui la sua ancora di salvezza quasi del tutto coperto da uno strato di vapore, i suoi capelli neri scombussolati dalle mani, che si spostano con movimenti imprecisi e casuali sul resto di quel bellissimo corpo, gli occhi chiusi e l'aria assente. Stiles non può fare a meno di guardarlo, i suoi occhi puntati sul Derek bagnato di fronte a sé, vorrebbe poterlo sfiorare con delle carezze leggere per non rovinare l'aspetto da duro costato anni fi fatica e sacrifici. Senza nemmeno accorgersene si sta avvicinando sempre di più alle tende quasi totalmente aperte della doccia; allunga una mano davanti a sé per scostarle sempre di più, ed è in quel momento che Derek si accorge della sua presenza, i suoi occhi puntati in quelli del diciassettenne, che, come estraneo al suo corpo, se ne sta in piedi a fissarlo.

L'acqua calda e incessante della doccia lascia delle piccole macchie sulla maglia di Stiles. Con non si sa quale coraggio, avvicina le dita al petto di un Derek fragile, senza difese. Lentamente, i loro visi si fanno sempre più vicini, così vicini che uno è in grado di percepire il respiro dell'altro sulla pelle, poi improvvisamente le loro labbra azzerano la poca distanza rimasta, combaciando perfettamente, come se Dio le avesse create per incastonarsi alla perfezione e fondere due persone in una sola.

Il momento di indecisione da parte di entrambi lascia spazio al desiderio di averne di più, sempre di più. Il bacio diventa più duro, le mani di Derek poggiate sul viso di Stiles, quelle di quest'ultimo lottano un attimo prima con le ciocche di capelli scure e morbide del licantropo e un attimo dopo con la sua schiena nuda e bagnata dall'acqua che ancora scorre.

Ora sono le lingue dei due a reggere il gioco, una insegue l'altra in una corsa senza fine; gli occhi chiusi come fossero in un sogno e i loro corpi, spinti dal piacere, si accarezzano dolcemente.

 

“Ti voglio.”

 

La voce roca e sensuale esce come un soffio d'aria leggero dalle calde labbra di Stiles andando a sfiorare le orecchie di Derek. Un fremito percorre la sua schiena muscolosa.

 

“Non posso. Non posso farlo.”

 

Dice Derek con un profondo respiro.

 

“Puoi, puoi.”

 

Stiles con gli occhi ancora chiusi percorre con una mano l'addome dell'uomo davanti a sé, creandogli un leggero strato di pelle d'oca, fino a raggiungere il suo membro muovendosi lentamente su e giù.

La mano delicata di Stiles fa perdere letteralmente le forze a Derek, che l'unica cosa a cui riesce a pensare è al ragazzo innocente che ha davanti, con i polsi ancora fasciati, il volto stanco, i vestiti fradici a causa dell'acqua e quel corpo bisognoso di amore. Il ragazzo che ama poche ore prima ha tentato il suicidio perché si sentiva solo, e ora è lì nella doccia assieme a lui, ancora vestito ma svestito di dolore e odora di speranza, di sogni, di passione. Ne ha bisogno e Derek è l'unico che può darglielo, eppure ha paura, teme di rovinare la semplicità di quel ragazzo di diciassette anni, teme che possa crollare in pezzi da un momento all'altro, anche solo con una carezza, solo con un bacio, il suo bacio.

Ma Stiles continua imperterrito con il movimento afrodisiaco sui genitali di Derek, lasciandogli ogni tanto qualche leggero bacio sul sollo.

 

“Lasciati andare, Derek.”

 

E Derek lo fa: si lascia finalmente andare. Prende il viso di Stiles tra le sue grandi mani e lo bacia prima di sollevarlo da terra, lasciandolo poi cadere sul letto e lui sopra.

Le loro labbra che intrecciate insieme creano il bacio perfetto, le mani di Derek che velocemente svestono Stiles, lasciandolo quasi completamente nudo, con indosso solo i boxer color del latte, e sembra ancora più fragile se è possibile; la sua pelle chiara è in contrasto con quella più abbronzata di Derek.

 

“Sei bellissimo.”

 

Stiles apre gli occhi. Labbra lo stanno baciando in modo cauto.

Piccoli baci che, dalle labbra, seguono il taglio della sua mascella ben delineata. Piccoli baci sul collo, coperto da uno strato di pelle d'oca. Piccoli baci sul padiglione dell'orecchio, accompagnati da parole appena accennate e quasi impercettibili, che fanno ardere dal desiderio il ragazzo. Piccoli baci sulle spalle lucenti e poco robuste, anzi le sue ossa sembrano carta pesta facilmente spezzabile. Stiles infila una mano tra i capelli carbone di Derek.

 

“Cos'hai detto?”

 

Gli chiede.

Un raggio della mezza luna alta nel cielo macchia il pavimento smorto e fa danzare il pulviscolo nell'aria come migliaia di fate illuminate che si librano nel cielo.

