// Dato che in questi ultimi tempi mi sono sempre più
appassionata a Death Note, al punto che è diventato il mio manga
preferito, ho provato (e sottolineo PROVATO) a scrivere qualcosina...è
ambientato ai remoti tempi in cui il dolce L è morto, e Light ha preso il
potere...Ho voluto cambiare qualche cosina, non è esattamente uguale
all'originale. Spero non sia pessima, ma dato che è la prima ficcy che scrivo
di questo manga potrebbe anche essere un'emerita schifezza. A voi il
giudizio!!!! ...un ultima cosa: siate clementi!!!
ah... ringrazio la prof Feltrin che mi ha tremendamente ispirata nell'inizio di
questa storia!!! Chissà perché poi!!! .. sarà che è bastarda dentro... Chu-chU
*w* Buona lettura!//
L'avrei voluto sapere
Light
era disteso sul letto, gli occhi socchiusi e ancora assonnato. La stanza era
buia, riusciva a filtrare dalle tende un unico sottile filo di luce intensa,
che lo avvertiva che la mattina era già arrivata.
Sentì il braccio morbido e sottile di Misa appoggiato al suo petto, ascoltando il
suo respiro calmo e regolare.
La ragazza dormiva ancora beatamente. Certe volte si domandava perchè lei fosse
così dannatamente innamorata di lui, a tal punto da farsi sfruttare in quel
modo. In effetti, un po' gli dispiaceva per lei. Nonostante fosse un'attrice, e
una ragazza giovane e molto bella, doveva essere profondamente insicura e sola
per aggrapparsi a lui, quando era evidente per tutti che non era ricambiata.
Tante volte avrebbe voluto dirle di andarsene, di vivere la propria vita...
Forse il vecchio Light, quello ai primi anni di superiori, glielo avrebbe
detto. Ma lui era cambiato, era passato molto tempo, e non poteva permettersi
di perdere una delle poche persone che gli erano davvero utili per raggiungere
i suoi fini.
Sospirò sommessamente.
Meglio non svegliarla.
Sentiva ancora il petto martellare per l'incubo di quella notte, l'incubo che
ormai era ricorrente fare quasi ogni volta che chiudeva le palpebre; persone
che lo assalivano, lo volevano portar via con sé... la gente che aveva ucciso
in tutto quel tempo, ricompariva sotto forma di immagini sconnesse nella sua
mente, per portarlo con loro tra i morti. E tra quella gente, di cui non vedeva
nemmeno i tratti, spiccava un volto troppo noto e particolare da poterlo
ignorare.
Quel viso… Quegli occhi… Gli stessi occhi, illuminati di una sorta
di ironia mischiata a tristezza, che aveva quando gli era morto tra le braccia.
E quelle persone, lo trascinavano nelle tenebre.
Ogni tanto gli capitava di pensare che quello fosse davvero il
posto che si meritava.
Dopotutto, chi aveva causato tutta quella sofferenza? Ma subito tutti
quei pensieri svanivano come una nuvola di fumo, offuscati dagli ideali che lo
avevano portato fino a quel punto.
Ormai non poteva più tornare indietro.
Era arrivato al punto di uccidere centinaia di persone, molte
innocenti, compreso un rivale quasi imbattibile e addirittura uno Shinigami.
Con quale coraggio poteva tornare sui suoi passi? Se davvero aveva
provocato delle morti inutili per un bene superiore, era necessario portarlo a
termine… se non l’avesse fatto, allora sì che sarebbe stato un assassino.
Ma ancora non lo era.
Lui era la Giustizia.
Dischiuse un occhio, cercando di calmare il respiro; vide l’imponente
figura di Ryuk, seduto accanto a lui sul letto, che lo osservava sorridente.
“Misa ancora non può vedermi, giusto?”
Light scosse silenziosamente la testa.
