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Autore: EmilyPlay    22/09/2013    2 recensioni
"Sunday morning and I'm falling
I've got a feeling I don't want to know..."
The Velvet Underground, Sunday Morning
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Roger Waters
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai perché quell’oca in cucina sembrava non volerne sapere di smetterla  di starnazzare. No, non vivevo in una fattoria, ma in un minuscolo appartamento a Clapham, Londra, e l’oca in questione era Susan, la più fastidiosa coinquilina con cui avessi mai abitato (non che la lista fosse lunga) e con cui condividevo le spese da ormai un anno. Mi rigirai nelle lenzuola come in un bozzolo, nascondendo la faccia sotto il cuscino e sforzandomi inutilmente di farla tacere con la sola forza del pensiero.
“Stai zitta, stai zitta, stai zitta” bofonchiai, mentre la sua vocetta troppo acuta si faceva beffe del cuscino e mi perforava le orecchie:  “…ma tremendo ti dico!..”
“Ma sei tremenda tu!” sbuffai esasperata e mi decisi a scalciare via le lenzuola e a ruzzolare letteralmente fuori dal letto.
Quando raggiunsi la cucina Susan mi accennò appena un mezzo saluto, troppo intenta a raccontare non so quali stupidaggini e pettegolezzi per potersi interrompere per più di mezzo secondo.
L’unica destinataria di quel flusso senz’argini di parole era Margaret, l’altra nostra coinquilina, che si limitava a rimanere accoccolata a gambe incrociate sulla sedia, con una tazza di caffè in mano, probabilmente senza prestare la minima attenzione al monologo di cui si era ritrovata spettatrice.
“Dormito?” mi chiese semplicemente, quando presi posto anche io al tavolo e mi preparai a inzuppare il primo biscotto nel caffè fumante. Si era voltata verso di me, piantandomi addosso con i suoi occhi arrossati quel suo solito sguardo perso. Non conoscevo nessuno che fumasse più spinelli di lei. Diceva che la aiutavano moltissimo nel processo creativo. Frequentava la scuola d’arte con me e condividevamo la camera da letto da circa quattro mesi.
“Abbastanza” le risposi con un sorriso.
Susan rimase per un attimo spiazzata per l’interruzione, ma si riprese immediatamente rivolgendomi un sorrisetto malizioso che odiai all’istante.
“Sei tornata presto ieri sera, Judy!”
Feci spallucce, mordendo un biscotto.
“Non ci sa fare Sean?”
Con irritazione mi accorsi che anche Maggie mi stava osservando.
“Ero stanca.” Mi misi a masticare ostinatamente.
“Ah, certo.” Con la coda dell’occhio colsi un sorriso di trionfo, mentre si immergeva nuovamente nel discorso che era stata costretta ad abbandonare per poco.
Lasciai come al solito che le sue parole scorressero via. Dopotutto, come al solito, l’aveva azzeccata: la serata era stata un disastro. Era stata la mia terza uscita con Sean e, anche se in precedenza l’avrei ritenuto impossibile, era stata tre volte più noiosa delle altre. Ammetto che l’unico motivo che mi aveva spinto ad accettare i suoi inviti per ben tre volte era stato il fatto che fosse un bel ragazzo, probabilmente il più bello con cui fossi mai uscita, ma ciò non toglieva che fosse uno snob vanitoso e senza nulla di interessante. I suoi discorsi quando eravamo insieme vertevano principalmente sulla importante carriera che avrebbe conseguito nella società di suo padre e su come i ragazzi ci stavano attorno non fossero in grado di cogliere al volo le opportunità che si presentavano. Esattamente come Susan parlava attraverso monologhi e quando io tentavo di obiettare qualcosa, lui mi rivolgeva uno sguardo condiscendente e continuava per la sua strada come se i miei interventi fossero stati superati senza bisogno di parole. Inoltre, quando terminava soddisfatto l’esposizione di un argomentazione e non trovava altro su cui rivolgere l’attenzione, iniziava ad appiccicarsi e a sbaciucchiare in modo piuttosto schifoso.
