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Autore: ShanKomori    23/09/2013    1 recensioni
Un giallo fantascientifico che vi catapulterà nelle storia di un padre alla ricerca di una verità a più dimensioni .
Chi o cosa ha spinto Sam al suicidio ? e questa cosa o essere è di questo mondo?
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Passerà tutto mi dicevano: il dolore, le lacrime , il suono delle tue urla in quell’istante infinito .
E invece no.
L’immagine di te in quella stanza bianca pervasa di luce, che non bastava a colmare il vuoto velato in noi, mi invade ancora oggi l’anima. 
Tra i nostri amici e parenti c’è chi ancora dice che ci sia stato il passaggio di qualcosa di malvagio, di incontrollabile che ha impregnato le nostre vite di sofferenza, amarezza e angoscia , io non lo pensavo, continuo a dire loro che la causa di tutto ciò che ci è accaduto è stato il troppo amore. 
Un amore nauseante e dolce come quello delle caramelle nei giorni di festa, che però a lungo andare  si è trasformato in un qualcosa di opprimente.
Ma mi sbagliavo.
E quindi eccomi qui a scrivere di noi, perché non ho più voce, non ho più lacrime ma soprattutto non ho più paura .
Iniziò tutto in una notte d’estate , una di quelle in cui la brezza estiva ti accarezza la pelle ,fu in una di quelle notti che nostra figlia decise di suicidarsi .
Tornammo a casa e lei era li, il suo corpo esanime, sul letto, vestito di rosso, le vene lacerate da cui stillavano frammenti  di morte e vita, circondata da gruppi di pupazzi intenti a guardarla con occhi piangenti  posti lì, come se nella morte avesse deciso di non restare sola .
Ancora oggi mi chiedo cosa Sam abbia pensato o provato nel compiere quel folle gesto .
Non sapevo chi tra noi in tutta questa storia fosse stato il vero egoista.
Inizialmente, addolorato e arrabbiato da ciò che era accaduto, pensavo fosse lei : non aveva pensato a noi?  a come ci saremmo sentiti , una vita senza lei ,lei che ci ha dato la possibilità di riassaporare emozioni   perse , di dare un senso alle nostre esistenze  e completarle! 
 In verità avevo privato mia figlia delle mie attenzioni , ero divenuto  cieco per non  vedere il buio delle sue emozioni e mi ero rifugiato nelle mie menzogne, consapevole di non  potervi rimanere a lungo.
Me ne resi conto quando lasciai il cimitero.
Quel giorno cambiai la visione dell’amore.
Amore è un sentimento che consuma il cuore, che piange e ingoia lacrime.
E quel triste pomeriggio, la personificazione perfetta dell’amore era mia moglie, distrutta da quella passione infinita e viscerale che le si era insinuata fino all’osso  e che mi portava a  non sopportare la vista di tutta quella gente che si era presentata li , convinta  di amarla come l’amavamo noi, di piangerla come la piangevamo noi .
Loro che non l’avevano vista crescere, che non si erano mai disturbati di chiamarla nel giorno del suo compleanno ,ora che era morta si erano accorti che anche lei faceva parte di questo mondo.
Pian piano incominciai a realizzare che la tragedia che ci aveva colpiti, ci aveva scossi  come un terremoto  e aveva distrutto pezzi di certezze che avevamo costruito e  sui quali ci rifugiavamo.
Mia moglie Clare non mangiava più, non parlava più, l’unica cosa che ormai era capace di fare era accendersi quella misera sigaretta al mattino  con lo sguardo perso nel vuoto e le mani tremolanti  intente a tratti a coprirle il viso rigato dalle lacrime, io dal canto mio mi sentivo totalmente inutile tanto da non bastare nemmeno a me stesso, allora mi sedevo li affianco a lei e le accarezzavo i capelli come se quello fosse l’unico modo per farle capire che io le ero vicino e che la comprendevo nonostante tutto il male che ci  stava facendo . 
