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„You’re
everything I’ve been waiting for...
for all of these years and a thousand more. “
Sixx:A.M.- ‘Live forever.’
Erano le quattro e mezzo del mattino. Ashba
si era messo a letto un’ora prima e ancora non riusciva a prendere sonno:
continuava a pensare a Love. Si chiedeva se lo stesse dimenticando con qualcun
altro anche peggiore di lui, a quell’ora, o se stesse piangendo, ad ogni modo
se si stesse rovinando la vita per colpa sua. Se stavano tutti e due in quella
situazione di merda era perché avevano lasciato che troppo tempo li separasse,
e solo allora lui si era accorto che in tutto quel tempo che c’era stato tra
loro due, lui non aveva fatto altro che aspettare lei. La domanda che ora si
poneva era se anche lei avesse solo aspettato lui.
‘Se proprio devo fare le cose
di merda, voglio farle di merda per bene.’ pensò.
Decise che il modo migliore per scoprire
ciò che stava succedendo era andare a verificare di persona. Afferrò Munster e
Lil’ Creep, che stavano dormendo ai piedi del suo letto, e disse loro:
«Voi avete voglia di fare una bella
passeggiata, non è vero mostriciattoli miei?»
I cani mugolarono, ma Ashba li ignorò,
deciso a fare luce su quella storia.
@@@
Quando il campanello suonò erano le cinque.
Love sgranò gli occhi terrorizzata, domandandosi se non si fosse semplicemente
trattato di un sogno o se qualche perverso fosse andato realmente a suonare
alla sua porta a quell’ora del mattino. La risposta a quella domanda arrivò
subito: il campanello trillò di nuovo.
La bionda afferrò lo spray insetticida che
teneva sul comodino e le forbici che erano sotto il cuscino (era sempre pronta
nel caso avesse subito qualche aggressione), indossò la vestaglia (visto che
dormiva con solo gli indumenti intimi indosso) e andò a controllare lo
spioncino della porta. Quando vide il chitarrista decise che era meglio
lasciare le sue armi sul tavolino del corridoio, e andò ad aprire.
«DJ...» lo chiamò e lui sorrise. Love
indossava una vestaglia lunga fino al ginocchio, di un tessuto lucido dal color
rosa intenso. Era spettinata, struccata e scalza, e aveva le unghie pitturate
di verde.
«Sei con qualcuno?» domandò l’uomo a
bruciapelo, suscitando la rabbia della ragazza.
«Che t’importa?» replicò lei, passandosi
con fare assonato una mano di fronte al viso «Sono le cinque del mattino, che
ci fai qui?»
«Beh, dovevano fare pipì così li ho
accompagnati a fare una passeggiata...» Ashba aveva già preparato la scusa.
Love lanciò un’occhiata alle bestiole accoccolate sui piedi del suo padrone:
stavano evidentemente morendo di sonno. La bionda lo guardò un po’ perplessa e
rispose:
«E non potevano farla nella lettiera?»
Il chitarrista non si lasciò prendere dal
panico e improvvisò:
«Sono allergici alla lettiera... » preoccupato all’idea che la ragazza potesse
ricordarsi che la lettiera in casa sua c’era eccome, si affrettò a dire «beh,
non mi fai entrare? Altrimenti si fredda il caffè...»
Sollevò la mano destra, che stringeva un
sacchettino.
Ci fu un momento di panico durante il quale
Munster entrò in casa, fiutò Sissi e iniziò ad abbaiare con fare furibondo,
svegliando probabilmente tutto il condominio. Quando Ashba riuscì ad avere di
nuovo la situazione sotto controllo era ormai troppo tardi. Stremato (?), si
sedette al tavolo di cucina e si mise a fare colazione con quello che aveva
comprato per strada.
«Che hai fatto di bello ieri sera?» chiese
alla bionda, che era andata a portare la gabbia di Sissi nella stanza di
Giulietta.