La sera prima mi ero inventata un mal di testa e mi ero fatta accompagnare a casa abbastanza presto per porre fine a quella noia mortale. L’avevo lasciato fuori dalla porta prima che mi si avvinghiasse addosso come al solito.
“…e poi c’era quel Roger Waters, che tipo strano quello…”
La sorsata di caffè mi andò per traverso e iniziai a tossire energicamente strisciando la sedia all’indietro sul pavimento per allontanarmi dal tavolo.
Susan mi venne incontro e iniziò a battermi sulla schiena con fin troppa energia, mentre Maggie si mosse leggermente sulla sedia sorpresa da quell’evento che aveva turbato la monotonia della domenica mattina.
Quando riuscii di nuovo a respirare volsi lo sguardo verso Susan: “Cosa dicevi scusa?”
Lei parve un po’ stupita: “Che ieri sera eravamo in tanti. C’era Cindy e Kate con il suo nuovo ragazzo, un certo Franz, che non avevo mai visto prima e, porca miseria, Kate se li sceglie proprio bene i ragazzi. Ma vi ricordate che gran pezzo di figo era Ted? Ah già, Maggie, tu non l’hai mai conosciuto, ma ti garantisco io che non ti capita tutti i giorni ti ritrovarti davanti un ragazzo del genere, che poi non ho mai capito bene perché si siano lasciati, anche se a mio parere c’entra qualcosa Anne, che fa sempre la brava ragazza angelica, ma poi in realtà…”
È senza speranze, è un fiume in piena. Pensai.
“Aspetta Susan, chi altro dicevi che c’era con te ieri sera?”
Si stupì nuovamente di avere un interlocutore. “Bè, dunque Ian e Robert Wither, Jane Pears, Sarah Symons, ah, e quei due, Nick Mason e il suo amico Roger Waters, che come dicevo è davvero un tipo strano: se ne è stato con Mason tutto il tempo…”
Era tornato. Il mio cuore aveva iniziato a battere un po’ più forte.
Mi accorsi con disagio che una scintilla era sprizzata dagli occhi di Susan. “Ma certo! Tu sei uscita con lui per un bel po’ di tempo, non me ne ricordavo ieri sera, quando mi ha chiesto di te!”
Il cuore mi balzò in gola.
“Ha chiesto di me?” dissi con un tono strano che cercava di mascherare l’emozione.
“Sì, mi ha chiesto perché non c’eri…”
Questa volta il cuore mi si fermò e chiesi nonostante temessi la risposta come un patibolo: “E tu cosa gli hai detto?”
Lei si alzò con calma per lavare la sua tazza nel lavabo, non prima di essersi risistemata i capelli.
“Cosa avrei dovuto dire? La verità, che eri fuori con il tuo nuovo ragazzo e molto probabilmente in un bel locale costoso, perché, se non mi sbaglio, a Sean i soldi non mancano, giusto?”
Mi accasciai sulla sedia, mentre ciò che avevo appena mangiato iniziava a darmi la nausea.
“Poi non gli ho più parlato, non mi piace molto, sembra sempre che si senta al di sopra di tutto e di tutti…”
“Ma quindi è tornato nel suo appartamento?” la interruppi, un po’ troppo bruscamente.
“Penso di sì, sarà tornato perché ricominciano le lezioni, lui fa il Poli, no?”
Lavai la tazza nel giro di un minuto e mi precipitai in bagno. In camera mia mi ritrovai a provare tutto quello che avevo nell’armadio davanti allo specchio e a tentare agitata tutti i tipi di acconciature che conoscevo.
Nel frattempo entrò in camera Maggie, che si mise a cercare colori e pennelli nei posti più disparati.
“Sai, a me Roger stava simpatico…” mi disse, senza guardarmi, mentre preparava i colori nella tavolozza.
“Lo so…” le risposi, mentre mi mettevo la borsa a tracolla.

There's someone in my head...
Ehilà! Lo so, lo so che Judy non ha studiato a Londra e non so come è stata effettivamente la sua storia con Roger. Ma, insomma, se mio marito mi avesse portato a casa un album come Dark Side mi sarei messa a piangere anche io. Perciò lasciatemi il beneficio della (molta) inventiva nei confronti di due personaggi del genere.
Recensite, se vi va, please! :)
  
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