Poi le cose peggiorarono, cambiarono.
Clare iniziava a mostrare comportamenti morbosi  ,  ritagliava pezzi di giornali vecchi trovati in giro per casa e ne strappava  tutti i necrologi.
C’era qualcosa in lei che stava crescendo, un pensiero che la tormentava  e che la stava cambiando ,leggeva quei pezzi di carta così spesso e minuziosamente da ritrovarsi sempre i polpastrelli sporchi d’inchiostro, sempre alla ricerca di qualcosa, di quel qualcosa che però non trovava mai.
Non c’era pace per Clare che poi, con sguardo vuoto come se tutto le fosse scivolato addosso, riponeva in una scatola di scarpe tutti i suoi ritagli custodendoli lì insieme ai suoi segreti .
Tra noi ormai non c’era più un dialogo per cui io pazientavo.
 Pensavo che ognuno avesse il suo modo di riprendersi dal dolore, che questo nuovo diversivo, aiutandola ad esorcizzare la morte, la facesse star meglio .
 Invece peggiorò e decise anche lei di suicidarsi, tentativo che però non le riuscì.
La ritrovai a casa ,stesa sul pavimento della nostra camera da letto.
 Non esitai a chiamare l’ ambulanza ,dissi loro che era ancora viva anche se, in realtà, non ne avevo la più pallida idea.
Non riuscivo ad avvicinarmi a lei e dentro di me si scatenarono una tempesta di emozioni  contrastanti, avevo bisogno di lei ma allo stesso tempo desideravo per il suo bene e forse anche un po’ per il mio che morisse .
Eravamo sempre stati uniti ed era proprio per quello che ero consapevole che se Clare non fosse riuscita  ad andare avanti non ci sarei riuscito neanche io e questo mi terrorizzava .
Poi guardando più attentamente intorno a me, mi resi conto che pur essendo giorno, dalle finestre filtravano solo lievi fili di luce, tutte le vetrate erano state ricoperte dai ritagli di giornale che aveva riposto nella sua scatola di scarpe .
**
Il giorno successivo, con fare stanco, reduce da una nottata insonne sul divano, andai a trovare Claire all’ospedale.
I medici mi dissero che aveva ingerito una grossa quantità di barbiturici ma ormai era fuori pericolo e mi diedero il permesso di incontrarla,  anche se solo per pochi attimi .
Entrato nella stanza la vidi.
Era sdraiata sul letto, con la faccia livida e lo sguardo rivolto al grigio paesaggio che le appariva dalla piccola finestra della camera.
-Ciao Clare, mi manchi. E’ tutto così vuoto senza te .. - le dissi con voce flebile.
 Lei si girò verso di me e mi sorrise sofferente.
Poi mi sedetti sulla sedia affianco al suo letto, le presi le mani nelle mie e lei mi guardò, fisso negli occhi come non faceva ormai da tanto.
 -Vorrei dirti così tante cose –le dissi.
 -Vorrei sapere perché hai fatto tutto questo, ma abbiamo poco tempo per  parlare  ed io ho bisogno di risposte Clare .-sospirai.
Lei  abbassò lo sguardo e il silenzio fu interrotto da quelle poche parole che pronunciò debolmente:
 -E’ sotto il materasso del nostro letto. 
 Annuii,  mi  avvicinai per abbracciarla ma lei si scostò. 
Allora amareggiato feci per andarmene quando mi sentii afferrare la camicia e delle braccia da dietro mi avvolsero la vita.
Un abbraccio, era bastato solo quello per capire che non l’avevo  persa e che non ero solo.
Tornato a casa mi precipitai subito in camera da letto, tutto era rimasto come lo avevo lasciato la mattina che Clare andò all’ospedale .
Quello scenario lugubre mi raggelava il sangue nelle vene ma mi fidavo di Clare.
Ero convinto che tutto ciò che aveva fatto, per quanto malato  fosse,  aveva un senso.
Senza indugio spostai il materasso del letto e scorsi  un diario.
 Il mio cuore si fermò quando capì che era  di Sam.
Avevo la verità nelle mie mani .