 

“Ho detto che sei bellissimo.”

 

Piccoli baci sulla gola, che lentamente scendono al centro del torace.

 

“Ridillo, Derek.”

 

Piccoli baci sul capezzolo destro.

 

“Sei bellissimo, Stiles.”

 

Piccoli baci sul capezzolo destro, all'altezza de cuore di Stiles, che accelera i suoi battiti.

 

“Di nuovo. Dillo di nuovo, ti prego.”

 

Piccoli baci sull'addome; la pelle di Stiles rabbrividisce al contatto con la barba pungente di Derek.

 

“Sei dannatamente bello.”

 

La voce roca che scandisce le parole.

 

“Giuralo.”

 

I baci leggeri che continuano, raggiungendo l'ombelico.

 

“Lo giuro, Stiles. Sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto e ti amo.”

 

I baci riprendono portandosi via, poco a poco, l'anima del ragazzino. Sempre più giù, fino a raggiungere l'elastico dei boxer, che i denti di Derek strappano con la forza di un animale.

Ora Stiles è nudo, completamente nudo, e mostra senza vergogna ogni parte di sé al ragazzo che ha di fronte, e non si sente minimamente debole o senza difese perché sa che Derek lo proteggerà; si fida, per la prima volta in vita sua, si fida.

 

Derek comincia a toccarlo con tenerezza, vuole che tutto sia speciale, non può permettersi di rovinare la prima volta del ragazzo che ama.

Avvicina piano le labbra alla pelle rosea della coscia di Stiles e, in modo lento e preciso, si porta sempre più vicino ai genitali fino a sfiorarli con delle carezze ad opera della lingua. Inizia a succhiare e aspirare e leccare, facendo letteralmente scoppiare Stiles dal piacere, liberandosi all'interno della sua cavità orale e il licantropo accoglie con piacere.

Il licantropo si sposta sul lato libero del letto, massaggiando con una mano l'erezione del ragazzo, e con l'altra percorrendo la sua pelle calda e sudata.

Con velocità gira Stiles sul fianco in modo da avere la schiena di lui contro il suo petto muscoloso. Avvicinando le labbra all'orecchio del giovane, sospira delle parole.

 

“Sei davvero sicuro di volerlo fare? Farà male, molto male.”

 

Ma Stiles prende la mani di Derek posata sul suo fianco e annuisce con un cenno del capo.

 

“Sono sicuro.”

 

Derek allora libera la mano stretta da Stiles e la avvina al volto pulito e ancora bambino di del diciassettenne e lo bacia con una forza ed intensità mai viste in un uomo, mentre con tutta la sua virilità si spinge dentro.

Staccandosi dal bacio, aspetta qualche secondo per abituare il corpo di Stiles alla sua presenza, poi comincia a muoversi, poche spinte che si fanno via via più vigorose e severe. La stanza si riempie di gemiti di piacere da parte di entrambi, quelli di Stiles un misto di dolore sormontato dal piacere.

Derek si muove con sempre più caparbietà e sempre più veloce; le sue dita sfiorano ogni singolo centimetro del busto di Stiles, raggiungendo per ultimo la sua erezione, toccandola con foga e determinazione, facendo raggiungere l'orgasmo per la seconda volta al ragazzo, che si lascia andare nella sua mano rendendola calda e appiccicosa.

Il licantropo compie altre due o tre spinte prima di raggiungere il culmine del piacere e liberandosi dentro a Stiles, emettendo un mugolio di piacere.

Scostandosi si distende supino sull'altra parte del letto, fissando il soffitto, mentre Stiles si appoggia al suo petto scuro, illuminato dalla poca luce che filtra dalla vetrata, raggomitolandosi accanto alla sua persona.

 

“Dimmelo, Derek. Ti prego dimmelo.”

“Cosa? Che ti amo?”

“No, quello lo so già. Dimmi piuttosto che ci sarai sempre, che non lascerai che qualcuno o qualcosa possa dividerci. Dimmi che mi difenderai dal mondo e da me stesso, soprattutto da me stesso. Dimmi che tutto questo varrà la pena, che tu ed io insieme potremo scontrarci contro il mondo ed uscirne indenni, perché io lo so che possiamo farlo. Promettimi che, nonostante tutto, io e te non smetteremo mai di amarci, di cercarci, di aspettarci, anche se farà male, anche se sarà sbagliato. Promettimelo, Derek, anche se sarà una bugia, tu promettimelo.”

 

Derek prende la mano di Stiles e la poggia al suo petto.

 

“Te lo prometto e non è una bugia.”

 

Con il ritmo regolare e delicato del cuore di Derek, Stiles si addormenta sentendosi finalmente a casa. Derek lo guarda e lo abbraccia da dietro dolcemente e con tutto l'amore che un uomo può avere in corpo tra quelle lenzuola candide che coroneranno per sempre il loro amore, e lentamente si abbandona al sonno. Sa che d'ora in poi la notte non sarà più la parte più dura.  

  
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