“Bene. Perché ora farò una cosa che normalmente non faccio, e non
dovrei nemmeno fare… ovvero dare un giudizio. Ma a quanto pare siamo destinati
ad essere legati per molto tempo, quindi è inutile guardare e basta.”
Gli occhi del Dio della Morte incrociarono quelli sottili e
tenebrosi del ragazzo.
“Non credi che il tuo concetto di giustizia differisca da quello
reale?
Lo so, tu vuoi uccidere i criminali e chi commette del male per un
mondo senza pecche… ma tu credi di essere sinceramente migliore di loro? Non lo
dico con cattiveria, Light, davvero…anzi, credo che tra tutti gli umani che mi
potevano capitare tu sei il migliore forse. Ma l’arma che stai usando, il Death
Note – lanciò una fugace occhiata al cassetto accanto al letto – è più
pericolosa di quello che pensi. Ti stai facendo trasportare da lei.”
Per un attimo, Kira rimase impassibile e freddo, fissando un punto
impreciso della parete. Poi scivolò silenziosamente dal letto, e andò in un’altra
stanza, portandosi dietro lo Shinigami.
Light giunse nel cucinotto dell’appartamento, si sedette sul
divano socchiudendo con stanchezza gli occhi e si limitò a mormorare soltanto: “Lo
so, Ryuk.”
Il Dio della Morte sorrise. “Mi fa piacere, anche se non mi sembra
che tu ti sia smosso dalla tua postazione.”
Il ragazzo lo guardò con asprezza.
“Perché, il tuo obbiettivo era farmi cambiare idea?”
“No, assolutamente. Lo sai, io sono neutrale… Non ti dovrei dire
queste cose… ma almeno fai un minimo di attenzione! Lo sai vero che quel
quaderno ti ha fatto diventare pazzo?”.
A quel punto non seppe più cosa dire.
Era vero, fin dall’inizio quel dannato quaderno della morte lo
aveva portato alla pazzia, all’esaurimento… tanto da fare gli incubi di notte.
La sua mente non era mai riuscita a reggere tutti quegli omicidi
impassibilmente, anche se lui lo faceva credere. E solo ora riusciva a vederlo…
“Lo so. Sono pazzo.”
Soprattutto da quando era morto Elle… gli si era spezzato qualcosa
dentro.
Lo odiava a morte, gli aveva messo i bastoni fra le ruote più di
tutti, aveva fatto i salti mortali per incolparlo. Eppure,a quando finalmente
era morto, per Light era come se quella battaglia avesse perso una parte del
suo senso.
La sua lotta per salvare il mondo si era tramutata in un corpo a
corpo con Ryuzaki, e nonostante lo avesse annientato, sentiva che era finita in
parità.
Non lo aveva nemmeno ammazzato lui, quel ragazzo… alla fine, non
aveva nemmeno saputo il suo nome.
Quel ragazzo, più o meno suo coetaneo, dai capelli neri e i grandi
occhi inquisitori, lo aveva affascinato nonostante fosse il suo nemico.
E non era riuscito ad avere nulla di quello che voleva da lui.
Elle era rimasto, anche nella tomba, un mistero. E nessuno,
neppure chi lo aveva privato della vita, sapeva chi era in realtà.
Chissà qual’era in verità il suo nome…
L’avrei
voluto sapere…
Quel
nome, l’avrei voluto sapere…
Tirò un lungo e tormentato sospiro.
Buttò indietro la testa, in un attimo di scoraggiamento.
Ero
diventato il suo amico…
Probabilmente Elle aveva mentito anche qui, probabilmente è
vissuto e morto senza un solo amico.
Ma quando lui aveva risposto quel “anche tu”, forse non stava
mentendo.
Forse, in quel ragazzo che amava tanto le fragole, aveva sul serio
trovato un amico… e quand’aveva avuto la sua possibilità, non lo aveva saputo
riconoscere.
**Spero vi sia piaciuta! Per favore, fate tante recensioni... sennò mi sento inutile! >w<**