Passerà tutto mi dicevano: il dolore, le lacrime , il suono delle tue urla in quell’istante infinito .

E invece no.

L’immagine di te in quella stanza bianca pervasa di luce, che non bastava a colmare il vuoto velato in noi, mi invade ancora oggi l’anima.

 Tra i nostri amici e parenti c’è chi ancora dice che ci sia stato il passaggio di qualcosa di malvagio, di incontrollabile che ha impregnato le nostre vite di sofferenza, amarezza e angoscia , io non lo pensavo, continuo a dire loro che la causa di tutto ciò che ci è accaduto è stato il troppo amore. 

Un amore nauseante e dolce come quello delle caramelle nei giorni di festa, che però a lungo andare  si è trasformato in un qualcosa di opprimente.

Ma mi sbagliavo.

E quindi eccomi qui a scrivere di noi, perché non ho più voce, non ho più lacrime ma soprattutto non ho più paura .

Iniziò tutto in una notte d’estate , una di quelle in cui la brezza estiva ti accarezza la pelle ,fu in una di quelle notti che nostra figlia decise di suicidarsi .

Tornammo a casa e lei era li, il suo corpo esanime, sul letto, vestito di rosso, le vene lacerate da cui stillavano frammenti  di morte e vita, circondata da gruppi di pupazzi intenti a guardarla con occhi piangenti  posti lì, come se nella morte avesse deciso di non restare sola .

Ancora oggi mi chiedo cosa Sam abbia pensato o provato nel compiere quel folle gesto .

Non sapevo chi tra noi in tutta questa storia fosse stato il vero egoista.Inizialmente, addolorato e arrabbiato da ciò che era accaduto, pensavo fosse lei : non aveva pensato a noi?  a come ci saremmo sentiti , una vita senza lei ,lei che ci ha dato la possibilità di riassaporare emozioni   perse , di dare un senso alle nostre esistenze  e completarle!  

In verità avevo privato mia figlia delle mie attenzioni , ero divenuto  cieco per non  vedere il buio delle sue emozioni e mi ero rifugiato nelle mie menzogne, consapevole di non  potervi rimanere a lungo.

Me ne resi conto quando lasciai il cimitero.

Quel giorno cambiai la visione dell’amore.

Amore è un sentimento che consuma il cuore, che piange e ingoia lacrime.

E quel triste pomeriggio, la personificazione perfetta dell’amore era mia moglie, distrutta da quella passione infinita e viscerale che le si era insinuata fino all’osso  e che mi portava a  non sopportare la vista di tutta quella gente che si era presentata li , convinta  di amarla come l’amavamo noi, di piangerla come la piangevamo noi .

Loro che non l’avevano vista crescere, che non si erano mai disturbati di chiamarla nel giorno del suo compleanno ,ora che era morta si erano accorti che anche lei faceva parte di questo mondo.

Pian piano incominciai a realizzare che la tragedia che ci aveva colpiti, ci aveva scossi  come un terremoto  e aveva distrutto pezzi di certezze che avevamo costruito e  sui quali ci rifugiavamo.

Mia moglie Clare non mangiava più, non parlava più, l’unica cosa che ormai era capace di fare era accendersi quella misera sigaretta al mattino  con lo sguardo perso nel vuoto e le mani tremolanti  intente a tratti a coprirle il viso rigato dalle lacrime, io dal canto mio mi sentivo totalmente inutile tanto da non bastare nemmeno a me stesso, allora mi sedevo li affianco a lei e le accarezzavo i capelli come se quello fosse l’unico modo per farle capire che io le ero vicino e che la comprendevo nonostante tutto il male che ci  stava facendo .

 Poi le cose peggiorarono, cambiarono.

Clare iniziava a mostrare comportamenti morbosi  ,  ritagliava pezzi di giornali vecchi trovati in giro per casa e ne strappava  tutti i necrologi.