«Come mai tutte queste domande, DJ? Mi stai
facendo preoccupare...» rispose, entrando in cucina e avventandosi sul caffè,
di cui aveva decisamente bisogno, vista la sveglia fuori programma.
«No, ti sto facendo seguire. Da un investigatore
privato.» ironizzò lui.
«Allora saprai benissimo dove ero ieri sera
e con chi...» borbottò lei, maliziosa, sedendosi in collo a lui e mettendo il
bella mostra le gambe nude che uscivano snelle dalla vestaglia.
Il ragazzo percepì distintamente il calore
che si spostava verso il basso ventre, pompato a tutta velocità dal cuore.
Avrebbe volentieri ceduto ancora all’irrazionalità, ma quella volta era deciso
ad andare fino in fondo... alla faccenda, naturalmente.
«Posso farti una domanda stramba?»
«Da quando ti conosco non ti ho ancora
visto fare una cosa sensata, quindi non credo che mi sconvolgerò...» ridacchiò
lei, soffiando il vapore caldo del caffè nel suo orecchio.
«Io ti piaccio?»
Love si allontanò e lo guardò storto.
«Perdonami se dubito della tua lucidità, ma
ti presenti a casa mia alle cinque del mattino dicendo che il tuo cane è
allergico alla lettiera, poi ti metti a fare colazione nella mia cucina e mi
chiedi se mi piaci. Ti sei fatto?»
«Non hai risposto a nessuna delle mie
domande.»
«Io ti piaccio, DJ?»
Il chitarrista piegò la testa per vederla
meglio.
«Certo che mi piaci! Mi piaci molto!»
«E allora perché mi chiedi se mi piaci? È
ovvio che mi piaci. Perché dovrei frequentare una persona che non mi piace?
Perché non dovresti piacermi?»
«Magari perché non ti ho dato tutto quello
che vorresti...»
La bionda si alzò per andare a prendere i
tovaglioli e rise, appoggiandosi sul pacco di Ashba. Poi gli fece
l’occhiolino e domandò:
«C’è qualcosa che ancora non mi hai dato?»
La situazione del chitarrista stava
peggiorando a vista d’occhio, e scoprì che tutto quel sesso non era stato una
buona idea. Non era in grado di resistere.
«Amore?»
Love si voltò verso di lui e rimase a
fissarlo sbigottita con i tovaglioli in mano. Si appoggiò al mobile della
cucina.
DJ la guardò con aria seria, nettamente in
contrasto con quello che stava succedendo nei suoi boxer e disse:
«Voglio dire, se c’è qualcosa in più che
vuoi da me, devi esigerla. Pretendila.»
«Non ti seguo. Stai dicendo che dovrei
costringerti ad amarmi?» chiese perplessa la bionda. «Mi sembra una cosa
piuttosto difficile... come del resto tu non puoi costringermi ad amare te.
Forse semplicemente abbiamo altri gusti, no? Magari non siamo fatti per stare
insieme in quel senso...» mentì, cercando di rimanere quanto più fredda
possibile. «Voglio dire. Se qualcosa fosse scattato, l’avresti notato, no?
Avresti pur dovuto sentirlo.»
«Perché? Tu l’hai sentito?» domandò
impertinente il chitarrista.
«Forse semplicemente tu non riesci a vedere
quel tipo di bellezza in me, che io vedo in te.» confessò lei, abbassando lo
sguardo.
«Ognuno ha una parte bella: qualcuno
sceglie di vederla dall’esterno, altri scelgono di vedere la bellezza
dall’interno. Secondo me ognuno si innamora di qualcosa che probabilmente solo
lui riesce a vedere nell’altro, qualcosa che va al di fuori delle
caratteristiche fisiche o mentali, qualcosa che probabilmente non ci è neanche
dato di essere capaci di poter spiegare a parole. Io sono innamorato
di questo, in te.»