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Autore: kiku_san    25/03/2008    2 recensioni
Gaia ha un sogno: quello di poter incontrare Bill Kaulitz, di cui è innamorata perdutamente. Sa che questa è l’unica cosa realistica in cui può sperare e cerca con tutte le sue forze di ottenerla. Inaspettatamente occasione dopo occasione gli si avvicinerà, lo conoscerà, inizierà con lui una storia, come aveva sempre sognato…..ma spesso i sogni non corrispondono alla realtà.
Non fatevi ingannare dalla trama, la storia è molto diversa da altre che trattano lo stesso tema.
Una ff insolita, dove si comincia dalla fine per percorrere a ritroso tutti i momenti più importanti che hanno scandito la storia di Gaia e Bill… Ma questa sarà davvero la fine?
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei Tokio Hotel, nè offenderli in alcun modo


I brani in corsivo sono tratti da canzoni di:Tokio Hotel,Avril Lavigne,Within Temptation,Ed Vedder, Coldplay.

PICCOLA, QUESTO GIOCO NON FA PIU’ PER TE


CAPITOLO 1

Raggomitolata sulla poltrona cercando di rendere anche fisico il mio desiderio di scomparire, ti osservo muoverti con concitazione nella stanza, osservo i tuoi passi veloci, le tue mani affusolate che si agitano con nervosismo, le tue smorfie di insofferenza.

Quanto ti guardo mi perdo nei tuoi occhi…

E’ ancora così? Mi chiedo con sgomento.
Non so darmi una risposta.
In pochi mesi la mia esistenza è stata completamente scombussolata e ora che siamo all’epilogo, non riesco a capire come tutto ciò sia potuto succedere e come siamo arrivati a questo punto.

Quando ti guardo mi perdo nei tuoi occhi,
So che mi farà male,
So che non potrò mai averti solo per me…


Quante volte mi hanno detto che il mondo porta una maschera che cela la verità. Ci avrei dovuto credere?
Avrei dovuto dare ascolto a quello che mi dicevano?
Non l’ho fatto, soprattutto non l’ho fatto per quanto ti riguardava, non potevo neppure pensare che tu non fossi sincero, che tu non fossi quello che mi apparivi: semplicemente perfetto.
Avrei dovuto essere più accorta? Più scaltra? Prendere ciò che potevi darmi senza fare troppe domande? Senza crearmi troppe illusioni?
Non ci sono riuscita e il perché è facile da capire: tu eri il mio metro di verità, tu l’unico leale e sincero, il solo che non portava maschere, colui al quale dare la mia fiducia incondizionatamente.

Non dobbiamo perdere la fiducia,
Fidati di me…


Mi sono fidata completamente, ho riposto nelle tue mani tutto il mio essere inerme, senza difese, senza timori, senza pudori.
E tu Bill?
Ora ti ascolto parlare velocemente e la tua voce diventa acuta come succede sempre quando sei agitato, i tuoi gesti sono vagamente isterici.
Tutti gli adulti si sono premurati di farmi vedere il lato negativo della vita; molti di loro involontariamente, altri consapevolmente dicendo che era per il mio bene, altri perché era l’unico lato che conoscevano; ma io sono sempre stata convinta che ci fosse nascosto da qualche parte un lato bello e quando la nostra storia è cominciata ho pensato che fosse quello, che fossi tu quello che poteva rendere bella la vita solo con una canzone, con un sorriso, con un gesto.
Il lato bello invece non esiste!
“Sai che non possiamo più continuare in questo modo, non è così che avevo pensato che andasse”
Non posso non pensare a come è bella la tua voce anche quando dici parole che fanno male, dure come pietre e che nella tua lingua diventano ancora più dure.
Non so nulla; so solo che ho tentato, ho tentato di essere come tu volevi che fossi: ho cercato di scomparire quando era necessario, di chiudere gli occhi quando non dovevo guardare, di farmi da parte quando ero di troppo, di essere allegra se volevi qualcuno con cui divertirti, di stare ad ascoltarti se avevi bisogno di sfogarti, di rassicurati quando eri dubbioso e sembravi cedere alle tue insicurezze, di darti ragione quando dicevi che tutti erano contro di te, di rappacificare le situazioni che diventavano difficili con il resto del gruppo.
Non è servito a molto. No, direi proprio di no.

Vorrei abbracciarti ma non ci riesco
C’è un muro fra di noi che non posso scavalcare
Sei lontano e io non ti raggiungerò.
Siamo troppo distanti ormai, lo so per certo…


Tu parli e non stai fermo un attimo, continui a camminare avanti e indietro in questa stanza enorme, non mi guardi, sembra che tu parli solo per te stesso, sembra che tu voglia convincerti che quello che mi stai dicendo è giusto.
Forse anche tu stai soffrendo? Ma allora perché lo fai?
Non ascolto più le tue parole e mi perdo in ricordi che sembrano vecchi di secoli e che invece risalgono solo a qualche mese fa.

-Flash-back-


La prima volta che ho sentito una tua canzone e che ho visto una tua foto su un giornale. L’estate scorsa, inizi di giugno, io e mia cugina nella mia casa in montagna insieme per un week-end.
La canzone: “Monsoon” naturalmente.
Bella canzoncina chi la canta?
Carini, esclamo vedendo le foto su un giornale; ma quella è una donna? (ebbene si l’ho detto anch’io).
Su MTV o All Music, come un tormentone, il video.
Bello continuo a ripetere, suggestivo: il rumore delle pale dell’elicottero è il segnale per correre davanti alla TV.
A dire la verità non so neppure come sia potuto succedere che l’interesse per un gruppo si sia trasformato in venerazione e ossessione.
La tokite deve essere una malattia che si insinua lentamente e quando esplode non puoi più farci niente, sei completamente in suo potere, il cervello funziona a senso unico, il cuore e le emozioni anche.
Comincio a scaricare canzoni, a cercare i testi e a tradurli, a vagare in Internet alla ricerca di siti ufficiali o meno, di qualsiasi notizia o foto che li riguardi, a comperare tutti i loro CD e DVD Mi piace il gruppo e la loro musica ma Bill è già qualcosa di più, me ne sto innamorando senza neppure accorgermene.
Ma se qualcuno mi chiede: “Chi ti piace?”
La mia risposta è invariabilmente: “Nessuno! Mi piacciono le loro canzoni”.
Ho sempre preso per il culo quelle che impazziscono per i cantanti o gli attori, quelle che hanno i loro poster sopra il lettino; che stronzate! Non è proprio da me!
-Fine flash-back-
  
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