C’era qualcosa in lei che stava crescendo, un pensiero che la tormentava  e che la stava cambiando ,leggeva quei pezzi di carta così spesso e minuziosamente da ritrovarsi sempre i polpastrelli sporchi d’inchiostro, sempre alla ricerca di qualcosa, di quel qualcosa che però non trovava mai.

Non c’era pace per Clare che poi, con sguardo vuoto come se tutto le fosse scivolato addosso, riponeva in una scatola di scarpe tutti i suoi ritagli custodendoli lì insieme ai suoi segreti .

Tra noi ormai non c’era più un dialogo per cui io pazientavo. 

Pensavo che ognuno avesse il suo modo di riprendersi dal dolore, che questo nuovo diversivo, aiutandola ad esorcizzare la morte, la facesse star meglio .

 Invece peggiorò e decise anche lei di suicidarsi, tentativo che però non le riuscì.

La ritrovai a casa ,stesa sul pavimento della nostra camera da letto. Non esitai a chiamare l’ ambulanza ,dissi loro che era ancora viva anche se, in realtà, non ne avevo la più pallida idea.

Non riuscivo ad avvicinarmi a lei e dentro di me si scatenarono una tempesta di emozioni  contrastanti, avevo bisogno di lei ma allo stesso tempo desideravo per il suo bene e forse anche un po’ per il mio che morisse .

Eravamo sempre stati uniti ed era proprio per quello che ero consapevole che se Clare non fosse riuscita  ad andare avanti non ci sarei riuscito neanche io e questo mi terrorizzava .

Poi guardando più attentamente intorno a me, mi resi conto che pur essendo giorno, dalle finestre filtravano solo lievi fili di luce, tutte le vetrate erano state ricoperte dai ritagli di giornale che aveva riposto nella sua scatola di scarpe .


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Il giorno successivo, con fare stanco, reduce da una nottata insonne sul divano, andai a trovare Claire all’ospedale.

I medici mi dissero che aveva ingerito una grossa quantità di barbiturici ma ormai era fuori pericolo e mi diedero il permesso di incontrarla,  anche se solo per pochi attimi .

Entrato nella stanza la vidi.

Era sdraiata sul letto, con la faccia livida e lo sguardo rivolto al grigio paesaggio che le appariva dalla piccola finestra della camera.

-Ciao Clare, mi manchi. E’ tutto così vuoto senza te .. - le dissi con voce flebile. 

Lei si girò verso di me e mi sorrise sofferente.

Poi mi sedetti sulla sedia affianco al suo letto, le presi le mani nelle mie e lei mi guardò, fisso negli occhi come non faceva ormai da tanto. 

-Vorrei dirti così tante cose –le dissi.

 -Vorrei sapere perché hai fatto tutto questo, ma abbiamo poco tempo per  parlare  ed io ho bisogno di risposte Clare .-sospirai.

Lei  abbassò lo sguardo e il silenzio fu interrotto da quelle poche parole che pronunciò debolmente: -E’ sotto il materasso del nostro letto.  

Annuii,  mi  avvicinai per abbracciarla ma lei si scostò.

 Allora amareggiato feci per andarmene quando mi sentii afferrare la camicia e delle braccia da dietro mi avvolsero la vita.

Un abbraccio, era bastato solo quello per capire che non l’avevo  persa e che non ero solo.

Tornato a casa mi precipitai subito in camera da letto, tutto era rimasto come lo avevo lasciato la mattina che Clare andò all’ospedale .

Quello scenario lugubre mi raggelava il sangue nelle vene ma mi fidavo di Clare.

Ero convinto che tutto ciò che aveva fatto, per quanto malato  fosse,  aveva un senso.

Senza indugio spostai il materasso del letto e scorsi  un diario. 

Il mio cuore si fermò quando capì che era  di Sam.

Avevo la verità nelle mie mani .

  
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